1 Corinzi 1




1 Corinzi 1 – Gesù, la sapienza di Dio

A. Saluti e ringraziamenti.

1. (1) Mittente: Paolo, chiamato ad essere un apostolo.

Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sostene.

a. Paolo: L’apostolo Paolo segue quello che nei tempi antichi era lo schema standard per la stesura di una lettera. Quando noi scriviamo una lettera, iniziamo specificando prima il destinatario, menzionando alla fine il mittente. Nell’antica cultura nella quale viveva Paolo, invece, le lettere iniziavano menzionando prima il mittente, e solo successivamente si specificava chi fosse il destinatario.

i. Paolo aveva lunghi trascorsi con la città di Corinto, i quali iniziano da quando egli fondò la chiesa a Corinto, nella quale si recò dopo essere stato ad Atene, e restò lì per un anno e mezzo (Atti 18).

ii. Egli scrisse una lettera ai cristiani di Corinto dalla città di Efeso (Atti 19), menzionata in 1 Corinzi 5:9. Questa “lettera precedente” è andata perduta.

iii. Paolo ricevette notizie da alcune persone appartenenti alla casa di Cloe circa dei disordini a Corinto (1 Corinzi 1:11), e potrebbe aver ricevuto la visita di un portavoce della chiesa (1 Corinzi 16:7) il quale gli avrebbe posto delle domande da parte della congregazione (1 Corinzi 7:1).

iv. Paolo avrebbe, dunque, scritto 1 Corinzi in risposta a queste notizie ricevute. Tuttavia, a motivo di tutto il tempo passato a Corinto e di tutte le lettere indirizzate a loro, abbiamo molte più informazioni sui cristiani di Corinto che su qualsiasi altra chiesa nel Nuovo Testamento.

b. Chiamato ad essere apostolo: Sin dall’inizio della lettera – dalle prime parole – Paolo dichiara senza alcun timore le sue credenziali apostoliche. Come vediamo in 1 e 2 Corinzi, la posizione e l’autorità di Paolo come apostolo non erano molto apprezzate tra i cristiani di Corinto.

i. Chiamato ad essere apostolo significa chiamato apostolo. Paolo dice loro che tipo di apostolo è, un apostolo per chiamata di Dio. “Paolo sa di non essere uno dei dodici apostoli, ma è comunque loro pari perché, come loro, è stato scelto da Dio.” (Robertson)

ii. Apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio: Con questo, Paolo enfatizza il punto del suo discorso ed inizia già a contendere con i cristiani di Corinto, come se stesse dicendo, “Potete anche non riconoscermi come apostolo, ma questo per me non ha molta importanza, perché non sono un apostolo a causa di un’elezione popolare. Non sono apostolo perché gli altri apostoli mi hanno nominato tale. Sono apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, non per volontà di alcun uomo”.

iii. Cosa vuol dire apostolo di Gesù Cristo? In 1 Corinzi 15 Paolo parla più dettagliatamente di cosa rende una persona un apostolo. Tuttavia, comprendiamo già qualcosa dal significato della parola in greco antico “apostolos”, la quale porta con sé l’idea di “ambasciatore speciale”. Paolo era un “ambasciatore speciale” di Gesù Cristo per il mondo e per la chiesa.

iv. Già nella sua introduzione, Paolo pensa a quelle che sono le problematiche da affrontare con i cristiani di Corinto. Paolo aveva meditato molto prima di scrivere questa lettera.

c. Il fratello Sostene: Quest’uomo, Sostene, viene probabilmente menzionato in Atti 18:17, come leader della sinagoga di Corinto, il quale fu picchiato perché aveva protetto Paolo.

i. Quando Paolo andò a Corinto per la prima volta, il capo della sinagoga era un uomo di nome Crispo. Quest’ultimo credette nel Signore con tutta la sua famiglia (Atti 18:8), e fu salvato. Quindi, in un certo senso, fu licenziato – o, per meglio dire, si licenziò – dalla sua posizione di capo della sinagoga.

ii. Un uomo di nome Sostene prese il suo posto, il quale fu picchiato dai soldati romani durante una specie di sommossa antisemita contro gli ebrei che cercavano di perseguitare Paolo. Probabilmente questo stesso Sostene in Atti 18:17 si trova ora con Paolo, e quindi pone l’attenzione su quest’uomo che i cristiani a Corinto dovrebbero conoscere: il fratello Sostene.

iii. Era molto comune nel mondo antico che una lettera venisse dettata ad uno scriba, il quale la trascriveva. Probabilmente, Sostene era lo scriba di Paolo (o, usando un termine più tecnico, il suo amanuense).

2. (2) Destinatario: La chiesa di Dio a Corinto.

Alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Gesù Cristo, chiamati ad essere santi, insieme a tutti quelli che in qualunque luogo invocano il nome di Gesù Cristo, loro Signore e nostro.

a. Alla chiesa di Dio: Molte persone oggigiorno associano la parola chiesa ad un edificio nel quale i cristiani si incontrano. Tuttavia, il termine in greco antico per chiesa (ekklesiai) significa “assemblea” e non veniva usato in riferimento ad un contesto religioso.

i. “La parola greca ha una provenienza sia gentile che ebrea. Nel suo significato gentile denota principalmente l’assemblea cittadina di una città greca… ma è il suo utilizzo ebraico che indica la comunità dei credenti in Gesù. Nella Septuaginta, è una delle parole utilizzate per denotare, in senso religioso, il popolo di Israele come ‘l’assemblea’ di Yahweh”. (Bruce, nel suo commentario su Atti)

ii. Il termine chiesa di Dio ha collegamenti con l’Antico Testamento, soprattutto nella Septuaginta (l’antica traduzione in greco dell’Antico Testamento). Vedi passaggi quali Numeri 16:3, Numeri 20:4, Deuteronomio 23:1 e 1 Cronache 28:8.

iii. Essendo chiesa un termine laico (riferendosi alle “adunanze dei cittadini in una città-stato per discutere e decidere circa questioni di interesse pubblico” [Mare]), Paolo chiama l’adunanza dei cristiani in Corinto chiesa di Dio. Questa non è l’assemblea del mondo, ma di Dio.

iv. Paolo non considera chiesa di Dio solamente i credenti a Corinto. Anche i credenti nella Palestina vengono descritti nello stesso modo (1 Corinzi 15:9), così come la chiesa in generale (1 Corinzi 10:31-32).

b. Che è in Corinto: Corinto era una delle grandi città del mondo antico ed era, per certi versi, molto simile al Sud della California. Era ricca, affollata e sempre in crescita; aveva una meritata reputazione per la sua pericolosa ricerca del piacere. Corinto aveva un vasto mix etnico, ed era un fulcro dello sport, del governo, dell’esercito e dell’economia.

i. Quando Paolo arrivò a Corinto nel 50 d.C., la città era già famosa da centinaia di anni, ancora prima della sua nascita. Antichi scrittori consideravano Corinto “ricca, prospera… sempre magnifica e facoltosa” (Mare). I romani distrussero Corinto nel 146 A.C., ma Giulio Cesare ricostruì la città cento anni dopo.

ii. Molte cose resero Corinto famosa. La ceramica e “il bronzo di Corinto” (un misto di oro, argento e rame) provenienti dalla città erano famosi in tutto il mondo. Le rinomate gare atletiche conosciute come Giochi Istmici – secondi solamente ai Giochi Olimpici – avevano luogo nel tempio di Poseidone a Corinto ogni due anni. Nella città c’erano anche templi in onore di Atena, Apollo, Poseidone, Ermes, Isis, Serapide, Asclepio e tanti altri. Quella più rilevante, però, era l’adorazione di Afrodite, che aveva più di 1000 hierodouloi (sacerdotesse e prostitute) al suo servizio.

iii. Corinto era una città importante per il commercio, soprattutto per la sua posizione geografica. Si trovava su un braccio di terra lungo poco più di sette chilometri. “Nella parte più stretta, l’istmo era attraversato da dei binari piani chiamati diolcus, sui quali venivano trascinate le navi da un porto all’altro. Questo accadeva molto spesso, così i marinai potevano evitare di navigare attorno al pericoloso promontorio di Malea.” (Vincent). I marinai volevano evitare il viaggio pericoloso attorno a Malea, e c’erano anche due famosi proverbi conosciuti: “Chi naviga attorno a Malea, si dimentichi pure di casa sua”. E “Chi naviga attorno a Malea, scriva prima il suo testamento”. Se la nave era troppo grande per essere trainata, il carico veniva scaricato e poi caricato su un’altra nave dall’altra parte dell’istmo.

iv. Il popolo di Corinto era conosciuto ovunque per il divertimento, l’alcolismo e per la mancanza di una morale sessuale. Il termine Korinthiazomai era ben noto all’Impero Romano e significava letteralmente “vivere come uno di Corinto”. Tuttavia, tutti sapevano che in realtà significasse “essere sessualmente fuori controllo”. “Eliano, lo scrittore greco, ci dice che se mai veniva rappresentato uno di Corinto su un palco teatrale, questo veniva mostrato ubriaco.” (Barclay)

v. Fee commenta sulla immoralità sessuale di Corinto: “La sala dedicata ad Asclepio nell’attuale museo di Corinto fornisce una prova muta di questa sfaccettatura della vita della città; su una parete si trovano un gran numero di sculture di argilla raffiguranti genitali umani che erano stati offerti alla divinità per la guarigione di quella parte del corpo, apparentemente danneggiata da malattie veneree.” Fee riassume la sua analisi di Corinto scrivendo: “Tutte queste prove suggeriscono che la Corinto ai tempi di Paolo era come l’insieme di città quali New York, Los Angeles e Las Vegas del mondo antico.” Leon Morris descrive Corinto come “Intellettualmente all’avanguardia, prosperosa materialmente, ma corrotta moralmente.”

c. Alla chiesa di Dio che è in Corinto: Notate il contrasto: La chiesa di Dio (qualcosa di buono), che è in Corinto (qualcosa di negativo). Comprendere la tensione tra la chiesa e la città è importante per capire la lettera di 1 Corinzi. Il nocciolo della questione è questo: è la chiesa ad influenzare la città, o è la città ad influenzare la chiesa?

i. Morgan dice bene nella sua introduzione di 1 Corinzi: “La misura del fallimento da parte della chiesa è la stessa misura nella quale ha permesso a sé stessa di essere influenzata dallo spirito di questa era… A volte oggi ci viene detto che ciò di cui la chiesa ha estremamente bisogno sia catturare lo spirito di questa era. Mille volte no. Ciò di cui la chiesa ha assolutamente bisogno è correggere lo spirito di questa era.”

d. Ai santificati in Gesù Cristo , chiamati ad essere santi: Paolo continua la sua descrizione dei cristiani di Corinto. Le parole santificati e santi comunicano lo stesso concetto, ovvero quello di essere appartati dal mondo per Dio.

i. Alcune traduzioni usano solo chiamati santi perché considerano che i corinzi erano chiamati santi e non che erano chiamati ad essere santi.

ii. Ci sono molte cose in 1 Corinzi che non sono molto lusinghiere nei confronti dei cristiani di Corinto. A volte, sembrano avere problemi morali, dottrinali, problemi con il governo della chiesa, con i doni spirituali, il servizio nella chiesa e problemi con l’autorità. Sarebbe facile per noi pensare che non fossero nemmeno convertiti! Ma lo erano. Erano chiamati ad essere santi.

iii. Potremmo anche pensare che dicendo chiamati ad essere santi, Paolo stesse cercando, con parole dolci, di prepararli al rimprovero che stava per dargli. Non è così. I cristiani di Corinto non sono chiamati ad essere santi a causa delle loro opere. Il fondamento di questa dichiarazione era una promessa di Dio, quando disse poiché io ho un grande popolo in questa città (Atti 18:10).

e. Loro Signore e nostro: Con le sue prime parole, Paolo getta le basi per una questione fondamentale che tratterà in questa lettera: l’unità cristiana, basata sulla signoria di Gesù Cristo. I cristiani di Corinto sono chiamati ad essere santi, ma ciò non è esclusivamente rivolto a loro. Essi sono santi insieme a tutti quelli che in qualunque luogo invocano il nome di Gesù Cristo. Gesù è sia il loro Signore che il nostro, e proprio perché condividono lo stesso Signore, condividono anche un’unione essenziale.

3. (3) Saluto: Grazia e pace a voi.

Grazia e pace a voi da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.

a. Grazia e pace a voi: Il saluto con grazia e pace è tipico delle lettere di Paolo, e attinge sia dalla cultura greca che da quella ebraica. Paolo usa questa stessa frase altre cinque volte nel Nuovo Testamento.

i. “La grazia viene sempre per prima, seguita poi dalla pace. Questo perché la grazia è la fonte della pace. Senza la grazia non c’è e non può esserci pace, ma quando la grazia è nostra, la pace seguirà di conseguenza.” (Lenski)

b. Dal Signore Gesù Cristo: Paolo si riferirà molte volte (più di 17 volte in questa lettera) a Gesù come Signore Gesù Cristo ed è buono ricordare cosa significa questo titolo.

i. Signore: Un titolo che non solo indica il padrone e il capo, ma anche il Signore rivelato nell’Antico Testamento (conosciuto come Yahweh o Jehovah). “Questa parola potrebbe non essere altro che una forma di educazione e rispetto come quando ci riferiamo a qualcuno chiamandolo ‘signore’. Potrebbe, però, anche essere usata in riferimento alla divinità adorata. Tuttavia, ad essere significativo è il suo contesto, ovvero il suo utilizzo nella traduzione greca dell’Antico Testamento per riprodurre il nome divino, Yahweh… I cristiani che usavano questa traduzione come la loro Bibbia conoscevano il termine come equivalente della divinità.” (Morris, in Romani)

ii. Gesù: Il nome dato al figlio di Maria e al figlio adottivo di Giuseppe, il quale è la versione greca di Giosuè. Il nome Giosuè significa, “Yahweh è salvezza”.

iii. Cristo: Questa è l’antica traduzione greca della parola ebraica Messia, o “l’Unto”. Questo è Colui del quale le Scritture dell’Antico Testamento profetizzarono, e Colui mandato dal Padre per salvarci e liberarci.

4. (4-9) Una preghiera di ringraziamento.

Io rendo continuamente grazie per voi al mio Dio, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in Lui siete stati arricchiti in ogni cosa, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza, per la testimonianza di Cristo che è stata confermata tra voi, così che non vi manca alcun dono, mentre aspettate la manifestazione del Signor nostro Gesù Cristo, il quale vi confermerà fino alla fine, affinché siate irreprensibili nel giorno del nostro Signore Gesù Cristo. Fedele è Dio dal quale siete stati chiamati alla comunione del Suo Figlio Gesù Cristo, nostro Signore.

a. Io rendo continuamente grazie […] al mio Dio: Paolo userà la maggior parte della sua lettera per sgridare il peccato e correggere gli errori, eppure egli è sinceramente grato per l’opera di Dio nei cristiani di Corinto.

i. Coloro che si sentono chiamati a sgridare il peccato e a correggere gli errori nella chiesa oggi, dovrebbero seguire l’esempio di Paolo. Purtroppo, molti di loro non trasmettono alcun incoraggiamento insieme alla loro correzione e assistenza.

b. A motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù: Questo era il motivo specifico per il quale Paolo era grato. Ogni cosa buona che i cristiani di Corinto hanno da Dio l’hanno ricevuta per grazia. Grazia significa che Dio dà liberamente, secondo le Sue motivazioni.

c. In Lui siete stati arricchiti in ogni cosa, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza: Questo era l’effetto della grazia nella vita dei cristiani di Corinzi. I Corinzi erano una chiesa “ricca”, non solo materialmente, ma anche in parola e nella conoscenza di Gesù (in ogni dono di parola e in ogni conoscenza… la testimonianza di Cristo), nella loro abbondanza di doni (non vi manca alcun dono), ed in questo vivevano nell’anticipazione della venuta di Gesù (aspettate).

i. L’opera di Dio nei cristiani Corinzi poteva essere osservata da ciò che dicevano, da quello che imparavano, da un elemento soprannaturale nelle loro vite, e dalla loro trepidante attesa del ritorno di Gesù.

ii. Quando Paolo guardava la chiesa di Corinto poteva dire: “Queste persone proclamano Gesù, conoscono Gesù, in mezzo a loro ci sono i doni soprannaturali di Dio e sono emozionati per il ritorno di Gesù”. Qualsiasi problema avessero, questi sono punti molto impressionanti. Si possono dire queste cose di molte chiese odierne? Potremmo anche essere fieri del fatto di non avere gli stessi problemi dei cristiani Corinzi, ma abbiamo le loro caratteristiche positive?

iii. Eppure, questi aspetti positivi non erano merito dei cristiani Corinzi. Questi non erano i successi spirituali dei Corinzi, ma era l’opera della grazia di Dio in loro.

d. Non vi manca alcun dono: Paolo ringrazia Dio per i doni in mezzo ai Corinto, sebbene stessero causando qualche problema. Egli riconosce che il problema non erano i doni, ma gli atteggiamenti sbagliati e le loro convinzioni circa i doni.

i. I cristiani di Corinto avevano veramente molti doni, seppure fossero carnali. “Non dovrebbe questo dimostrarci che i doni non sono nulla se non sono prima posti sull’altare di Dio, che non vale a nulla avere il dono di parola, che non vale a nulla avere la potenza dell’eloquenza, che non vale a nulla avere conoscenza, che non vale a nulla avere influenza, a meno che tutte queste cose non siano tutte dedicate a Dio, e consacrate al Suo servizio?” (Spurgeon)

e. Vi confermerà fino alla fine: I cristiani di Corinto avevano i loro punti forti, così come avevano i loro punti deboli. Paolo loda Dio per i loro aspetti positivi ed esprime fiducia nel fatto che Dio si prenderà cura dei loro punti deboli, e li confermerà fino alla fine, affinché siano irreprensibili nel giorno del nostro Signore Gesù Cristo.

i. Come può Paolo essere così fiducioso di ciò quando la chiesa di Corinto ha così tanti problemi? Egli può avere fiducia perché Dio è fedele. Egli è Colui che li ha chiamati alla comunione del Suo Figlio, dunque, Egli è Colui che li confermerà fino alla fine e li presenterà irreprensibili.

f. Suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore: In questi primi 10 versetti, Paolo menziona Gesù in ogni versetto, per un totale di 11 volte. Ponendo l’enfasi su Gesù, Paolo promuove la cura certa per i problemi dei Corinzi: distogliere lo sguardo da se stessi e rivolgerlo verso Gesù.

B. Il problema delle divisioni.

1. (10) Esortazione iniziale: non siate divisi, ma uniti.

Ora, fratelli, vi esorto nel nome del nostro Signore Gesù Cristo ad avere tutti un medesimo parlare e a non avere divisioni tra di voi, ma ad essere perfettamente uniti in un medesimo modo di pensare e di volere.

a. Fratelli, vi esorto: Paolo era un apostolo di Gesù Cristo. Egli aveva l’autorità nella chiesa. Aveva il diritto e aveva l’autorità di dare ordini ai cristiani Corinzi in queste questioni. Invece, egli li implora con amore – li esorta – di essere uniti come credenti.

i. “Ora, dopo aver preparato le loro menti alla riprensione, agendo come un bravo chirurgo esperto, il quale tocca la ferita con delicatezza quando c’è bisogno di un rimedio doloroso, Paolo inizia a trattarli più severamente.” (Calvino)

b. A non avere divisioni tra di voi: Il termine in greco antico per divisioni è “schismata”. Sebbene il termine “scisma” derivi da questa parola greca, il significato non è “gruppo” o “fazione”, significa, invece, “lacerare o strappare”. L’esortazione di Paolo è che smettano di farsi a pezzi a vicenda, lacerando il corpo di Cristo.

c. Ma ad essere perfettamente uniti in un medesimo modo di pensare e di volere: L’opposto delle divisioni è di essere perfettamente uniti in un medesimo modo di pensare e di volere. Piuttosto che essere lacerati, Paolo li esorta ad essere uniti nel medesimo modo di pensare e di volere.

i. Circa uniti Barclay dice: “Termine medico usato per ricomporre le ossa che sono state fratturate, o rimettere insieme una giuntura che si è dislocata. La disunione è innaturale e deve essere curata.”

2. (11-13) Paolo espone l’assurdità delle loro divisioni.

Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli miei, da quelli della casa di Cloe, che vi sono contese fra voi. Or voglio dire questo, che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «io di Apollo», «io di Cefa» ed «io di Cristo». Cristo è forse diviso? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo?

a. Quelli della casa di Cloe: Cloe era una donna (probabilmente una cristiana) i cui interessi economici portavano i suoi rappresentanti (quelli di casa sua) a viaggiare tra Efeso e Corinto. Paolo scrive questa lettera da Efeso, dove queste persone della casa di Cloe si trovavano e gli esposero la condizione della chiesa di Corinto.

i. Clarke riguardo Cloe: “Questa era senza dubbio una matrona molto religiosa a Corinto, la cui famiglia si era convertita al Signore; alcuni dei quali furono probabilmente inviati all’apostolo per informarlo delle discordie che stavano prevalendo nella chiesa.”

b. Contese fra voi: La chiesa di Corinto soffriva per via dei litigi e dei conflitti. Questi conflitti li hanno portati a dividersi in “fazioni” o “gruppi”, ognuno dei quali con il proprio “leader”.

i. «Io sono di Paolo»: C’era la “Fazione di Paolo”, la quale dichiarava, “Noi seguiamo le orme dell’uomo che ha fondato la nostra chiesa, l’apostolo Paolo. Noi siamo coloro che sono veramente giusti davanti a Dio!”

ii. «Io di Apollo»: C’era la “Fazione di Apollo”, la quale dichiarava, “Noi seguiamo le orme di un uomo grande in potenza e nei doni spirituali, un uomo impressionante. Noi siamo coloro che sono veramente giusti davanti a Dio!” (Atti 18:24-25)

iii. «Io di Cefa»: C’era la “Fazione di Cefa”, la quale dichiarava, “Noi seguiamo le orme dell’uomo che è primo tra tutti gli apostoli. Gesù diede a lui le chiavi del regno dei cieli, e lui è il nostro uomo. Noi siamo coloro che sono veramente giusti davanti a Dio!”

iv. «Io di Cristo»: C’era la “Fazione di Gesù”, la quale dichiarava, “Siete tutti così carnali, voi che seguite altri semplici uomini. Noi non seguiamo le orme di nessun altro se non Gesù stesso. Noi siamo coloro che sono veramente giusti davanti a Dio!”

v. È possibile che non ci fosse alcuna “Fazione di Paolo” o “Fazione di Apollo” o “Fazione di Pietro” o “Fazione di Gesù” a Corinto. Più avanti in questa lettera, Paolo scrive che egli ha applicato a sé stesso e ad Apollo ciò che ha applicato agli altri (1 Corinzi 4:6). Le fazioni effettive di Corinto erano probabilmente centrate attorno alle persone nella congregazione, non attorno ai diversi apostoli che ministravano loro. Anche se questo era il caso, il quadro corrispondeva. Paolo forse “cambia i nomi per proteggere gli innocenti”, o per mostrare misericordia ai colpevoli.

vi. Il vanto dei Corinzi circa i leader delle proprie fazioni era in realtà un vanto rivolto a se stessi. Non era tanto il ritenere Apollo un grande uomo, ma il fatto che loro erano bravi a seguirlo.

c. Vi sono contese fra voi: Sebbene la divisione sia empia, non è sbagliato fare distinzioni tra chiese e ministri. Dio ha creato chiese diverse e ministeri diversi con diverse chiamate e caratteristiche, perché il compito della predicazione del vangelo è troppo grande per un unico gruppo.

i. “Benedico Dio per le diverse denominazioni. Se non ci fossero uomini con dottrine leggermente diverse, non otterremo tanto vangelo quanto ne abbiamo… Dio ha mandato diversi uomini per difendere diversi tipi di verità. Cristo, però, lo ha difeso e lo ha predicato tutto… la testimonianza di Cristo era perfetta.” (Spurgeon)

ii. Una cosa è preferire un ministro piuttosto che un altro, ma non possiamo dividerci in gruppi dietro ad un ministero o ad un altro. “Un ministero di Cristo potrebbe essere giustamente preferito ad un altro. Dobbiamo onorare coloro che Dio onora di più, o per mezzo di un abbondante riversamento del Suo Spirito o da un più abbondante successo del loro lavoro, ma non dobbiamo appropriarci di ogni ministro, e farli disprezzare così tra di loro. Non siamo chiamati a trasformare ogni ministro nel nostro pastore, ma siamo chiamati a rispettare ogni ministro, i quali per mezzo della loro dottrina e vita santificata rispondono alla loro professione e santa vocazione.” (Poole)

d. Cristo è forse diviso? Gesù non appartiene a nessuna “fazione”. Questi gruppi ignorano la verità dell’unità nella diversità della chiesa, sebbene lo facciano in nome della spiritualità.

i. L’elitarismo spirituale è terribile, non importa in quale nome viene praticato.

ii. C’era un vecchio quacchero scontroso che andava da una riunione all’altra, non riuscendo mai a trovare la “vera” chiesa. Una volta qualcuno gli disse, “Allora, in quale chiesa vai ora?” Egli rispose, “Finalmente ho trovato la vera chiesa”. “Quante persone la frequentano?” “Solo io e mia moglie, e a volte non sono nemmeno sicuro di lei.”

e. Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo?Ancora più insensato del “dividere Gesù” è l’incentrare le fazioni nella chiesa attorno agli uomini. Quando Paolo dà questa spiegazione, ci mostra quanto sciocco sia focalizzarsi su qualcun altro che non sia Gesù.

3. (14-17) Paolo era grato di non aver battezzato più persone a Corinto e alimentare così il dibattito.

Ringrazio Dio che non ho battezzato alcuno di voi, ad eccezione di Crispo e Gaio, perché nessuno dica che siete stati battezzati nel mio nome. Ho battezzato anche la famiglia di Stefana; per il resto non so se ho battezzato qualcun altro. Cristo, infatti, non mi ha mandato a battezzare, ma ad evangelizzare, non però con sapienza di parola, affinché la croce di Cristo non sia resa vana.

a. Apparentemente, alcuni dei cristiani di Corinto (probabilmente coloro della “fazione di Paolo”) davano troppa importanza al fatto di essere stati battezzati da Paolo. Proprio perché stava diventando un problema che creava divisione, Paolo era grato di non aver battezzato molte persone a Corinto (perché nessuno dica che siete stati battezzati nel mio nome).

i. Ovviamente, Paolo ne aveva battezzati diversi a Corinto. Crispo viene probabilmente menzionati in Atti 18:8, Gaio in Romani 16:23.

b. Ringrazio Dio… Cristo […] non mi ha mandato a battezzare: Per Paolo, la predicazione era più importante di battezzare, sebbene non fosse assolutamente contrario al battesimo. Tuttavia, da questo vediamo che il battesimo non è essenziale per la salvezza. Se lo fosse – se l’insegnamento della rigenerazione battesimale fosse vero – allora Paolo non avrebbe mai potuto ringraziare Dio per averne battezzati solamente pochi a Corinto, ed egli, da evangelista, non avrebbe mai potuto dire Cristo non mi ha mandato a battezzare.

i. Vediamo che Paolo non riteneva il battesimo essenziale per la salvezza anche dal fatto che non teneva il conto di quelli che battezzava: Per il resto non so se ho battezzato qualcun altro. Sicuramente Paolo si ricordava di coloro che portava alla salvezza, ma la questione del battesimo, sebbene importante, non era così importante per Paolo.

ii. Alla luce di Ringrazio Dio che non ho battezzato alcuno di voi, è impossibile dichiarare che Paolo fosse un sacramentalista. “Qui, rinnega chiaramente di considerare il battesimo essenziale per la remissione dei peccati o il mezzo attraverso cui ottenere il perdono.” (Robertson)

iii. “Sebbene non sia scritturale trasformare il battesimo in un elemento essenziale per la salvezza o un mezzo attraverso cui essere rigenerati, è comunque un pericoloso atto di disubbidienza sottovalutarlo o trascurarlo.” (Hodge)

iv. Questo passaggio rende chiaro che colui che battezza non ha alcuna influenza sulla validità del battesimo. Coloro battezzati dal grande apostolo Paolo non avevano alcun vantaggio su coloro che erano stati battezzati da qualche credente sconosciuto. La potenza del battesimo si trova nella realtà spirituale che rappresenta, non in chi lo esegue.

c. Non però con sapienza di parola: Come ha predicato Paolo a Corinto? Non con sapienza di parola, che può anche essere tradotto come bravura nel parlare. Paolo parlò con franchezza, senza cercare di impressionare con la sua eloquenza o intelletto.

i. Paolo arrivò a Corinto da Atene, dove si scontrò con i grandi filosofi di quei giorni, con un parlare che potevano comprendere (Atti 17:16-34). Alcune persone pensano che Paolo fosse deluso dei risultati ottenuti ad Atene, e quindi concluse di predicare in maniera differente a Corinto.

ii. È sbagliato dire che Paolo predicò un vangelo annacquato ad Atene. “Così come la rivelazione biblica stessa, la sua argomentazione inizia con Dio il creatore di tutto e termina con Dio il giudice di tutto… Il discorso così com’è riassume egregiamente una lezione introduttiva al Cristianesimo per le culture pagane.” (Bruce, nel suo commentario su Atti). Allo stesso tempo, non è irragionevole pensare che Paolo fosse partito dall’ambiente intellettuale di Atene per arrivare all’evidente malvagità di Corinto con una passione rinnovata per la predicazione del vangelo con franchezza e senza compromesso.

iii. C’è un’altra differenza significativa tra il ministero di Paolo ad Atene e il suo lavoro a Corinto. Paolo era stato ad Atene solo per uno o due giorni; rimase invece a Corinto per un anno e mezzo.

d. Affinché la croce di Cristo non sia resa vana: Paolo rende chiaro che è possibile predicare il vangelo in un modo da renderlo vano. Se qualcuno predica la Parola facendo affidamento sulla sapienza di parola, questo può rendere il vangelo vano.

i. Questo fa riflettere! Il grande vangelo di Gesù Cristo, la stessa potenza di Dio per la salvezza – resa vuota e vana dall’orgoglio e astuzia degli uomini! Questo era un pericolo al quale l’apostolo Paolo pensava costantemente ed ogni predicatore o insegnante dovrebbe tenerlo sempre a mente.

C. La potenza della croce e la sapienza degli uomini.

1. (18) Il punto centrale: come vedono la croce coloro che periscono e come vedono la croce coloro che sono salvati.

Infatti, il messaggio della croce è follia per quelli che periscono, ma per noi che siamo salvati è potenza di Dio.

a. Infatti, il messaggio della croce: In 1 Corinzi 1:17, Paolo ha dichiarato il concetto che la croce potrebbe essere resa vana se presentata con sapienza di parola. Paolo ora dimostrerà perché questo sia vero riguardo alla croce e al messaggio del vangelo.

b. Il messaggio della croce è follia per quelli che periscono: Per coloro che rigettano la salvezza della croce, l’idea di essere salvati attraverso l’opera di un uomo crocifisso è follia.

i. Le parole messaggio della croce comunicano qualcosa di nobile e religioso alle nostre orecchie del ventesimo secolo. Tuttavia, nel primo secolo dire messaggio della croce era come dire messaggio della sedia elettrica – ma peggio! Che messaggio può avere uno strumento di morte così crudele, umiliante e spietato? Non c’è da stupirsi che sia follia per quelli che periscono!

c. Ma per noi che siamo salvati è potenza di Dio: Sebbene sia uno strano messaggio e sia considerato follia da coloro che periscono, per coloro che credono in esso e sono salvati, questo messaggio della croce diventa per loro la vera potenza di Dio.

i. C’è una potenza intrinseca nella predicazione del vero vangelo, quando viene ricevuto con fede. L’udire e il credere nel vero vangelo porterà la potenza di Dio nella tua vita.

ii. Sebbene la parola vangelo non sia in questo versetto, è presente in quello precedente. Per Paolo, il messaggio della croce era il vangelo. Per l’apostolo, era impossibile predicare il vangelo senza presentare il messaggio della croce. Dunque, predicare un elevato standard morale non è predicare il vangelo, predicare la paternità universale di Dio non è predicare il vangelo e predicare la fratellanza universale dell’umanità non è predicare il vangelo. Il vangelo è il messaggio della croce.

d. Quelli che periscono, ma per noi che siamo salvati: I tempi verbali di periscono e siamo salvati sono importanti. entrambi descrivono un’opera in corso. Ognuno di noi si sta dirigendo verso una di queste due direzioni.

2. (19-21) La sapienza del mondo e la sapienza di Dio.

Sta scritto infatti:

«Io farò perire la sapienza dei savi
E annullerò l’intelligenza degli intelligenti».

Dov’è il savio? Dov’è lo scriba? Dov’è il disputatore di questa età? Non ha forse Dio resa stolta la sapienza di questo mondo? Infatti, poiché nella sapienza di Dio il mondo non ha conosciuto Dio per mezzo della propria sapienza, è piaciuto a Dio di salvare quelli che credono mediante la follia della predicazione,

a. Sta scritto infatti: In questa citazione da Isaia 29:14, Paolo mostra che nelle questioni spirituali, Dio contrasta la sapienza dell’uomo. Egli farà perire la sapienza dei savi, non si prostrerà dinanzi ad essa.

b. Dov’è il savio? Paolo dice, “Alla luce di quello che Dio dice in Isaia 29:14, ora dov’è l’uomo savio? Dov’è il vostro scriba? Dov’è il vostro disputatore di questa età? Dio li ha resi tutti stolti con la Sua sapienza. Egli ha distrutto la sapienza del savio, proprio così come aveva detto.”

i. Il disputatore di questa età“era l’uomo che voleva contestare ogni questione e risolverla con la ragione umana.” (Mare)

ii. Il punto è chiaro: Non c’è alcun savio, nessuno scriba e nessun disputatore che può fare ciò che Gesù Cristo ha fatto.

c. Il mondo non ha conosciuto Dio per mezzo della propria sapienza: C’è una tendenza costante a pensare che gli esseri umani più intelligenti e più saggi siano coloro che hanno una maggiore conoscenza di Dio. Tuttavia, Dio non può essere trovato per mezzo della sapienza umana, ma solamente attraverso il messaggio della croce. La ricerca della sapienza umana può portare una soddisfazione o una felicità terrene (sebbene sia raro), ma in sé stessa non potrà mai portare la vera conoscenza del vero Dio.

i. È significativo che spesso le persone più istruite sono quelle che tengono meno conto di Dio. Questo non è sempre il caso; alcuni degli uomini più brillanti della storia erano cristiani (come Isaac Newton). In generale, tuttavia, più uno si considera “intelligente”, meno attenzione rivolge a Dio. La “sapienza” umana rigetta Dio costantemente e gli si oppone, mostrandosi stolta e morente nel farlo.

ii. Un giorno, alcuni studenti in una delle lezioni di Albert Einstein dissero di aver deciso che non c’era alcun Dio. Einstein chiese loro quanta conoscenza del mondo possedessero tra di loro collettivamente, come classe. Gli studenti discussero tra di loro per un po’ e giunsero alla conclusione che possedevano tra di loro il 5% di tutta la conoscenza umana. Einstein pensò che la loro stima fosse anche un po’ troppo generosa, ma rispose: “È possibile che Dio esista nel 95% che non conoscete?”

d. Mediante la follia della predicazione: I Corinzi volevano credere che il vangelo stesso fosse una forma sublime di sapienza, così come i greci consideravano la sapienza (sophia). Paolo risponde, “Quanto stolti potete diventare? Cosa c’è di saggio (nel senso greco di sapienza) circa un Messia crocifisso?”

i. Le frasi follia della predicazione e follia di Dio non significano che Paolo considerasse veramente follia il messaggio e Dio. Egli li descrive come appaiono all’uomo che perisce, all’uomo “savio” di quest’era.

ii. La sapienza di Dio non è la sapienza dell’uomo moltiplicata all’ennesima potenza. È una saggezza di un ordine completamente differente. «Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri né le vostre vie sono le mie vie», dice l’Eterno. «Come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri». (Isaia 55:8-9)

iii. Paolo non sta condannando l’apprendimento e l’istruzione; sta semplicemente dicendo che queste sono inutili per ottenere saggezza spirituale.

iv. “È un dato di fatto che un uomo cieco non possa distinguere i colori, che un uomo sordo non possa distinguere i suoni e che un uomo, il quale non è mai stato vivificato spiritualmente, non possa aver alcun giudizio riguardo le cose spirituali.” (Spurgeon)

e. È piaciuto a Dio: Dio si compiace di compiere la nostra salvezza in un modo nel quale nessuno si aspetterebbe. Egli è felice di poterlo fare in questo modo, il quale offende l’altezza della saggezza umana.

3. (22-25) La saggezza di Dio trionfa, sebbene sia follia per il mondo.

Poiché i Giudei chiedono un segno e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che è scandalo per i Giudei e follia per i Greci; ma a quelli che sono chiamati, sia Giudei che Greci, noi predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la follia di Dio è più savia degli uomini e la debolezza di Dio più forte degli uomini.

a. Poiché i Giudei chiedono un segno: Durante i giorni di Paolo, il mondo ebraico stava cercando un segno. In maniera specifica, volevano il segno di una liberazione miracolosa Messianica. Essi non stavano ricercando il messaggio della croce. Il loro desiderio di liberazione non era sbagliato, ma il rigetto di come Dio aveva provveduto la liberazione lo era.

i. “La loro idolatria stava nel credere di aver inquadrato Dio completamente; Egli avrebbe semplicemente ripetuto l’Esodo, con uno splendore ancora più grande.” (Fee)

b. I Greci cercano sapienza: La cultura greca valorizzava la ricerca della sapienza, di solito espressa in elevati termini filosofici accademici. Essi non davano valore alla saggezza espressa nel messaggio della croce. Il loro desiderio per la sapienza non era sbagliato, ma il loro rigetto della sapienza di Dio lo era.

i. “La loro idolatria stava nel concepire Dio come Ragione suprema, in altre parole, ciò che noi consideriamo ragionevole.” (Fee)

c. Noi predichiamo Cristo crocifisso: Piuttosto che dare ai giudei e ai greci quello che chiedevano in rispetto alla liberazione e alla saggezza, Dio diede loro qualcosa di inaspettato: un Messia crocifisso.

i. Cristo (Messia) significava potere, splendore e trionfo. Crocifisso significava debolezza, sconfitta e umiliazione. Cristo crocifisso era l’ossimoro perfetto, e questo era quello che Paolo predicava!

ii. Se la croce non ti sembra una cosa strana, allora o non comprendi come veniva vista la croce ai tempi di Gesù, oppure non comprendi chi è Gesù. Non capisci la tensione tra Cristo e crocifisso.

iii. Il grande politico romano Cicerone disse: “La croce parla di quello che è così ignobile, così orribile, che non dovrebbe essere menzionata nella società civile.” Se fossimo stati testimoni al processo di Gesù – quando la folla gridava “Crocifiggilo! Crocifiggilo!” – se avessimo avuto buon senso, avremmo gridato, “Non crocifiggerlo! Se devi giustiziare quest’uomo, fallo con onore. Lascia che muoia come un uomo dignitoso, ma non esporlo all’orrore e all’umiliazione dell’essere appeso ad una croce.” Tuttavia, Dio voleva Cristo crocifisso, e se non abbracciamo la croce, anche con tutte le sue strane contraddizioni e richieste, siamo smarriti.

iv. Che da ogni pulpito si dica giustamente, “noi predichiamo Cristo crocifisso!”. Una volta una chiesa inscrisse queste parole su un’arcata che conduceva al cimitero. Nel tempo, accaddero due cose: la chiesa perse la sua passione per Gesù ed il Suo vangelo, e l’edera cominciò a crescere sull’arcata. La crescita dell’edera, coprendo il messaggio, mostrò il declino spirituale. Originariamente, diceva con fermezza, noi predichiamo Cristo crocifisso. Con la crescita dell’edera, si poteva solamente leggere noi predichiamo Cristo, e la chiesa iniziò a predicare “Gesù il Grande Uomo” e “Gesù l’Esempio Morale”, invece di Cristo crocifisso. L’edera continuò a crescere fino a quando si poteva leggere solamente, noi predichiamo. La chiesa aveva perso anche Gesù nel messaggio, predicando banalità religiose e convenzioni sociali. Infine, si poteva leggere solamente noi, e la chiesa divenne un altro luogo di raccolta sociale, incentrata su noi e non su Dio.

d. Che è scandalo per i Giudei e follia per i Greci: I giudei consideravano Cristo Crocifisso uno scandalo; una pietra di inciampo o un’offesa. I greci consideravano follia Cristo crocifisso. Dio, però, non rispose ai sondaggi. Egli si attenne al Suo vangelo perché per coloro che credono (sia Giudei che Greci), Cristo crocifisso è potenza di Dio e sapienza di Dio.

i. Se la croce ed il suo messaggio sembrano deboli, in realtà non lo sono; sono potenti e sapienti. Tuttavia, le nostre aspettative riguardo a quello che Dio dovrebbe fare ci impediscono di ricevere quella potenza e sapienza.

ii. Paolo lo sapeva per esperienza. Un tempo fu scandalizzato da un Cristo crocifisso; lo faceva arrabbiare che qualcuno apertamente maledetto da Dio (secondo Deuteronomio 21:23) dovesse essere onorato come Messia e Signore. Per questo motivo perseguitò la chiesa prima che Gesù lo affrontasse sulla via per Damasco (Atti 9).

iii. Così come Paolo è stato offeso da un Messia crocifisso, così i greci pensavano che un messaggio di salvezza attraverso uno strumento umiliante di morte fosse follia. C’è un graffito a Roma molto conosciuto che mostra un uomo in adorazione vicino ad una figura crocifissa con il corpo di un uomo e la testa di un asino, e dice, “Alessameno venera il suo dio”. Questa è la dimostrazione di quanto sciocca i greci considerassero la croce.

iv. Coloro che insistono che dobbiamo cambiare l’enfasi del vangelo perché le persone non possono identificarsi con esso oggi devono realizzare che nemmeno la gente ai tempi di Paolo poteva identificarsi con la sua predicazione, eppure ha continuato, e con grandi risultati.

v. “Pertanto, coloro che coprono una verità indesiderata pensano di fare discepoli, mentre non fanno altro che rendere omaggio all’incredulità, consolando gli uomini nel loro rigetto della propiziazione divina per il peccato. Qualsiasi sia la motivazione nel cuore del predicatore, egli sarà colpevole del sangue di molte anime se non proclama chiaramente un vero sacrificio per il peccato.” (Spurgeon)

vi. “Alcuni teologi dicono che devono riadattare la verità all’andamento dei tempi, il che significa che devono sopprimerla e gettare la sua carcassa ai cani… in altre parole, una bugia popolare prenderà il posto di una verità offensiva.” (Spurgeon)

e. La follia di Dio è più savia degli uomini: Dio si trovava nel Suo stato più “folle” e più “debole” alla croce, ma era comunque infinitamente più saggio e più forte di tutto quello che l’uomo avrebbe potuto fare.

i. La salvezza non è il conseguimento della saggezza umana; è l’abbraccio del drammatico e inaspettato atto di amore di Dio al Calvario.

4. (26-29) La “sapienza folle” di Dio viene dimostrata anche in coloro che Egli ha scelto per la salvezza.

Riguardate infatti la vostra vocazione, fratelli, poiché non ci sono tra di voi molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili, ma Dio ha scelto le cose stolte del mondo per svergognare le savie; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose spregevoli e le cose che non sono per ridurre al niente quelle che sono, affinché nessuna carne si glori alla Sua presenza.

a. Riguardate infatti la vostra vocazione, fratelli: Paolo dice ai Corinzi, “Guardatevi, non siete un grande affare.” Non c’erano molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili tra i cristiani di Corinto.

i. Lady Huntington, l’amica ricca ed influente di Whitfield e Wesley, disse: la Bibbia non dice nessun nobile, ma dice non molti nobili.

b. Ma Dio ha scelto le cose stolte del mondo: Guardando di nuovo ai Corinzi, Paolo può dire “non siete savi secondo questo mondo, non siete forti, non siete nobili – ma siete tra le cose stolte del mondo.”

i. Indubbiamente, molti dei cristiani a Corinto stavano iniziando ad avere un’alta considerazione di sé stessi a causa dell’opera di Dio in loro. Paolo però non glielo permetterà. Essi non sono stati scelti perché sono fantastici, ma perché Dio è grande.

c. Per svergognare le savie: Questo spiega parte del piacere di Dio descritto in 1 Corinzi 1:21. Dio ama riprendere l’idolatria della saggezza umana, e molte volte lo fa scegliendo ed usando le cose stolte del mondo.

i. Dio non sta dicendo che è meglio essere stolti o ignoranti. Piuttosto, Egli sta dicendo che la saggezza e l’istruzione offerte dal mondo non ci portano la salvezza in Gesù Cristo. “Nello svergognare il forte, il savio e il grande, Dio non esalta la debolezza, l’ignoranza e la nullità, ma le porta tutte su uno stesso livello.” (Calvino)

ii. Dio ha chiamato per primo i deboli e gli ignoranti, ma essi non sono gli unici; prima i pastori, poi i magi; prima i pescatori, e poi gli istruiti (come Paolo, il quale era egli stesso un uomo istruito).

iii. “I primi cristiani erano per la maggior parte schiavi e gente umile; tutta la storia riguardante l’espansione della chiesa è in realtà una vittoria progressiva dell’ignorante sull’istruito, dell’umile sul nobile, fino a quando l’imperatore stesso non depose la sua corona davanti alla croce di Cristo.” (Alford, citando Olshaus)

d. Affinché nessuna carne si glori alla Sua presenza: Questo è il risultato finale. Nessuno potrà stare davanti a Dio e dichiarare, “Ce l’ho fatta da solo” o “Hai agito proprio come pensavo avresti dovuto”. Le vie di Dio sono più grandi e più alte, e nessuna carne si glorierà nella Sua presenza.

5. (30-31) La vera sapienza appartiene al credente.

Ora grazie a Lui voi siete in Cristo Gesù, il quale da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, affinché, come sta scritto: «Chi si gloria, si glori nel Signore».

a. Gesù, il quale da Dio è stato fatto per noi sapienza: Attraverso i Suoi insegnamenti e la Sua vita, Gesù ci mostra perfettamente la sapienza di Dio. Questa sapienza è spesso in contrapposizione con l’aspettativa dell’uomo.

i. La vera sapienza non riguarda il “diventare più intelligenti”. La sapienza di Dio viene ricevuta attraverso la persona di Gesù.

b. È stato fatto per noi: Gesù non solo è sapienza per noi; Egli è anche giustizia, santificazione e redenzione. Nella Sua opera, Egli comunica tre cose a coloro che sono in Cristo Gesù.

i. Giustizia significa che non solo siamo legalmente dichiarati “non colpevoli”, ma possediamo una giustizia positiva. Significa che le opere giuste e la natura di Gesù ci vengono accreditate. Non diventiamo giusti focalizzandoci su noi stessi, perché Gesù è stato fatto per noigiustizia.

ii. Santificazione parla del nostro comportamento, e di come i credenti devono essere separati dal mondo e appartati a Dio. Non è focalizzandoci su noi stessi che cresceremo in santificazione, ma dobbiamo tenere lo sguardo su Gesù perché Egli è stato fatto per noi… santificazione.

iii. Redenzione è una parola che deriva dal commercio degli schiavi. L’idea è che siamo stati comprati per vivere per sempre nella libertà. Non otteniamo libertà focalizzandoci su noi stessi, ma su Gesù perché Egli è stato fatto per noi… redenzione.

c. Chi si gloria, si glori nel Signore: Paolo usa questo riferimento da Geremia 9:23-24 per mostrare che Dio ha operato in questo modo affinché Egli ricevesse tutta la gloria. Il sentiero che conduce alla gloria di Dio è Cristo crocifisso; la prova della gloria di Dio è l’aver scelto gli umili.

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