Ebrei 3 – Gesù, superiore a Mosè
A. Considerando Gesù.
1. (1a) Dunque: chi siamo alla luce dei paragrafi precedenti.
Perciò, fratelli santi, che siete partecipi della celeste vocazione,
a. Perciò: Il capitolo precedente ci lascia con l’immagine di Gesù come nostro Sommo Sacerdote celeste. E questo ci insegna qualcosa su chi siamo noi. Capire chi siamo alla luce di chi è Gesù e ciò che ha fatto per noi è essenziale per una vita cristiana sana. Ci preserva dallo stesso grande sconforto che hanno dovuto affrontare i cristiani ebrei.
b. Fratelli santi: Noi siamo tali perché Gesù ci considera tali, perché il nostro santo e celeste Sommo Sacerdote non si vergogna di chiamarli fratelli (Ebrei 2:11). Dovrebbe benedirci e incoraggiarci il fatto che Gesù ci chiama i Suoi fratelli santi.
c. Che siete partecipi della celeste vocazione: Poiché Gesù si impegna a portare molti figli alla gloria (Ebrei 2:10), noi siamo compagni della Sua chiamata celeste. Questo dovrebbe benedirci e incoraggiarci a proseguire, anche nei momenti di difficoltà e di prova.
2. (1b) Dunque: cosa dobbiamo fare alla luce dei paragrafi precedenti.
Considerate l’apostolo e il sommo sacerdote della nostra confessione di fede, Gesù Cristo
a. Considerate l’apostolo: Spesse volte non attribuiamo queta parola a Gesù, ma Lui è il nostro Apostolo. L’antica parola greca tradotta apostolo significa ambasciatore. In questo senso, Gesù è l’ambasciatore per eccellenza del Padre (Ebrei 1:1-2). Dio Padre ha dovuto mandare un messaggio d’amore così importante che lo ha mandato attraverso Cristo Gesù.
i. La parola greca antica tradotta considerate è katanoein: “Non significa semplicemente guardare o notare una cosa. Chiunque può guardare una cosa o addirittura notarla senza vederla davvero. La parola significa fissare l’attenzione su qualcosa in modo tale che il suo significato interiore, la lezione che deve insegnare, possa essere appreso. (Barclay) La stessa parola è usata in Luca 12:24 (osservate i corvi). È un appello sincero a guardare, imparare e capire.
ii. Il messaggio è chiaro: considerate questo. Considerate che Dio vi ama così tanto che ha mandato il Messaggero supremo, Cristo Gesù. Considerate anche quanto sia importante per voi prestare attenzione all’Apostolo di Dio per eccellenza, che è Cristo Gesù.
iii. Dio ha anche scelto i Suoi “ambasciatori” originali e autorevoli per la Chiesa. Questi sono quelli che noi consideriamo i dodici apostoli originali. Dio sceglie ancora ambasciatori in un senso meno autorevole, e c’è un senso in cui tutti noi siamo ambasciatori di Dio. Di certo, però, Gesù era ed è l’ambasciatore per eccellenza del Padre.
b. Considerate… il sommo sacerdote: Gesù è Colui che ci rappresenta supremamente davanti al Padre, e che rappresenta il Padre per noi. Dio si prende così tanto cura di noi che ha posto il grande mediatore, il grande Sommo Sacerdote, tra Sé e l’uomo peccatore.
i. Il messaggio è chiaro: considerate questo. Considerate che Dio vi ama così tanto da darvi un così grande Sommo Sacerdote. Considerate che se ci viene dato un così grande Sommo Sacerdote, dobbiamo onorare e sottometterci a questo Sommo Sacerdote, che è Cristo Gesù.
c. Della nostra confessione: Gesù è l’ambasciatore e il mediatore della nostra confessione. Il cristianesimo è una confessione fatta sia con la bocca che con la vita (Matteo 10:32, Romani 10:9).
i. La parola “confessione” significa “dire la stessa cosa”. Quando confessiamo il nostro peccato, “diciamo la stessa cosa” che Dio dice di lui. Per quanto riguarda la salvezza, tutti i cristiani “dicono la stessa cosa” riguardo al loro bisogno di salvezza e alla provvidenza di Dio in Gesù.
3. (2) Considerate Gesù fedele nei Suoi doveri davanti al Padre.
Che è fedele a Colui che lo ha costituito, come lo fu anche Mosè in tutta la sua casa.
a. Che è fedele: Quando consideriamo la fedeltà passata di Gesù, questo ci aiuta a capire che Egli continuerà ad essere fedele. E come è stato fedele a Dio Padre (Colui che lo ha costituito), così sarà fedele verso di noi. Questo dovrebbe benedirci e incoraggiarci.
b. Come lo fu Mosè in tutta la sua casa: Mosè mostrò una fedeltà sorprendente nel suo ministero; ma Gesù mostrò una fedeltà perfetta, superando anche quella di Mosè.
B. Gesù, superiore a Mosè.
1. (3a) Gesù ha ricevuto più gloria di Mosè.
Infatti, Gesù è stato ritenuto degno di una gloria tanto più grande di quella di Mosè,
a. Mosè: Mosè ricevette tanta gloria da Dio. La si poteva vedere sul suo volto raggiante dopo aver trascorso del tempo con Dio (Esodo 34:29-35), nella sua giustificazione davanti a Miriam e Aaronne (Numeri 12:6-8) e davanti ai figli di Kore (Numeri 16).
b. Infatti Gesù è stato ritenuto degno di una gloria tanto più grande di quella di Mosè: Ma Gesù ricevette dal Padre molta più gloria al Suo battesimo (Matteo 3:16-17), alla Sua trasfigurazione (Marco 9:7) e alla Sua risurrezione (Atti 2:26-27 e Atti 2:31-33).
2. (3b-6) Mosè il servo, Gesù il Figlio.
Quanto maggior gloria ha Colui che ha fabbricato una casa della casa stessa. Ora ogni casa è costruita da qualcuno, ma Colui che ha fatto tutte le cose è Dio. E Mosè fu veramente fedele nella casa di Dio come servo, per testimoniare delle cose che dovevano essere dette, ma Cristo, come Figlio, lo è sopra la propria casa e la Sua casa siamo noi, se riteniamo ferma fino alla fine la franchezza e il vanto della speranza.
a. Quanto maggior gloria ha Colui che ha fabbricato una casa della casa stessa: Mosè era un membro della casa di Dio, ma Gesù è il creatore di quella casa, degno di maggior gloria.
i. Secondo Morris, gli antichi rabbini consideravano Mosè il più grande uomo di sempre, più grande degli angeli. Lo scrittore agli Ebrei non critica Mosè, ma guarda Mosè rapportandolo giustamente a Gesù.
b. E Mosè fu veramente fedele nella casa di Dio come servo… ma Cristo, come Figlio, lo è sopra la propria casa: Mosè fu un servo fedele, ma non fu mai chiamato Figlio come lo è Gesù. Questo mostra che Gesù è più grande di Mosè.
c. La Sua casa siamo noi, se riteniamo ferma fino alla fine: Facciamo parte della famiglia di Gesù se ci riteniamo fermi. Lo scrittore agli Ebrei incoraggia coloro che volevano tornare indietro, aiutandoli a ritenersi fermi, spiegando i vantaggi di continuare ad andare avanti con Gesù.
i. Il vero impegno nei confronti di Gesù si dimostra nell’arco del tempo, non solo in un’esplosione emotiva iniziale. Confidiamo che Colui che ha cominciato un’opera buona in voi, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù (Filippesi 1:6).
ii. La Sua casa siamo noi: 1 Pietro 2:4-5 dice: anche voi… siete edificati per essere una casa spirituale. Dio ha un’opera da edificare attraverso il Suo popolo, nello stesso modo in cui si edifica una casa.
C. L’applicazione della superiorità di Gesù rispetto a Mosè.
1. (7-11) Un passo citato dal Salmo 95:7-11 e la sua importanza.
Perciò, come dice lo Spirito Santo:
“Oggi, se udite la Sua voce,
Non indurite i vostri cuori come nella provocazione,
Nel giorno della tentazione nel deserto,
Dove i vostri padri Mi tentarono mettendomi alla prova,
Pur avendo visto per quarant’anni le Mie opere.
Perciò Mi sdegnai con quella generazione,
E dissi: Errano sempre col cuore
E non hanno conosciuto le Mie vie;
Così giurai nella Mia ira:
Non entreranno nel Mio riposo”.
a. Perciò, come dice lo Spirito Santo: Lo Spirito di Dio (parlando attraverso la Sua Parola) ci ha detto che Gesù, il Messia, è di gran lunga superiore a Mosè. Questa verità dovrebbe portare ad agire, e ora lo scrittore agli Ebrei incoraggerà a farlo.
b. Non indurite i vostri cuori: Se coloro che hanno seguito Mosè avevano la responsabilità di sottomettersi, di fidarsi e di perseverare nel seguire il leader di Dio, abbiamo una responsabilità ancora più grande di fare lo stesso verso un leader maggiore, Gesù il Messia.
i. Il punto è chiaro. Quando lo Spirito Santo parla, dobbiamo ascoltare la Sua voce e non permettere che i nostri cuori si induriscano. Sentiamo lo Spirito parlare nelle Scritture, nel cuore del Suo popolo, in coloro che Egli chiama alla salvezza e mediante le Sue opere.
ii. Così come lo Spirito parla in molti modi, ci sono anche molti modi in cui possiamo indurire il nostro cuore.
· Alcuni induriscono i loro cuori ricadendo nella loro vecchia indifferenza.
· Alcuni induriscono i loro cuori con l’incredulità.
· Alcuni induriscono i loro cuori chiedendo più segni.
· Alcuni induriscono i loro cuori dando per scontato la misericordia di Dio.
c. Oggi: C’è un senso di urgenza nella voce dello Spirito Santo. Egli non ci spinge a riconciliarci con Dio domani, o a confidare nel ieri – lo Spirito Santo ci spinge solo ad agire oggi.
i. Lo Spirito Santo ci parla oggi perché è un invito genuino. Sappiamo che lo Spirito Santo vuole davvero che veniamo a Gesù perché Egli dice “oggi”. Se qualcuno mi invita a cena a casa loro ma non mi dicono né il giorno né l’ora, so che non è un invito convinto. Ma quando dicono: “Vieni in questo giorno a quest’ora”, so che è un vero invito, che vogliono che io vada da loro, che tutto è pronto e che loro sono pronti per la mia venuta. Lo Spirito Santo ti dà un tempo per il Suo invito: oggi.
ii. Charles Spurgeon ha fatto notare una delle ragioni per la quale lo Spirito Santo parla con tale urgenza: “Inoltre, Egli desidera svolgere il Suo ufficio preferito di Consolatore, ma non può consolare un’anima empia, non può consolare coloro che induriscono il loro cuore. Il conforto per i non credenti sarebbe la loro distruzione. Egli si rallegra di essere il Consolatore, ed è stato mandato dal Padre per agire specialmente in questa capacità affinché possa consolare il popolo di Dio e, nel mentre, osserva con occhi bramosi i cuori infranti e spiriti contriti, in modo da poter applicare il balsamo di Galaad e guarire le loro ferite.”
iii. Allo stesso modo, anche noi dobbiamo avere un senso di urgenza per quanto riguarda l’oggi. “Scegli l’uomo più forte che conosci e supponi che tutto quello che ha a che vedere con il tuo benessere eterno dipenda dal fatto che egli sopravviva per vedere gli anni a venire. Quanto saresti ansioso nel sentire della sua malattia, quanto saresti preoccupato per la sua salute? Ebbene, peccatore, la tua salvezza è messa a rischio da te, dalla tua stessa vita, è forse più sicura?” (Spurgeon)
d. Come nella provocazione, nel giorno della tentazione: Il giorno della tentazione si riferisce in primo luogo al processo di Meriba (Numeri 20:1-13). Più in generale si parla del rifiuto di Israele di avere fiducia ed entrare nella Terra Promessa durante l’Esodo (Numeri 13:30 – 14:10). Dio non ha accettato la loro incredulità e ha condannato quella generazione incredula a morire nel deserto (Numeri 14:22-23 e 14:28-32).
i. Questo ha senso solo perché c’è una certa continuità nell’opera di Dio in mezzo al Suo popolo attraverso i secoli. Possiamo imparare dagli errori dell’antico popolo di Dio.
e. Pur avendo visto per quarant’anni le mie opere: A causa della sua incredulità, il popolo d’Israele affrontò un giudizio che culminò dopo quarant’anni. Questo avvertimento in Ebrei fu scritto circa quarant’anni dopo il rifiuto iniziale di Gesù da parte degli Ebrei. L’ira di Dio si stava rapidamente abbattendo sul popolo ebraico che aveva rifiutato Gesù e sarebbe culminata con la distruzione Gerusalemme da parte della potenza romana.
f. Perciò mi sdegnai con quella generazione: L’ira di Dio si è accesa contro quella generazione a causa della loro incredulità. Si erano rifiutati di confidare in Dio per le grandi cose che Egli aveva promesso e non erano disposti a continuare ad avere fiducia. Perciò non entrarono nel riposo che Dio aveva designato per loro, la Terra di Canaan.
2. (12-15) State attenti: Non essere come la generazione che perì nel deserto
State attenti, fratelli, che talora non vi sia in alcuni di voi un malvagio cuore incredulo, che si allontani dal Dio vivente, ma esortatevi a vicenda ogni giorno, finché si dice: “Oggi”, perché nessuno di voi sia indurito per l’inganno del peccato. Noi infatti siamo divenuti partecipi di Cristo, a condizione che riteniamo ferma fino alla fine la fiducia che avevamo al principio, mentre ci è detto:
“Oggi, se udite la Sua voce,
Non indurite i vostri cuori come nella provocazione”.
a. Che talora non vi sia in alcuni di voi un malvagio cuore incredulo: Questo è un linguaggio forte, ma spesso sottovalutiamo la natura terribile della nostra incredulità. Rifiutarsi di credere in Dio è un peccato grave perché mostra un malvagio cuore che si allontana dal Dio vivente.
i. “L’incredulità non è incapacità di capire, ma riluttanza a fidarsi… è la volontà, non l’intelligenza, che è coinvolta.” (Newell)
ii. Si può veramente credere in Dio, ma essere occasionalmente turbati dai dubbi. Anche nel dubbio, si può continuare a volere la promessa di Dio, ed essere, però, deboli nella fede in quel momento. L’incredulità non è debolezza di fede, ma si pone in opposizione alla fede.
iii. “Spesso si parla molto alla leggera, non dando molto peso al grande peccato dell’incredulità nel Signore Gesù Cristo. Come se non fosse affatto un peccato; tuttavia, secondo il mio testo e, di fatto, secondo tutto il tenore delle Scritture, l’incredulità è fare di Dio un bugiardo, e cosa può esserci di peggio?” (Spurgeon)
iv. “Ascolta, oh non credente; tu hai detto: ‘Non posso credere’, ma sarebbe più onesto se dicessi: ‘Non voglio credere’. Il problema sta lì. La tua incredulità è colpa tua, non una tua disgrazia. È una malattia, ma è anche un crimine: è per te una terribile fonte di miseria, ma è giustamente così, perché è un’atroce offesa contro il Dio della verità.” (Spurgeon)
v. “Non ho forse sentito qualcuno dire: ‘Oh, signore, sono anni che cerco di credere’. Parole terribili! Peggiorano ulteriormente il caso. Immaginate che dopo aver rilasciato una dichiarazione, un uomo dichiari di non credermi, anzi, di non potermi credere anche se vorrebbe farlo. Mi sentirei certamente offeso, ma peggiorerebbe le cose se l’uomo aggiungesse: ‘In realtà sto cercando di crederti da anni, ma non riesco proprio a farlo’. Cosa intende dire con questo? Cos’altro potrebbe voler dire se non che ho assolutamente torto, e che sono un bugiardo affermato, che anche se volesse darmi un po’ di credito, non riuscirebbe davvero a farlo? Anche se provasse con tutti i suoi sforzi, gli risulta impossibile credermi? Ora, l’uomo che dice: ‘Io ho cercato di credere in Dio’ in realtà sta dicendo proprio questo riguardo all’Altissimo.” (Spurgeon)
vi. Il Dio vivente: “Questo titolo divino ha un significato supremo e mostra che il carattere di Dio è lo stesso per i credenti come per tutti gli altri.” (Griffith Thomas)
b. Esortatevi a vicenda ogni giorno: Se vogliamo rafforzare la nostra fede ed evitare la rovina dell’incredulità, dobbiamo circondarci di altri cristiani che ci esortano, cioè che ci incoraggiano seriamente. Ciò dimostra la nostra responsabilità sia nel dare esortazione che nel ricevere esortazione e di farlo ogni giorno (vi esortate a vicenda ogni giorno). È facile giudicare e criticare, ma questa non è un’esortazione.
i. Se non hai alcuna comunione fraterna con gli altri, non puoi né esortare né essere esortato. Quando non siamo in comunione con gli altri, c’è molto meno intorno a noi che ci proteggerà dell’essere induriti per l’inganno del peccato.
ii. Alcuni pensano che il comando di Gesù di non giudicare la pagliuzza che è nell’occhio di nostro fratello mentre abbiamo una trave nel nostro (Matteo 7:5) indichi che non dovremmo esortarci a vicenda ogni giorno. Eppure, Gesù ci ha detto di togliere prima dal nostro occhio la trave, per poi togliere la pagliuzza dall’occhio del nostro fratello. Non ci ha detto di ignorare la pagliuzza, solo di affrontarlo nell’ordine corretto.
iii. Questa enfasi sull’importanza della comunione è in contrasto con il pensiero della società. Un sondaggio negli Stati Uniti ha rilevato che oltre il 78% del pubblico in generale e il 70% delle persone che vanno in chiesa crede che “si può essere un buon cristiano senza andare in chiesa”. (Roof e McKinney)
iv. “Vegliate sui vostri fratelli, esortatevi quotidianamente a vicenda, specialmente voi che siete leader della Chiesa, o che siete anziani ed avete esperienza. State all’erta per evitare che qualcuno dei vostri fratelli nella Chiesa si allontani gradualmente o che qualcuno nella congregazione indurisca il proprio cuore in una condizione di incredulità consolidata e perisca nel suo peccato. Colui che vi ordina di fare attenzione a voi stessi, non vuole che lo facciate in una maniera egoistica, per non diventare come Caino, che osò dire al Signore stesso: “Sono forse io il custode di mio fratello?’” (Spurgeon)
c. Che nessuno di voi sia indurito: I cristiani devono tenere gli occhi aperti contro la durezza del cuore. Nessuno sospetta del tuo peccato nascosto nel quale indulgi, perché sei bravo a nasconderlo. Tuttavia, stai ingannando te stesso, credendo che ciò non causi alcun male. Si può sempre chiedere perdono in un secondo momento. Puoi sempre morire a te stesso e arrenderti a Gesù nei prossimi mesi o anni. Ciò che non vedi o percepisci è che il tuo peccato nascosto indurisce il tuo cuore. Man mano che il tuo cuore diventa più duro diventi sempre meno sensibile al tuo peccato. Ti allontani sempre di più da Gesù. E il tuo pericolo spirituale cresce ogni giorno.
d. L’inganno del peccato: Il peccato dell’incredulità ha la sua radice nell’inganno e il suo fiore è segnato dalla durezza (perché nessuno di voi sia indurito). L’incredulità e il peccato sono ingannevoli perché quando non crediamo in Dio, non smettiamo di credere, iniziamo semplicemente a credere in una bugia.
i. Un grande pericolo del peccato è il suo inganno. Se venisse con la piena rivelazione, la piena esposizione di tutte le sue conseguenze, non sarebbe attraente. Ma la natura del peccato è l’inganno.
ii. Fin dall’inizio, gran parte del potere del peccato risiede nel suo inganno.
· Il peccato è ingannevole nel modo in cui si presenta.
· Il peccato è ingannevole in ciò che ci promette.
· Il peccato è ingannevole nel modo in cui definisce sé stesso.
· Il peccato è ingannevole nelle scuse che crea, sia prima che dopo.
e. Partecipi di Cristo: I credenti – coloro che si allontanano dal peccato e dalla propria carne e ripongono la fiducia della loro vita in Gesù – sono gloriosamente chiamati partecipi di Cristo.
i. Partecipi di Cristo – questo è il quadro completo. Partecipi della Sua obbedienza, partecipi della Sua sofferenza, partecipi della Sua morte, partecipi della Sua risurrezione, partecipi della Sua vittoria, partecipi del Suo piano, partecipi del Suo potere, partecipi del Suo ministero di intercessione, partecipi della Sua opera, partecipi della Sua gloria, partecipi del Suo destino. Dire “Partecipi di Cristo” dice tutto.
ii. Ci sono molti modi in cui viene descritta l’unione del credente con Gesù:
· Come una pietra cementata alle sue fondamenta.
· Come una vite collegata ai suoi rami.
· Come una moglie sposata con suo marito.
f. Non indurite i vostri cuori: Spesso diciamo che i nostri cuori diventano duri per colpa degli altri o delle circostanze. La verità è che induriamo i nostri cuori in risposta a ciò che ci accade.
3. (16-19) Non basta avere un buon inizio.
Chi furono infatti quelli che, avendola udita, lo provocarono? Non furono tutti quelli che erano usciti dall’Egitto per mezzo di Mosè? Ora chi furono coloro coi quali si sdegnò per quarant’anni? Non furono coloro che peccarono, i cui cadaveri caddero nel deserto? E a chi giurò che non sarebbero entrati nel Suo riposo, se non a quelli che furono disubbidienti? Or noi vediamo che non vi poterono entrare per l’incredulità.
a. Chi furono infatti quelli che, avendola udita, lo provocarono? Come nazione, Israele ha avuto un buon inizio. Dopotutto, ci voleva molta fede per attraversare il Mar Rosso. Eppure, tutta quella prima generazione perì nel deserto, tranne i due uomini di fede: Giosuè e Caleb.
i. Pensa al loro grande privilegio:
· Avevano visto le dieci piaghe venire sull’Egitto.
· Dio aveva dato loro una grande rivelazione.
· Dio aveva usato immensa pazienza verso di loro
· Avevano ricevuto grande misericordia.
b. Non sarebbero entrati nel Suo riposo: Il Libro agli Ebrei, nei capitoli 3 e 4, parla 11 volte di entrare nel riposo. Questo riposo viene descritto in dettaglio e in profondità nel prossimo capitolo. Ma qui è rivelata la chiave per entrare in quel riposo: credere.
c. Or noi vediamo che non vi poterono entrare per l’incredulità: Si potrebbe essere tentati di pensare che la chiave per entrare nel riposo sia l’obbedienza, specialmente da Ebrei 3:18: A chi giurò che non sarebbero entrati nel Suo riposo, se non a quelli che furono disubbidienti? Ma la disobbedienza menzionata in Ebrei 3:18 è una conseguenza dell’incredulità menzionata in Ebrei 3:19. Prima viene l’incredulità, poi la disobbedienza.
i. È stata l’incredulità e non qualcos’altro a non farli entrare in Canaan:
· Il loro peccato non li ha tenuti fuori da Canaan.
· La mancanza di prove non li ha tenuti fuori da Canaan.
· La mancanza di incoraggiamento non li ha tenuti fuori da Canaan.
· Le circostanze difficili non li hanno tenuti fuori da Canaan.
ii. Nel contesto del Nuovo Testamento, il nostro credo è incentrato sulla superiorità di Gesù Cristo, sulla verità di chi Egli è (pienamente Dio e pienamente uomo) e sulla Sua opera di espiazione per noi come fedele Sommo Sacerdote (come in Ebrei 2:17). Quando confidiamo in queste cose, vedendole come “cibo” per la nostra anima, allora entriamo nel riposo di Dio.
d. Non vi poterono entrare: Il grande fallimento di Israele è stato quello di non perseverare nella fede. Dopo aver attraversato gran parte del deserto confidando in Dio, e dopo aver sperimentato così tante ragioni per confidare in Lui, finiscono per venire meno, perché non hanno perseverato nella fede in Dio e nella Sua promessa.
i. Nella parabola del seminatore, con i semi gettati sulle rocce e tra le spine, Gesù ci ha ricordato che non basta avere un buon inizio: la vera fede persevera fino alla fine. È meraviglioso iniziare bene, ma il modo in cui arriviamo alla fine è ancora più importante dell’inizio.
ii. C.S. Lewis parla della difficoltà di perseverare (dal punto di vista immaginario di un demone tentatore): “Il Nemico lo ha difeso da te nella la prima grande ondata di tentazioni. Ma, se soltanto lo si può tenere in vita, avrai il tempo stesso come tuo alleato. Gli anni lunghi, noiosi, monotoni della prosperità o dell’avversità dell’età matura offrono un’atmosfera eccellente per la campagna. Vedi, è tanto difficile per queste creature perseverare. Il ricorrere dell’avversità, lo sfiorire graduale degli amori giovanili e delle giovanili speranze, la quieta disperazione (appena sentita come dolore) di mai poter superare quelle tentazioni croniche con le quali li abbiamo molto spesso sconfitti, il grigiore che riusciamo a creare nella loro vita e l’inespresso risentimento con il quale insegnano loro a rispondervi – tutto ciò offre occasioni mirabili di spossare e di logorare un’anima fino alla sconfitta. Se, d’altra parte, gli anni dell’età matura si presentano prosperi, la nostra posizione sarà ancora più forte. La prosperità intreccia l’uomo col mondo. Sente che “vi trova un posto” per lui, mentre in realtà è il mondo che trova un posto nell’uomo… Questa è la ragione per la quale dobbiamo spesso desiderare che i nostri pazienti vivano a lungo; settant’anni non sono troppo per il difficile compito di districare le loro anime dal cielo e di stabilire un tenace attaccamento alla terra.” (Le Lettere di Berlicche)
iii. Se entriamo nel riposo di Dio, allora gli anni che verranno non faranno altro che accrescere la nostra fiducia e fede in Gesù. Tuttavia, se non vi entriamo a causa dell’incredulità, negli anni a venire ci allontaneremo gradualmente da una relazione profonda con Gesù.
© 2023 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com