Atti 15




Atti 15 – Il Concilio di Gerusalemme

A. Disputa tra gli uomini giunti dalla Giudea e Paolo e Barnaba.

1. (1) Gli uomini dalla Giudea espongono il loro caso.

Or alcuni, discesi dalla Giudea, insegnavano ai fratelli, dicendo: «Se non siete circoncisi secondo il rito di Mosè, non potete essere salvati».

a. Alcuni, discesi dalla Giudea, insegnavano ai fratelli, dicendo: «Se non siete circoncisi secondo il rito di Mosè, non potete essere salvati»: Si tratta di Giudei cristiani (spesso chiamati “giudaizzanti”) che, arrivati alla congregazione di Antiochia, insegnavano che i Gentili, per diventare cristiani, dovevano prima diventare giudei e sottomettersi a tutti i riti ebraici, inclusa la circoncisione.

i. Risultò molto difficile per alcuni cristiani ebrei accettare l’ingresso dei Gentili nella chiesa come membri alla pari, senza che questi passassero prima per la legge di Mosè. “Una cosa era accettare occasionalmente una persona timorata di Dio, che già simpatizzava con le usanze giudaiche; un’altra era accogliere un gran numero di Gentili che non avevano alcun riguardo per la legge e non avevano alcuna intenzione di osservarla.” (Williams)

b. Discesi dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: Quei cristiani venivano dalla Giudea e non si accontentavano di tenere per sé le proprie convinzioni, ma si sentivano in dovere di persuadere altri cristiani. Insegnavano ai fratelli, dopo aver fatto tutta la strada da Antiochia per annunciare il loro messaggio.

i. Con il loro insegnamento, gli uomini discesi dalla Giudea esprimevano un giudizio negativo su tutti gli sforzi missionari di Paolo e Barnaba, i quali, durante il loro ultimo viaggio missionario, avevano fondato diverse chiese fra i Gentili senza portarli sotto la legge di Mosè. In altre parole, gli uomini discesi dalla Giudea dicevano che Paolo e Barnaba avevano sbagliato a fare così.

ii. Mentre si trovava nella città di Antiochia di Pisidia, Paolo predicò questo messaggio: E che, mediante lui, chiunque crede è giustificato di tutte le cose, di cui non avete potuto essere giustificati mediante la legge di Mosè (Atti 13:39). Quegli uomini dalla Giudea avrebbero poi obiettato: “Sì, Gesù ci salva, ma solo dopo che abbiamo fatto il possibile per osservare la legge di Mosè”. Paolo, al contrario, insegnava che era possibile essere giusti davanti a Dio solo sulla base di quello che Gesù aveva fatto.

c. Non potete essere salvati: Non si trattava di un problema secondario, ma riguardava la salvezza stessa, il modo in cui si è giustificati davanti a Dio. Non si trattava di una questione di disaccordo fra credenti, dove alcuni credevano che ci si dovesse sottomettere alla legge e altri invece che non fosse importante. Era piuttosto una questione che andava dritto al cuore del cristianesimo e bisognava affrontarla.

i. Possiamo solo immaginare come Satana abbia voluto approfittare della situazione. Voleva a tutti costi che la dottrina della giustificazione mediante le opere avesse successo, ma, anche se non ci fosse riuscito, voleva che si scatenasse una costosa e aspra guerra dottrinale per dividere e inacidire completamente la chiesa. È possibile che si tratti della più grande minaccia nei confronti dell’opera del vangelo che troviamo in Atti degli Apostoli.

2. (2-4) Risposta di Paolo e Barnaba all’insegnamento degli uomini discesi dalla Giudea.

Essendo perciò sorta una non piccola controversia e discussione da parte di Paolo e Barnaba con costoro, fu ordinato che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e anziani per tale questione. Essi dunque, scortati per un tratto dalla chiesa, attraversarono la Fenicia e la Samaria, raccontando la conversione dei gentili e arrecando grande gioia a tutti i fratelli. Giunti a Gerusalemme, furono accolti dalla chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono le grandi cose che Dio aveva operato per mezzo di loro.

a. Sorta una non piccola controversia e discussione da parte di Paolo e Barnaba con costoro: La loro prima reazione fu di persuadere. È facile immaginare che ci sia stata una non piccola controversia e discussione… con costoro. Paolo e Barnaba, che avevano visto l’opera potente di Dio attraverso i Gentili, non avrebbero rinunciato a quell’opera tanto facilmente.

i. Facendo questo, Paolo e Barnaba mostrarono cuori da veri pastori: affrontare e contestare coloro che insistevano a promuovere false dottrine nella chiesa.

b. Fu ordinato che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme: Poiché la persuasione non pose fine al problema, Paolo e Barnaba si recarono a Gerusalemme per lasciare che fossero gli apostoli e anziani a decidere sulla questione. Non potevano semplicemente accettare di non essere d’accordo su questo tema, perché era il fulcro di ciò che significava essere un seguace di Gesù.

i. Da chi fu ordinato che Paolo e Barnaba andassero a Gerusalemme per chiarire la questione? Sembra parlare dell’intera collettività della chiesa di Antiochia, dove era stato divulgato il falso insegnamento. Ciò viene suggerito anche dalla frase che dice che furono scortati per un tratto dalla chiesa.

c. Arrecando grande gioia a tutti i fratelli: In viaggio verso Gerusalemme, Paolo e Barnaba trovarono tanti altri cristiani che gioivano per quello che Dio stava facendo tra i Gentili, a differenza degli uomini discesi dalla Giudea.

3. (5) Gli uomini dalla Giudea espongono nuovamente il loro insegnamento.

Ma alcuni della setta dei farisei che avevano creduto si alzarono, dicendo: «Bisogna circoncidere i gentili e comandar loro di osservare la legge di Mosè».

a. Alcuni della setta dei farisei che avevano creduto si alzarono: Molti dei cristiani che si opposero a Paolo e a Barnaba avevano fatto parte in precedenza dei farisei, che erano ben noti per la loro alta considerazione della legge e per il loro desiderio di rispettarla nei minimi dettagli.

i. Se c’era qualcosa che i farisei credevano con forza, era la giustificazione davanti a Dio attraverso l’osservanza della legge. Per diventare davvero cristiano, un fariseo avrebbe dovuto fare di più che riconoscere che Gesù era il Messia; avrebbe dovuto abbandonare i suoi tentativi di giustificarsi mediante l’osservanza della legge e accettare l’opera di Gesù come base della sua giustificazione.

ii. A Listra, Paolo e Barnaba non solo non permisero ai pagani di aggiungere Gesù al loro pantheon di divinità romane, ma comandarono loro di convertirsi dai loro falsi dèi al vero Dio (Atti 14:14-15). I farisei che erano diventati cristiani dovevano fare lo stesso: dovevano rinunciare ai propri sforzi di guadagnarsi la possibilità di accostarsi a Dio osservando la legge e volgere lo sguardo a Gesù. Non si può aggiungere Gesù e poi dire: “Gesù mi aiuta a giustificarmi mediante l’osservanza delle legge”.

iii. Lo stesso Paolo era un ex fariseo (Filippesi 3:5) convertitosi poi a Cristo. Giunse alla consapevolezza, però, che Gesù non era un aiuto a fare meglio ciò che i farisei già facevano. Sapeva che Gesù era la sua salvezza, non solo il mezzo per raggiungerla. Paolo scrisse: sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù, affinché fossimo giustificati mediante la fede di Cristo e non mediante le opere della legge, poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo della legge. (Galati 2:16)

b. Bisogna circoncidere i gentili e comandar loro di osservare la legge di Mosè: Quegli ex farisei insegnavano due cose. Primo, che bisognava iniziare i convertiti stranieri al giudaismo con la circoncisione. Secondo, che era necessario che i convertiti stranieri vivessero sotto la legge di Mosè, se volevano essere a posto davanti a Dio e accolti nella comunità cristiana.

i. Praticamente, il loro insegnamento diceva: “I Gentili sono liberi di accostarsi a Gesù. Li accogliamo e vogliamo che vengano a Gesù, ma devono passare attraverso la legge di Mosè per poter avvicinarsi a Gesù. Paolo e Barnaba, così come altri, hanno permesso ai Gentili di accostarsi a Gesù senza farli passare prima per la legge di Mosè”.

c. Bisogna circoncidere i gentili e comandar loro di osservare la legge di Mosè: Possiamo anche immaginare come avrebbero potuto giustificare questo insegnamento partendo dall’Antico Testamento. Avrebbero potuto dire che Israele è sempre stato il popolo eletto di Dio e che i Gentili devono entrare a far parte di Israele se vogliono far parte del Suo popolo.

i. I passi biblici che i farisei che avevano creduto avrebbero potuto presentare in difesa della loro posizione sono Esodo 12:48-49 e Isaia 56:6, a cui si sarebbe potuto far dire che il patto a cui i Gentili erano invitati a entrare a far parte era il patto della circoncisione.

B. Il concilio di Gerusalemme.

1. (6-11) Nel mezzo di una grande disputa, l’apostolo Pietro affronta la questione.

Allora gli apostoli e gli anziani si radunarono per esaminare questo problema. Ed essendo sorta una grande disputa, Pietro si alzò in piedi e disse loro: «Fratelli, voi sapete che già dai primi tempi Dio tra noi scelse me, affinché per la mia bocca i gentili udissero la parola dell’evangelo e credessero. Dio, che conosce i cuori, ha reso loro testimonianza, dando loro lo Spirito Santo, proprio come a noi; e non ha fatto alcuna differenza tra noi e loro, avendo purificato i loro cuori mediante la fede. Ora dunque perché tentate Dio, mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi abbiamo potuto portare? Ma noi crediamo di essere salvati mediante la grazia del Signor Gesù Cristo, e nello stesso modo anche loro».

a. Allora gli apostoli e gli anziani si radunarono per esaminare questo problema: I leader si riunirono per decidere sulla questione. Non la lasciarono semplicemente in sospeso, né la lasciarono alla coscienza di ciascun credente. Il problema era troppo importante.

i. La questione sollevata dal concilio di Gerusalemme era di immane portata: i cristiani sono giustificati davanti a Dio per fede soltanto o per una combinazione della loro fede e obbedienza alla legge di Mosè? L’opera di Gesù è di per sé sufficiente a salvare chi confida in Lui o dobbiamo aggiungere le nostre opere all’opera di Gesù per rendere noi stessi giusti davanti a Dio?

ii. Di fronte alle importanti questioni dottrinali di oggi, forse questa sorta di “processo” pubblico alla dottrina sarebbe utile.

b. Ed essendo sorta una grande disputa: Sarebbe stato fantastico da vedere. Dei cristiani che prendono abbastanza sul serio la verità da entrare in disputa per essa! In mezzo a tutto questo, Pietro, in qualità di uno dei principali apostoli, si alzò per manifestare la propria opinione sulla questione.

c. Fratelli, voi sapete che già dai primi tempi: Pietro cominciò con una lezione di storia, raccontando l’opera che Dio già aveva compiuto. Quindi fece notare che Dio aveva accolto pienamente i Gentili a prescindere dalla loro circoncisione (Dio, che conosce i cuori, ha reso loro testimonianza, dando loro lo Spirito Santo, proprio come a noi). Se Dio aveva riconosciuto quei gentili come collaboratori a pieno titolo nella Sua opera, allora perché la chiesa non avrebbe dovuto farlo? Se Dio li ha ricevuti, li riceva anche la chiesa!

i. Dicendo: “Non ha fatto alcuna differenza tra noi e loro”, Pietro fece un’osservazione importante, che derivava direttamente dalla visione che ebbe degli animali puri e impuri, con la quale Dio gli aveva insegnato il seguente principio: Dio mi ha mostrato di non chiamare nessun uomo impuro o contaminato (Atti 10:28). Quelli della setta dei farisei che avevano creduto pensavano che i Gentili fossero intrinsecamente “impuri” o “contaminati” (nel senso di empi) e bisognava pertanto santificarli e purificarli facendoli sottomettere alla legge di Mosè.

d. Avendo purificato i loro cuori mediante la fede: Pietro illustrò come il cuore viene purificato: mediante la fede e non l’osservanza della legge. E poiché viene purificato mediante la fede, non c’era perciò alcun bisogno che venisse purificato mediante la sottomissione ai cerimoniali descritti dalla legge di Mosè. I cristiani non solo sono salvati mediante la fede, ma sono anche purificati mediante la fede.

e. Perché tentate Dio, mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi abbiamo potuto portare? Pietro rispose con saggezza a un’altra obiezione. Ci si potrebbe chiedere: “Che danno comporta portare i Gentili sotto la legge di Mosè?”. Pietro aveva ragione nell’osservare che la legge era un giogo che né i nostri padri né noi abbiamo potuto portare.

i. Ciò si può vedere benissimo facendo una panoramica della storia d’Israele. Poco dopo la nascita della nazione nei pressi del Monte Sinai, gli Israeliti trasgredirono la legge adorando il vitello d’oro. Alla fine della storia dell’Antico Testamento, continuavano a infrangere la legge ignorando il sabato e spostando donne pagane (Nehemia 13) Dall’inizio alla fine, Israele non fu in grado di portare il giogo della legge.

ii. Quelli della setta dei farisei che avevano creduto commisero un errore cruciale. Guardavano alla storia d’Israele sotto la legge con occhi nostalgici, non di verità. Se avessero considerato con attenzione e sincerità il fallimento di Israele sotto la legge, ci avrebbero pensato molto bene prima di mettere anche i Gentili sotto di essa.

iii. Paolo argomentò alla stessa maniera in Galati 3:2-3. Se la legge non ci salva, perché tornare ad essa come principio secondo il quale viviamo? Alla luce dell’opera compiuta di Gesù, tornare alla legge è un’offesa a Dio. Ecco perché Pietro chiese: “Perché tentate Dio?”

f. Ma noi crediamo di essere salvati mediante la grazia del Signor Gesù Cristo, e nello stesso modo anche loro: Pietro terminò poi con l’osservazione che è mediante la grazia che siamo tutti salvati, sia Giudei che Gentili, e non mediante l’osservanza della legge. Se siamo riconciliati con Dio per grazia, allora non siamo salvati mediante la grazia insieme all’osservanza della legge.

i. Pietro ribadiva anche che c’è una sola via di salvezza: Noi [Giudei] crediamo di essere salvati mediante la grazia… e nello stesso modo anche loro [Gentili]. I cristiani ebrei non erano salvati, nemmeno in parte, grazie alla loro osservanza della legge, ma erano riconciliati con Dio nello stesso modo in cui lo erano i Gentili: mediante la grazia del Signor Gesù Cristo.

ii. “Pietro, il giudeo, normalmente lo avrebbe espresso al contrario. Avrebbe detto: ‘Noi crediamo che loro possono essere salvati per grazia mediante la fede, proprio come noi’. In altre parole, possono essere come noi.” (Boice) Invece, Pietro ribaltò il concetto, osservando che tutti, Gentili e Giudei, sono salvati per grazia soltanto, mediante fede soltanto.

2. (12) Paolo e Barnaba raccontano la loro opera fra i Gentili a sostegno di quanto detto da Pietro, che Dio sta compiendo un’opera tra di loro.

Allora tutta la folla tacque, e stavano ad ascoltare Barnaba e Paolo, che raccontavano quali segni e prodigi Dio aveva operato per mezzo loro fra i gentili.

a. Allora tutta la folla tacque, e stavano ad ascoltare: A dimostrazione che, sebbene fosse sorta una grande disputa, quegli uomini erano tutti animati da un cuore onesto. Erano disposti ad ascoltare e, se avevano torto, ad essere convinti del contrario.

b. Raccontavano quali segni e prodigi Dio aveva operato per mezzo loro fra i gentili: Barnaba e Paolo confermarono la precedente osservazione di Pietro. Fondamentalmente dissero: “Dio ha accettato i Gentili, non dovremmo accettarli anche noi?”.

3. (13-21) Giacomo, fratello di Gesù, interviene sulla questione, sostenendo quanto detto da Pietro e Paolo.

Quando essi tacquero, Giacomo prese la parola e disse: «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha raccontato come per la prima volta Dio ha visitato i gentili per scegliersi da quelli un popolo per il suo nome. Con questo si accordano le parole dei profeti, come è scritto:

“Dopo queste cose, io ritornerò
E riedificherò il tabernacolo di Davide che è caduto,
Restaurerò le sue rovine
E lo rimetterò in piedi,
Affinché il resto degli uomini
E tutte le genti su cui è invocato il mio nome cerchino il Signore,
Dice il Signore che fa tutte queste cose”.

A Dio sono note da sempre tutte le opere sue. Perciò io ritengo che non si dia molestia a quelli che tra i gentili si convertono a Dio, ma che si scriva loro di astenersi dalle contaminazioni degli idoli, dalla fornicazione, dalle cose soffocate e dal sangue. Poiché Mosè già dai tempi antichi ha delle persone che lo predicano per ogni città, essendo letto ogni sabato nelle sinagoghe».

a. Quando essi tacquero: Ciò dimostra ulteriormente gli animi onorevoli degli uomini che si erano opposti a Paolo e a Barnaba. Erano disposti a essere persuasi. Non discussero all’infinito la questione e furono disposti ad ammettere di aver sbagliato.

b. Giacomo prese la parola e disse: «Fratelli, ascoltatemi»: Questo Giacomo non è l’apostolo Giacomo, il cui martirio è riportato in Atti 12:2. Si tratta invece di colui che tradizionalmente è noto come Giacomo il Giusto, fratellastro di Gesù (Matteo 13:55), fratello di Giuda (Giuda 1) e autore della lettera di Giacomo (Giacomo 1:1).

i. Bruce, riguardo alla leadership di Giacomo, osserva: “La prontezza della chiesa a riconoscere la sua leadership era dovuta più al suo carattere personale e ai suoi trascorsi che al suo rapporto di sangue con il Signore”.

ii. “È interessante notare che il presidente del concilio era Giacomo e non Pietro.” (Boice)

c. Per la prima volta Dio ha visitato i gentili per scegliersi da quelli un popolo: Giacomo cominciò insistendo sul fatto che Dio aveva un popolo tra i Gentili, cosa che avrebbe stupito la maggior parte degli ebrei religiosi di quel tempo.

i. La parola in greco antico per gentili, che può essere anche tradotta con nazioni, è ethne, mentre quella usata in questo passo per popolo è laos. I Giudei si consideravano il laos di Dio, ma mai tra gli ethne. Per loro, ethne e laos erano due parole contrastanti, ecco perché avevano difficoltà quando sentivano che per la prima volta Dio ha visitato i gentili (ethne) per scegliersi da quelli un popolo (laos).

ii. “Il paradosso insito nella contrapposizione tra Gentili (o nazioni) e popolo è sorprendente, poiché quest’ultimo termine è stato spesso usato per gli Ebrei come popolo di Dio in contrasto con i Gentili. Ora si insiste sul fatto che il popolo di Dio comprende anche i Gentili.” (Marshall)

d. Con questo si accordano le parole dei profeti, come è scritto: Giacomo giudicò la nuova opera di Dio nel modo in cui dovrebbe essere giudicata qualsiasi opera di Dio: Giacomo guardò a ciò che è scritto, alla Bibbia.

i. E tutte le genti su cui è invocato il mio nome: Il passo citato da Giacomo (Amos 9:11-12) dice effettivamente che la salvezza giungerà ai Gentili, facendo vedere che ciò che Dio stava facendo tra i Gentili aveva un fondamento biblico.

ii. Oggi molte cose sono considerate bibliche se semplicemente non contraddicono la Bibbia, pur non avendo alcun fondamento nelle Scritture. Per Giacomo e gli altri, solo un’autorità esterna avrebbe messo fine al dibattito. L’autorità esterna era la Parola di Dio.

iii. “I concili non hanno alcuna autorità nella chiesa, a meno che non si dimostri che le loro conclusioni sono in linea con la Scrittura.” (Stott)

e. Io ritornerò e riedificherò il tabernacolo di Davide che è caduto: Citando la profezia di Amos 9:11-12 riguardo alla ricostruzione del tabernacolo in rovine di Davide, Giacomo ricordò che il giudaismo della sua epoca era caduto, perché aveva respinto il suo Messia. Ora Dio voleva riedificare quell’opera, concentrandosi su una chiesa composta sia da Giudei che da Gentili.

i. Tutte le genti su cui è invocato il mio nome: Quando Dio disse che c’erano Gentili su cui era invocato il Suo nome, disse anche che tali sarebbero rimasti. Non si trattava di Gentili che erano prima diventati Giudei. Ne consegue che i Gentili non hanno bisogno di diventare Giudei e di sottomettersi alla legge per essere riconciliati con Dio.

f. Perciò io ritengo: Queste parole indicano che Giacomo ricopriva una posizione di grande autorità nella chiesa. Probabilmente era rispettato come leader o pastore anziano della chiesa di Gerusalemme.

i. Il greco antico lo esprime in modo ancora più forte come “io stabilisco” o “io dispongo” (Expositor’s). In aggiunta, una volta che la decisione di Giacomo fu resa pubblica, fu presentata come decisione collettiva di tutti i presenti (Atti 15:25: è parso bene a noi). È chiaro che la leadership di Giacomo aveva il sostegno di tutti i presenti.

ii. “Gli altri discutevano sull’argomento o esprimevano il loro parere; solo Giacomo pronunciò la sentenza definitiva.” (Clarke)

g. Non si dia molestia a quelli che tra i gentili si convertono a Dio: In sostanza, Giacomo disse: “Lasciateli in pace. Si stanno convertendo a Dio, non molestiamoli”. A conti fatti, Giacomo decise che Pietro, Barnaba e Paolo avevano ragione e che quelli della setta dei farisei che avevano creduto avevano torto.

i. “I Riformatori protestanti hanno sottolineato con saggezza e insistenza che i concili hanno sbagliato e continuano a sbagliare. Hanno sbagliato nel corso della storia e continuano a sbagliare oggi… Ma Dio li ha comunque benedetti, come ha fatto spesso con le riunioni formali di esseri umani che, seppur fallaci, si riuniscono per cercare la volontà di Dio in una questione.” (Boice)

h. Ma che si scriva loro di astenersi dalle contaminazioni degli idoli, dalla fornicazione, dalle cose soffocate e dal sangue: La decisione di Giacomo, secondo cui i credenti gentili non dovevano sottostare alla Legge mosaica, era anche accompagnata da istruzioni pratiche, era cioè importante che i credenti gentili non agissero in modo da offendere la comunità ebraica per ogni città e distruggere così la testimonianza della chiesa tra i Giudei.

i. Se la decisione stabiliva che non era necessario diventare giudei per essere cristiani, si deve anche dire chiaramente che non era necessario rinunciare alla legge di Mosè per essere cristiani.

i. Di astenersi dalle contaminazioni degli idoli… dalle cose soffocate e dal sangue: Questi tre comandi riguardavano le abitudini alimentari dei cristiani stranieri, i quali, pur non essendo vincolati dalla legge di Mosè, erano vincolati dalla legge dell’amore. La legge dell’amore diceva loro: “Non inimicatevi inutilmente i Giudei delle vostre comunità, sia dentro che fuori la chiesa”.

j. Di astenersi… dalla fornicazione: Quando Giacomo disse che bisognava avvertire i cristiani gentili di astenersi… dalla fornicazione, non dobbiamo pensare che alludesse semplicemente al sesso fuori dal matrimonio, che tutti i cristiani, sia giudei che gentili, ritenevano sbagliato. Piuttosto, Giacomo diceva ai Gentili che vivevano in stretta comunione con i credenti ebrei di osservare le specifiche norme matrimoniali richieste da Levitico 18, che proibiva i matrimoni tra la maggior parte dei gradi di parentela. Si trattava di pratiche che avrebbero offeso i Giudei, ma a cui la maggior parte dei Gentili non avrebbe dato peso.

k. Di astenersi da: I cristiani non ebrei avevano il “diritto” di mangiare carne sacrificata agli idoli, di continuare le loro pratiche matrimoniali e di mangiare cibo che non fosse stato dissanguato secondo la pratica kosher, perché si trattava di aspetti della legge mosaica a cui sicuramente non erano sottoposti. Tuttavia, venivano incoraggiati (obbligati?) a rinunciare ai loro diritti su tali questioni come dimostrazione di amore verso i loro fratelli ebrei.

i. “Tutte e quattro le astensioni richieste riguardavano le leggi cerimoniali elencate in Levitico 17 e 18, e tre di esse concernevano pratiche alimentari che avrebbero potuto ostacolare i pasti comuni tra Giudei e Gentili.” (Stott)

4. (22) Paolo, Barnaba, Giuda e Sila inviati a comunicare la notizia della decisione del concilio.

Allora parve bene agli apostoli e agli anziani con tutta la chiesa di mandare ad Antiochia, con Paolo e Barnaba, degli uomini scelti da loro: Giuda, soprannominato Barsabba, e Sila, uomini autorevoli tra i fratelli,

a. Parve bene agli apostoli e agli anziani con tutta la chiesa: Gran parte del merito va agli “alcuni” di Atti 15:1 che si lasciarono convincere dalla Scrittura e dalla conferma dello Spirito Santo. Erano tutti di comune accordo!

i. Possiamo quasi ammirare gli alcuni di Atti 15:1 per aver espresso coraggiosamente le proprie convinzioni, benché queste fossero sbagliate. Ma ancora più ammirevole è il modo in cui erano disposti a farsi ammaestrare e a lasciarsi dimostrare che si sbagliavano. Uno spirito ammaestrabile è una cosa preziosa.

b. Di mandare ad Antiochia… degli uomini scelti da loro: Il concilio di Gerusalemme inviò saggiamente ad Antiochia, il luogo in cui era nata l’intera disputa, due membri della propria comunità (probabilmente giudeo-cristiani) insieme a Paolo e a Barnaba.

5. (23-29) Redazione della lettera contenente la decisione.

Con una lettera scritta di loro mano che diceva:
«Gli apostoli, gli anziani e i fratelli,
ai fratelli fra i gentili che sono in Antiochia, Siria e Cilicia, salute.
Siccome abbiamo inteso che alcuni provenienti da noi, ma ai quali non avevamo dato alcun mandato, vi hanno turbato con parole sconvolgendo le anime vostre, dicendo che bisogna che siate circoncisi e osserviate la legge, è parso bene a noi, riuniti di comune accordo, di scegliere alcuni uomini e di mandarli assieme ai nostri cari Barnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del Signor nostro Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila; anch’essi a voce riferiranno le medesime cose. Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi alcun altro peso all’infuori di queste cose necessarie: che vi asteniate dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate e dalla fornicazione; farete bene a guardarvi da queste cose.
State bene».

a. Con una lettera scritta di loro mano: La lettera riporta l’esplicita decisione del concilio di Gerusalemme, secondo cui i Gentili non dovevano considerarsi obbligati ai rituali del giudaismo, se non per la sensibilità richiesta dall’amore, in modo da preservare la comunione tra credenti ebrei e gentili.

b. Ai fratelli fra i gentili che sono in Antiochia, Siria e Cilicia: La lettera fu indirizzata particolarmente a quelle chiese in cui Giudei e Gentili coesistevano con il rischio di tensioni e conflitti. Non fu rivolta a ogni congregazione gentile.

c. Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi: Giacomo diede voce alla decisione del concilio (Atti 15:19), ma l’unità dietro a quella decisione fu una delle tante prove che si trattava dell’opera dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo parlò attraverso Giacomo e confermò la decisione attraverso gli altri.

i. Tanto da poter dire che la decisione fu presa in collaborazione con lo Spirito Santo – è parso bene allo Spirito Santo e a noi. “Con coraggio trattano lo Spirito Santo come uno di loro, un compagno di consiglio che si unisce a loro nell’annuncio di una conclusione comune, come se Lui, lo Spirito di Dio, si fosse seduto con loro nelle loro deliberazioni.” (Pierson)

d. State bene: Pertanto, la questione è risolta qui, agli albori del cristianesimo e per sempre: Siamo salvati per grazia, mediante la fede in Gesù Cristo, e non per conformità alla legge; tale obbedienza viene come risultato della vera fede, dopo che la questione della salvezza è stata risolta.

i. “Questa è una lezione per tutte le epoche per quanto riguarda la vera natura dei concili ecclesiastici. Quello che noi chiamiamo ‘tribunale di Gesù Cristo’ è stato troppo spesso più simile a un’assemblea di non credenti, se non addirittura a una ‘sinagoga di Satana’.” (Pierson)

C. Ritorno di Paolo e Barnaba ad Antiochia.

1. (30-31) Accoglienza gioiosa da parte dei cristiani gentili nella chiesa di Antiochia.

Essi dunque, congedatisi, discesero ad Antiochia e, riunita l’assemblea, consegnarono la lettera. E, dopo averla letta, quelli di Antiochia si rallegrarono della consolazione.

a. Riunita l’assemblea, consegnarono la lettera: Possiamo immaginare come si siano sentiti quei cristiani gentili, chiedendosi quale sarebbe stata la decisione. Il concilio a Gerusalemme avrebbe stabilito che dopotutto non erano veramente salvati perché non si erano sottoposti alla circoncisione e alla legge di Mosè?

b. Dopo averla letta, quelli di Antiochia si rallegrarono della consolazione: Quanto furono sollevati nel vedere che il principio della grazia era stato preservato! A loro era giunta la notizia che dopotutto erano salvati e riconciliati con Dio.

2. (32-35) L’opera del vangelo prosegue ad Antiochia.

Or Giuda e Sila, essendo anch’essi profeti, con molte parole esortarono i fratelli e li confermarono. Dopo essersi trattenuti là diverso tempo, furono dai fratelli rimandati in pace dagli apostoli. Ma parve bene a Sila di restare là. Anche Paolo e Barnaba rimasero ad Antiochia, insegnando ed annunziando con molti altri la parola del Signore.

a. Giuda e Sila: Entrambi servirono bene ad Antiochia in qualità di ministri in visita da Gerusalemme. Poi Giuda ripartì, lasciando Sila ad Antiochia per continuare l’opera del ministero.

b. Insegnando ed annunziando con molti altri la parola del Signore: Gli uomini che erano arrivati dalla Giudea (Atti 15:1) avevano rischiato di rovinare l’opera di Dio ad Antiochia e non solo, ma, poiché la situazione fu gestita correttamente, i fratelli ne uscirono fortificati e la Parola di Dio continuava a progredire.

D. La contesa su Giovanni Marco.

1. (36) Paolo propone che sia lui che Barnaba tornino in tutte le città in cui avevano fondato delle chiese durante il primo viaggio missionario.

Alcuni giorni dopo, Paolo disse a Barnaba: «Torniamo ora a visitare i nostri fratelli in ogni città, dove abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno».

a. Torniamo ora a visitare i nostri fratelli: Paolo aveva compiuto una grande opera pionieristica di evangelizzazione, predicando in luoghi dove non esisteva ancora una comunità cristiana. Tuttavia, comprese anche l’importanza di fortificare e incoraggiare coloro che erano già cristiani, e questa fu la motivazione iniziale della seconda impresa missionaria.

i. Paolo aveva sia il cuore di un ostetrico (far entrare le persone nel corpo di Cristo) che di un pediatra (far crescere le persone nel corpo di Cristo).

b. Per vedere come stanno: Qui vediamo il vero cuore da pastore di Paolo, il quale non si accontentava di piantare nuove chiese senza assicurarsi che venissero coltivate con cura e che crescessero nella fede.

2. (37-41) Paolo e Barnaba si dividono sulla questione di portare con sé Giovanni Marco.

Or Barnaba intendeva prendere con loro Giovanni, detto Marco. Ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere con loro colui che si era separato da loro in Panfilia, e non era andato con loro all’opera. Ne nacque allora una tale disputa che si separarono l’uno dall’altro; poi Barnaba, preso Marco, s’imbarcò per Cipro. Paolo invece, sceltosi per compagno Sila, partì, raccomandato dai fratelli alla grazia di Dio. E attraversò la Siria e la Cilicia, confermando le chiese.

a. Giovanni, detto Marco: Giovanni Marco aveva precedentemente lasciato il gruppo missionario in quelle che sembravano essere circostanze poco onorevoli (Atti 13:13), rendendo Paolo poco propenso a fidarsi di lui per le imprese future.

b. Barnaba intendeva… Ma Paolo riteneva: Luca non ci offre alcun indizio su chi avesse ragione e chi torto nella disputa sorta tra Paolo e Barnaba, ma non è mai un bene quando si accendono contese personali tra coloro che servono nel ministero.

i. Ne nacque allora una tale disputa: Ovunque nasca una disputa accesa, c’è sempre qualcuno che ha torto, e di solito il torto è da entrambi i lati. Non è assolutamente possibile che sia Paolo che Barnaba camminassero nello Spirito a questo proposito.

ii. All’inizio del capitolo era sorta una non piccola controversia e discussione (Atti 15:2) e una grande disputa (Atti 15:7) su una questione dottrinale importante. Qui la disputa sembrava meno importante e più personale.

iii. Il rapporto tra Paolo e Barnaba si era probabilmente già incrinato quando Barnaba si era schierato con i giudaizzanti ad Antiochia, in occasione della visita di Pietro (Galati 2:13).

c. Barnaba, preso Marco, s’imbarcò per Cipro: Poiché Barnaba era cugino di Giovanni Marco (Colossesi 4:10) e aveva un carattere così incoraggiante e accogliente (Atti 4:36, 9:26-27), è facile capire perché fosse più comprensivo nei confronti di Giovanni Marco.

d. Si separarono l’uno dall’altro: Perciò, Paolo (accompagnato da Sila) e Barnaba (accompagnato da Marco) si separarono, ognuno dedicandosi a diversi campi di ministero.

i. È difficile sapere se i loro rapporti personali siano stati tesi per un periodo di tempo prolungato. Come cristiani, ci viene ordinato di risolvere i problemi nei nostri rapporti con gli altri prima di presentare il nostro servizio a Dio (Matteo 5:23-24). Non è mai giusto calpestare le persone in nome del ministero e, quando succede, bisogna rimediare.

ii. Non c’è dubbio che Dio si sia servito di questa separazione, ma ciò non può mai essere usato come scusa per le divisioni personali. Dio può far emergere il bene dal male, ma siamo comunque tutti responsabili del male che facciamo, anche se poi Dio ne trae il bene. Paolo o Barnaba, o probabilmente entrambi, dovevano sistemare la questione davanti a Dio e nei confronti l’uno dell’altro.

iii. “Ma tale esempio della provvidenza di Dio non può essere usato come scusa per le dispute tra cristiani.” (Stott)

iv. In seguito, Paolo cominciò a ministrare con Giovanni Marco e ad apprezzare il suo contributo nell’opera di Dio (Colossesi 4:10; Filemone 1:24; 2 Timoteo 4:11). Non sappiamo se fu Marco o Paolo a cambiare, ma probabilmente Dio aveva un’opera da compiere in entrambi!

e. Paolo invece, sceltosi per compagno Sila: Sila (chiamato anche Silvano in diversi passi) divenne una risorsa importante nella squadra di Paolo per lo svolgimento dell’opera del ministero.

·Sila fu riconosciuto come uno degli uomini autorevoli tra i fratelli (Atti 15:22).

·Sila era un profeta (Atti 15:32).

·Sila era un cittadino romano (Atti 16:37).

·Sila parlava probabilmente greco (cfr. Atti 15:22 e 15:32).

·Sila trascrisse una delle lettere di Pietro (1 Pietro 5:12) e forse un paio di Paolo (1 Tessalonicesi 1:1; 2 Tessalonicesi 1:1).

f. Confermando le chiese: Questa era l’opera di Paolo, oltre l’evangelizzazione. I nuovi cristiani avevano bisogno di chiese forti in cui crescere e maturare.

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