1 Corinzi 10 – Idolatria Allora e Idolatria Oggi
A. Il cattivo esempio di Israele.
1. (1-5) Israele nell’Esodo: benedetti con molte esperienze spirituali, ma ciononostante furono riprovati.
Ora, fratelli, non voglio che ignoriate che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola e tutti passarono attraverso il mare, tutti furono battezzati per Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono il medesimo cibo spirituale, e tutti bevvero la medesima bevanda spirituale, perché bevevano dalla roccia spirituale che li seguiva; or quella roccia era Cristo. Ma Dio non gradì la maggior parte di loro; infatti, furono abbattuti nel deserto.
a. Ora, fratelli: 1 Corinzi 10 continua con l’argomento introdotto in 1 Corinzi 8 e portato avanti nel capitolo 9: cosa dovrebbero pensare e fare i cristiani di Corinto riguardo alla carne sacrificata agli idoli?
i. In 1 Corinzi 8 Paolo ha stabilito due principi. Prima di tutto, un idolo è praticamente nulla, e i cristiani di Corinto che comprendevano questa verità potevano agire secondo questa conoscenza, per quanto riguardava sé stessi. In secondo luogo, per i cristiani l’amore è più importante della conoscenza. Quindi, anche se so di poter mangiare carne sacrificata agli idoli, se ciò fa inciampare mio fratello, non lo farò perché vorrebbe dire non agire motivati dall’amore.
ii. In 1 Corinzi 9, Paolo ha mostrato quanto importante sia per i cristiani rinunciare ai propri “diritti”. Proprio come Paolo ha rinunciato al suo “diritto” di vivere per mezzo della predicazione dell’evangelo, allo stesso modo alcuni cristiani di Corinto devono a volte rinunciare al loro “diritto” di poter mangiare carne sacrificata agli idoli, basata sul principio dell’amore verso il fratello più debole. Alla fine del capitolo 9, Paolo ci ha fatto vedere come un cristiano deve essere disposto a rinunciare ad alcune cose – anche quelle “buone” – per vincere la gara che Dio ha posto davanti a noi, altrimenti saremo riprovati (1 Corinzi 9:27) nella competizione della vita cristiana.
b. Non voglio che ignoriate che i nostri padri: Paolo ha scritto del bisogno di portare a termine ciò che Dio ha posto davanti a noi, e di quanto pericoloso sia rifiutarsi di rinunciare a ciò che ci ostacola nel raggiungimento di questo obiettivo. L’apostolo illustra questo principio usando l’esperienza vissuta da Israele nell’Esodo, partendo dall’Egitto.
c. I nostri padri: Pensiamo a tutte le benedizioni che Israele ha ricevuto durante l’Esodo in Egitto!
i. I nostri padri furono tutti sotto la nuvola: La nuvola della gloria (Shekinah) era sopra Israele durante tutto il loro viaggio, dall’Egitto fino alla Terra Promessa. Durante il giorno, la nuvola li proteggeva dal calore atroce del deserto, e durante la notte, questa bruciava come una colonna di fuoco. Essa era una testimonianza costante della presenza e della gloria di Dio (Esodo 13:21-22).
ii. Tutti passarono attraverso il mare, tutti furono battezzati per Mosè: Tutto il popolo di Israele attraversò il Mar Rosso e vide la potenza incredibile di Dio nel tenere aperte le acque affinché potessero camminare su terra asciutta. Poi videro Dio rilasciare le stesse acque sull’esercito egiziano (Esodo 14:21-31). Questa non solo era una dimostrazione meravigliosa dell’amore e della potenza di Dio, ma anche una raffigurazione del battesimo – “passando attraverso le acque”, tutto Israele fu identificato con Mosè, così come un cristiano, “passando attraverso le acque” viene identificato con Gesù Cristo (Romani 6:3-4).
iii. Tutti mangiarono il medesimo cibo spirituale, e tutti bevvero la medesima bevanda spirituale: Tutto il popolo di Israele fu sorretto dalla provvidenza miracolosa di Dio di cibo e bevanda durante tutta la permanenza nel deserto (Esodo 16:35 e 17:6). Questa era un’importante dimostrazione dell’amore e della potenza di Dio per Israele e una prefigurazione del cibo e della bevanda spirituali che riceviamo alla tavola del Signore (1 Corinzi 11:23-26).
iv. Israele aveva anche versioni antiche dei due sacramenti cristiani che riceviamo ancora oggi: il battesimo e la santa cena. La parola sacramento veniva usata in relazione al voto di alleanza che i soldati della legione romana stringevano con il loro imperatore. I primi cristiani consideravano la santa cena ed il battesimo un “patto di alleanza” con Gesù Cristo.
v. Perché bevevano dalla roccia spirituale che li seguiva; or quella roccia era Cristo: Israele aveva anche la presenza di Gesù Cristo con loro nel deserto! Qui, nell’identificare la roccia che li seguiva, Paolo si basa su una tradizione rabbinica, la quale diceva che la fornitura di acqua che Israele riceveva nel deserto proveniva dalla stessa roccia, una roccia che li seguiva. Alcuni studiosi biblici oggi discutono se fosse la roccia a seguire Israele o se fosse l’acqua (come, per esempio, un ruscello). Il punto rimane lo stesso: Gesù Cristo era con Israele nel deserto, provvedendo miracolosamente ai loro bisogni. Che benedizione, che privilegio!
d. Ma Dio non gradì la maggior parte di loro: Nonostante tutte queste benedizioni e privilegi spirituali, Dio non gradì gli israeliti nel deserto. Alla luce di tutte queste benedizioni, avrebbero dovuto essere grati a Dio e, in questo modo, compiacerlo, ma non lo furono.
i. La maggior parte di loro: Questo è un grande eufemismo. Solamente due uomini della generazione che lasciò l’Egitto entrarono nella Terra Promessa (Giosuè e Caleb). Veramente la maggior parte!
e. Infatti, furono abbattuti nel deserto: La disapprovazione di Dio per Israele era evidente nel fatto che non entrarono nella Terra Promessa, ma morirono invece nel deserto. Nonostante tutte le loro benedizioni ed esperienze spirituali, essi non entrarono mai in possesso di quello che Dio aveva per loro.
f. Dio non gradì la maggior parte di loro: Questo è un colpo duro: i cristiani di Corinto si stavano probabilmente prendendo ogni tipo di libertà (come banchettare nei templi pagani, scandalizzando così i loro fratelli), pensando che la cosa fosse “innocua” a causa delle benedizioni ed esperienze spirituali passate (soprattutto il battesimo e la santa cena). Quindi Paolo li avverte di stare attenti, perché, nonostante Israele fosse benedetta e visse molte esperienze spirituali, essi perirono comunque – e la stessa cosa potrebbe succedere ad alcuni dei cristiani di Corinto!
i. “Sembrerebbe che i Corinzi avessero presunto che prendere parte agli ordinamenti di Dio, come il battesimo e la santa cena, avrebbe custodito la loro salvezza, malgrado prendessero parte alle celebrazioni idolatre; a condizione che continuassero a considerare un idolo nulla nel mondo.” (Clarke)
2. (6-10) Stiamo lontani dal cattivo esempio di Israele.
Or queste cose avvennero come esempi per noi, affinché non desideriamo cose malvagie come essi fecero, e affinché non diventiate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: «Il popolo si sedette per mangiare e per bere, e poi si alzò per divertirsi». E non fornichiamo, come alcuni di loro fornicarono, per cui ne caddero in un giorno ventitremila. E non tentiamo Cristo, come alcuni di loro lo tentarono, per cui perirono per mezzo dei serpenti. E non mormorate, come alcuni di loro mormorarono, per cui perirono per mezzo del distruttore.
a. Or queste cose avvennero come esempi per noi: Possiamo, e dovremmo, imparare dal fallimento di Israele nel deserto. In che modo Israele venne meno?
b. Affinché non desideriamo cose malvagie come essi fecero: Essi vennero meno perché non dissero “no” ai loro desideri. Quindi, non dobbiamo desiderare cose malvagie come essi fecero. I cristiani di Corinto, i quali continuavano ad insistere nel mangiare la carne sacrificata agli idoli, sebbene stessero portando altri cristiani a peccare, non riuscivano a dire di “no”. Essi dicevano, “la carne è così buona” o “è veramente un affare”, ma non potevano dire di “no” per amore di Dio e del fratello.
c. Affinché non diventiate idolatri come alcuni di loro: Israele venne meno nel tenere il proprio sguardo fisso su Dio, iniziando così a darsi all’idolatria (come in Esodo 32:1-6 e Numeri 25:1-3). Alcuni dei cristiani di Corinto non solo si avvicinarono troppo agli idoli, alcuni fecero un idolo della propria “conoscenza” e dei loro “diritti”.
d. E non fornichiamo, come alcuni di loro fornicarono: Israele, nella sua idolatria, cedette alla tentazione della fornicazione. Si alzò per divertirsi (Esodo 32:6) è un modo elegante di riferirsi all’immoralità disgustosa tra il popolo di Israele. Sappiamo che i cristiani di Corinto stavano avendo problemi con la fornicazione (1 Corinzi 6:18-20), ed il contesto qui suggerisce che ciò era collegato al loro desiderio egoistico di compiacere sé stessi, espresso nel sottolineare il loro “diritto” di mangiare la carne sacrificata agli idoli.
i. “Il verbo tradotto con divertirsi suggerisce in ebraico giochi erotici… e dunque si parla probabilmente di orge.” (Cole, nel suo commentario dell’Esodo).
ii. Per cui ne caddero in un giorno ventitremila: Questo numero presenta delle difficoltà. La citazione di Esodo 32:6 definisce il contesto, ed in Esodo 32:28 leggiamo che in quel giorno caddero circa tremila uomini. Forse molte più persone morirono, le quali non sono riportate dalla Scrittura, oppure si riferisce alle 20000 donne che morirono come conseguenza della costruzione del vitello d’oro, oppure alcuni pensano che Paolo stia parlando di un altro periodo nel quale l’immoralità sessuale di Israele portò il giudizio di Dio sul popolo (Numeri 25:9). Nel passaggio in Numeri, ci viene detto che 24000 persone morirono a causa del giudizio di Dio, ma forse 23000 morirono in un giorno.
iii. “La Bibbia è un libro meraviglioso, scritto ad intervalli nell’arco di 1500 anni, dove tali apparizioni di inesattezza come questa sono l’unico appiglio per metterne in dubbio l’infallibilità”. (Hodge)
e. E non tentiamo Cristo, come alcuni di loro lo tentarono, per cui perirono per mezzo dei serpenti. E non mormorate: Numeri 21:4-9 descrive l’episodio nel quale, in risposta alle lamentele del popolo, Dio mandò dei serpenti ardenti tra il popolo. Ancora una volta, i loro cuori ingrati dimostrano il loro egoismo ed il fatto di essere più interessati ai propri desideri che alla gloria di Dio – che era quello che stava causando problemi tra i cristiani di Corinto, i quali non erano disposti a rinunciare al proprio diritto di mangiare carne sacrificata agli idoli per il bene di un altro fratello.
f. Per cui perirono per mezzo del distruttore: A causa dell’avvertimento in 1 Corinzi 10:1-5, sembra che i cristiani di Corinto credessero di essere “al sicuro” dal pericolo di perire (così come gli Israeliti perirono) a causa delle esperienze spirituali passate o dei successi ottenuti. Tuttavia, l’avvertimento di Paolo rimane: “Se è accaduto ad Israele, può accadere anche a voi. State in guardia”.
i. Sembra che i cristiani di Corinto abbiano considerato la questione del mangiare carne sacrificata agli idoli, e di conseguenza scandalizzare il fratello, come qualcosa di poca importanza. Paolo vuole che loro (ma che anche noi) sappiano che ciò riflette un atteggiamento egoista, un cuore focalizzato su sé stesso, il tipo di cuore che Dio ha distrutto tra gli Israeliti nel deserto. Poteva anche essere un sintomo relativamente piccolo, ma era un sintomo di una malattia grave e pericolosa.
3. (11-13) Il riassunto della morale dalla storia di Israele: Resistere alla tentazione.
Or tutte queste cose avvennero loro come esempio, e sono scritte per nostro avvertimento, per noi, che ci troviamo alla fine delle età. Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere. Nessuna tentazione vi ha finora colti se non umana; or Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita, affinché la possiate sostenere.
a. Or tutte queste cose avvennero loro come esempio: Noi siamo coloro che si trovano alla fine delle età, e per questo motivo possiamo e dobbiamo fare tesoro del cattivo esempio di Israele. Abbiamo una responsabilità maggiore, perché possiamo imparare dagli errori di Israele.
b. Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere: Affinché i cristiani di Corinto possano resistere alla tentazione di essere egoisti e focalizzati su sé stessi, devono prima capire di essere vulnerabili. Colui che pensa di stare in piedi abbassa la guardia di fronte alla tentazione, e per questo motivo potrebbe facilmente cadere.
i. La tentazione è come gli scogli in prossimità di un porto; quando la marea è bassa, tutti vedono il pericolo e lo evitano. Tuttavia, la strategia di Satana nella tentazione è di alzare la marea, e di coprire così i pericoli della tentazione, per poi provare piacere nel farti schiantare sugli scogli coperti dalle acque.
ii. “Il più grande santo sotto il firmamento non può più restare in piedi se non dipende da Dio e continua nell’obbedienza di fede. Colui che non fa queste cose, cadrà nel peccato, la sua comprensione sarà oscurata ed il suo cuore indurito.” (Clarke)
c. Nessuna tentazione vi ha finora colti se non umana: A volte, vogliamo giustificare le nostre tentazioni particolari considerandole “uniche” e una “eccezione speciale”, ma Dio ci ricorda che la nostra tentazione non è unica nel suo genere. Molti altri uomini e donne di Dio hanno affrontato la stessa tentazione o situazioni simili, ed hanno trovato la forza in Dio per poterle vincere.
i. Altri prima di te hanno trovato la forza nel Signore per vincere sulla tua stessa – o peggiore – tentazione. Quindi, puoi essere vittorioso – con la forza di Gesù, non con la tua. Noi combattiamo la tentazione con la potenza di Gesù, come quella ragazza che ha spiegato ciò che ha fatto quando Satana si è presentato alla porta del suo cuore con la tentazione: “Ho mandato Gesù ad aprire la porta. Quando Satana ha visto Gesù, ha detto, ‘Ops, mi dispiace, devo aver sbagliato casa.’”
d. Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze: Dio ha promesso di sovrintendere a tutte le tentazioni, sia che ci arrivino dal mondo, dalla carne o dal diavolo. Dio promette di limitare la tentazione in base alla nostra capacità di sopportarla – in base alla nostra capacità quando ci affidiamo a Lui, non alla nostra capacità quando ci affidiamo a noi stessi.
i. Satana ci distruggerebbe in un attimo se Dio glielo permettesse, proprio come voleva distruggere Giobbe (Giobbe 1:6-12) e Pietro (Luca 22:31), ma Dio non glielo permetterà. Come una mamma che tiene il figlio lontano dalla corsia delle caramelle in un negozio, sapendo che il bambino non potrebbe sopportare quella tentazione, Dio ci tiene lontano dalle cose che non possiamo gestire. Ma ciò che possiamo e non possiamo gestire cambia nel corso degli anni.
e. Con la tentazione vi darà anche la via d’uscita: Dio non solo ha promesso di limitare la nostra tentazione, ma anche di provvedere una via d’uscita. Egli non ci forzerà mai di usare quella via d’uscita, ma la renderà disponibile. Sta a noi prendere la via d’uscita di Dio.
i. La via d’uscita non è semplicemente il “sollievo” dalla pressione della tentazione, che alcune persone trovano cedendo alla tentazione. Spesso c’è un modo sbagliato di liberarsi dalla tentazione, e affrontiamo spesso le stesse tentazioni più volte fino a quando non mostriamo a Satana e alla nostra carne che la possiamo sostenere.
ii. Barclay dice che la parola per via d’uscita indica in realtà un valico, con l’idea di un esercito circondato dal nemico, che riesce a scorgere improvvisamente una via di fuga. Così come un valico, la via d’uscita non è necessariamente una via facile da intraprendere.
f. Vi darà anche la via d’uscita: La via d’uscita non ci conduce in un luogo dove possiamo fuggire da ogni tentazione (questo accadrà solamente in cielo). La via d’uscita ci conduce lì dove la possiamo sostenere.
i. Dobbiamo ricordare che non è peccato essere tentati, ma intrattenere la tentazione o arrendersi ad essa lo è. Quando sosteniamo la tentazione, molte volte Satana ci condanna per il semplice fatto di essere tentati, ma questa è la condanna di Satana che il cristiano non deve accettare.
ii. In un supermercato, un piccolo ragazzino si trovava vicino alle caramelle, e sembrava che volesse metterne un po’ in tasca e andare via. Un commesso lo stava osservando da tempo, fino a quando non gli disse qualcosa. “Sembra che tu stia cercando di rubare delle caramelle”, disse l’uomo. Il ragazzino rispose, “Si sbaglia signore. Sto cercando di non farlo”. In quel momento, egli fu in grado di poter sostenere la tentazione.
B. Ritornando alla questione del mangiare carne sacrificata agli idoli: Cosa possiamo dire circa il mangiare nella mensa del tempio pagano?
1. (14) Il concetto viene enunciato: fuggite dall’idolatria.
Perciò, miei cari, fuggite dall’idolatria.
a. Perciò, miei cari, fuggite dall’idolatria: Nella lingua originale, c’è un articolo prima di idolatria, ovvero l’idolatria. Paolo si riferisce specificatamente all’idolatria dei templi pagani.
b. Fuggite dall’idolatria: Sebbene i cristiani di Corinto avessero la libertà di comprare la carne dal macellaio del tempio pagano per poi cucinarla nelle proprie case, avrebbero dovuto fuggire dall’idolatria per quanto riguarda la mensa del tempio pagano. Usando l’esempio di Israele, e la loro caduta nell’idolatria, Paolo dice ai cristiani di Corinto di non consumare il cibo servito nel tempio pagano.
2. (15-22) La motivazione: ciò che succede nel tempio pagano non è così innocente come sembra.
Io parlo come a persone intelligenti; giudicate voi ciò che dico: il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse partecipazione con il sangue di Cristo? Il pane, che noi rompiamo, non è forse partecipazione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane e noi, sebbene in molti, siamo un solo corpo, poiché tutti partecipiamo dell’unico pane. Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano i sacrifici non hanno essi parte dell’altare? Che dico dunque? Che l’idolo sia qualche cosa? O che ciò che è sacrificato agli idoli sia qualche cosa? No, ma dico che le cose che i gentili sacrificano, le sacrificano ai demoni e non a Dio; or io non voglio che voi abbiate parte con i demoni. Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni. Vogliamo noi provocare il Signore a gelosia? Siamo noi più forti di Lui?
a. Io parlo come a persone intelligenti: I cristiani di Corinto tendevano a vantarsi della loro “sapienza” e per questo motivo Paolo gli lancia una sfida – se sono veramente saggi, di considerare attentamente ciò che egli dice qui.
b. Il calice della benedizione… Quelli che mangiano i sacrifici non hanno essi parte dell’altare?Il punto di Paolo potrebbe sembrarci vago, ma era chiaro per chi si trovava in quella cultura antica. Così come la pratica cristiana della santa cena parla di unità e di comunione con Gesù, così i banchetti pagani, dati in onore agli idoli, parlavano di unità con i demoni, i quali sfruttavano l’uso improprio dell’adorazione. Mangiare al banchetto del tempio pagano voleva dire avere comunione all’altare degli idoli.
i. Hanno essi parte è la stessa parola (koinonia) per partecipazione in 1 Corinzi 10:16 e abbiate parte in 1 Corinzi 10:20.
ii. Secondo la mentalità del mondo antico, mangiare allo stesso tavolo con qualcuno indicava amicizia e comunione con quella persona. Avendo mangiato dell’unico pane, ciò vi ha resi un solo corpo, perché entrambi avete mangiato lo stesso cibo dallo stesso tavolo. Quindi, mangiare alla mensa di un tempio pagano non era così innocuo come sembrava.
iii. Il calice della benedizione era l’ultimo calice presentato nella cerimonia della Pasqua; questo era il calice che Gesù ha benedetto durante l’Ultima Cena, ed interpretato come “il nuovo patto nel mio sangue”. Quando i primi cristiani prendevano la santa cena, essi erano consapevoli di questo collegamento con la Pasqua e con l’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli.
c. Che dico dunque? Che l’idolo sia qualche cosa? O che ciò che è sacrificato agli idoli sia qualche cosa?… le sacrificano ai demoni: Paolo ha già riconosciuto che un idolo non è nulla nel mondo (1 Corinzi 8:4). Ora sta dicendo che gli idoli sono in realtà demoni? No. Tuttavia, egli dice che gli spiriti dei demoni approfittano dell’adorazione dell’idolo per ingannare e schiavizzare le persone. Senza saperlo, coloro che adorano gli idoli stanno glorificando i demoni tramite il loro sacrificio.
d. Voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni: Quando Paolo parla della mensa del Signore, egli usa il termine in netto contrasto con “mense”, in riferimento ai pasti consumati in onore agli idoli. Un invito antico ad uno di questi pasti recitava, “Cheremone ti invita a mangiare alla mensa del signore Serapide nel tempio di Serapide, domani, il giorno quindici, dalle nove in punto in poi”. Se mangiare alla mensa del Signore aveva un certo significato, allora lo aveva anche mangiare alla mensa dei demoni.
i. I Cattolici Romani hanno usato questo passaggio per sostenere il concetto della Messa come sacrificio per i peccati. Tuttavia, dire che il “pasto” cristiano (comunione) deve essere un sacrificio (così come viene detto per la Messa) è sbagliato perché viene paragonato al cibo consumato durante i sacrifici pagani e i sacrifici ebraici. L’enfasi e la somiglianza riguardano il pasto, non il sacrificio.
e. Ci sono due concetti Corinzi ai quali Paolo vuole rispondere:
i. I cristiani di Corinto pensavano: “Poiché un idolo non è reale, non ha importanza ciò che mangiamo, e non ha importanza dove lo mangiamo”. Paolo risponde confermando il fatto che l’idolo non è nulla in sé stesso (1 Corinzi 8:4), ma ora spiega che i demoni sfruttano l’adorazione ignorante ed egocentrica dell’uomo.
ii. I cristiani di Corinto pensavano: “Fino a quando partecipiamo alla mensa del Signore, siamo sicuri in Lui.” Paolo risponde dicendo che quando hanno comunione con gli idoli disonorano la mensa del Signore.
f. Vogliamo noi provocare il Signore a gelosia? La comunione inconsapevole di alcuni dei cristiani di Corinto con i demoni, attraverso la partecipazione ai banchetti nei templi pagani, provoca il Signore a gelosia. A Lui spetta tutta la nostra adorazione, ed Egli ha il diritto di sentirsi offeso quando abbiamo comunione con i demoni.
i. Non ha importanza che i cristiani di Corinto non avessero intenzione di adorare i demoni a queste feste pagane nei templi pagani. Se un uomo mette la sua mano nel fuoco, non ha importanza se avesse intenzione di bruciarsi oppure no, in ogni caso si brucerà.
ii. Se un uomo frequenta una donna, e la loro relazione diventa seria, cosa succede se lui inizia lo stesso tipo di relazione con un’altra donna? Cosa penserà la prima donna? L’uomo non può semplicemente dire, “Beh, ti sto comunque dando ancora attenzione!”
g. Siamo noi più forti di Lui? I cristiani di Corinto rivendicavano il diritto di mangiare nei templi pagani perché erano cristiani forti, ma erano più forti di Dio?
C. Ritornando alla questione del mangiare carne sacrificata agli idoli: cosa possiamo dire circa il mangiare la stessa carne in un luogo differente?
1. (23-24) Un principio sul quale costruire: non evitare semplicemente ciò che è dannoso, ma persegui ciò che è buono.
Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è vantaggiosa; ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa edifica. Nessuno cerchi il proprio interesse, ma ciascuno cerchi quello altrui.
a. Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è vantaggiosa: I cristiani di Corinto focalizzati sui propri “diritti” e “conoscenza”, si ponevano una sola domanda: “Che male mi può fare?” Piuttosto che farsi solamente questa domanda, dovevano anche chiedersi, “Che bene mi può fare?”
i. Solamente perché qualcosa viene concessa non vuol dire che sia vantaggiosa. I Corinzi non cercavano le cose vantaggiose, o ciò che edifica. Essenzialmente, invece di volere andare avanti con Gesù il più possibile, essi cercavano di capire con quanto potessero farla franca e comunque continuare ad essere cristiani. Questo è l’approccio sbagliato!
b. Nessuno cerchi il proprio interesse, ma ciascuno cerchi quello altrui: I cristiani di Corinto, nel domandarsi “Che male può farmi?”, non avevano considerato come le loro azioni avrebbero potuto ferire gli altri.
i. Solamente perché qualcosa va bene per me, non significa che dovrei farla. I miei “diritti” o quello che so essere lecito per me stesso non sono lo standard attraverso cui giudico il mio comportamento. Devo considerare come posso mostrare amore verso i miei fratelli e le mie sorelle in Gesù.
2. (25-30) Indicazioni pratiche.
Mangiate di tutto ciò che si vende al macello senza fare alcuna domanda per motivo di coscienza, perché «la terra e tutto ciò che essa contiene è del Signore». Se qualche non credente vi invita e volete andarvi, mangiate di tutto ciò che vi è posto davanti senza fare alcuna domanda per motivo di coscienza. Ma se qualcuno vi dice: «Questo fa parte delle cose sacrificate agli idoli», non ne mangiate, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza, perché «la terra e tutto ciò che essa contiene è del Signore». Or mi riferisco non alla tua coscienza, ma a quella dell’altro. Per qual motivo infatti sarebbe la mia libertà giudicata dalla coscienza di un altro? Ma se prendo parte alle vivande con gratitudine, perché sarei biasimato per ciò di cui rendo grazie?
a. Mangiate di tutto ciò che si vende al macello: Come può Paolo dire questo in luce di quello che ha già detto in 1 Corinzi 10:20-21 (le cose che i gentili sacrificano, le sacrificano ai demoni… or io non voglio che voi abbiate parte con i demoni… voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni)? Semplicemente perché la carne in sé non è “posseduta da demoni”, e dunque può essere mangiata. Gli avvertimenti di Paolo in 1 Corinzi 10:15-22 hanno a che fare con la comunione con i demoni nel tempio pagano – cosa che deve essere assolutamente evitata – non con il cibo stesso.
i. I sacrifici perdevano la loro natura religiosa una volta che venivano venduti al mercato, quindi, andava bene mangiare quella stessa carne che era stata sacrificata ad un idolo, se consumata privatamente.
b. Senza fare alcuna domanda: Parte della carne che si trovava dal macellaio, era stata sacrificata agli idoli, mentre un’altra parte non lo era. Paolo dice, “Se non prendete parte in ciò che avviene nel tempio pagano, allora la carne in sé non ha alcun valore. Non fare domande, e non avrai problemi.”
i. Questo è indirizzato a quei cristiani di Corinto che avevano consapevolezza dell’idolo… e la loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata (1 Corinzi 8:7). Paolo dice, “Non fare alcuna domanda!”
ii. Cosa succede se un fratello con una coscienza debole obietta dicendo, “Aspetta un attimo! Quella carne è stata sacrificata ad un idolo?”. Paolo risponde citando Salmo 24:1, All’Eterno appartiene la terra e tutto ciò che è in essa. Il vitello apparteneva al Signore quando era sulle sue zampe, e appartiene al Signore ora che è sul barbecue! Il problema non era il cibo, ma l’adorazione dell’idolo.
iii. Questa citazione dal Salmo 24:1 era una benedizione ebraica per il cibo. Paolo dice che si applica anche a questo cibo.
c. Se qualche non credente vi invita… mangiate di tutto ciò che vi è posto davanti: Se un non credente ti invita a cena, non iniziare a discutere riguardo alla carne. Non fare domande, e la cosa non ti causerà problemi.
i. Notate che Paolo non vieta di socializzare con i non credenti, egli proibisce di mangiare nei templi pagani in comunione.
d. Ma se qualcuno vi dice: «Questo fa parte delle cose sacrificate agli idoli», non ne mangiate: Paolo qui parla della situazione in cui il cristiano viene avvertito riguardo al cibo dal padrone di casa non credente, oppure da uno credente con una coscienza sensibile. In quel caso, è chiaro che la persona creda che sia sbagliato per i cristiani mangiare carne sacrificata agli idoli, quindi non ne mangiare – a motivo di coscienza, non per la tua coscienza, ma per quella dell’altro.
e. Ma se prendo parte alle vivande con gratitudine– ovvero, se posso mangiare con una coscienza pulita, senza offendere la coscienza di nessun altro – perché sarei biasimato? Dato che il cibo in sé non è il problema, nessuno dovrebbe giudicare un altro cristiano che può mangiare carne sacrificata agli idoli, purché non violi la propria coscienza o quella di qualcun altro.
i. Paolo sembra un po’ incoerente, ma in realtà è coerente secondo un unico principio: la libertà nei limiti dell’amore.
3. (31-33) Principio conclusivo: Fate tutte le cose alla gloria di Dio.
Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutte le cose alla gloria di Dio. Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla chiesa di Dio; come io stesso mi sforzo di essere gradito a tutti in ogni cosa, non cercando il mio proprio vantaggio ma quello di molti, affinché siano salvati.
a. Fate tutte le cose alla gloria di Dio: Lo scopo della nostra vita non è quello di capire quanto possiamo peccare e comunque essere ancora cristiani; piuttosto, il nostro scopo è quello di glorificare Dio. Se i cristiani di Corinto avessero tenuto a mente questo principio fin dall’inizio, per quanto riguarda questa questione, sarebbe stato tutto più facile.
b. Non date motivo di scandalo: Uno scandalo è motivo di inciampo, portando qualcun altro a peccare. Paolo dice che nessuna cosa nel nostro comportamento dovrebbe incoraggiare un’altra persona a peccare.
i. Paolo non sta parlando di non offendere il legalismo altrui, cosa che lui non esitava a fare (Galati 5:11-12).
c. Il desiderio di Paolo per gli uomini è che siano salvati. Più spesso di quanto pensiamo, assumere un cattivo comportamento nel cammino cristiano ed avere poco riguardo per i perduti sono due cose strettamente collegate tra di loro. La preoccupazione di Paolo non è cercare il proprio vantaggio, ma che tutti siano salvati.
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