Atti 21 – Paolo Arriva a Gerusalemme
A. Vicende durante il viaggio dall’Asia Minore a Gerusalemme
1. (1-2) Congedo dall’incontro con gli anziani di Efeso e partenza da Mileto.
Dopo esserci separati da loro, salpammo e, puntando diritto, arrivammo a Cos, il giorno seguente a Rodi, e di là a Patara. Trovata qui una nave diretta in Fenicia, ci imbarcammo e salpammo.
a. Dopo esserci separati da loro: Letteralmente, dopo esserci strappati da loro (Bruce). Non fu un distacco facile. Paolo aveva riversato la propria vita e il proprio amore nei leader di Efeso, i quali a loro volta gli avevano mostrato un amore profondo.
2. (3-4) Paolo viene nuovamente avvertito nella città di Tiro.
Avvistata Cipro e lasciatala a sinistra, proseguimmo per la Siria e approdammo a Tiro, perché qui si doveva scaricare la nave. Trovati i discepoli, ci trattenemmo sette giorni; mossi dallo Spirito, essi dicevano a Paolo di non salire a Gerusalemme.
a. Approdammo a Tiro… trovati i discepoli: Anche se non ci viene detto come sia stata piantata una chiesa a Tiro, lì c’erano dei discepoli. Questo ci ricorda che il libro degli Atti degli Apostoli fornisce solo un quadro parziale dell’attività della chiesa primitiva.
b. Mossi dallo Spirito, essi dicevano a Paolo di non salire a Gerusalemme: A quanto pare, tra i discepoli di Tiro, alcuni profetizzarono il pericolo che attendeva Paolo a Gerusalemme, cosa di cui era già stato avvertito in diversi altri luoghi (Atti 20:22-23).
i. Sembrerebbe che l’avvertimento specifico di non salire a Gerusalemme fosse un’interpretazione umana della profezia dello Spirito Santo sul pericolo che attendeva Paolo. Altrimenti è difficile capire perché Paolo sia andato contro le indicazioni dello Spirito Santo – a meno che non fosse in diretta ribellione, come alcuni commentatori ritengono.
3. (5-6) Partenza da Tiro, in viaggio verso Gerusalemme.
Ma al termine del nostro soggiorno, partimmo e ci mettemmo in cammino, accompagnati da tutti, con le mogli e figli, fin fuori della città; e, postici in ginocchio sul lido, pregammo. Poi, dopo esserci scambiati i saluti, montammo sulla nave, mentre quelli se ne tornarono alle loro case.
a. Partimmo e ci mettemmo in cammino: Nonostante le accorate suppliche dei cristiani di Tiro, Paolo e il suo gruppo non rinunciarono a recarsi a Gerusalemme. Erano convinti che fosse la volontà di Dio e così continuarono.
b. Accompagnati da tutti… fin fuori della città: Accompagnare un viaggiatore alla periferia della città era una pratica consueta; tuttavia, inginocchiarsi sulla spiaggia insieme per pregare era unicamente cristiana (postici in ginocchio sul lido, pregammo).
4. (7) Arrivo a Tolemaide.
Terminata la navigazione, da Tiro arrivammo a Tolemaide e, salutati i fratelli, ci trattenemmo un giorno con loro.
a. Arrivammo a Tolemaide e, salutati i fratelli, ci trattenemmo un giorno con loro: Deve essere stato meraviglioso per Paolo e i suoi compagni trovare cristiani praticamente in ogni città in cui si fermavano. Ciò dimostra l’espansione e il radicamento del movimento cristiano in tutto l’Impero Romano. Sembrava che i cristiani fossero ovunque.
5. (8-9) Arrivo a Cesarea e soggiorno a casa di Filippo l’evangelista.
Ripartiti il giorno seguente, noi che eravamo compagni di Paolo, arrivammo a Cesarea e, entrati in casa di Filippo l’evangelista, che era uno dei sette, restammo presso di lui. Or egli aveva quattro figlie vergini, che profetizzavano.
a. Filippo l’evangelista, che era uno dei sette: Atti 8:40 ci dice che Filippo, dopo aver portato alla fede l’eunuco etiope, predicò attraverso la regione costiera e giunse a Cesarea. Molti anni dopo era ancora lì.
i. È un titolo meraviglioso: Filippo l’evangelista. Era conosciuto per la buona notizia che presentava agli altri, la buona notizia di chi è Gesù e di ciò che Egli ha fatto per noi.
b. Or egli aveva quattro figlie vergini, che profetizzavano: È interessante notare che, tra le quattro figlie che avevano il dono della profezia, nessuna sembrava dire a Paolo qualcosa sul periodo che avrebbe trascorso a Gerusalemme. Lo Spirito Santo avrebbe potuto servirsi di loro, ma scelse di usare qualcun altro.
i. Secondo antichi documenti, “le figlie, o almeno alcune di loro, vissero fino a un’età avanzata e furono molto stimate come informatrici su persone ed eventi appartenenti ai primi anni del cristianesimo giudeo.” (Bruce)
6. (10-14) Agabo avverte Paolo a Cesarea.
E, restando noi lì molti giorni, un certo profeta di nome Agabo, scese dalla Giudea. Venuto da noi, egli prese la cintura di Paolo, si legò mani e piedi, e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l’uomo a cui appartiene questa cintura e lo consegneranno nelle mani dei gentili». All’udire queste cose, noi e quelli del luogo lo pregavamo di non salire a Gerusalemme. Ma Paolo rispose: «Che fate voi, piangendo e spezzandomi il cuore? Poiché io sono pronto non solo ad essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». E siccome non c’era modo di persuaderlo, ci rassegnammo dicendo: «Sia fatta la volontà del Signore».
a. Un certo profeta di nome Agabo scese dalla Giudea: Nello spirito dei profeti dell’Antico Testamento, Agabo recitò il suo messaggio a Paolo: un pericolo certo lo attendeva a Gerusalemme.
b. Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l’uomo a cui appartiene questa cintura e lo consegneranno nelle mani dei gentili: La profezia di Agabo era vera e realmente proveniente dallo Spirito Santo. Tuttavia, a questa parola vera, essi aggiunsero un’applicazione umana (lo pregavamo di non salire a Gerusalemme). Quella parola in più non era del Signore, altrimenti Paolo avrebbe disobbedito a recarsi a Gerusalemme.
i. Atti 21:12 mostra che persino Luca e i compagni di viaggio di Paolo cercarono di persuadere Paolo a non andare a Gerusalemme (noi e quelli del luogo lo pregavamo).
ii. Paolo aveva ricevuto diverse parole profetiche proprio su questo tema. È consuetudine di Dio, in caso di profezie così importanti, che ci siano molte conferme, come era avvenuto in Macedonia (Atti 20:22-23), a Tiro (Atti 21:4) e ora accadeva a Cesarea.
c. Poiché io sono pronto non solo ad essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù: L’insistenza di Paolo nel recarsi a Gerusalemme, nonostante i pericoli predetti dallo Spirito Santo, non era il risultato di una ribellione, ma una risposta obbediente al comando dello Spirito Santo nel suo cuore. Era legato dallo spirito a recarsi a Gerusalemme (Atti 19:21 e 20:22 NR).
i. Gli avvertimenti dello Spirito Santo avevano lo scopo di preparare Paolo, non di fermarlo.
ii. “Scegliere di soffrire significa che c’è qualcosa di sbagliato; scegliere la volontà di Dio anche se questo significa soffrire è una cosa molto diversa. Nessun santo sano sceglie mai la sofferenza; sceglie la volontà di Dio, come ha fatto Gesù, indipendentemente dal fatto che questo significhi soffrire o meno.” (Chambers, citato in Hughes)
iii. Pensa al Salvatore per cui Paolo era disposto a pagare questo prezzo; pensa al messaggio che lo aveva portato a tale disposizione d’animo.
d. Sia fatta la volontà del Signore: I compagni di Paolo – compreso Luca – arrivarono a capire che si sarebbe compiuta la volontà di Dio. Arrivarono a confidare che, sia che Paolo avesse probabilmente ragione sia che avesse torto, Dio se ne sarebbe servito.
i. Anche in questo caso, gli avvertimenti di pericolo provenivano dallo Spirito Santo e avevano lo scopo di preparare Paolo. La richiesta di desistere era comprensibile, persino logica; tuttavia, non era da parte di Dio. Se ne resero conto quando attribuirono alla volontà del Signore l’insistenza di Paolo di andare a Gerusalemme, nonostante il pericolo.
ii. È facile farlo – e diventa fonte di problemi – quando aggiungiamo la nostra interpretazione o applicazione a ciò che si ritiene essere una parola da parte di Dio, spesso pensando che anche l’interpretazione e l’applicazione provengano dal Signore. Ci viene spesso troppo facile giudicare la volontà di Dio per qualcun altro.
7. (15-16) Partenza da Cesarea e salita a Gerusalemme.
Dopo quei giorni, preparate le nostre cose, salimmo a Gerusalemme. Con noi vennero anche alcuni discepoli di Cesarea e condussero con loro un certo Mnasone, nativo di Cipro, un vecchio discepolo, presso il quale dovevamo alloggiare.
a. Preparate le nostre cose, salimmo a Gerusalemme: Paolo e i suoi compagni erano finalmente in viaggio verso Gerusalemme. Il profondo amore di Paolo per i suoi fratelli e sorelle ebrei dava grande importanza a ogni viaggio verso Gerusalemme (Romani 9:1-3).
b. Mnasone, nativo di Cipro, un vecchio discepolo: In base alla datazione del ministero corinzio di Paolo intorno al 51 d.C. (Bruce) e ad altre considerazioni, è ragionevole pensare che Paolo arrivi a Gerusalemme nel 57 d.C. Anche se questo avveniva solo 25 anni dopo l’inizio del libro degli Atti, alcuni cristiani erano già noti come “un vecchio discepolo”, ovvero coloro che erano associati ai seguaci di Gesù fin dai primi anni.
B. Arrivo di Paolo a Gerusalemme.
1. (17-20a) Paolo riferisce la buona opera di Dio tra i Gentili.
Al nostro arrivo a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero lietamente. Il giorno seguente Paolo si recò con noi da Giacomo, e tutti gli anziani erano presenti. Dopo averli salutati, Paolo raccontò loro, ad una ad una, le cose che il Signore aveva operato fra i gentili per mezzo del suo ministero. Ed essi, udito ciò, glorificavano Dio,
a. Paolo raccontò loro, ad una ad una, le cose che il Signore aveva operato fra i gentili per mezzo del suo ministero: Arrivato a Gerusalemme, Paolo incontrò i leader della chiesa (Giacomo e tutti gli anziani) e fece loro un resoconto completo della sua attività di predicazione e di fondazione di chiese.
i. Williams, riguardo a “raccontò loro, ad una ad una”, osserva: “Nel greco ha il significato di raccontare ogni singola cosa”. Paolo raccontò ai cristiani di origine ebraica tutto quello che Dio aveva fatto attraverso i suoi sforzi missionari.
b. Ed essi, udito ciò, glorificavano Dio: Gli anziani di Gerusalemme erano grati per ciò che Dio stava facendo tra i Gentili. Avevano visto con Paolo alcuni dei Gentili convertiti e avevano potuto constatare il loro genuino amore e la loro dedizione a Gesù.
2. (20b-22) Paolo viene a conoscenza della sua cattiva reputazione tra alcuni cristiani di Gerusalemme.
Poi dissero a Paolo: «Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei vi sono che hanno creduto; e tutti sono zelanti della legge. Or sono stati informati a tuo riguardo che tu insegni a tutti i Giudei che vivono fra i gentili di distaccarsi da Mosè, dicendo di non circoncidere i figli e di non seguire più le usanze giudaiche. Or dunque, che si deve fare? È inevitabile che la folla si raduni, perché sapranno che tu sei venuto».
a. Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei vi sono che hanno creduto; e tutti sono zelanti della legge: Sebbene gli anziani di Gerusalemme fossero felici per quello che Dio stava facendo tra i Gentili, lì la comunità cristiana era quasi interamente di origine ebraica e i cristiani davano ancora importanza a molte leggi e usanze giudaiche. Erano ancora zelanti della legge.
b. Sono stati informati a tuo riguardo che tu insegni a tutti i Giudei che vivono fra i gentili di distaccarsi da Mosè: La comunità cristiana di Gerusalemme aveva sentito voci false e cattive su Paolo. Avevano sentito dire che era diventato essenzialmente antigiudaico e che diceva ai cristiani ebrei che non era giusto che continuassero a seguire le leggi e le usanze ebraiche.
i. In base a Romani 14:4-6, sembra che Paolo non avesse problemi con i cristiani ebrei che volevano continuare a osservare le vecchie usanze e leggi. Sembra che egli stesso lo facesse a volte, come quando fece e adempì un voto di consacrazione in Atti 18:18-21 (probabilmente un voto di nazireato). Paolo sembrava essere favorevole a questo, purché non pensassero che ciò li rendesse più giusti davanti a Dio.
c. Or dunque, che si deve fare? È inevitabile che la folla si raduni, perché sapranno che tu sei venuto: La frase è del tipo: “Paolo, si tratta di una questione controversa e la gente ne sentirà parlare. Dobbiamo intervenire”.
3. (23-25) Proposta dei leader della chiesa di Gerusalemme.
«Fa’ dunque quanto ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini, che hanno fatto un voto; prendili con te, purificati con loro, e paga per loro, perché si possano radere il capo; così tutti sapranno che non c’è nulla di vero in quelle cose di cui sono stati informati intorno a te, ma che anche tu sei disciplinato e osservi la legge. Ma per quanto riguarda i gentili che hanno creduto, noi abbiamo loro scritto, avendo stabilito che non osservino alcuna cosa del genere, ma che si guardino unicamente dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate e dalla fornicazione».
a. Noi abbiamo quattro uomini, che hanno fatto un voto; prendili con te, purificati con loro, e paga per loro: Consigliarono a Paolo di unirsi a quattro cristiani di origine ebraica e di sponsorizzarli.
i. Quattro uomini, che hanno fatto un voto: Questo particolare voto di consacrazione era probabilmente simile al voto di nazireato di Paolo menzionato in Atti 18:18-21.
b. Così tutti sapranno: Gli anziani di Gerusalemme ritenevano che questo avrebbe convinto tutti che Paolo non predicava contro le leggi e le usanze ebraiche per quei cristiani che volevano osservarle.
i. Paolo accettò di farlo per dimostrare che non aveva mai insegnato ai Giudei cristiani a rinunciare a Mosè, a non circoncidere i loro figli e a ignorare le usanze ebraiche, come era stato ingiustamente accusato da alcuni cristiani di Gerusalemme.
c. Ma per quanto riguarda i gentili che hanno creduto: Gli anziani di Gerusalemme capirono che la questione non aveva nulla a che fare con i gentili che hanno creduto in Gesù. Non era necessario che celebrassero i rituali giudaici per essere a posto con Dio. Paolo rifiutò giustamente di scendere a compromessi su questo punto importante.
4. (26) Acconsentendo alla proposta, Paolo sponsorizza e si unisce ad alcuni cristiani in un rito di purificazione ebraico.
Allora Paolo, il giorno seguente, prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel tempio, dichiarando di voler portare a compimento i giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l’offerta per ciascun di loro.
a. Allora Paolo… prese con sé quegli uomini: Paolo poté accettare la proposta e sponsorizzare i quattro uomini che avevano fatto il voto di consacrazione, perché non c’era mai stato un accenno al fatto che tali cose sarebbero state richieste ai Gentili come prova di giustizia davanti a Dio.
i. “Aveva mostrato loro che le loro cerimonie erano inutili ma non distruttive; che erano pericolose solo quando si dipendeva da esse per la salvezza.” (Clarke)
ii. Molti commentatori ritengono che si sia trattato di un terribile compromesso da parte di Paolo, che abbia agito da ipocrita. Tuttavia, il motivo che spinse Paolo a supportare quei Giudei cristiani nel compimento del loro voto di nazireato viene spiegato in 1 Corinzi 9:20: Mi sono così fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; mi sono fatto come uno che è sotto la legge con coloro che sono sotto la legge, per guadagnare quelli che sono sotto la legge.
b. Quando sarebbe stata presentata l’offerta: È importante sottolineare che tale offerta – un sacrificio animale – non aveva in alcun modo lo scopo di espiare o perdonare. Paolo aveva assolutamente capito che solo il sacrificio di Gesù sulla croce espia il peccato. Tuttavia, non tutti i sacrifici nel sistema ebraico erano per l’espiazione; molti erano per il ringraziamento o la dedicazione, come questo.
5. (27-30) I Giudei dell’Asia aizzano una folla contro Paolo.
Ma, come i sette giorni stavano per compiersi, i Giudei dell’Asia, vedendolo nel tempio, sollevarono tutta la folla e gli misero le mani addosso, gridando: «Uomini d’Israele, venite in aiuto! Costui è l’uomo che insegna a tutti e dappertutto una dottrina che è contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; oltre a ciò, ha pure condotto dei Greci nel tempio e ha contaminato questo santo luogo». Infatti avevano in precedenza visto Trofimo di Efeso in città con Paolo, e pensavano che egli lo avesse condotto nel tempio. E tutta la città fu in subbuglio, e ci fu un accorrere di gente; e, preso Paolo, lo trascinarono fuori del tempio e subito furono serrate le porte.
a. I Giudei dell’Asia, vedendolo nel tempio, sollevarono tutta la folla: Sostenevano che Paolo era contro il popolo [Israele], la legge e questo luogo [il tempio], ma tali accuse erano infondate. Paolo semplicemente rifiutava la fiducia in questi elementi come base per la giustizia davanti a Dio, la quale si ottiene solo attraverso Gesù Cristo.
i. Le accuse rivolte a Paolo in Atti 21:28 sono un’eco delle accuse per cui Stefano era stato giustiziato (Atti 6:13). Paolo aveva contribuito a presiedere quell’esecuzione; ora è accusato in modo simile.
b. E tutta la città fu in subbuglio, e ci fu un accorrere di gente: La folla era numerosa perché era tempo di festa (Atti 20:16). Era furiosa perché ritenevano che Paolo non solo predicasse contro il popolo, la legge e il tempio, ma profanasse anche quest’ultimo portando i Gentili nei suoi cortili interni (dicevano: “Oltre a ciò, ha pure condotto dei Greci nel tempio e ha contaminato questo santo luogo”).
c. Trofimo di Efeso… pensavano che egli lo avesse condotto nel tempio: Era assolutamente proibito ai Gentili di andare oltre il “Cortile dei Gentili” designato nell’area del tempio. Erano stati affissi cartelli che recitavano (in greco e in latino): “Nessuno straniero può entrare all’interno della barricata che circonda il tempio e il recinto. Chiunque venga sorpreso a trasgredire sarà personalmente responsabile della propria morte”. I Romani erano così sensibili a questo fatto che autorizzarono gli Ebrei a giustiziare chiunque avesse commesso questa infrazione, anche se si trattava di un cittadino romano.
6. (31-36) I soldati romani salvano Paolo.
Ora, mentre essi cercavano di ucciderlo, al tribuno della coorte giunse la notizia che tutta Gerusalemme era sottosopra. Immediatamente egli, presi dei soldati e dei centurioni, corse verso di loro. E questi, visto il tribuno e i soldati, smisero di battere Paolo. Allora il tribuno, avvicinatosi, lo prese e comandò che fosse legato con due catene, poi domandò chi fosse e che cosa avesse fatto. Tra la folla gli uni gridavano una cosa e gli altri un’altra; non potendo perciò sapere nulla di certo per il tumulto, comandò che fosse condotto nella fortezza. Quando arrivò alla gradinata, egli dovette essere portato dai soldati per la violenza della folla, perché la massa del popolo lo seguiva, gridando: «A morte».
a. Ora, mentre essi cercavano di ucciderlo: Paolo era stato catturato da una folla inferocita, che non voleva solo portarlo fuori dal cortile del tempio, ma voleva ucciderlo proprio lì, nell’area del cortile esterno del monte del tempio. Paolo era già stato vicino alla morte a causa degli attacchi di folle assassine (Atti 14:5, 19) e deve aver pensato: “Ci risiamo!”.
b. Al tribuno della coorte giunse la notizia che tutta Gerusalemme era sottosopra: Dalla Torre Antonia, all’angolo nord-occidentale del monte del tempio, più di 500 soldati romani erano appostati a sole due rampe di scale dal Cortile dei Gentili.
c. E questi, visto il tribuno e i soldati, smisero di battere Paolo: I Romani non avevano simpatia per Paolo, ma erano interessati a mantenere l’ordine pubblico, così arrestarono Paolo sia per la sua incolumità sia per eliminare la causa del tumulto.
i. Due catene significa che Paolo era ammanettato a due soldati, uno per ogni lato. Egli deve essersi subito ricordato della profezia di Agabo (Atti 21:11).
d. La massa del popolo lo seguiva, gridando: «A morte»: Mentre la folla gridava alla sua morte, Paolo deve essersi ricordato di quando faceva parte di una folla simile, favorevole al martirio di Stefano (Atti 7:54-8:1).
i. O forse gli ricordò addirittura il processo a Gesù: “Il grido ‘A morte!’ che lo accompagnava mentre veniva portato su per i gradini era il grido con cui era stata chiesta la morte di Gesù non lontano da quel luogo circa ventisette anni prima (Luca 23:18; Giovanni 19:15).” (Bruce)
ii. Boice, riguardo a “A morte”, osserva: “Non avevano l’intenzione di rimuoverlo dall’area del tempio, bensì dalla faccia della terra. Lo volevano morto”.
7. (37-39) Paolo si rivolge al tribuno romano.
Mentre Paolo stava per essere introdotto nella fortezza, disse al tribuno: «Mi è lecito dirti qualcosa?». Quegli rispose: «Sai il greco? Non sei tu quell’Egiziano che tempo fa insorse e condusse nel deserto quei quattromila briganti?». Ma Paolo disse: «Io sono un Giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia; or ti prego di lasciarmi parlare al popolo».
a. Mentre Paolo stava per essere introdotto nella fortezza, disse al tribuno: In un primo momento, il tribuno romano pensò che Paolo fosse un terrorista e fu sorpreso dal fatto che Paolo era un uomo istruito e sapesse parlare il greco.
i. Il modo di parlare fu una sorpresa, perché sia la lingua che il modo di esprimersi mostravano che Paolo era un uomo istruito nel mondo greco e non un sobillatore. La frase stessa fu una sorpresa; sembrava troppo educata e riservata. Ci saremmo aspettati che Paolo gridasse: “Aiuto, aiuto!” e non: “Mi scusi, signore, le posso parlare un momento?”.
ii. L’Egiziano di cui si parla (citato anche dallo storico ebreo Flavio Giuseppe) condusse un esercito sbandato di quattromila uomini sul Monte degli Ulivi, dove dichiarò che si sarebbe impadronito del monte del tempio. I soldati romani li avevano rapidamente dispersi, ma il loro capo era riuscito a fuggire.
b. Io sono un Giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia: Quando Paolo si identificò al comandante romano, si pose in una posizione completamente diversa. Era un cittadino di Tarso, non un sospetto terrorista.
c. Ti prego di lasciarmi parlare al popolo: In quel momento, quando la sua vita era in pericolo a causa di una folla inferocita ed era sospettato di essere un pericoloso criminale, Paolo aveva una sola cosa in mente: “Lasciami predicare il Vangelo!”.
i. È sorprendente che Paolo sia riuscito a pensare e a parlare così chiaramente, considerando che era stato appena picchiato. Alcuni critici, come il teologo tedesco Ernst Haenchen, pensano che ciò dimostri che l’intero racconto sia una montatura; tuttavia, non tengono conto della potenza dello Spirito Santo e della grande passione di Paolo.
8. (40) A Paolo viene concesso di rivolgersi alla folla che voleva ucciderlo.
Avendoglielo permesso, Paolo, stando in piedi sopra la gradinata, fece cenno con la mano al popolo. E, fattosi un gran silenzio, parlò in lingua ebraica, dicendo:
a. Avendoglielo permesso: Il comandante romano aveva legato Paolo con due catene (Atti 21:33) perché sospettava che Paolo fosse un sobillatore. Ciononostante, diede a Paolo il permesso di parlare alla folla, probabilmente perché sperava che il discorso di Paolo potesse placarla. In un primo momento, il suo discorso ci riuscì.
b. Paolo, stando in piedi sopra la gradinata, fece cenno con la mano al popolo. E, fattosi un gran silenzio, parlò in lingua ebraica: Che momento sensazionale! Paolo, in piedi sulle scale che si affacciano sull’enorme cortile aperto del monte del tempio, fece un gesto deciso con la mano – e la folla inferocita e in tumulto tacque. Poi, Paolo parlò loro in lingua ebraica, identificandosi con il suo pubblico ebraico, non con i suoi protettori romani.
i. Paolo aspettava questa opportunità da una vita. Aveva un’incredibile passione per la salvezza dei suoi connazionali ebrei (Romani 9:1-5) e probabilmente si riteneva qualificato in modo unico a comunicare loro efficacemente il vangelo, se solo avesse avuto l’occasione giusta.
ii. Somiglianze tra Gesù e Paolo, come mostrato in Atti 20 e 21:
·Come Gesù, Paolo si recò a Gerusalemme con un gruppo di discepoli.
·Come Gesù, Paolo fu osteggiato da Giudei ostili che avevano complottato contro la sua vita.
·Come Gesù, Paolo fece o ricevette tre successive predizioni delle sofferenze che avrebbe dovuto patire a Gerusalemme, compreso l’essere consegnato ai Gentili.
·Come Gesù, Paolo aveva dei seguaci che cercavano di dissuaderlo dall’andare a Gerusalemme ad affrontare il destino che lo attendeva.
·Come Gesù, Paolo si dichiarò pronto a dare la vita.
·Come Gesù, Paolo era determinato a portare a termine il suo ministero e a non farsi distogliere da esso.
·Come Gesù, Paolo espresse il suo abbandono alla volontà di Dio.
·Come Gesù, Paolo si recò a Gerusalemme per dare qualcosa.
·Come Gesù, Paolo fu arrestato ingiustamente sulla base di una falsa accusa.
·Come Gesù, Paolo fu arrestato da solo, senza nessuno dei suoi compagni.
·Come Gesù, Paolo sentì la folla gridare: “A morte!”.
·Come Gesù, l’ufficiale romano che si occupava del caso di Paolo non conosceva la sua vera identità.
·Come Gesù, Paolo fu associato ai terroristi da un funzionario romano.
iii. In un modo esclusivo rispetto alla maggior parte di noi, Paolo ha davvero conosciuto la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme alla sua morte (Filippesi 3:10).
iv. La chiamata e il ministero particolari di Paolo rendono queste somiglianze particolarmente evidenti, ma anche noi siamo chiamati a seguire Gesù. Non dovremmo sorprenderci quando gli eventi della nostra vita sono simili a quelli della vita di Gesù. Ci può essere un tempo di tentazione nel deserto, un tempo in cui le persone vengono da noi con bisogni che solo Dio può soddisfare, un tempo in cui sembriamo in balìa di una tempesta, un tempo in cui dobbiamo gridare a Dio come nel giardino del Getsemani, un tempo in cui dobbiamo semplicemente deporre la nostra vita e confidare che Dio ci farà risorgere gloriosamente. Noi, come Paolo, siamo predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio (Romani 8:29).
v. Tuttavia, l’esperienza di Paolo era ovviamente diversa sotto molti aspetti, non ultimo il modo in cui egli farà la sua difesa nel prossimo capitolo, mentre Gesù rifiutò di difendersi davanti ai Suoi accusatori.
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