Apocalisse 3




Apocalisse 3 – Lettere di Gesù alle Chiese (Continua)

A. Lettera di Gesù alla chiesa di Sardi.

1. (1a) Il carattere della città di Sardi.

«E all’angelo della chiesa in Sardi scrivi».

a. Chiesa in Sardi: Nel periodo in cui Gesù rivolgeva queste parole a Giovanni, l’antica città di Sardi aveva già avuto i suoi giorni di gloria e si era avviata verso il declino. Si trattava comunque di una città ricca, situata all’incrocio di diverse strade importanti e rotte commerciali. La connessione tra Sardi e il denaro facile era ben rinomata nel mondo antico.

i. “È interessante notare che la prima moneta mai coniata in Asia Minore ebbe origine a Sardi al tempo di Creso. Questi stateri di forma approssimativa furono l’inizio del denaro nel senso moderno del termine. Sardi fu il luogo in cui ebbe origine la moneta moderna.” (Barclay)

b. Sardi: Era anche una città ben nota per il suo ozio e il suo lusso. Aveva una meritata reputazione di apatia e immoralità. A Sardi sorgeva un grande e maestoso tempio dedicato alla dea madre, Cibele. Dalle sue rovine è possibile osservare che le sue colonne principali erano alte circa 20 metri e avevano un diametro di oltre 2 metri. La dea madre veniva onorata e adorata con ogni tipo di immoralità e impurità sessuale.

c. Sardi: Il connubio tra denaro facile e un ambiente morale dissoluto rese la gente di Sardi notoriamente indolente e amante del piacere. “La grande caratteristica di Sardi era che, anche sulle labbra dei pagani, ‘Sardi’ era un nome di disprezzo. Era noto che i suoi abitanti avevano una vita dissoluta ed erano amanti del piacere e del lusso. Sardi era considerata la città del decadimento.” (Barclay)

i. Questa indolenza, la mancanza di disciplina e dedizione, fu la rovina di Sardi in diverse occasioni. Lo storico greco Erodoto racconta la storia della caduta di Sardi ai giorni di Ciro. Il re Ciro giunse a Sardi, scoprendo che la posizione della città era ideale per difendersi. Sembrava che non si potesse in alcun modo scalare le ripide pareti rocciose che la circondavano. Offrì una ricca ricompensa a qualsiasi soldato del suo esercito che fosse riuscito a trovare un modo per salire in città. Un soldato studiò attentamente il problema e, mentre guardava, notò che un soldato a difesa di Sardi fece cadere l’elmo dalle pareti rocciose circostanti. Vide il soldato arrampicarsi lungo un sentiero nascosto per recuperare l’elmo. Segnò la posizione del sentiero, lungo il quale quella notte vi guidò un distaccamento di truppe. Scalarono facilmente le pareti rocciose, giunsero alle vere e proprie mura della città, trovandole sguarnite. I soldati di Sardi erano così fiduciosi nelle difese naturali della loro città che non sentirono il bisogno di vigilare diligentemente; per questo motivo, la città fu conquistata facilmente. Sorprendentemente, la stessa cosa accadde quasi 200 anni dopo, quando Antioco attaccò e conquistò la città sicura di sé a tal punto da non aver predisposto una guardia.

ii. “Sebbene la città si trovasse in una posizione ideale di difesa, situata in alto sopra la valle dell’Ermo e circondata da rupi scoscese quasi impossibili da scalare, Sardi era già caduta due volte per un eccesso di fiducia e per una vigilanza inadeguata. Nel 549 a.C. il re persiano Ciro aveva posto fine al dominio di Creso scalando le rupi nel buio della notte. Nel 214 a.C. le armate di Antioco III il Grande conquistarono la città adottando lo stesso metodo.” (Walvoord)

2. (1b) Gesù descrive sé stesso alla chiesa di Sardi.

«Queste cose dice colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle».

a. Queste cose dice colui: Nella propria descrizione Gesù usa dei termini che mettono in risalto il Suo carattere quale Padrone di ogni potere e autorità spirituale. Ciò viene coadiuvato dalla ripetizione del numero sette, che nella Bibbia è il numero della completezza. Pertanto, Gesù detiene la pienezza dello Spirito di Dio e la pienezza della chiesa.

b. Colui che ha i sette Spiriti di Dio: Gesù ha in sé stesso la pienezza dello Spirito Santo, una pienezza di Spirito Santo che Egli può trasferire alla Chiesa.

c. E le sette stelle: Gesù ha nella Sua mano anche la pienezza della chiesa. Sappiamo che le sette stelle rappresentano le chiese grazie a quello che Gesù ha detto in Apocalisse 1:20: Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese. In queste lettere, quando Gesù parla agli angeli delle sette chiese, non si rivolge a un singolo individuo, ma alla chiesa intera attraverso quell’individuo.

3. (1c) Ciò che Gesù sa dei cristiani di Sardi.

«Io conosco le tue opere; tu hai la reputazione di vivere».

a. Io conosco le tue opere: Avendolo detto a ogni chiesa, lo dice anche a Sardi. Ciò che una chiesa è e fa non è mai nascosto a Gesù.

b. Tu hai la reputazione di vivere: Gesù sapeva che la chiesa di Sardi aveva un nome, una reputazione di vita e dinamicità. Se si potesse guardare la chiesa di Sardi, si vedrebbero segni di vita e dinamicità. Nella chiesa di Sardi, così come nella città omonima, tutto sembrava vivo e buono.

i. “Non dobbiamo pensare che Sardi fosse una chiesa in disfacimento, con l’edificio distrutto, i membri dispersi e il pastore pronto a dimettersi. Era una chiesa impegnata, che si riuniva tutte le sere, con comitati a bizzeffe, attività in gran numero, promozioni, pubblicità ed eventi costanti. Aveva la reputazione di essere una realtà viva, sveglia e in movimento.” (Havner)

4. (1d) Ciò che Gesù ha contro la chiesa di Sardi.

«Ma sei morto».

a. Morto: Nonostante la loro reputazione di essere vivi, Gesù li vedeva per quello che erano veramente. “Ma sei morto” dimostra che una buona reputazione non è sinonimo di vero carattere spirituale. Nonostante il loro bell’aspetto, Gesù li vedeva come morti.

b. Morto: Indica che non c’è difficoltà, combattimento o persecuzione, non che la chiesa di Sardi stava perdendo la battaglia. Un corpo morto ha già perso la battaglia e il combattimento sembra ormai finito. In questa lettera Gesù non incoraggia i cristiani di Sardi a rimanere saldi contro la persecuzione o la falsa dottrina, probabilmente perché a Sardi non c’era un pericolo reale di queste cose. Essendo morta, la chiesa di Sardi non costituiva alcuna minaccia significativa per il dominio di Satana e, pertanto, non valeva la pena attaccarla.

i. Sardi era “un modello perfetto di cristianesimo inoffensivo.” (Caird) Il loro problema non consisteva in una scandalosa malvagità, ma in una morte dignitosa. La loro immagine diceva “viva”, ma in sostanza erano morti.

ii. “La chiesa di Sardi era in pace, nella pace dei morti.” (Barclay)

5. (2-4) Ciò che Gesù vuole che faccia la chiesa di Sardi.

«Sii vigilante e rafferma il resto delle cose che stanno per morire, perché non ho trovato le tue opere compiute davanti al mio Dio. Ricordati dunque quanto hai ricevuto e udito; serbalo e ravvediti. Se tu non vegli, io verrò su di te come un ladro, e non saprai a quale ora verrò su di te. Tuttavia hai alcune persone in Sardi che non hanno contaminato le loro vesti; esse cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degne».

a. Sii vigilante: Nella Sua prima istruzione, Gesù dice loro di esaminare e proteggere, rafforzando ciò che hanno. Il resto delle cose ci fa capire che, sebbene la condizione spirituale della chiesa di Sardi fosse grave, non era senza speranza.Dal punto di vista spirituale, c’erano delle cose che potevano essere rafforzate.Gesù non aveva rinunciato a loro e, pur essendo tardi (che stanno per morire), non era troppo tardi.

i. Nel corso della sua storia, la città di Sardi era stata conquistata con facilità per due volte. Non perché gli eserciti attaccanti avessero sopraffatto Sardi, ma perché l’eccessiva sicurezza aveva portato la città a non essere più vigilante. Lo stato spirituale della chiesa di Sardi era un riflesso del carattere storico della città.

b. Non ho trovato le tue opere compiute davanti al mio Dio: Ciò dimostra che le loro opere, pur presenti, non avevano raggiunto lo standard di Dio. La presenza delle opere non è sufficiente, dal momento che Dio richiede da noi un’intenzione e un proposito particolari in tutte le nostre opere. Queste dovrebbero essere compiute con un cuore e in un modo che mostrino che sono perfette davanti al mio Dio (Nuova Riveduta).

i. Clarke riguardo a “non ho trovato le tue opere compiute”: “Svolgevano doveri di ogni tipo, ma non completamente. Erano costanti nel cominciare, ma non portavano mai nulla a un giusto compimento”.

c. Ricordati dunque quanto hai ricevuto e udito; serbalo e ravvediti: Ciò che avrebbero dovuto fare era ricordare in che modo all’inizio avevano ricevuto e udito la Parola di Dio. Poi avrebbero dovuto serbare quelle cose e ravvedersi, cambiando strada e restituendo al vangelo e alla dottrina apostolica l’autorità sulle loro vite.

i. In 1 Tessalonicesi 2:13 Paolo scrive ai credenti del bisogno di ricordare in che modo avevano ricevuto la Parola: Anche per questo non cessiamo di render grazie a Dio perché, avendo ricevuto da noi la parola di Dio, l’avete accolta non come parola di uomini, ma come è veramente, quale parola di Dio, che opera efficacemente in voi che credete.

d. Se tu non vegli, io verrò su di te come un ladro: Gesù li avverte del pericolo in cui sarebbero incorsi se non avessero vegliato. Se avessero ignorato il Suo comando ad essere vigilante, allora Gesù sarebbe venuto su di loro come un ladro, in un momento che non si aspettavano.

i. Io verrò su di te: In che modo Gesù sarebbe venuto su di loro? Sarebbe potuto venire come portatore di un immediato giudizio. Oppure, sarebbe potuto venire indicando la Sua venuta in occasione del rapimento della chiesa (1 Tessalonicesi 4:16–17). In entrambi i casi, era un’indicazione del fatto che sarebbe potuto venire improvvisamente e senza preavviso e quindi avrebbero dovuto essere vigilanti.

ii. Winston Churchill, rivolgendosi alla Gran Bretagna durante i primi giorni della Seconda Guerra Mondiale, disse: “Devo pronunciare una parola di cautela, poiché, insieme alla vigliaccheria e al tradimento, l’eccessiva fiducia che porta alla negligenza e alla pigrizia è il peggiore dei crimini in tempo di guerra.” (citato in Bunch)

e. Tuttavia hai alcune persone in Sardi che non hanno contaminato le loro vesti: Anche tra i cristiani morti di Sardi c’era un residuo fedele, anche se solo alcune persone. A Pergamo (Apocalisse 2:14) e a Tiatira (Apocalisse 2:20) c’erano alcuni cattivi tra i buoni; a Sardi c’erano alcune persone buone tra i cattivi.

i. Tuttavia… in Sardi: Tuttavia dimostra che, in un certo qual modo, era straordinario che ci fossero alcune persone ancora fedeli al Signore. Era straordinario forse a causa della diffusa reputazione immorale della città. Tuttavia, anche in una città così malvagia, c’erano tra i cristiani alcuni che non si erano contaminati partecipando al peccato.

ii. Che non hanno contaminato le loro vesti: Gesù dice “contaminato le loro vesti” perché nei culti pagani dell’epoca non ci si poteva avvicinare agli dèi pagani con dei vestiti sporchi. È un’analogia che si adatta bene anche riguardo all’adorazione a Gesù, perché Lui dà al Suo popolo delle vesti bianche.

iii. “Come il peccato si esprime con il concetto di nudità, così la santità si esprime con il concetto di veste.” (Poole)

f. Esse cammineranno con me in vesti bianche: Gesù promette a queste persone pure che “cammineranno con me”. Questa immagine di stretta comunione e amicizia è visibile in Enok, il quale camminò con DIO; poi non fu più trovato, perché DIO lo prese (Genesi 5:24).

i. Naturalmente, le vesti che Gesù dona sono sempre bianche. Sardi era una chiesa morta a causa del compromesso con il peccato. Era necessario che ricevessero e camminassero rivestiti delle vesti pure e bianche che Gesù dona. Per i Romani il bianco era anche il colore del trionfo; per questo motivo, le vesti bianche simboleggiavano il trionfo finale in Gesù del credente.

ii. Cammineranno con me: È la più grande ricompensa che Gesù possa dare ai Suoi seguaci. I cristiani di Sardi che abbandonavano il compromesso peccaminoso della loro città sarebbero stati ricompensati con un cammino più stretto e intimo con Gesù. Questa ricompensa è, in definitiva, una motivazione migliore della paura della punizione o della rovina a causa del nostro peccato.

iii. I puri possono avere una maggiore intimità con Dio non perché se la sono guadagnata, ma semplicemente perché hanno più interesse per le cose di Dio. Dio promette di ricompensare questo interesse: Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio (Matteo 5:8).

iv. “Ma cosa si deve fare con quelle persone che vivono nella chiesa, ma non ne fanno parte, che hanno la fama di vivere, ma sono morte? Cosa si deve fare con coloro che semplicemente professano Cristo, ma non Lo hanno veramente ricevuto? Che ne sarà di coloro che sono religiosi solo esteriormente, ma che dentro sono in preda all’amarezza? Rispondiamo come fece una volta il buon Calvino: ‘Cammineranno in nero, perché sono indegni’. Cammineranno in nero, il nero della distruzione di Dio. Cammineranno in nero, il nero della disperazione totale. Cammineranno in nero, il nero dell’angoscia incomparabile. Cammineranno in nero, il nero della dannazione. Cammineranno in nero per sempre, perché sono stati ritenuti indegni.” (Spurgeon)

6. (5) Promessa di una ricompensa.

«Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio, e davanti ai suoi angeli».

a. Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche: Gesù identificava i vincitori con quelle alcune persone che non hanno contaminato le loro vesti (Apocalisse 3:4). Questi vincitori avrebbero indossato delle vesti bianche, ricevute da Gesù.

i. La differenza tra la maggioranza morta dalle opere imperfette (ma che ha una buona reputazione) e le alcune persone che compiacevano Dio era la purezza e la loro vicinanza a Gesù, che è sempre collegata alla purezza. La condizione di morte e la facciata spirituale della maggior parte dei cristiani di Sardi si riconducevano alle loro vite impure, alla loro accettazione dell’impurità e del peccato del mondo intorno a loro. È difficile stabilire se questa morte è stata la causa dell’impurità o se è stata l’impurità a causare la morte, ma sicuramente erano collegate.

ii. Gesù illustra l’assoluta necessità di essere rivestiti da Dio delle Sue vesti di purezza e di giustizia nella parabola delle nozze (Matteo 22:11–14). La vera giustizia è ricevere la copertura di Dio, invece di provare a coprirci da noi stessi. Adamo ed Eva tentarono di coprire il proprio peccato (Genesi 3:7), ma Dio fornì loro una copertura proveniente da un sacrificio (Genesi 3:21).

b. E io non cancellerò il suo nome dal libro della vita: Sulla base di questa affermazione, i vincitori avevano la certezza della loro cittadinanza celeste. Nel mondo antico la morte o la pena capitale potevano cancellare il nome di un cittadino dal libro dei vivi, o registro, della città.

i. “In tempi antichi le città tenevano un registro dei loro cittadini; il nome di una persona veniva da lì rimosso nel momento della morte. Il Cristo risorto sta dicendo che, se vogliamo rimanere sul rotolo dei cittadini di Dio, dobbiamo mantenere la nostra fede ardente e viva.” (Barclay)

c. Cancellerò il suo nome dal libro della vita: Ciò significa che una persona può perdere la salvezza? Significa che un giorno è salvata (il suo nome è nel libro della vita) e il giorno dopo è scaduta dalla grazia e il suo nome è stato cancellato dal libro della vita? Innanzitutto, dobbiamo considerare il contesto di Apocalisse 3:5. L’enfasi è sulla certezza, perciò non dobbiamo pensare che i nomi vengano continuamente cancellati e poi riscritti. Il punto centrale non è l’idea che Gesù sieda in cielo indaffarato a cancellare nomi. Allo stesso tempo, dobbiamo considerare attentamente ciò che la Parola dichiara riguardo al libro della vita.

i. Esiste un libro della vita che sarà aperto e consultato nel giorno del giudizio. Ciò significa che il libro della vita è reale e sarà letto.

E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti a Dio, e i libri furono aperti; e fu aperto un altro libro, che è il libro della vita; E i morti furono giudicati in base alle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. (Apocalisse 20:12)

ii. Esiste un libro della vita, che determinerà se andremo in cielo o all’inferno. Ciò significa che il libro della vita è importante.

E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco. (Apocalisse 20:15)

iii. Esiste un libro della vita e sapere che i nostri nomi sono scritti lì dovrebbe portarci grande gioia.

Tuttavia non vi rallegrate del fatto che gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli. (Luca 10:20)

iv. Esiste un libro della vita ed esistono cinque riferimenti diversi a persone che sono state cancellate dal libro. Ciò vuol dire che l’idea di essere cancellati dal libro della vita dovrebbe essere considerata seriamente. Forse si tratta solo di un simbolo e il nome di quella persona non è mai stato presente nel libro fin dall’inizio. Anche se questo è il caso, il Signore vuole comunque che lo teniamo in seria considerazione, perché ci sono alcuni che, sotto ogni aspetto umano, sembrano essere salvati, ma non saranno in cielo.

Mosè disse al Signore: «Ciò nonostante ora, ti prego, perdona il loro peccato; se no deh, cancellami dal tuo libro che hai scritto!» (Esodo 32:32)

Ma l’Eterno rispose a Mosè: «Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro!» (Esodo 32:33)

Siano cancellati dal libro della vita e non siano iscritti fra i giusti. (Salmi 69:28)

Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio, e davanti ai suoi angeli. (Apocalisse 3:5)

E se alcuno toglie dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dal libro della vita dalla santa città e dalle cose descritte in questo libro. (Apocalisse 22:19)

v. Un buon esempio di come dovremmo prendere sul serio questo avvertimento è la vita di un uomo chiamato Charles Templeton. Nella generazione passata è stato attivamente coinvolto nella fondazione di Youth for Christ (Gioventù per Cristo) e ha avuto l’effetto di diffondere il messaggio di Cristo in tutto il paese. Molte persone hanno ricevuto Gesù alle sue riunioni e il signor Templeton è stato un collaboratore di Billy Graham durante i primi anni. Tuttavia, successivamente ha rinunciato alla sua fede in Gesù e alla sua fede in Dio, dichiarando di essere ateo. Charles Templeton ha rinnegato totalmente le sue prime confessioni di fede e ha voluto “salvare” le persone che un tempo aveva portato a Gesù. Ovviamente, quest’uomo – nel suo attuale stato di apostata – non andrà in cielo e nemmeno vuole andarci. Si può discutere a lungo se sia mai stato salvato o se abbia perso la salvezza, ma alla fine del dibattito si può giungere a due conclusioni. Primo, un tempo – secondo ogni apparenza umana – era salvato. Secondo, non ha rispettato gli avvertimenti della Bibbia che ci dicono di continuare a camminare, di continuare a confidare e di continuare a perseverare nella fede.

vi. Nelle genealogie della Bibbia vengono menzionati due libri.

·Il libro della discendenza di Adamo (Genesi 5:1).

·Il libro della genealogia di Gesù Cristo (Matteo 1:1).

L’essere nati da Adamo non è garanzia che i nostri nomi sono scritti nel libro della vita. L’essere nati di nuovo, nati da Gesù Cristo, ci dà questa certezza.

d. Ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio, e davanti ai suoi angeli: Si tratta di una promessa meravigliosa. È logico pensare che dobbiamo essere disposti a confessare il nome di Gesù, ma è sorprendente che Egli non si vergognerebbe di confessare il nostro!

i. Accettare Gesù è importante. Ma è di gran lunga più importante sapere se Gesù accetta noi.

7. (6) Esortazione generale a tutti coloro che odono.

«Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».

a. Ascolti: Tutti dobbiamo ascoltare ciò che lo Spirito dice alla chiesa di Sardi. È facile scivolare nel torpore e nell’apatia e avviarsi verso la morte spirituale, soprattutto quando si ha una buona reputazione. Ciononostante, c’è sempre speranza per una chiesa morta, dato che Gesù sa come resuscitare i morti.

b. Ciò che lo Spirito dice alle chiese: Sardi ci insegna che dobbiamo fare attenzione al nostro successo. La città era ricca e conosceva la bella vita, ma ciò li aveva resi indolenti e viziati. Sardi ci insegna anche a vegliare sui nostri maggiori punti di forza. Sardi si credeva inespugnabile, eppure fu conquistata. Quando diciamo: “Non lo farei mai”, è il momento esatto in cui dobbiamo tenere alta la guardia.

i. Il feldmaresciallo britannico Montgomery era solito dire: “Un sol uomo può farmi perdere una battaglia”. Un cristiano corrotto o disubbidiente può far perdere una battaglia a una chiesa intera. Primo, può far perdere una battaglia semplicemente a causa dei suoi punti deboli. Secondo, può far perdere una battaglia perché induce gli altri a commettere il suo stesso peccato. Infine, può far perdere una battaglia perché favorisce uno spirito di tolleranza nei confronti del peccato negli altri membri della chiesa. Un sol uomo può far perdere una battaglia!

B. Lettera di Gesù alla chiesa di Filadelfia.

1. (7a) Il carattere della città di Filadelfia.

«E all’angelo della chiesa in Filadelfia scrivi».

a. Filadelfia: Questa città, il cui nome significa amore fraterno, era la più giovane delle sette ed era stata fondata inizialmente come avamposto missionario per l’ellenismo, la cultura dell’antica Grecia.

i. “Lo scopo iniziale di questa città strategica era quello di renderla un centro di diffusione della lingua, della cultura e dei costumi greci in tutte le province dell’Asia.” (Hocking)

ii. “Filadelfia era stata costruita con l’espresso intento di renderla una città missionaria. Al di là di Filadelfia si trovavano le terre selvagge della Frigia e le tribù barbare; la funzione di Filadelfia doveva essere quella di diffondere la lingua greca, il modo di vivere greco e la civiltà greca in tutte le regioni al di là della città.” (Barclay)

iii. La città prese il nome dal suo fondatore, Attalo II, soprannominato Philadelphos.

b. Filadelfia: Era una città prospera. “Filadelfia controllava una delle più grandi vie di comunicazione del mondo, la strada che portava dall’Europa all’Oriente. Filadelfia era la porta di passaggio da un continente all’altro.” (Barclay)

c. Filadelfia: La città era rinomata anche per la bellezza dei suoi edifici (era chiamata la “piccola Atene”) e per i suoi terremoti, che richiedevano evacuazioni frequenti.

i. “Camminare per le sue strade disseminate di templi riportava alla memoria Atene, il centro del culto degli dèi dell’Olimpo.” (Barclay)

2. (7b) Gesù descrive sé stesso alla chiesa di Filadelfia.

«Queste cose dice il Santo, il Verace, colui che ha la chiave di Davide, che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre».

a. Queste cose dice il Santo, il Verace: Gesù ricorda alla chiesa di Filadelfia che Egli è Santo e Verace. Questi attributi non descrivono delle “tendenze” interiori di Gesù, bensì il Suo stesso essere. Mostrano anche Gesù è Yahweh, perché solo Lui è il Santo in senso assoluto.

i. In greco antico esistono due parole che si possono tradurre con Verace (o vero). L’una significa “Verace e non falso”. L’altra, “Verace e non finto”. Il termine in greco antico tradotto qui con Verace (alethinos) è il secondo, che dà l’idea di qualcosa di “reale” o “genuino”. Gesù è Verace in tutta la Sua essenza; Egli è il vero Dio e il vero uomo.

b. Colui che ha la chiave di Davide, che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre: Gesù mostra di essere anche il custode delle chiavi e delle porte. Mediante questa citazione, tratta da Isaia 22:20–23, Gesù esprime la propria potenza e la propria autorità, soprattutto per quanto riguarda l’ammettere e l’escludere.

3. (8) Ciò che Gesù sa della chiesa di Filadelfia.

«Io conosco le tue opere; ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, nonostante tu abbia poca forza, hai custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome».

a. Io conosco le tue opere: Gesù lo dice ad ognuna delle sette chiese. La chiesa di Filadelfia ha servito Dio bene attraverso circostanze difficili e Gesù lo sa.

b. Ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere: La chiesa di Filadelfia aveva davanti a sé una porta aperta. Una porta aperta indica spesso un’opportunità evangelistica (1 Corinzi 16:9, 2 Corinzi 2:12 e Colossesi 4:3).Gesù dice loro di aver aperto una porta di opportunità evangelistica, che loro devono attraversare in fede.

i. Durante la sua storia, la città di Filadelfia ha avuto una grande chiamata “evangelistica”. La città è stata coinvolta nella missione di diffondere la cultura e la lingua greca in tutta la regione. Ora Gesù apre un’altra porta per i cristiani di Filadelfia, quella di diffondere la cultura del Suo regno in quella stessa regione.

ii. Gesù dice loro di osservare (eccoguarda, NKJV) la porta aperta che hanno davanti. A volte Dio ci mette davanti un’opportunità evangelistica come una porta aperta, ma noi non la vediamo. Una volta un uomo andò da Spurgeon e gli chiese come avrebbe potuto vincere altri per Gesù. Spurgeon gli chiese: “Che cosa sei? Che lavoro fai?”

L’uomo rispose: “Sono il macchinista di un treno”.

“Allora”, disse Spurgeon, “l’uomo che spala il carbone sul tuo treno è un cristiano?”.

“Non lo so”, disse l’uomo.

“Torna da lui”, disse Spurgeon, “scoprilo e comincia con lui”.

iii. Nel momento in cui vediamo la porta aperta, dobbiamo attraversarla. Dio vuole che cogliamo tutte le opportunità evangelistiche che ci presenta.

iv. Questa porta aperta potrebbe significare anche qualcos’altro. Sembra che i cristiani di Filadelfia fossero stati esclusi dalla sinagoga (Apocalisse 3:9). La porta aperta potrebbe anche indicare l’opportunità che hanno di entrare nel regno di Dio, in contrapposizione all’esclusione dalla sinagoga.

c. Che nessuno può chiudere: Viene sottolineata un’apertura senza impedimenti. Non c’è nulla che possa impedir loro di attraversare quella porta. Poiché Gesù è colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre (Apocalisse 3:7), Egli ha l’autorità di tenere aperta la porta per i cristiani di Filadelfia.

i. “Davide poteva chiudere e aprire il regno d’Israele a chiunque volesse. Non era costretto a lasciare il regno nemmeno al suo figlio maggiore. Poteva scegliere come suo successore chiunque volesse. Il regno del Vangelo e il regno dei cieli sono a completa disposizione di Cristo.” (Clarke)

ii. Anche oggi Dio apre le porte per il ministero e i ministri. “Vorrei testimoniare che ho messo alla prova questa promessa filadelfiana della porta aperta in anni di ministero e non è mai venuta meno. Il sostegno non viene dal sud, dall’est o dall’ovest, ma da Dio; e se affidiamo la nostra strada a Lui e confidiamo in Lui, Egli la porterà a compimento… L’uomo di Dio non dipende da talent scout religiosi né il suo ministero è nelle mani di funzionari ecclesiastici. Il suo quartier generale è il cielo e il suo itinerario è stabilito dal Signore della Porta Aperta.” (Havner)

iii. Poiché è Gesù che ha aperto la porta, è Lui a riceverne la gloria. “Né la ricchezza né l’influenza, né gli sforzi promozionali, né l’eloquenza del suo pulpito, né le armonie dei suoi musicisti possono dare a questa chiesa un ministero efficace. Solo il Signore ha aperto la porta; solo il Signore ‘fa crescere’.” (H. Morris)

d. Perché, nonostante tu abbia poca forza: L’espressione poca forza non implica debolezza, piuttosto vera forza. Erano abbastanza deboli da essere forti nel Signore. Potremmo essere “troppo forti”, “troppo grandi” o troppo sicuri di noi stessi per essere usati da Dio. La chiesa di Filadelfia aveva quella povertà di spirito che la rendeva consapevole del suo reale bisogno della forza di Dio.

i. “Non è una questione di grande forza né di grandi capacità, piuttosto di grande affidabilità. Sansone aveva grandi capacità ma scarsa affidabilità. Poca forza usata fedelmente conta di più di molta forza usata in modo vistoso e incostante.” (Havner)

ii. L’apostolo Paolo è stato un grande esempio di questa dinamica tra debolezza e forza. La potenza di Dio si manifestava nelle sue debolezze (2 Corinzi 12:7–10).

e. Hai custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome: La chiesa di Filadelfia era fedele a Gesù e alla Sua Parola. Il concetto di “non hai rinnegato il mio nome” non si riferisce solo al fatto che hanno espresso la loro fedeltà a Gesù, ma anche che hanno vissuto in modo fedele al nome e al carattere di Gesù.

i. Alcune delle chiese che proclamano grande fedeltà alla parola di Gesù rinnegano il Suo nome, il Suo carattere. Rappresentano il comportamento e lo stile di Gesù in modo molto diverso da quello che mostra la Bibbia.

f. Osserva le caratteristiche della chiesa di Filadelfia:

·Opportunità evangelistica (ti ho posto davanti una porta aperta).

·Dipendenza da Dio (nonostante tu abbia poca forza).

·Fedeltà a Gesù (hai custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome).

Per certi versi, queste caratteristiche non sembrano spettacolari. Dovrebbero essere la norma tra le chiese. Eppure, Gesù era completamente compiaciuto di questa chiesa. Non aveva nulla di negativo da dirle.

i. “La chiesa di Filadelfia viene lodata per aver custodito la Parola del Signore e non aver rinnegato il Suo nome. Il successo nell’opera cristiana non deve essere misurato in base a nessun altro standard di realizzazione. Non è l’ascesa nella gerarchia ecclesiastica. Non è il numero di nuovi edifici costruiti grazie al ministero di un uomo. Non sono le folle che si accalcano per ascoltare una voce umana. Tutte queste cose sono spesso usate come metro di misura del successo, ma sono misure terrene e non celesti.” (Barnhouse)

4. (9-10) Ciò che Gesù farà per i cristiani di Filadelfia.

«Ecco, io ti consegno alcuni della sinagoga di Satana, che si dicono Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi e conosceranno che io ti ho amato. Poiché hai custodito la parola della mia costanza, anch’io ti custodirò dall’ora della prova che verrà su tutto il mondo, per mettere alla prova coloro che abitano sulla terra».

a. Io ti consegno alcuni della sinagoga di Satana: È evidente che i cristiani di Filadelfia fossero perseguitati dai Giudei (sinagoga). Tuttavia, quei Giudei persecutori erano Giudei solo di nome (che si dicono Giudei e non lo sono, ma mentono). Infatti, non avevano nessun collegamento spirituale ad Abrahamo o al popolo della fede.

i. Con ciò Gesù non allude a tutti i Giudei. Sarebbe completamente sbagliato parlare della totalità dei Giudei come della sinagoga di Satana o come di coloro che si dicono Giudei e non lo sono. Parla invece di questo gruppo specifico di Giudei di Filadelfia che perseguitavano i cristiani in quel periodo.

b. Li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi: In questo modo, Gesù ha promesso che avrebbe salvaguardato il Suo popolo e fatto in modo che i suoi persecutori riconoscessero che avevano torto e che Gesù e i Suoi seguaci avevano ragione. L’idea è quella di una rivendicazione di fronte a persecutori “spirituali” ipocriti. Dio ha promesso che la chiesa di Filadelfia sarebbe stata confermata di fronte ai Suoi persecutori.

i. Dio aveva promesso a Israele che i gentili li avrebbero onorati e avrebbero riconosciuto il loro Dio (Isaia 45:14). La situazione si era ora rovesciata e quei Giudei “avrebbero assunto il ruolo dei pagani e avrebbero riconosciuto che la chiesa è l’Israele di Dio.” (Mounce)

ii. 1 Corinzi 14:24–25 parla di non credenti che si gettano con la faccia a terra in mezzo ai cristiani per adorare Dio, a conferma del fatto che non erano i cristiani ad essere adorati, ma era Dio che veniva adorato alla presenza dei cristiani.

iii. E conosceranno che io ti ho amato: Quando coloro che un tempo erano loro nemici avrebbero adorato al loro fianco, la loro inimicizia sarebbe cessata. Avrebbero saputo che Gesù aveva amato le stesse persone che un tempo perseguitavano. Il modo migliore per distruggere i nemici del Vangelo è pregare che Dio li trasformi in amici.

iv. Le persone perseguitate spesso desiderano giustizia contro i loro persecutori (Apocalisse 6:10). Un testo di un cristiano del II secolo lo illustra: “Quale vista sveglierà il mio stupore, il mio riso, la mia gioia e la mia esultanza? Quando vedrò tutti quei re, quei grandi re… gemere nel profondo delle tenebre! Quando vedrò i magistrati che perseguitavano nel nome di Gesù liquefarsi in fiamme più ardenti di quelle che accendevano nel loro furore contro i cristiani!” (Tertulliano, citato in Barclay)

c. Ti custodirò dall’ora della prova che verrà su tutto il mondo: Gesù ha promesso loro, inoltre, di proteggerli dall’ora della prova che arriverà su tutto il mondo.

i. La maggior parte degli studiosi della Bibbia considerano l’ora della prova un riferimento profetico ai dolori messianici, la Grande Tribolazione, che precederà il regno terreno di Gesù.Gesù ha promesso di custodire quei cristiani da questa ora della prova.

d. Per mettere alla prova coloro che abitano sulla terra: La prova è rivolta contro coloro che abitano sulla terra. Si tratta di un’espressione usata nove volte nel libro dell’Apocalisse, che fa riferimento a coloro che non sono salvati in Gesù. Apocalisse 17:8 la associa ai perduti: E gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, si meraviglieranno. Questa prova è per gli increduli, non per i cristiani.

i. “Coloro che abitano sulla terra” in tutta l’Apocalisse “non si riferisce ai credenti ma ai non credenti, che sono oggetto dell’ira di Dio.” (Johnson)

ii. Con i cristiani è diverso. Sebbene camminiamo su questa terra, la nostra dimora è nei cieli. Dio ci ha fatto sedere nei luoghi celesti in Gesù (Efesini 2:6). Noi non apparteniamo a coloro che abitano sulla terra, ma la nostra vita è nascosta in Gesù (Colossesi 3:3).

e. Ti custodirò dall’ora della prova: Questa promessa implica una fuga prima della Grande Tribolazione o promette protezione attraverso di essa? I sostenitori di entrambe le posizioni ritengono che questo passaggio avvalori ampiamente la loro.

i. Coloro che ritengono che la chiesa sarà presente sulla terra durante il periodo della Grande Tribolazione mettono enfasi sulla parola di Gesù ad avere costanza, affermando che il contesto implica una protezione che mette in grado coloro che sono fedeli di avere costanza durante quel periodo.

ii. Coloro che ritengono che Gesù verrà per la Sua chiesa prima della Grande Tribolazione osservano che la promessa di tale protezione è dall’ora della prova e non dalla prova in sé. Essi evidenziano anche il cataclisma mondiale e ineluttabile previsto nella Grande Tribolazione (Matteo 24:21 e Apocalisse capitoli 6, 8–9, 16).

iii. Tuttavia, hai custodito è al passato, indicando che si tratta di qualcosa che i cristiani avevano già fatto prima dell’ora della prova, che non è ancora venuta sul mondo. La promessa riguarda la ricompensa per la perseveranza passata e non è un equipaggiamento per perseverare nel futuro. “Per quanto riguarda la chiesa di Filadelfia, il rapimento della chiesa è stato presentato loro come speranza imminente.” (Walvoord)

iv. Oltretutto, coloro che sono messi alla prova dall’ora della prova non sono in primo luogo i credenti, ma coloro che abitano sulla terra, la cui casa è questa terra e che non sono cittadini dei cieli (Filippesi 3:20).

5. (11) Ciò che Gesù vuole che faccia la chiesa di Filadelfia.

«Ecco, io vengo presto; tieni fermamente ciò che hai, affinché nessuno ti tolga la tua corona».

a. Ecco, io vengo presto: I credenti di Filadelfia devono, innanzitutto, ricordare che Gesù viene presto e devono perciò prepararsi alla Sua venuta.

i. “L’espressione ‘presto’ deve essere intesa come qualcosa di improvviso e inaspettato, non necessariamente di immediato.” (Walvoord)

b. Tenete fermamente ciò che avete: La chiesa di Filadelfia non deve allontanarsi dal suo solito fondamento, come descritto in Apocalisse 3:8:

·Opportunità evangelistica (ti ho posto davanti una porta aperta).

·Dipendenza da Dio (nonostante tu abbia poca forza).

·Fedeltà a Gesù (hai custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome).

Queste cose possono e devono continuare nella chiesa di Filadelfia, ma può avvenire solo se tengono fermamente ciò che hanno.

c. Affinché nessuno ti tolga la tua corona: Se non avessero tenuto fermamente ciò che hanno, la loro corona sarebbe stata data a qualcun altro. Non dice che la corona avrebbe potuto essere rubata da qualcuno, bensì data.

i. Non si trattava di una corona di regalità, assegnata per diritto di nascita. Era una corona di vittoria. Gesù incoraggia i Suo santi a terminare la gara in maniera vittoriosa, a “giocare il secondo tempo” con la stessa tenacia con cui “hanno giocato il primo”.

ii. “Non dimenticare mai che l’uomo che ha più probabilità di portarti via la tua corona sei tu. ‘Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da esso sgorgano le sorgenti della vita’ (Proverbi 4:23). Non c’è pericolo maggiore da parte di qualcuno o di qualcosa se non da parte di sé stessi.” (Havner)

6. (12) Promessa di una ricompensa.

«Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non uscirà mai più fuori; e scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio, e il mio nuovo nome».

a. Chi vince io lo farò una colonna: Ai vincitori viene detto che saranno una colonna nel tempio del mio Dio. Le colonne erano immagini di forza, stabilità e bellezza dignitosa.

i. L’antica città di Filadelfia soffriva di frequenti terremoti. Quando un edificio crollava durante un terremoto, spesso tutto ciò che rimaneva in piedi erano le sue immense colonne. Gesù ci offre questa stessa forza per rimanere in piedi in Lui quando tutto intorno a noi si sgretola.

ii. Le colonne sorreggono l’edificio. L’unica cosa che invece sorregge le colonne sono le fondamenta. Le vere colonne della chiesa sorreggono la chiesa stessa e si appoggiano a Gesù come loro fondamento di sostegno.

b. Egli non uscirà mai più fuori: Il vincitore avrebbe avuto un posto permanente e stabile con Dio, a differenza di un posto incerto in questo mondo.

i. “I cittadini di Filadelfia vivevano una vita inquieta e movimentata. Ogni volta che le scosse di terremoto arrivavano, e arrivavano spesso, gli abitanti di Filadelfia scappavano dalla città verso l’aperta campagna, per sfuggire alla caduta dei muri e al volo delle pietre che accompagnavano una forte scossa di terremoto. Poi, quando la terra si calmava, tornavano. Nella loro paura, gli abitanti di Filadelfia uscivano e rientravano in continuazione; fuggivano sempre dalla città e poi vi facevano ritorno.” (Barclay)

c. Scriverò su di lui il nome del mio Dio… e il mio nuovo nome: Il vincitore avrebbe ricevuto anche molti nomi: di Dio, della Nuova Gerusalemme e il nuovo nome di Gesù. Questi nomi sono segni di identificazione, perché mostrano a chi apparteniamo. Sono segni di intimità, perché dimostrano che abbiamo il privilegio di conoscerlo in modi che altri non hanno.

i. Ciò si sposa bene con l’immagine della colonna. Nel mondo antico, l’aggiunta di un pilastro con un’iscrizione speciale a uno dei templi rendeva talvolta onore a un fedele servitore della città o a un sacerdote illustre. “Filadelfia onorava i suoi figli illustri mettendo i loro nomi sulle colonne dei suoi templi, in modo che tutti coloro che venivano ad adorare potessero vedere e ricordare.” (Barclay)

7. (13) Esortazione generale a tutti coloro che odono.

«Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».

a. Chi ha orecchi da udire, ascolti: Tutti vorremmo udire la lode e l’incoraggiamento che Gesù ha rivolto alla chiesa di Filadelfia. Se vogliamo essere come questa chiesa, dobbiamo rimanere sul loro stesso fondamento, il nome e la parola di Gesù. Dobbiamo altresì dipendere dalla loro stessa fonte di forza, che era Gesù e non loro stessi.

C. Lettera di Gesù alla chiesa di Laodicea.

1. (14a) Il carattere della città di Laodicea.

«E all’angelo della chiesa in Laodicea scrivi».

a. Chiesa in Laodicea: Laodicea era una città importante e ricca, con un numero significativo di Giudei tra i suoi abitanti. Similmente ad altre città della regione, essa fungeva da centro del culto a Cesare e ad Asclepio, dio della guarigione. A Laodicea sorgevano sia un tempio famoso dedicato ad Asclepio sia una scuola medica ancora più rinomata collegata al tempio.

i. Dopo che un terremoto ebbe devastato la regione nel 60 d.C., Laodicea rifiutò l’aiuto imperiale per la ricostruzione della città, riuscendo a fare affidamento esclusivamente sulle proprie risorse. Non necessitavano di aiuti esterni, non ne fecero richiesta né li volevano. “Laodicea era troppo benestante per accettare aiuto da qualcuno. Tacito, storico romano, racconta: ‘Laodicea riemerse dalle rovine con la forza delle proprie risorse, senza alcun aiuto da parte nostra’.” (Barclay)

b. Chiesa in Laodicea: Laodicea era, inoltre, un noto centro commerciale, che esportava parte dei suoi prodotti in tutto il mondo. “Viene spesso ricordato che Laodicea si vantava di tre cose: la ricchezza finanziaria, un’estesa industria tessile e un celebre unguento per gli occhi che veniva esportato in tutto il mondo.” (Mounce)

c. Chiesa in Laodicea: Uno dei loro problemi era la scarsa fornitura d’acqua che rendeva la città vulnerabile agli attacchi mediante assedio. Se un esercito nemico avesse circondato la città, questa avrebbe avuto una fornitura idrica insufficiente, che avrebbe potuto facilmente essere interrotta. Per questa ragione, i leader di Laodicea erano sempre accomodanti nei confronti di potenziali nemici, preferendo sempre il negoziato e il compromesso al conflitto.

i. La loro principale fonte d’acqua proveniva da un acquedotto di circa 10 km dalle sorgenti calde di Gerapoli. Poiché l’acqua proveniva da sorgenti calde, arrivava con una tiepidezza poco appetibile.

d. Chiesa in Laodicea: La chiesa di Laodicea è menzionata da Paolo – in una luce alquanto sfavorevole – in Colossesi 2:1 e 4:16.

2. (14b) Gesù descrive sé stesso alla chiesa di Laodicea.

«Queste cose dice l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio».

b. Queste cose dice l’Amen: Gesù è l’Amen, il “così sia”, il “è compiuto”. Come dichiarato in 2 Corinzi 1:20, Poiché tutte le promesse di Dio hanno in lui il «sì» e l’«Amen». Gesù è “la personificazione e l’affermazione della verità di Dio”. (Barclay)

b. Il Testimone fedele e verace: Questo è Gesù, in contrapposizione ai Laodicesi, che si dimostreranno né fedeli né veraci.

c. Principio della creazione di Dio: L’accezione della parola principio, che nel greco antico è arche, è quella di “regolatore, fonte o origine”, non di primo in ordine sequenziale. Questo versetto non insegna che Gesù è il primo ad essere stato creato, ma che Egli è il regolatore, la fonte e l’origine di tutta la creazione. Trasferisce l’idea di primo in importanza più che di primo in sequenza.

3. (15-16) Ciò che Gesù sa della chiesa di Laodicea.

«Io conosco le tue opere, che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo o caldo! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca».

a. Tu non sei né freddo né caldo: L’immagine che viene data qui di tiepidezza sarebbe stata subito compresa dai cristiani di Laodicea, vista la tiepidezza dell’acqua che bevevano quotidianamente. Gesù disse: “Proprio come l’acqua che bevi è disgustosa tanto è tiepida, allo stesso modo tu sei tiepido, né freddo né caldo”. Nel senso spirituale inteso qui, la tiepidezza rappresenta l’indifferenza e il compromesso. È un tentativo di giocare al centro, troppo caldo per essere freddo e troppo freddo per essere caldo. Volendo essere entrambi, finiscono per non essere nulla e udire solo le parole: “Io sto per vomitarti dalla mia bocca”.

i. Gesù intendeva forse dire che questi cristiani erano intrinsecamente freddi, ma riscaldati dai loro ornamenti religiosi? Oppure che erano essenzialmente caldi, ma erano stati raffreddati dall’apatia e dalla fiducia in sé stessi? Entrambe le cose sono possibili, ma poiché Egli parlava alla Sua chiesa, l’accento è posto sulla seconda.

ii. C’è mai stata sulla terra maledizione più grande della religione vuota? C’è forse un’anima più difficile da raggiungere di quella che ha solo un po’ di Gesù da pensare di averne abbastanza? La chiesa di Laodicea è un esempio di religione vuota, così come vediamo che gli esattori delle tasse e le prostitute erano più aperti a Gesù di quanto non lo fossero gli scribi e i farisei.

iii. A Satana, pur di averci in pugno, va bene di tutto, anche se apprezza un religioso tiepido molto più di un peccatore dal cuore freddo.

b. Oh, fossi tu freddo o caldo: Ciò che Gesù voleva cambiare in loro (e vuole cambiare in noi) più di ogni altra cosa è l’inganno di avere due piedi in una scarpa, nel tentativo di piacere sia al mondo che a Gesù.

i. “Oh, fossi tu freddo o caldo” indica anche un altro aspetto della tiepidezza, intesa come immagine di inutilità. “L’acqua calda guarisce, quella fredda ristora, ma l’acqua tiepida è inutile in entrambi i casi.” (L. Morris) Era come se Gesù avesse detto: “Se foste caldi o freddi, potrei usarvi in qualche modo. Ma, dato che non siete né l’uno né l’altro, non farò nulla”. Il cristiano tiepido ha quel po’ di Gesù che basta per soddisfare un desiderio di religiosità ma non di vita eterna.

ii. Il ladro sulla croce fu freddo nei confronti di Gesù e comunque vide chiaramente il proprio bisogno. Giovanni fu fervente verso Gesù e sperimentò una relazione d’amore; Giuda, invece, era tiepido e seguiva Gesù giusto per essere considerato un discepolo, ma non diede pienamente il proprio cuore a Gesù.

iii. In fin dei conti, nessuno è più infelice di un cristiano tiepido. Egli ha troppo del mondo per essere felice in Gesù e troppo di Gesù per essere felice nel mondo.

iv. Ma come ha potuto dire Gesù: “Oh, fossi tu freddo o caldo”? Sappiamo che il Suo desiderio più profondo è che siano ferventi, che abbiano un amore infuocato per Lui (vedi Apocalisse 3:19, dove la parola zelo è associata alla parola caldo). Eppure, se non sono ferventi, Gesù preferisce che siano freddi piuttosto che tiepidi. “In altre parole, il Signore sta dicendo: ‘Se, invece di essere tiepidi, foste tanto freddi da percepire la vostra stessa freddezza, allora la percezione di questo vostro bisogno potrebbe spingervi al vero calore; ora però, nella vostra tiepidezza, avete quel po’ che serve a proteggervi da quella sensazione di bisogno’.” (Barnhouse)

c. Tiepido: Preghiere così si prendono gioco di Dio. “Oh fratelli e sorelle, avete mai pensato veramente quale insulto sia per Dio quando ci presentiamo davanti a Lui con preghiere tiepide? Lì c’è il propiziatorio celeste; la strada per raggiungerlo è cosparsa del prezioso sangue di Gesù, eppure ci accostiamo ad esso con cuori freddi o addirittura non portando affatto i nostri cuori. Ci inginocchiamo in atteggiamento di preghiera, ma non preghiamo. Balbettiamo certe parole, esprimiamo pensieri che non sono i nostri veri desideri, recitiamo desideri che non sentiamo. Non degradiamo così il propiziatorio? Lo rendiamo, per così dire, un comune luogo di svago, piuttosto che un terribile luogo di lotta, che è stato una volta cosparso di sangue e che è spesso da cospargere con il sudore delle nostre ferventi suppliche.” (Spurgeon)

d. Tiepido: Vite così allontanano le persone da Gesù. “Beh, tiepido credente, che cosa vedono i perduti in te? Vedono un uomo che dice di andare in cielo, ma che sta viaggiando al passo di lumaca. Professa di credere all’esistenza dell’inferno, eppure ha occhi senza lacrime e non cerca mai di strappare le anime dalla fossa. Vedono davanti a loro qualcuno che ha a che fare con realtà eterne, ma che è sveglio solo a metà; qualcuno che professa di aver subito una trasformazione così misteriosa e meravigliosa che dovrebbe portare come risultato, se ciò fosse vero, un cambiamento evidente nella sua vita esteriore; eppure, lo vedono del tutto simile a loro. Magari è coerente dal punto di vista morale nel suo comportamento generale, ma non vedono alcuna efficacia nel suo carattere religioso.” (Spurgeon)

i. “Il mondano indifferente si lascia cullare dal credente tiepido che, a questo proposito, fa la parte della sirena nei confronti del peccatore, cantando una dolce musica alle sue orecchie e contribuendo persino ad attirarlo verso le rocce dove sarà distrutto. Si tratta di una questione molto seria, carissimi. In questo modo, si arreca un grande danno alla causa della verità; il nome di Dio e l’onore di Dio vengono compromessi da credenti incoerenti. Vi prego di rinunciare alla vostra professione di fede o di essere fedeli ad essa. Se siete davvero il popolo di Dio, allora servitelo con tutte le vostre forze; ma, se Baal è il vostro dio, allora servite lui. Se la carne è degna di essere soddisfatta, allora servite la carne; ma, se Dio è il sommo Signore, allora attaccatevi a Lui.” (Spurgeon)

e. Il nome Laodicea significa “governo del popolo”. Questa chiesa rappresenta molto bene una congregazione governata dalla maggioranza invece che da Dio. “Il suo nome la designa come la Chiesa del dominio della folla, la Chiesa democratica, in cui tutto è influenzato e deciso dall’opinione popolare, dal clamore e dal voto.” (Seiss)

i. Ciò si riflette nelle prime parole di Gesù alla chiesa: chiesa dei Laodicesi (Apocalisse 3:14, traduzione NKJV). Per le altre chiese abbiamo trovato chiesa in Efeso (Apocalisse 2:1) o chiesa in Smirne (Apocalisse 2:8) o chiesa in Sardi (Apocalisse 3:1). Ma qui troviamo chiesa dei Laodicesi (NKJV).

ii. Potremmo anche affermare che la tiepidezza è la tendenza naturale della nostra natura corrotta. “Ahimè, questo stato di tiepidezza è così congeniale alla natura umana che è difficile strapparlo agli uomini. Il freddo ci fa rabbrividire e il grande caldo ci fa soffrire, ma un bagno tiepido è di per sé un conforto. È una temperatura che si addice alla natura umana. Il mondo è sempre in pace con una chiesa tiepida e una tale chiesa si compiace sempre di sé stessa.” (Spurgeon)

f. Perché sei tiepido: Nel suo sermone intitolato Un Severo Ammonimento contro la Tiepidezza, Spurgeon descrive la chiesa tiepida:

·Tengono riunioni di preghiera, ma in pochi la frequentano, perché ad esse preferiscono serate tranquille a casa.

·Quando anche le frequentano in molti, le riunioni sono comunque molto monotone, perché pregano in modo molto posato e hanno paura di agitarsi troppo.

·Si accontentano che tutto sia fatto in modo discreto e ordinato, mentre il vigore e lo zelo sono considerati volgari.

·Possono avere scuole, corsi biblici, sale di predicazione e ogni sorta di iniziative, ma è come se ne li avessero, perché da tutto ciò non viene mostrata alcuna energia e non se ne ricava nulla di buono.

·Hanno diaconi e anziani che sono eccellenti colonne della chiesa, se la qualità principale delle colonne è quella di stare fermi, senza mostrare alcun movimento o emozione.

·Il pastore non si dilunga molto nella predicazione del Vangelo eterno, e di certo non ha una predicazione fervente.

·Il pastore può essere una luce splendente di eloquenza, ma certamente non è una luce ardente di grazia, che incendia i cuori degli uomini.

·Ogni cosa è fatta in modo superficiale, svogliato, senza vita, come se non importasse molto che si faccia o meno.

·Il tutto viene fatto in modo rispettabile, le famiglie ricche non vengono offese, il partito degli scettici viene rabbonito e la gente per bene non viene del tutto alienata: le cose sono rese piacevoli in ogni aspetto.

·Si fanno le cose giuste, ma per quanto riguarda il farle con tutta la forza e l’anima, una chiesa laodiceana non ha idea di cosa significhi.

·Non sono così freddi da abbandonare la loro opera o da rinunciare alle loro riunioni di preghiera o da rifiutare il Vangelo.

i. “Non sono ferventi né per la verità, né per le conversioni, né per la santità, non sono abbastanza infuocati da bruciare la stoppia del peccato, né abbastanza zelanti da far arrabbiare Satana, né abbastanza ferventi da presentarsi come sacrifici viventi sull’altare del loro Dio. Non sono ‘né freddi né ferventi’.” (Spurgeon)

g. Io sto per vomitarti dalla mia bocca: In che modo le chiese sono nella bocca di Gesù?

·Sono nella Sua bocca perché diffondono la Sua Parola.

·Sono nella Sua bocca perché Egli prega costantemente per loro.

i. Che cosa terribile, in un modo o nell’altro, essere vomitati dalla bocca di Gesù!

4. (17) Ciò che Gesù ha contro la chiesa Laodicea.

«Poiché tu dici: “Io sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla”; e non sai invece di essere disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo».

a. Tu dici: “Io sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla”: Alla chiesa di Laodicea mancava il concetto di “povertà in spirito”. Guardando la propria condizione spirituale, dicevano: “Ricco”. Guardando di nuovo, affermavano: “Arricchito”. Guardando una terza volta, dichiaravano: “Non ho bisogno di nulla”. Erano il contrario di quello che Gesù dice in Matteo 5:3, beati i poveri in spirito.

i. I Laodicesi riponevano la propria fiducia nella prosperità materiale, nel lusso esteriore e nella salute fisica. Erano convinti di non aver bisogno di nulla. “La perdita del senso di bisogno, come la sonnolenza che attanaglia un uomo in assideramento, è fatale.” (Newell)

ii. “La causa di Cristo ha subito più danno dai credenti ‘scalda–sedie’ della domenica mattina, che dicono di amare Cristo, che Lo chiamano Signore ma non mettono in pratica i Suoi comandamenti, di quanto non abbiano fatto i pubblicani e i peccatori.” (Havner)

b. E non sai invece di essere disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo: Non è che la chiesa di Laodicea non fosse spiritualmente povera: lo era, ma era semplicemente cieca. Gesù, guardando la loro condizione spirituale, dice: “Disgraziato”. Guardando di nuovo, afferma: “Miserabile”. Guardando una terza volta, Gesù dichiara: “Povero”. Guarda di nuovo e dice: “Cieco”. Gesù guarda un’ultima volta e vede che sono spiritualmente nudi.

i. La città di Laodicea era conosciuta per la sua ricchezza, ma i cristiani della città erano spiritualmente disgraziati, miserabili e poveri. Laodicea era rinomata per il suo collirio curativo, ma i cristiani della città erano spiritualmente ciechi. Laodicea era famosa per i suoi bei vestiti, ma i cristiani della città erano spiritualmente nudi.

ii. I contrasti sono scioccanti:

·Il contrasto tra ciò che pensavano di essere e ciò che erano veramente.

·Il contrasto tra ciò che vedevano loro e ciò che vedeva Gesù.

·Il contrasto tra la ricchezza e il benessere della loro città e la loro bancarotta spirituale.

c. Tu… sei (Nuova Riveduta): Non era soltanto l’opinione di Gesù. Spiritualmente parlando, questa era loro condizione: disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo. Ciò che Gesù vedeva in loro era più importante di quello che vedevano loro stessi. La chiesa di Smirne pensava di essere povera, quando, in realtà, era ricca (Apocalisse 2:9); la chiesa dei Laodicesi, invece, credeva di essere ricca, quando, in realtà, era povera.

i. Si potrebbe affermare che tutto abbia avuto in inizio con la loro cecità spirituale. Se sei cieco, non puoi guardare te stesso e vedere che sei disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo. L’ottenebramento mentale è peggio della perdita della vista; la perdita di vista spirituale, invece, lo è ancora di più.

ii. I Laodicesi sono caratteristici del mondo moderno, che si compiace di ciò che l’occhio naturale può vedere, ma non è toccato dal Vangelo e non vede al di là del velo della materia le invisibili, reali ed eterne ricchezze spirituali.” (Walvoord)

5. (18-20) Ciò che Gesù vuole che faccia la chiesa di Laodicea.

«Ti consiglio di comperare da me dell’oro affinato col fuoco per arricchirti, e delle vesti bianche per coprirti e non far apparire così la vergogna della tua nudità, e di ungerti gli occhi con del collirio, affinché tu veda. Io riprendo e castigo tutti quelli che amo; abbi dunque zelo e ravvediti. Ecco, io sto alla porta e busso; se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me».

a. Ti consiglio di comperare da me: Il cambiamento nei Laodicesi doveva cominciare con la comprensione della loro povertà spirituale. Finché crediamo di poter soddisfare da noi stessi il nostro bisogno di ricchezza, indumenti e capacità di vedere, non potremo mai ricevere queste cose da Gesù. Dobbiamo ricercarle da Gesù, invece di fare affidamento su noi stessi.

i. Comperare da me dell’oro affinato col fuoco: Se avessero ricevuto da Gesù le Sue ricchezze, il Suo oroaffinato meravigliosamente col fuoco – allora avrebbero potuto considerarsi veramente arricchiti.

ii. Delle vesti bianche per coprirti: Se avessero ricevuto da Gesù quella copertura di purezza e giustizia che Lui dà, allora avrebbero potuto coprirsi e non far apparire così la vergogna della tua nudità. I mercanti di Laodicea erano rinomati per un tipo di lana di colore nero lucido che usavano per produrre degli indumenti magnifici. Gesù disse: “Io conosco il nero magnifico con cui il mondo può rivestirti. Ma io ho delle vesti bianche affinché tu possa coprirti”.

iii. Ungerti gli occhi con del collirio: Se avessero ricevuto da Gesù la guarigione della loro vista spirituale, allora sarebbero stati in grado di vedere.

b. Comperare da me: Come possiamo comperare queste cose da Gesù? Non ce le guadagniamo mediante le nostre buone opere. Piuttosto, Gesù direbbe: “Tutta questa autosufficienza deve essere spesa per ottenere da Me, Gesù, questi beni di assoluta necessità”. (Alford)

c. Io riprendo e castigo tutti quelli che amo: Nonostante un rimprovero così severo, Gesù aveva perso il Suo amore per questa chiesa smarrita? Niente affatto. Il grande amore di Gesù si esprimeva nella Sua riprensione. “È, infatti, la punizione ultima di Dio quella di lasciare un uomo in balia di sé stesso.” (Barclay)

i. La parola amo nell’espressione tutti quelli che amo non è agape ma phileo. È come se Gesù dicesse: “Anche se ti riprendo e ti castigo, io rimango comunque tuo amico. Ti amo profondamente come Mio amico”.

ii. “Eppure, su una chiesa che è sprofondata così in basso come Laodicea, il Signore risorto riversa ancora il Suo amore.” (Barnhouse)

iii. “La parola adottata qui per ‘amore’ è una parola ben precisa, che indica un intenso affetto personale.” (Spurgeon)

d. Abbi dunque zelo e ravvediti: Egli comanda loro di ravvedersi e di proseguire con zelo. Gesù dice: “Cambiate strada. Non guardate alle vostre ricchezze e alle vostre risorse, perché, in realtà, siete in bancarotta. Voltatevi e guardate a me”.

i. La parola in greco antico tradotta con zelo deriva dalla stessa da cui proviene la parola caldo in Apocalisse 3:16. Detestando la loro tiepidezza, Gesù avrebbe preferito che fossero stati caldi con zelo piuttosto che freddi.

ii. “Quando tu ed io saremo distesi sui nostri letti di morte, credo che dovremo rimpiangere, più di ogni altra cosa, la nostra freddezza di cuore. Tra i tanti peccati… forse questo sarà il più pesante sui nostri cuori e le nostre coscienze: ‘Non sono vissuto come avrei dovuto; non sono stato così zelante nella causa del mio Signore come avrei dovuto’. Allora le nostre prediche fredde, come fantasmi avvolti in un lenzuolo, marceranno davanti ai nostri occhi in una schiera spaventosa. Allora le nostre giornate trascurate si alzeranno, ognuna delle quali sembrerà agitare i capelli come se fosse una delle sette furie, e guarderà dritto nel nostro cuore, facendo coagulare il nostro stesso sangue nelle vene.” (Spurgeon)

iii. Dobbiamo fare del seguire Gesù la nostra vita, non semplicemente un hobby o un’attività occasionale. Questo si scontra con lo spirito della nostra epoca, che tanto tempo fa fu espresso da un famoso uomo inglese, dopo che ebbe letto un sermone di G.W.E. Russell: “Quando si permette alla religione di invadere la sfera della vita privata, le cose sono arrivate a un bel punto morto.” (Statista inglese William Lamb [1779–1848])

iv. Trapp dice riguardo al ravvedimento del credente: “Se Dio vede brillare questo arcobaleno [di ravvedimento] nei nostri cuori, non annegherà mai le nostre anime”.

e. Ecco, io sto alla porta e busso: Gesù estende a questa chiesa tiepida Il Grande Invito. Egli bussa alla loro porta, chiedendo il permesso di entrare e di cenare con loro, cioè trascorrere insieme a loro del tempo di calore e intimità. Ciò accade solo se rispondiamo al Suo bussare, anche se è una promessa fatta a tutti: Se qualcuno ode la mia voce.

i. L’immagine di Gesù che sta alla porta è valida sia per i peccatori che per i santi allo stesso modo.Gesù vuole entrare da noi e cenare con noi, cioè desidera avere una relazione profonda e di valore.

ii. Io sto alla porta: Purtroppo, Gesù stava all’esterno e bussava per poter entrare. Se la chiesa a Filadelfia era “La Chiesa della Porta Aperta”, allora quella di Laodicea era “La Chiesa del Gesù Escluso”.

iii. Io sto alla porta e busso; se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta: Tale affermazione, fatta da Gesù, esprimeva un profondo mistero. Perché Gesù stava dalla parte esterna della porta?Perché bussava?Perché aspettava che qualcuno Gli aprisse la porta? Aveva ogni diritto di sfondarla o di entrare in qualche altro modo di Sua iniziativa, ma non lo fece. Gesù, sovrano e onnipotente, si abbassò per realizzare il Suo piano eterno desiderando la cooperazione del cuore umano.

iv. “L’occupante deve aprire la porta. In altre parole, deve ravvedersi del suo orgoglio e della sua autosufficienza, della sua sapienza umana e della sua vile neutralità.” (H. Morris)

v. “Cristo sta (aspetta a lungo) alla porta del cuore del peccatore; bussa (usa giudizi, misericordia, rimproveri, esortazioni) per portare i peccatori al ravvedimento e a volgersi a Lui; alza la sua voce, chiama a gran voce mediante la Sua Parola, i Suoi ministri e il Suo Spirito.” (Clarke)

vi. Gesù si presenta alla porta come l’innamorato del Cantico dei Cantici. Questo passo somiglia, o ne è forse la citazione, a Cantico dei Cantici 5:2: Sento la voce del mio diletto, che picchia e dice: «Aprimi, sorella mia, amica mia».

vii. La chiave per aprire la porta è, innanzitutto, udire la Sua voce. Quando prestiamo attenzione a ciò che Gesù dice, allora possiamo essere salvati dalla nostra tiepidezza ed entrare in una relazione “zelante” con Lui.

f. Io entrerò da lui: Che promessa gloriosa! Se apriamo la porta, Egli entrerà. Non suonerà il campanello per poi scappare via. Ha promesso di entrare e poi di cenare con il credente.

i. Quando Gesù disse: “Cenerò con lui”, parlava di un pasto in particolare, conosciuto come il deipnon. “Il deipnon era il pasto principale della giornata ed era un momento piacevole, non uno spuntino frettoloso.” (L. Morris) Questo ci parla di comunione. Ci parla della profondità della relazione.

ii. “La cena (deipnon) era il pasto principale della giornata. Era il pasto al quale un uomo si sedeva e parlava a lungo, perché ora c’era tempo, essendo terminata la giornata di lavoro… Non è una semplice visita di cortesia, fatta di sfuggita, quella che Gesù Cristo ci offre. Egli desidera entrare e sedersi a lungo con noi, e aspettare per tutto il tempo che desideriamo che aspetti.” (Barclay)

iii. Gesù ci vuole proprio qui, in comunione con Lui. Tutto ciò che Lui ha detto alla chiesa di Laodicea fino a questo momento dev’essere considerato alla luce di un desiderio amorevole di comunione. “La riprensione e il castigo non sono segni di rifiuto da parte di Cristo, ma del suo amore costante e implorante, anche nei confronti di chi è tiepido e incurante.” (Alford)

g. Se qualcuno: Osserva che Gesù ha rivolto la chiamata a singoliindividui. Non ha detto: “Se qualche chiesa”, ma se qualcuno. “Non dobbiamo parlare di mettere a posto la chiesa, ma ognuno deve pregare di ricevere grazia per sé stesso, perché il testo non dice: ‘Se la chiesa apre la porta’, bensì ‘se alcuno ode la mia voce ed apre la porta’. È qualcosa che i singoli individui devono fare: la chiesa sarà a posto solo se ogni uomo si metterà a posto.” (Spurgeon)

6. (21) Promessa di una ricompensa.

«A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi sono posto a sedere col Padre mio sul suo trono».

a. A chi vince: La promessa di Gesù ai vincitori, soprattutto a quelli di Laodicea, mostra che non dobbiamo per forza essere dei cristiani che si compromettono e sono tiepidi. Se lo siamo, possiamo cambiare ed entrare a far parte dei vincitori di Gesù.

b. Concederò di sedere con me sul mio trono: Coloro che vincono la battaglia contro l’indifferenza, il compromesso e l’autosufficienza ricevono una ricompensa speciale. Godono di un posto con Gesù seduto sul trono (come anch’io ho vinto e mi sono posto a sedere col Padre mio sul suo trono).

i. “Pur trattandosi della peggiore delle sette chiese, le vengono fatte le promesse più eminenti, a dimostrazione del fatto che i peggiori possono ravvedersi, alla fine vincere e raggiungere anche il più alto stato di gloria.” (Clarke)

7. (22) Esortazione generale a tutti coloro che odono.

«Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».

a. Chi ha orecchi, ascolti: Sono in pochi a volersi identificare con la chiesa di Laodicea. Piuttosto, preferiremmo identificarci con quella di Filadelfia.

b. Ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: Dobbiamo ascoltare ciò che lo Spirito Santo dice qui, perché Egli parla alle chiese, noi inclusi. Che Dio ci liberi dalla tiepidezza dell’autosufficienza e del compromesso che caratterizzava la chiesa dei Laodicesi!

Le Sette Chiese dell’Apocalisse da un Punto di Vista Storico

In molti hanno cercato di dare un senso ai capitoli 2 e 3 di Apocalisse (le lettere alle sette chiese dell’Asia) considerandole come un’unica entità. È significativo che Gesù abbia scelto di rivolgersi a queste sette congregazioni in particolare, sebbene nella regione fossero presenti altre chiese (ad esempio, la chiesa di Colosse). Inoltre, alcuni hanno inteso l’ordine delle lettere come prova del loro significato, cioè un’illustrazione generale della storia della chiesa nel periodo che va dall’Ascensione di Gesù fino al Suo ritorno.

È interessante altresì notare che anche Paolo si rivolge a sette chiese: Roma, Corinto, Galazia, Efeso, Colosse, Filippi e Tessalonica (alcuni hanno anche osservato in modo interessante che Gesù presenta sette “Parabole del Regno”). I primi commentatori del libro di Apocalisse sottolineavano che, siccome il numero sette indica completezza e compimento, allo stesso modo Gesù e Paolo scrissero a sette chiese per indicare che, in effetti, si rivolgevano a tutta la chiesa, non solo a queste sette congregazioni. Parlare alle sette chiese significa parlare alla chiesa in perfezione, in completezza e totalità. Come afferma un commentatore, “le chiese di ogni epoca sono comprese nelle sette”.

Di seguito vedremo le osservazioni di alcuni riguardo ad ognuno di questi periodi e di come si collegano alla storia della chiesa:

Henry Morris, The Revelation Record (scritto nel 1983)

“Pur non essendo assolutamente il tema principale, sembra che le sette chiese raffigurino i rispettivi stadi di sviluppo e di cambiamento delle chiese di Cristo durante i secoli successivi. La storia ha infatti dimostrato uno sviluppo generale simile nel corso degli anni… Egli non ha scelto in modo casuale. Ci deve essere un significato nella sequenza delle sette, così come nel totale.

Di seguito è riportato uno schema tratto dalla pagina 66 di The Revelation Record:

Chiesa Periodo Storico Data
Efeso Età Apostolica Fino al 100 d.C.
Smirne Età delle Persecuzioni Dal 100 al 313 d.C.
Pergamo Età della Chiesa Imperiale dal 313 al 590 d.C.
Tiatira Età del Papato dal 590 al 1517 d.C.
Sardi Età della Riforma dal 1517 al 1730 d.C.
Filadelfia Età Missionaria dal 1730 al 1900 d.C.
Laodicea Età dell’Apostasia dal 1900 al ?

Joseph Seiss, The Apocalypse (scritto nel 1900)

Efeso: Calore, amore e dedizione a Cristo; defezione che inizia con un graduale raffreddamento dell’amore, false dichiarazioni e distinzioni tra clero e laici.

Smirne: Un martirio dolce e prezioso, ma una crescita delle distinzioni tra clero e laici e delle tendenze giudaizzanti, con un crescente allontanamento dalla semplicità del Vangelo.

Pergamo: La vera fede scompare sempre di più; il clericalismo diventa sistematico, unione con il mondo.

Tiatira: Porpora e gloria per il sacerdozio corrotto; falsi profeti intronizzati in un’epoca in cui la verità viene scambiata con le tenebre (fino alla Riforma).

Sardi: Separazione e ritorno al governo di Cristo; molti grandi nomi, ma anche morte e letargia (secoli protestanti).

Filadelfia: Maggiore aderenza alla Parola di Gesù, più fraternità tra i cristiani (movimento evangelico moderno del XIX secolo).

Seiss non descrive molto la chiesa di Laodicea secondo questo schema, perché ritiene che ai suoi tempi (1900) debba ancora emergere.

Clarence Larkin, The Greatest Book on Dispensational Truth in the World (1918)

Efeso: Dal 70 al 170 d.C. – “La chiesa sviata”.

Smirne: Dal 170 al 312 d.C. – “La chiesa perseguitata”.

Pergamo: Dal 312 al 606 d.C. – “La chiesa dissoluta”.

Tiatira: Dal 606 al 1520 d.C. – “Una chiesa lassista”.

Sardi: Dal 1520 al 1750 d.C. – “Una chiesa morta”.

Filadelfia: Dal 1750 al 1900 d.C. – “Una chiesa favorita”.

Laodicea: Dal 1900 fino alla fine – “Una chiesa tiepida”.

Taylor Bunch, The Seven Epistles of Christ (1947)

Efeso: “La chiesa universale ai giorni degli apostoli o il I secolo del cristianesimo”.

Smirne: II e III secolo, “l’era del martirio, quando gli imperatori romani pagani tentarono di distruggere il cristianesimo con la violenza della spada”.

Pergamo: Per 250 anni (dall’imperatore Costantino all’imperatore Giustiniano I il Grande) “la chiesa fu esaltata al potere regale e all’autorità regia attraverso il connubio, o matrimonio, con lo Stato”.

Tiatira: Dal 538 al 1520 la chiesa politica e corrotta del Medioevo.

Sardi: Dal 1520 alla metà del 1700 (“ma senza dubbio abbraccia l’intera storia del protestantesimo fino alla fine della dispensazione del Vangelo”); la chiesa della Riforma, un’opera parziale.

Filadelfia: Dalla metà del 1700 al presente; la chiesa dei risvegli del XVIII e del XIX secolo, movimenti missionari su scala mondiale e una rinnovata attesa del ritorno di Gesù.

Laodicea: Dalla metà del 1800 fino alla fine della dispensazione cristiana, “un triste commento sulla cristianità moderna”.

Chuck Smith, What the World is Coming To (1977)

Efeso: La chiesa primitiva, fino alla morte di Giovanni.

Smirne: Dal II al IV secolo, le persecuzioni romane.

Pergamo: A partire dal 316, “sviluppo del sistema stato–chiesa sotto Costantino”.

Tiatira: La chiesa impenitente e infedele destinata ad attraversare la Grande Tribolazione.

Sardi: Protestantesimo morto.

Filadelfia: La chiesa fedele degli ultimi giorni.

Laodicea: La chiesa apostata degli ultimi giorni.

Valutazione di queste Interpretazioni

Tale approccio storico alle sette chiese dell’Apocalisse è utile se questi periodi sono visti come descrizioni ampie e imprecise della chiesa attraverso la storia, tali da consentire dei generosi periodi di sovrapposizione. Per esempio, sembra che le ultime quattro chiese rimarranno fino alla venuta di Gesù (vedi Apocalisse 2:25, 3:3, 3:11 e 3:20). Se si accettano queste sette chiese come descrittive delle fasi della storia della chiesa, non è necessario considerarle come epoche esclusive e strettamente sequenziali.

È bene ricordare che, se queste lettere sono una profezia del corso della storia della chiesa, questo è il loro significato secondario. Innanzitutto, le lettere sono state scritte a congregazioni reali ed esistenti del I secolo e a “tutti coloro che hanno orecchie per ascoltare”. Come affermato da Henry Morris:

“Poiché non c’è nulla di quanto detto direttamente da Cristo che richieda – o anche solo suggerisca – una tale applicazione (profetica), un approccio letteralistico allo studio dell’Apocalisse non può porre molta enfasi su di essa”.

Inoltre, dobbiamo ricordare che ogni epoca ha avuto alcune caratteristiche di tutte e sette le chiese. Sebbene alcuni periodi storici siano segnati dalle condizioni di cui si parla in queste lettere, non potremmo mai dire che “solo una lettera” si applica solo a noi o alla nostra epoca. Joseph Seiss si esprime bene al riguardo:

“Ci sono papisti protestanti e protestanti papisti; settari antisettari e faziosi che non sono scismatici; santi in mezzo ad abbondanti defezioni e apostasie, ed empi in mezzo alla fede più sincera e attiva; luce in luoghi oscuri e tenebre nel mezzo della luce”.

Dobbiamo ascoltare ciò che lo Spirito dice alle chiese (nel senso plurale), non a una sola chiesa.

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