Atti 22




Atti 22 – Il Sermone di Paolo a Gerusalemme

A. Predicazione alla folla di Gerusalemme.

1. (1-2) Paolo inizia ad esporre il suo messaggio alla folla.

«Fratelli e padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa». Nell’udire che parlava loro in lingua ebraica, fecero ancor più silenzio. Poi disse:

a. Fratelli e padri, ascoltate: Paolo iniziò la sua grande difesa davanti ai Giudei nello stesso modo in cui lo fece Stefano: Fratelli e padri, ascoltate. (Atti 7:2)

i. “Paolo presenta una difesa formidabile ed è proprio la parola ‘difesa’ che usa (Atti 22:1). In greco il termine è apologia, da cui ricaviamo la parola, per l’appunto, “apologia”, che fa riferimento a una difesa formale della propria vita o delle proprie azioni passate.” (Boice)

b. Fecero ancor più silenzio: Quando la folla scatenata sentì Paolo rivolgersi a loro in ebraico (aramaico), si acquietò e si dispose ad ascoltare.

i. Alla fine del capitolo precedente, il pubblico di Paolo a cui era rivolto il suo sermone aveva appena cercato di ucciderlo, pensando che egli avesse profanato il tempio facendo entrare di nascosto un gentile attraverso il Cortile dei Gentili.

2. (3) Paolo racconta la sua educazione e le sue origini ebraiche.

«In verità io sono un Giudeo, nato in Tarso di Cilicia e allevato in questa città ai piedi di Gamaliele, educato nella rigorosa osservanza della legge dei padri, pieno di zelo di Dio, come oggi lo siete voi tutti».

a. In verità io sono un Giudeo: Paolo parlava da ebreo a ebrei, stando attento a stabilire un terreno comune tra loro. Quindi, iniziò a raccontare la sua vita prima di Gesù Cristo e poi la sua conversione.

i. Luca racconta la storia della conversione di Paolo in Atti degli Apostoli al capitolo 9. In seguito, Paolo racconta la storia in qualche modo almeno altre quattro volte nel Nuovo Testamento, ognuna con una propria finalità.

·Atti 22: Racconta la propria storia per persuadere i Giudei.

·Atti 26: Racconta la propria storia per persuadere i Gentili.

·Filippesi 3: Racconta la propria storia per una comprensione teologica.

·1 Timoteo 1: Racconta la propria storia per incoraggiare.

b. Nato in Tarso di Cilicia e allevato in questa città ai piedi di Gamaliele: Paolo ricorda che, pur essendo nato fuori dalla Terra Promessa, è stato allevato a Gerusalemme, ai piedi di Gamaliele, uno dei più prestigiosi rabbini dell’epoca (Atti 5:34).

c. Educato nella rigorosa osservanza della legge dei padri, pieno di zelo di Dio: Come affermato altrove da Paolo, egli era Ebreo di Ebrei; quanto alla legge, fariseo (Filippesi 3:5). Paolo osservava la legge nei minimi dettagli, così come la intendeva l’élite spirituale del suo tempo.

d. Pieno di zelo di Dio, come oggi lo siete voi tutti: Era come se Paolo cercasse la cosa più bella da dire nei confronti di una folla che aveva appena tentato di ucciderlo. “Beh, almeno posso dire che siete pieni di zelo di Dio”.

3. (4-5) Paolo racconta di come perseguitava i cristiani.

«Io ho perseguitato fino alla morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne, come mi sono testimoni il sommo sacerdote e tutto il sinedrio degli anziani, dai quali avendo anche ricevuto lettere per i fratelli, mi recavo a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che erano là, perché fossero puniti».

a. Io ho perseguitato fino alla morte questa Via: Questa era una prova dello zelo di cui si parla al punto precedente. Paolo era stato così energico come persecutore che, in alcuni casi, era stato responsabile della morte di alcuni seguaci di Gesù. Egli comunicò alla folla: “Voi avete cercato di uccidermi, ma io sono riuscito a uccidere molti”. Doveva trattarsi di una notizia inaspettata per molti della folla.

b. Legando e mettendo in prigione uomini e donne: Paolo non aveva ucciso tutti i cristiani che aveva incontrato; alcuni erano stati semplicemente legati e imprigionati. Ma non si risparmiò, perseguitando sia le donne che gli uomini.

c. Mi sono testimoni il sommo sacerdote e tutto il sinedrio degli anziani, dai quali avendo anche ricevuto lettere: Paolo aveva svolto la sua opera di persecuzione con l’approvazione ufficiale dei capi religiosi.

d. Mi recavo a Damasco per condurre prigionieri… anche quelli che erano là: Paolo era abbastanza dinamico da portare avanti la sua campagna di persecuzione oltre la Giudea, in Siria e nella città di Damasco.

i. Il messaggio era chiaro: “Capisco perché mi avete attaccato. Anch’io sono stato un aggressore. Capisco il vostro punto di vista”. Paolo era cristiano da più di vent’anni, ma poteva ancora relazionarsi con chi non lo era.

4. (6-11) Paolo descrive la sua esperienza soprannaturale sulla via di Damasco.

«Or avvenne che, mentre io ero in cammino e mi avvicinavo a Damasco, intorno a mezzogiorno, all’improvviso una gran luce dal cielo mi folgorò d’intorno. Ed io caddi a terra e udii una voce che mi diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Io risposi: “Chi sei, Signore?”. Egli mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti”. Or quelli che erano con me videro sì la luce e furono spaventati, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi: “Signore, che devo fare?”. Il Signore mi disse: “Alzati e va’ a Damasco, là ti sarà annunziato tutto quello che ti è ordinato di fare”. Ora, siccome io non vedevo nulla per lo splendore di quella luce, fui condotto per mano da quelli che erano con me; e così entrai a Damasco».

a. All’improvviso una gran luce dal cielo mi folgorò d’intorno: Paolo era un accanito persecutore dei cristiani e di Gesù, finché questa luce celeste non brillò su di lui. Era come se Paolo dicesse: “Ero proprio come tutti voi, finché non ho avuto un incontro con Gesù. Gesù mi è venuto incontro e la mia vita è cambiata radicalmente”.

b. Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti: Paolo arrivò anche a capire che stava perseguitando Gesù stesso, il Signore che risplende di gloria, più luminoso del sole di mezzogiorno. Fino a quel momento non sapeva chi stesse davvero perseguitando.

c. Ora, siccome io non vedevo nulla per lo splendore di quella luce: La luminosità di quella luce rese Paolo cieco. Perseguitando Gesù, era cieco spiritualmente e poi lo divenne anche fisicamente – e dovette essere umilmente condotto per mano verso la città di Damasco.

5. (12-16) Paolo descrive la sua risposta all’esperienza soprannaturale di Damasco.

«Or un certo Anania, uomo pio secondo la legge, di cui tutti i Giudei che abitavano a Damasco rendevano buona testimonianza, venne da me e, standomi vicino, mi disse: “Fratello Saulo, ricupera la vista”. In quell’istante io ricuperai la vista e lo guardai. Poi aggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha preordinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e a udire una voce dalla sua bocca. Perché tu gli devi essere testimone presso tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. Ed ora che aspetti? Alzati e sii battezzato e lavato dai tuoi peccati, invocando il nome del Signore”».

a. Anania, uomo pio secondo la legge, di cui tutti i Giudei… rendevano buona testimonianza: Paolo sottolineò che fu Anania, uomo ebreo con una buona reputazione, a riceverlo nella famiglia cristiana.

b. Il Dio dei nostri padri ti ha preordinato a conoscere la sua volontà: Nel discorso di Paolo, vediamo che sia lui che Anania si comportarono semplicemente come Giudei esemplari. Non si opposero a Dio né rinnegarono le proprie origini.

i. Paolo voleva che sapessero che egli serviva ancora il Dio dei suoi padri. Non aveva rifiutato il giudaismo. Al contrario, molti nel giudaismo avevano rifiutato Dio, che si era rivelato in Gesù Cristo.

c. Il Dio dei nostri padri ti ha preordinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e a udire una voce dalla sua bocca: Atti 22:14 è una meravigliosa sintesi del dovere di ciascuno davanti a Dio: Conoscere la sua volontà, vedere il Giusto (Gesù) e udire una voce dalla sua bocca (la Sua parola).

6. (17-18) Gesù parla a Paolo mentre è in estasi nel tempio di Gerusalemme.

«Or avvenne che, quando ritornai a Gerusalemme e stavo pregando nel tempio, fui rapito in estasi, e vidi il Signore che mi diceva: “Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché essi non riceveranno la tua testimonianza intorno a me”».

a. Quando ritornai a Gerusalemme e stavo pregando nel tempio: Paolo raccontò loro di un fatto accaduto circa 20 anni prima, quando era un seguace di Gesù da 2 o 3 anni. Anche se era cristiano da poco, si recava comunque a Gerusalemme per pregare al tempio. Voleva che la folla sapesse che, anche se confidava in Gesù, non era contrario a tutte le cerimonie e i rituali ebraici.

b. Fui rapito in estasi, e vidi il Signore che mi diceva: Paolo, pur avendo avuto una visione straordinaria di Gesù mentre si trovava nel tempio, non vi fece mai riferimento nelle sue lettere, menzionandola ora, a quanto pare, solo per necessità. La vita cristiana di Paolo era fondata sulla verità di Dio e non su esperienze spirituali, delle quali non amava nemmeno parlare molto.

c. Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché essi non riceveranno la tua testimonianza intorno a me: La parola di Gesù fu probabilmente una sorpresa per Paolo. A ragione, probabilmente pensava di essere il più adatto a portare il vangelo ai suoi connazionali. Ciononostante, Gesù gli diede questo avvertimento, dicendogli persino di affrettarsi.

7. (19-20) Paolo risponde a Gesù.

«Allora io dissi: “Signore, loro stessi sanno che incarceravo e battevo da una sinagoga all’altra quelli che credevano in te; quando si versava il sangue di Stefano, tuo martire, anch’io ero presente, acconsentivo alla sua morte e custodivo le vesti di coloro che lo uccidevano”».

a. Signore, loro stessi sanno che incarceravo e battevo da una sinagoga all’altra quelli che credevano in te: Questa è la gentile obiezione di Paolo all’avvertimento che Gesù gli aveva appena dato in visione. Paolo pensava: “Signore, mi ascolteranno. Sanno che un tempo perseguitavo i cristiani; la mia storia sarà dunque potente e li convincerà”.

b. Quando si versava il sangue di Stefano, tuo martire, anch’io ero presente, acconsentivo alla sua morte: Paolo pensava che la sua iniziale e vigorosa persecuzione della chiesa gli desse maggiore credibilità presso i Giudei che erano contrari al cristianesimo. Cercò di spiegare a Gesù perché avrebbe dovuto rimanere a Gerusalemme e adoperarsi per parlare di Lui al popolo ebraico.

8. (21) Risposta di Gesù alle parole di Paolo.

«Ma egli mi disse: “Va’, perché io ti manderò lontano tra i gentili”».

a. Ma egli mi disse: “Va’: Gesù non era d’accordo con la risposta di Paolo. Sapeva che non era il momento e il luogo in cui Paolo avrebbe dovuto predicare ai Giudei nel modo in cui voleva farlo. Invece, per la sua sicurezza, 20 anni prima Gesù aveva detto a Paolo semplicemente di andarsene da Gerusalemme.

b. Perché io ti manderò lontano tra i gentili: Quando Paolo fu toccato da Dio a Damasco, gli fu detto allora della sua chiamata a predicare ai Gentili (Atti 9:15), quindi le parole di Gesù a lui rivolte nel tempio di Gerusalemme non erano nuove. Tuttavia, possiamo immaginare che, nella sua prima visita a Gerusalemme dopo la conversione, sarebbe stato facile per Paolo preoccuparsi così tanto della conversione di Israele da volersi concentrare su di essa – ecco il motivo per cui Gesù gli diede quel promemoria nel tempio.

i. Paolo disse chiaramente che non era sua l’idea di predicare ai Gentili; era il piano di Dio. Sperava anche che ciò spiegasse alla folla perché si mostrava così amichevole nei confronti dei Gentili: Paolo stava semplicemente obbedendo a Gesù e alla Sua parola.

9. (22-23) La folla si agita in risposta al messaggio di Paolo.

Essi lo ascoltarono fino a questo punto; poi alzarono la voce, dicendo: «Togli dal mondo un tale uomo, perché non è degno di vivere!». Siccome essi gridavano, gettando via le loro vesti e lanciando polvere in aria,

a. Essi lo ascoltarono fino a questo punto: La folla che aveva tentato di uccidere Paolo, e che poi aveva ascoltato con attenzione tutto il suo sermone, esplose di rabbia per la pronuncia di una sola parola. Quella parola era “gentili” (Atti 22:21). La folla ebraica era indignata al pensiero che la salvezza di Dio potesse essere data liberamente ai Gentili credenti.

i. La folla aveva ascoltato attentamente fino a quel punto. Nelle loro menti, non avevano problemi a parlare di Gesù, ma non potevano sopportare l’idea che Dio potesse salvare Giudei e Gentili allo stesso modo.

ii. Il messaggio di Gesù, che sia Paolo che il Nuovo Testamento predicano, è questo: Potete venire a Dio così come siete – ebrei, gentili, stranieri, alti, bassi, ricchi o poveri – ma dovete venire a Lui attraverso Gesù Cristo.

iii. I Giudei di allora non avevano problemi con i Gentili che si convertivano al giudaismo, ma si sentivano incredibilmente offesi al pensiero che i Gentili diventassero cristiani proprio come i Giudei diventavano cristiani, perché ciò implicava che Giudei e Gentili fossero uguali, dato che dovevano accostarsi a Dio alle stesse condizioni.

b. Togli dal mondo un tale uomo, perché non è degno di vivere! La loro reazione indignata e violenta fu dovuta a una sola parola: gentili.

i. In Atti 22, la folla ebraica espresse il suo odio verso gli altri attraverso una rabbia violenta. Altri esprimono il loro odio verso i perduti attraverso l’indifferenza. Forse non ci ribelliamo come la folla di questo capitolo, ma possiamo dire più o meno la stessa cosa attraverso la nostra indolenza.

B. Paolo sotto custodia romana.

1. (24) Il comandante esige una spiegazione della rivolta.

Il tribuno comandò che Paolo fosse condotto nella fortezza, ordinando di interrogarlo a colpi di flagelli al fine di sapere per quale motivo gridavano così contro di lui.

a. Il tribuno comandò che Paolo fosse condotto nella fortezza: Deve essere stato uno spettacolo strano per il tribuno romano. Vide Paolo rivolgersi con passione a questa folla enorme in una lingua che non conosceva. Vide la folla in estasi, fino a quando, all’improvviso, scoppiò una rivolta.

i. Tuttavia, quando gli fu spiegato, deve aver pensato che fosse assurdo e offensivo: Tutti questi disordini nascono dall’odio verso i Gentili, persone proprio come il tribuno.

ii. Da questo momento fino alla fine del libro degli Atti, Paolo sarà in custodia dei Romani. Per quanto riguarda questo libro, questa è la fine del suo periodo da uomo libero, anche se non la fine della sua testimonianza o della sua utilità per Dio e per il Suo popolo.

b. Interrogarlo a colpi di flagelli: Viene suggerito che Paolo sia battuto con dei flagelli. Si trattava di una cosa ben diversa dall’essere picchiato con una verga o una normale frusta (che Paolo aveva sperimentato, 2 Corinzi 11:24-25). Spesso gli uomini, a causa della flagellazione, morivano o rimanevano menomati per tutta la vita.

i. “Non si trattava della normale fustigazione ebraica, che di per sé era già abbastanza terribile, ma del temuto flagello romano. Si trattava di un pestaggio così duro che in alcuni casi provocava la morte della vittima.” (Boice)

c. Ordinando di interrogarlo a colpi di flagelli: Si trattava di un’azione brutale, seppur consueta all’epoca, ma solo nei confronti di persone che non erano cittadini romani.

2. (25-26) Paolo rivela di essere cittadino romano.

Ma, quando lo ebbero disteso con le cinghie, Paolo disse al centurione che era presente: «Vi è lecito flagellare un cittadino romano, non ancora condannato?». Udito questo, il centurione andò a riferirlo al tribuno, dicendo: «Che cosa stai facendo? Quest’uomo è un cittadino romano!».

a. Quando lo ebbero disteso con le cinghie: A Paolo erano state legate le mani con cinghie di cuoio intorno a un palo di legno, in modo che la sua schiena fosse completamente esposta. Era pronto a subire delle percosse brutali, che non si sarebbero fermate finché non avesse confessato i crimini di cui era sospettato.

b. Vi è lecito flagellare un cittadino romano, non ancora condannato? In quel momento Paolo annunciò di essere cittadino romano.

c. Che cosa stai facendo? Quest’uomo è un cittadino romano! Quando si venne a sapere, la reazione fu immediata. Era una grave violazione dei diritti romani anche solo legare un cittadino romano senza un giusto processo, diritti che nel caso di Paolo avevano già violato incatenandolo in Atti 21:33.

3. (27-29) Il comandante interroga Paolo sulla sua cittadinanza.

Il tribuno allora si recò da Paolo e gli chiese: «Dimmi, sei tu un cittadino romano?». Egli disse: «Sì, lo sono». Il tribuno rispose: «Io ho acquistata questa cittadinanza mediante una grande somma di denaro». Paolo disse: «Io invece l’ho di nascita».Allora quelli che lo dovevano interrogare si allontanarono subito da lui; e lo stesso tribuno, avendo saputo che egli era cittadino romano, ebbe paura perché lo aveva fatto legare.

a. Dimmi, sei tu un cittadino romano? La pena per aver mentito sulla propria cittadinanza romana era severa. Poiché non era il genere di cose su cui si mentiva comunemente, il comandante poté tranquillamente chiederlo direttamente a Paolo.

i. “La rivendicazione verbale della cittadinanza romana era accettata al valore nominale; le pene per la falsificazione dei documenti e la falsa rivendicazione della cittadinanza erano estremamente severe – Epitteto parla di morte per tali atti.” (Longenecker)

b. Io ho acquistata questa cittadinanza mediante una grande somma di denaro: A causa di tutto il trambusto e delle percosse ricevute, Paolo aveva probabilmente un aspetto terribile. Il comandante si chiese come una persona con un aspetto simile potesse acquistare la cittadinanza.

i. “Dicendo: “Mi è costato una somma di denaro molto alta ottenere la cittadinanza romana”, era come se il tribuno volesse intendere che il privilegio doveva aver perso valore negli ultimi tempi, se un personaggio dall’aspetto così penoso come Paolo poteva rivendicarlo.” (Bruce)

ii. Secondo Stott, la cittadinanza romana non poteva essere comprata a pagamento, ma solo con una tangente. Normalmente, solo il diritto o la ricompensa la concedevano. “Il punto non era che il tribuno dubitasse della pretesa di Paolo, ma piuttosto che egli stesse insinuando che chiunque poteva diventare cittadino in quei giorni!” (Marshall)

c. Io invece l’ho di nascita: I genitori (o i nonni) di Paolo devono aver ottenuto i diritti di cittadinanza per qualche buona azione compiuta a favore di Roma.

i. “Non abbiamo modo di sapere come il padre o il nonno di Paolo abbia acquisito la cittadinanza, ma l’analogia suggerisce che sia stata ottenuta per i preziosi servizi resi a un generale o amministratore romano nell’area sud-orientale dell’Asia Minore.” (Bruce)

ii. Paolo era un individuo estremamente raro. Non era comune trovare un ebreo così colto, intelligente e devoto che fosse anche cittadino romano. Dio usò questo retroterra unico per servirsi di Paolo in modo speciale, così come vuole usare il tuo bagaglio unico per servirsi di te in modo speciale.

d. Lo stesso tribuno, avendo saputo che egli era cittadino romano, ebbe paura perché lo aveva fatto legare: Alla luce di ciò che ora sapeva di Paolo, il comandante era molto preoccupato per la propria incolumità.

4. (30) Il comandante romano organizza un’udienza per le accuse contro Paolo davanti al tribunale ebraico (il Sinedrio).

Or il giorno seguente, volendo sapere con certezza il motivo per cui egli era accusato dai Giudei, lo sciolse dai legami e ordinò ai capi dei sacerdoti e a tutto il sinedrio di venire. Poi, condotto giù Paolo, lo presentò davanti a loro.

a. Volendo sapere con certezza il motivo per cui egli era accusato: Luca presenta il comandante romano come un uomo giusto e integerrimo. Pur non conoscendo i dettagli della disputa tra Paolo e i capi religiosi, sembra che si sia impegnato a fondo per una risoluzione equa.

i. Il comandante romano “deve aver pensato che una volta che avesse avuto un’accusa concreta sarebbe stato in grado di decidere cosa fare.” (Boice)

b. E ordinò ai capi dei sacerdoti e a tutto il sinedrio di venire. Poi, condotto giù Paolo, lo presentò davanti a loro: Paolo ricevette quella che probabilmente considerava una clamorosa seconda opportunità. L’opportunità di predicare alla folla sul monte del tempio si concluse con un’altra sommossa, ma il giorno dopo avrebbe parlato davanti al sinedrio.

i. Il sinedrio era il parlamento ebraico. A Paolo sarebbe stata data l’opportunità di parlare davanti al gruppo di cui era stato membro. Atti 26:10 dice chiaramente che Paolo aveva diritto di voto, che di solito spettava ai membri del sinedrio.

ii. Paolo avrebbe logicamente pensato che questa fosse l’occasione della sua vita di predicare a coloro che amava tanto e che conosceva così bene.

iii. Dio aveva rivelato a Paolo un piano già al momento della sua conversione. Paolo era da me scelto per portare il mio nome davanti alle genti, ai re e ai figli d’Israele. Poiché io gli mostrerò quante cose egli deve soffrire per il mio nome (Atti 9:15-16). Paolo conosceva il piano generale, ma proprio come noi, non sapeva come sarebbe andata a finire. Doveva fidarsi di Dio, proprio come ogni credente.

© 2024 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com

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