Efesini 1 – Il Piano Finale di Dio
A. Introduzione alla lettera di Paolo agli Efesini.
1. Il carattere e i temi della lettera di Paolo agli Efesini.
a. La lettera di Paolo agli Efesini è diversa dalla maggior parte delle sue lettere nel Nuovo Testamento. Similmente all’epistola ai Romani, Efesini non fu scritta per affrontare i problemi di una chiesa specifica; piuttosto, aveva con lo scopo di illustrare alcuni dei temi e delle dottrine più importanti del cristianesimo.
i. I temi eccelsi trattati da Efesini rendono il libro estremamente apprezzato e stimato dai commentatori. Efesini è stata descritta come “la Regina delle Epistole”, “la quintessenza del Paolinismo”, “la composizione più divina dell’uomo” e, addirittura, “la Waterloo dei commentatori”. Alcuni affermano che Efesini si può leggere “come un commentario alle lettere paoline” e la miglior definizione datagli è probabilmente “la corona del paolinismo.” (Bruce)
ii. “La lettera riassume in larga misura i temi portanti degli scritti paolini… Ma non fa solo questo; porta avanti il pensiero delle lettere precedenti ad un nuovo stadio.” (Bruce)
iii. “Tra le Epistole che portano il nome di San Paolo non c’è nessuna più grande di questa, nessuna che abbia allo stesso modo un carattere esclusivamente proprio… C’è una sublimità particolare e continua nel suo insegnamento tale da aver impressionato profondamente le menti più grandi, tanto da guadagnarsi il titolo di “Epistola dell’Ascensione.” (Salmond)
iv. “L’Epistola agli Efesini è un Testo Divino completo. Nel primo capitolo abbiamo le dottrine del vangelo; in quello successivo abbiamo l’esperienza dei cristiani; prima della conclusione della lettera, vediamo i precetti della fede cristiana. Chiunque vuole vedere il cristianesimo descritto in un unico trattato, ‘legga, evidenzi, impari e assimili’ l’Epistola agli Efesini.” (Spurgeon)
b. Mentre la Lettera ai Romani si concentra di più sull’opera di Dio nel singolo cristiano, Efesini include i grandi temi dell’opera di Dio nella chiesa, la comunità dei credenti.
i. Karl Marx scrisse riguardo ad un nuovo uomo e ad una nuova società, considerando sia l’uomo che la società puramente in termini economici e offrendo solamente soluzioni economiche. Nella sua lettera agli Efesini, anche Paolo considerò l’uomo nuovo e una nuova società, ma ne vide il completo adempimento per mezzo dell’opera di Gesù.
c. Efesini assomiglia molto alla lettera di Paolo ai Colossesi. Avendo redatto entrambe le lettere durante la prigionia romana, è probabile che Paolo avesse in mente gli stessi temi mentre le scriveva.
i. “Scrisse ai Colossesi per affrontare un pericolo e una situazione particolare sorti nella chiesa di Colosse. Poi, continuando a meditare sul tema della grandezza e della gloria di Cristo e considerando il ruolo della Chiesa nel proposito di Dio, scrisse Efesini, questa volta senza la limitazione di alcuna finalità polemica.” (Foulkes)
ii. Quando guadiamo i temi grandi e maestosi di Efesini, è importante ricordare che Paolo scrisse questa lettera da una prigione.
d. Paolo scrisse in 1 Corinzi 2:9-10: Ma come sta scritto: “Le cose che occhio non ha visto, e che orecchio non ha udito e che non sono salite in cuor d’uomo, sono quelle che Dio ha preparato per coloro che lo amano”. Dio però le ha rivelate a noi per mezzo del suo Spirito, perché lo Spirito investiga ogni cosa, anche le profondità di Dio. Efesini è l’adempimento di questo principio: essa rivela le cose che Dio ha preparato per coloro che lo amano.
2. (1-2) Saluto di Paolo agli Efesini.
Paolo, apostolo di Gesù Cristo per la volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso e fedeli in Cristo Gesù: grazia a voi e pace da Dio, nostro Padre, e dal Signore Gesù Cristo.
a. Paolo, apostolo di Gesù Cristo: L’apertura della lettera è breve; non ci sono i soliti saluti più articolati di Paolo che troviamo spesso nelle altre sue lettere.
b. Ai santi che sono in Efeso: In alcuni manoscritti antichi, al posto delle parole in Efeso c’è uno spazio vuoto. Basato in parte su questo, alcuni credono che si tratti di una lettera circolare non scritta per nessuna congregazione specifica, ma destinata ad essere trasmessa da una congregazione all’altra in diverse città.
i. Non ci sono molti dubbi che questa lettera fosse indirizzata ad Efeso, una città importante per Paolo. “Ecco la sua Efeso che ben conosceva, in cui aveva vissuto e si era prodigato per tre anni – il suo periodo di lavoro più lungo nello stesso luogo – non solo in qualità di missionario apostolico, ma anche come pastore apostolico. Qui era dove aveva fatto un passo critico e importante, la ‘separazione’ dei discepoli dalla Sinagoga verso un luogo diverso di insegnamento e sicuramente di adorazione, ‘la scuola di un certo Tiranno’, la sala di lettura, potremmo dire, di un professore accogliente, in quella che possiamo definire l’Università Efesina. Qui era dova si era affaticato, dove aveva vegliato e pianto sia per la comunità che per i singoli individui.” (Moule)
ii. Nel contempo, possiamo dedurre che la lettera fosse intesa anche in senso più generale – una circolare tra i cristiani quale grande dichiarazione del piano eterno di Dio, adempiuto nella chiesa e nelle vite dei singoli credenti. Se c’è uno spazio vuoto in un manoscritto dove altri leggono in Efeso, è sicuramente perché in quello spazio dobbiamo inserire il nome della nostra città.
c. Grazia a voi e pace da Dio, nostro Padre: Il saluto tipico di Paolo. L’apostolo conosceva il ruolo essenziale della grazia e della pace di Dio nella vita del credente e sapeva che ricevere innanzitutto la grazia di Dio è fondamentale per poter avere un cammino di pace con Lui.
B. L’opera del Dio Trino compiuta nel credente.
Nel greco antico (lingua usata da Paolo nei sui scritti), i versi da Efesini 1:3 a 1:14 formano un’unica lunga frase. Come un’opera teatrale ha un preludio, che stabilisce il tono di tutte le altre canzoni che seguiranno, così Efesini 1:3-14 fa da ouverture al resto dell’epistola.
1. (3-6) L’opera di Dio Padre.
Benedetto sia Dio, Padre del Signor nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo, allorché in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui nell’amore, avendoci predestinati ad essere adottati come suoi figli per mezzo di Gesù Cristo secondo il beneplacito della sua volontà, a lode della gloria della sua grazia, mediante la quale egli ci ha grandemente favoriti nell’amato suo Figlio,
a. Benedetto sia Dio, Padre del Signor nostro Gesù Cristo: Paolo invoca una benedizione sul Padre (cioè riconosce la Sua gloria, l’onore e la bontà), perché il Padre ha già benedetto il credente con ogni benedizione spirituale (che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale).
i. Moule descrive l’idea dietro alla parola benedetto come: “Lodato con amore, in atteggiamento di adorazione”.
b. Che ci ha benedetti: Questa benedizione ci appartiene. Le risorse di Dio sono sempre a nostra disposizione. Ciò esprime un atteggiamento di certezza e garanzia.
i. “Non siamo seduti qui a lamentarci, a piangere, ad agitarci, a preoccuparci e a dubitare della nostra salvezza. Egli ci ha benedetti; per questo lo benediremo. Se pensi che quello che Dio ha fatto per te sia poco, allora farai molto poco per Lui; se invece hai grande consapevolezza della Sua misericordia verso di te, allora sarai profondamente grato verso il tuo Dio di grazia.” (Spurgeon)
ii. Il “ci” include sia i giudei che i gentili della chiesa di Efeso e non solo. Era importante far notare che queste benedizioni sono per i credenti sia giudei che gentili. I giudei del primo secolo avevano la forte consapevolezza di essere benedetti, chiamati e predestinati. Paolo illustrò che queste cose sono ora date ai cristiani, siano essi giudei o gentili.
c. Con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo: Qui vengono descritti sia il tipo di benedizioni che il luogo in cui esse si trovano. Sono benedizioni spirituali, che sono di gran lunga migliori di quelle materiali. Tali benedizioni sono nostre nei luoghi celesti in Cristo; sono superiori, migliori e più sicure delle benedizioni terrene.
i. “Dobbiamo la nostra gratitudine a Dio per tutte le benedizioni terrene; sono molto più di ciò che meritiamo. Tuttavia, la nostra gratitudine verso Dio dovrebbe scaturire in migliaia di alleluia per tutte le benedizioni spirituali. Un cuore nuovo è meglio di un cappotto nuovo. Cibarsi di Cristo è meglio delle migliori prelibatezze terrene. Essere un erede di Dio è meglio che essere erede dell’uomo più nobile. Avere Dio come nostra eredità è una benedizione, una benedizione infinitamente più grande del possedere vasti ettari di terra. Dio ci ha benedetti con benedizioni spirituali, le più rare, le più preziose e le più durature di tutte le benedizioni; hanno un valore inestimabile.” (Spurgeon)
ii. Se non apprezziamo affatto le benedizioni spirituali, allora viviamo alla stregua degli animali, che vivono solo per mangiare, dormire, intrattenere sé stessi e riprodursi. Noi siamo stati creati ad immagine di Dio, il quale ha in serbo per noi qualcosa di molto più grande, eppure molti scelgono di vivere come animali. Dio vuole farci conoscere ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo.
iii. Da notare che è inclusa ogni benedizione spirituale.
·Ciò significa che ogni benedizione che riceviamo viene ricevuta in Cristo.
·Ciò significa che Dio vuole benedirci con ogni benedizione spirituale disponibile per noi.
d. Allorché in lui ci ha eletti: Il nostro possedere ogni benedizione spirituale è tanto certo quanto l’essere stati eletti da Lui, eletti prima della fondazione del mondo.
i. Non osiamo sminuire ciò che Paolo scrive qui. I credenti sono stati scelti da Dio prima di aver fatto o di essere stati qualcosa per Lui. La grande luce di questa verità getta anche alcune ombre, ossia nel tentativo di riconciliare la responsabilità umana con la sovranità divina. Eppure, lo scopo della luce non è quello di gettare ombra, bensì di dirigere i nostri passi. La luce dell’elezione di Dio ci garantisce la stabilità del Suo piano e del Suo amore verso di noi.
ii. Le scelte di Dio non sono motivate da capricci, né sono casuali. Sebbene siano oltre la nostra comprensione, sappiamo che tali ragioni sono sagge e buone, ma si trovano in Lui e non in noi. La Sua elezione è secondo il beneplacito della Sua volontà (Efesini 1:5).
iii. Siamo eletti in lui. “Siamo eletti in Cristo e ciò non dipende da noi. Non è perché lo meritiamo, ma perché il nostro Padre celeste ci ha innestati nel Corpo di Cristo per mezzo della benedizione dell’adozione. In breve, il nome di Cristo esclude ogni merito e tutto ciò che gli uomini hanno in sé stessi.” (Calvino)
e. Affinché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui nell’amore: Non siamo eletti solo in vista della salvezza, ma anche della santità. Considerare che l’elezione sovrana di Dio sminuisca la nostra responsabilità personale per quanto riguarda la santità e la santificazione va ben lontano da quello che è l’intero consiglio di Dio.
i. “Le parole [santi e irreprensibili] sono una metafora che ci riporta ai sacrifici perfetti e immacolati richiesti dalla legge che il popolo doveva offrire a Dio sull’altare.” (Clarke)
ii. Non possiamo dimenticarci delle parole nell’amore. La santità e l’irreprensibilità non sono nulla senza l’amore. “Come l’amore è l’adempimento della legge e la fonte della loro salvezza, così l’amore deve riempire i loro cuori verso Dio e gli uni verso gli altri.” (Clarke)
f. Avendoci predestinati ad essere adottati come suoi figli per mezzo di Gesù Cristo: Questo è il destino riservato dal Padre a coloro che Egli ha scelto, che gioiscano nell’essere adottati come suoi figli. La rivelazione del piano di Dio per noi non include solo la salvezza e la trasformazione personale, ma anche un rapporto d’amore e di fiducia con il Padre.
i. Secondo la legge Romana, “Una volta che il processo di adozione era terminato, era concluso davvero. La persona adottata dalla nuova famiglia acquisiva tutti i diritti di un figlio legittimo, perdendo ogni diritto nella sua famiglia precedente. Agli occhi della legge era una persona nuova, tanto che anche i debiti e gli obblighi connessi alla sua vecchia famiglia venivano aboliti, come se non fossero mai esistiti.” (Barclay)
ii. Gaebelein va ancora oltre dicendo: “I credenti nel Signore Gesù Cristo non sono adottati nella famiglia di Dio, ma nascono nella Sua famiglia. La lingua greca usa solo una parola, che ha il significato di ‘ruolo di figlio’. Siamo posti nella posizione di figli”.
iii. Questa posizione elevata nella famiglia di Dio ci dà in Gesù qualcosa che Adamo non ebbe mai. “Quando le persone ci domandano in maniera speculativa perché Dio abbia portato avanti la creazione sapendo che sarebbe stata seguita dalla caduta dell’uomo, una risposta che potremmo dare è che Egli ci ha destinati ad una dignità maggiore di quella che persino la creazione avrebbe potuto elargire su di noi.” (Stott)
g. A lode della gloria della sua grazia, mediante la quale egli ci ha grandemente favoriti nell’amato suo Figlio: Paolo enfatizza di nuovo l’aspetto relazionale descrivendo la nostra posizione come favoriti (charito, “grandemente favorito” o “favorito dalla grazia”, come in Luca 1:28), concessa ad ogni credente per la grazia di Dio.
i. Gesù era perfettamente favorito dal Padre. Il Suo carattere, le Sue parole, tutta la Sua opera erano gradite a Dio Padre. Ora noi siamo favoriti nell’amato suo Figlio.
ii. Paolo aveva realizzato come questo piano desse gloria alla grazia di Dio. “Dando la LEGGE, la giustizia e la santità di Dio furono rese sommamente gloriose. Dando il VANGELO, la Sua grazia e la sua misericordia sono rese altrettanto gloriose” (Clarke). Il piano di Dio nel vangelo viene spesse volte rigettato, perché glorifica Dio e la Sua grazia e non gli sforzi o i successi dell’uomo.
iii. Per quanto riguarda il concetto di essere favoriti da Dio per la grazia, Bruce dice: “La grazia di Dio si è estesa al Suo popolo, avvolgendolo: Egli lo ha ‘graziato’, dice Paolo (usando un verbo che deriva dalla parola greca ‘grazia’)”.
iv. Crisostomo, parlando dell’opera attraverso cui Dio ci rende favoriti nell’amato Suo Figlio, dice: “È come se uno prendesse un lebbroso e lo trasformasse in un bellissimo giovanotto”.
2. (7-8) L’opera di Dio Figlio.
In cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia, che egli ha fatto abbondare verso di noi con ogni sapienza e intelligenza,
a. In cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue: Il cui si riferisce all’amato Suo Figlio di Efesini 1:6. È solo in Lui e in nessun altro che abbiamo la redenzione. Non esiste altra redenzione al di fuori di Gesù e del Suo sangue redentore.
i. Redenzione si riferisce sempre al prezzo pagato per ottenere la libertà acquistata. Viene utilizzata la parola in greco antico lootruo, che significa “liberare su ricevimento di un riscatto” (Gaebelein). Il prezzo qui è il Suo sangue, a dimostrazione che la benedizione data dal Padre e dal Figlio non solo deriva da un decreto divino, ma ci viene data secondo la Sua giustizia e santità. Egli non può benedire andando contro la Sua stessa giustizia e santità.
ii. Gesù non ci redime attraverso la Sua vita senza peccato o il Suo esempio morale, bensì solo attraverso la Sua morte al posto nostro, per mezzo del Suo sangue. “Osservate come la redenzione non avviene attraverso la Sua potenza, ma attraverso il Suo sangue. Non è attraverso il Suo amore, ma per mezzo del Suo sangue.” (Spurgeon)
iii. Non dobbiamo avere una visione superstiziosa o mistica del “sangue”. Non è stato il sangue fisico di Gesù a salvare, ma il Suo pagamento concreto e completo compiuto in sé stesso sulla croce per i peccati dell’uomo. Questo è ciò a cui il Nuovo Testamento fa riferimento quando parla del “sangue”.
b. Secondo le ricchezze della sua grazia: La redenzione e il perdono ci vengono dati secondo la misura delle ricchezze della sua grazia. Sulla croce Gesù non ha conquistato una “piccola” redenzione o un “piccolo” perdono, ma immenso.
c. Che egli ha fatto abbondare verso di noi con ogni sapienza e intelligenza: Molti pensano che sia stato imprudente da parte di Dio concedere una tale redenzione e un simile perdono a dei peccatori colpevoli. Egli però ce li ha dati agendo con ogni sapienza e intelligenza.
3. (9-12) Il mistero della Sua volontà.
Facendoci conoscere il mistero della sua volontà secondo il suo beneplacito, che egli aveva determinato in se stesso, per raccogliere nella dispensazione del compimento dei tempi sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose, tanto quelle che sono nei cieli come quelle che sono sulla terra. In lui siamo anche stati scelti per un’eredità, essendo predestinati secondo il proponimento di colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà, affinché fossimo a lode della sua gloria, noi che prima abbiamo sperato in Cristo.
a. Facendoci conoscere il mistero della Sua volontà: Inclusa nelle ricchezze della Sua grazia abbiamo la conoscenza del mistero della Sua volontà, il grande piano di Dio e i Suoi propositi, che un tempo ci erano nascosti e che ora ci sono stati rivelati in Gesù. Dio, attraverso l’Apostolo Paolo, ci ha chiamati a considerare la magnificenza del Suo grande piano per le età a venire e il nostro ruolo in esso.
i. “Nel Nuovo Testamento, per mistero si intende qualcosa di nascosto al pagano, ma di rivelato al cristiano.” (Barclay)
ii. La parola dispensazione porta con sé l’idea di piano o strategia. “Il piano che il capofamiglia, o il suo sovraintendente, ha stabilito per la propria famiglia… o anche il progetto per l’amministrazione di un’attività commerciale.” (Clarke)
b. Per raccogliere… in Cristo, tutte le cose, tanto quelle che sono nei cieli come quelle che sono sulla terra: Il piano ultimo di Dio è quello di raccogliere e, infine, di risolvere tutte le cose in Cristo, o attraverso Gesù quale Salvatore o Gesù quale Giudice; questo avverrà al compimento dei tempi.
i. La parola raccogliere descrive il concetto di “unire” o “sommare”. Era un termine usato nel processo di addizione di una colonna di numeri, il cui totale veniva scritto in cima. L’idea di Paolo è quella che alla fine Dio farà “tornare i conti”, di cui Egli sta per calcolare il totale.
ii. Questo ci fa vedere come Dio voglia unificare tutte le cose nelle nostre vite in Lui. “È un’eresia dei giorni nostri separare il sacro dal secolare.” (Foulkes)
iii. La creazione stessa geme per questa grande risoluzione e liberazione (Romani 8:18-22), il giorno in cui ogni torto verrà riparato e ogni problema risolto in accordo al santo amore e alla giustizia di Dio.
iv. Riguardo al compimento dei tempi, Bruce scrive: “Quando giungerà il tempo per il compimento del Suo proposito, quello stesso compimento sarà realizzato nel provvidenziale annullamento del corso del mondo”.
c. In lui siamo anche stati scelti per un’eredità: Per i credenti, Gesù non è un giudice, ma è colui nel quale riceviamo un’eredità. I credenti sono predestinati a questo in accordo al consiglio della sua volontà. Come già detto, le motivazioni della Sua elezione si trovano in Lui e non in noi.
d. Essendo predestinati secondo il proponimento di colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà: Vediamo tre aspetti del piano di Dio che cooperano insieme: esso comincia con il Suo proponimento, continua con il consiglio della Sua volontà e ha come risultato finale la Sua opera. Dio ha progettato attentamente il Suo piano secondo un proposito eterno, trovando consiglio nella Trinità, operando con ogni sapienza.
i. “Il nostro Dio non è un Dio che si ferma alla sola ‘volontà’; Egli agisce e le Sue opere sono secondo la Sua volontà… La parola consiglio indica pianificazione e organizzazione, in cui vengono valutati e forniti sia i modi che i mezzi attraverso cui la volontà si compie.” (Morgan)
ii. Secondo il consiglio della sua volontà: “Dio opera ogni cosa secondo il consiglio e ha sempre una motivazione per la Sua volontà, la quale, anche se non la vediamo al momento, sarà manifestata all’ultimo giorno. Fino ad allora, sottomettiamoci.” (Trapp)
e. Affinché fossimo a lode della sua gloria, noi che prima abbiamo sperato in Cristo: Il proposito di Dio in tutto questo è che l’esistenza di coloro che hanno sperato in Cristo risulti a lode della sua gloria. L’obiettivo del piano ultimo di Dio è di glorificare sé stesso.
f. Noi che prima abbiamo sperato in Cristo: È un riferimento ai credenti giudei. Le parole anche voi in Efesini 1:13 si riferiscono invece ai credenti gentili. Il grande piano di Dio è sia per i giudei che per i gentili, portandoli all’unità in Gesù.
4. (13-14) L’opera dello Spirito Santo.
In lui anche voi, dopo aver udita la parola della verità, l’evangelo della vostra salvezza, e aver creduto, siete stati sigillati con lo Spirito Santo della promessa; il quale è la garanzia della nostra eredità, in vista della piena redenzione dell’acquistata proprietà a lode della sua gloria.
a. In lui anche voi, dopo aver udita la parola della verità: La scelta sovrana di Dio è all’opera, ma non esclude la collaborazione umana. Questi credenti, che sono stati sovranamente predestinati, sono gli stessi che hanno anche sperato, udito la parola della verità e creduto.
b. Siete stati sigillati con lo Spirito Santo della promessa: Il sigillo applicato dallo Spirito Santo è un elemento essenziale dell’opera di Dio. La Sua presenza nelle nostre vite agisce da sigillo, indicando appartenenza, ed è garanzia della nostra eredità.
i. “Il sigillo è dunque lo Spirito Santo stesso e la Sua presenza nel credente denota appartenenza e sicurezza. Il sigillo dello Spirito non è un sentimento emotivo e nemmeno una qualunque esperienza misteriosa interiore.” (Gaebelein)
ii. La parola garanzia (“caparra”) viene usata nel Nuovo Testamento solamente in riferimento allo Spirito Santo. Egli è la nostra unica caparra della gloria futura; non viene fornito nient’altro né è necessario.
c. E aver creduto, siete stati sigillati: Per ricevere il sigillo dobbiamo prima credere. Coloro che pretendono di avere delle garanzie da parte di Dio prima ancora di credere Lo trattano come se la Sua Parola non fosse degna di fiducia.
i. “Affinché il sigillo possa essere applicato, è necessario sciogliere la cera; avere il marchio del volto amato ed esercitare pressione costante. Che lo Spirito possa imprimere il volto del nostro caro Signore sui nostri cuori malleabili e che possa rimanervi per sempre!” (Meyer)
d. In vista della piena redenzione dell’acquistata proprietà: Avremo questa garanzia fino a quando Dio non ci avrà “acquistati completamente” mediante la resurrezione e la glorificazione – sempre a lode della Sua gloria.
C. Preghiera di Paolo alla luce del piano finale e dell’opera del Dio Trino.
1. (15-16) Preghiera di Paolo e rendimento di grazie.
Perciò anch’io, avendo udito della vostra fede nel Signore Gesù e del vostro amore verso tutti i santi, non cesso mai di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere,
a. Avendo udito della vostra fede nel Signore Gesù e del vostro amore verso tutti i santi: Quando Paolo udì della fede e dell’amore degli Efesini, non poté fare altro che rendere grazie per loro. Questo perché la loro fede e il loro amore erano la prova della loro collaborazione nella grande opera di Dio.
i. La fede e l’amore non sono ciò che ci fanno guadagnare un posto nella grande opera di Dio. Sono piuttosto la prova che siamo coinvolti nel Suo piano.
b. Amore verso tutti i santi: Da notare che Paolo non rende grazie per il loro amore verso Dio, ma per il loro amore verso tutti i santi. La vera testimonianza dell’opera di Dio in noi non è l’amore che dichiariamo di avere verso di Lui, ma è l’amore per il Suo popolo, che gli altri possono vedere (1 Giovanni 4:20, Giovanni 13:14 e Giovanni 13:34-35).
c. Ricordandovi nelle mie preghiere: Paolo non solo rende grazie per l’opera di Dio tra gli Efesini, ma prega anche che questa continui con maggiore forza, come è chiaro dalla preghiera in Efesini 1:17-23.
i. Paolo qui ci mostra che i predicatori non devono solamente predicare al loro pubblico – devono anche pregare per loro. “Che il ministro faccia maggior bene agli altri attraverso le proprie preghiere o la propria predicazione non posso dirlo, ma con le sue preghiere troverà certamente più conforto per sé stesso.” (Trapp)
ii. Spesse volte Paolo pregava ricordando gli altri in preghiera. Nelle sue preghiere menzionava i cristiani di Roma (Romani 1:9), i cristiani di Tessalonica (1 Tessalonicesi 1:2) e Filemone (Filemone 1:4).
2. (17) Paolo prega affinché conoscano Dio.
Affinché il Dio del Signor nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia lo Spirito di sapienza e di rivelazione, nella conoscenza di lui,
a. Vi dia lo Spirito di sapienza e di rivelazione: Paolo pregò che il Padre concedesse agli Efesini lo Spirito di sapienza e che desse loro rivelazione. Questo non perché potessero esaminare le vite degli altri, avere la capacità di predire eventi futuri, o fare ciò che comunemente viene attribuito ad un profeta, ma voleva che avessero lo Spirito di sapienza e di rivelazione affinché acquisissero semplicemente una più profonda conoscenza di lui (Dio).
b. Nella conoscenza di lui: La nostra vita cristiana deve ruotare intorno a questo proposito – conoscere Dio per chi è realmente, così come rivelato attraverso la Sua Parola, e correggere le idee false e idolatre che abbiamo su Dio.
c. Conoscenza di lui: Sebbene sia importante avere una conoscenza e una comprensione accurata di chi siamo noi, è molto più importante (e di maggior beneficio) che conosciamo e comprendiamo chi è Dio.
i. Un famoso scrittore di nome Alexander Pope scrisse: “Conosci dunque te stesso, non pretendere che sia Dio a scrutarti: l’uomo è lo studio più adatto per l’umanità”. Charles Spurgeon rispose a questa famosa citazione, dicendo: “È stato detto da qualcuno che ‘l’uomo è lo studio più adatto per l’umanità’. Non mi oppongo a questa idea, credo però che sia altrettanto vero che Dio sia lo studio più adatto per i Suoi eletti; la Trinità è ciò che il cristiano deve studiare. Il nome, la natura, la persona, l’opera, le azioni e l’esistenza del grande Dio, che il cristiano chiama Padre, sono la scienza più elevata, l’ipotesi più nobile e la filosofia più potente a cui un figlio di Dio possa dedicare la propria attenzione.”
ii. “Il messaggio che la filosofia trasmette all’uomo è Conosci te stesso; il Vangelo invece gli va incontro con una parola molto più gloriosa e più fruttuosa: Conosci il tuo Dio.” (Alford)
3. (18-19a) Paolo prega affinché comprendano tutto ciò che Dio ha dato loro in Gesù Cristo.
E illumini gli occhi della vostra mente, affinché sappiate qual è la speranza della sua vocazione e quali sono le ricchezze della gloria della sua eredità tra i santi, e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi che crediamo,
a. E illumini gli occhi della vostra mente: Affinché gli Efesini riconoscano tutto ciò che Dio ha dato loro in Gesù, è necessaria un’opera soprannaturale. Gli occhi della loro mente devono essere illuminati da Dio.
i. Paolo utilizza una grande espressione quando parla degli occhi del vostro cuore (cuore è una traduzione più letterale di mente). I cuori di molti cristiani non hanno occhi (attraverso cui acquisiscono conoscenza e comprensione); gli occhi di molti cristiani non hanno cuore – Dio vuole che siano entrambi presenti in noi.
ii. “Nella Scrittura, la parola ‘cuore’ si riferisce al centro e alla parte fondamentale della vita, dove l’intelletto si manifesta attraverso l’osservazione, dove l’esperienza viene accumulata e dove si trova la fonte di ogni pensiero.” (Alford)
b. Qual è la speranza della sua vocazione: Paolo voleva che avessero consapevolezza di questa speranza. Poche cose ci danno una speranza più certa e duratura del semplice sapere che Dio ci ha chiamati e che ha per noi una vocazione specifica da adempiere.
i. La speranza della sua vocazione ha la propria prospettiva rivolta al futuro. Il credente ha un futuro glorioso di resurrezione, vita eterna, libertà dal peccato, giustificazione perfetta ed elevazione gloriosa al di sopra degli angeli stessi.
c. Quali sono le ricchezze della gloria della sua eredità tra i santi: Paolo desiderava che conoscessero la grandezza dell’eredità di Dio nel Suo popolo. Di solito pensiamo solo alla nostra eredità in Dio, Paolo tuttavia voleva che gli Efesini comprendessero quanto preziosi fossero agli occhi di Dio, così preziosi da essere considerati la Sua eredità.
i. Anche se diversi commentatori credono che Paolo abbia già parlato del popolo di Dio come Sua eredità in Efesini 1:11, è sicuramente ciò che Paolo intende dire qui, un pensiero probabilmente preso da Deuteronomio 32:8-9: Quando l’Altissimo diede alle nazioni la loro eredità, quando separò i figli di Adamo, Egli fissò i confini dei popoli, in base al numero dei figli d’Israele. Poiché la parte dell’Eterno è il Suo popolo, Giacobbe è la porzione della Sua eredità.
ii. Probabilmente ci domandiamo come Dio possa trovare alcuna eredità tra i santi, conoscendo quella che è la nostra povertà spirituale. Eppure, Dio trae ricchezze da uomini e donne poveri, perché investe copiosamente in loro. Ha investito ricchezze di amore, ricchezze di sapienza, ricchezze di sofferenza e ricchezze di gloria, che si accumulano per diventare una ricca eredità tra i santi.
d. La straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi che crediamo: Paolo voleva che realizzassero quanto grande fosse la potenza di Dio verso di noi che crediamo. I cristiani dovrebbero sapere che servono e amano un Dio la cui potenza è vivente, che mostra la Sua forza in favore del Suo popolo.
i. Molti cristiani non conoscono questa potenza – o la conoscono solo da lontano. Dio vuole che la risurrezione sia reale nella vita del credente. “La stessa potenza che ha risuscitato Cristo sta aspettando di risuscitare l’ubriacone dalla sua ubriachezza, il ladro dalla sua disonestà, il Fariseo dalla sua ipocrisia e il Sadduceo dalla sua incredulità.” (Spurgeon)
ii. Qui finisce la parte delle “richieste” della preghiera di Paolo. La sezione successiva si focalizza di più su questa grande potenza e su ciò che essa ha adempiuto. Paolo presenta queste richieste perché sono aspetti importanti per cui pregare. Si potrebbe dire che la preghiera di Efesini 1:17-19 sia essenzialmente la richiesta che le promesse di Efesini 1:3-14 diventino realtà nella vita dei cristiani di Efeso.
iii. Altrettanto importanti sono le tue preghiere per la crescita e l’illuminazione spirituali degli altri. Se Paolo credeva che fosse necessario pregare in questo modo per i cristiani di Efeso, allora è importante che anche noi chiediamo in preghiera le stesse cose per gli altri e per noi stessi.
4. (19b-21) Una descrizione della grande potenza di Dio che Paolo vuole che gli Efesini conoscano.
Secondo l’efficacia della forza della sua potenza, che egli ha messo in atto in Cristo, risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato, potestà, potenza, signoria e di ogni nome che si nomina non solo in questa età, ma anche in quella futura,
a. Secondo l’efficacia della forza della sua potenza: La potenza che opera in noi è la stessa potenza che ha risuscitato Gesù dai morti. Poiché questa forza della sua potenza è a nostra disposizione, il cristiano non deve più sperimentare una “carenza di potenza” nella propria vita.
i. “Se la morte di Cristo è la dimostrazione suprema dell’amore di Dio… la risurrezione di Cristo è la dimostrazione suprema della Sua potenza.” (Bruce)
b. E facendolo sedere alla sua destra: È la forza della sua potenza che ha fatto risalire Gesù in cielo dopo la Sua risurrezione, innalzandolo per l’eternità al di sopra di ogni avversario diabolico e ogni potenziale nemico – questa è la stessa potenza all’opera nei cristiani.
i. “La destra è una posizione che rappresenta amicizia, onore, fiducia e autorità.” (Clarke)
c. Al di sopra di ogni principato, potestà, potenza: Da altri passaggi in Efesini (Efesini 3:10 e 6:12) sappiamo che qui si fa riferimento a degli esseri angelici, sia quelli fedeli a Dio che quelli che non lo sono. Non conosciamo appieno i ranghi del mondo angelico, ma sappiamo che Gesù è stato innalzato al di sopra di tutti loro. “Sappiamo che il re regna sopra tutti, anche se non conosciamo i nomi di tutti gli ufficiali al suo servizio. Allo stesso modo, sappiamo che Cristo è al di sopra di ogni cosa, anche se non siamo in grado di elencare tutti i Suoi sudditi.” (Alford)
i. “Considerate il paradosso. L’Apostolo sta parlando di un Personaggio storico recente, quasi a lui contemporaneo… Egli aveva lavorato con le Sue mani, aveva camminato da un luogo all’altro come qualsiasi altro uomo e molti potevano descrivere facilmente il Suo aspetto e il Suo modo di parlare… Ora Egli è ‘seduto alla destra di’ Dio Onnipotente, sul Suo trono.” (Moule)
5. (22-23) La posizione che questa grande potenza ha dato a Gesù.
Ponendo ogni cosa sotto i suoi piedi, e lo ha dato per capo sopra ogni cosa alla chiesa, che è il suo corpo, il compimento di colui che compie ogni cosa in tutti.
a. Ponendo ogni cosa sotto i suoi piedi: Tale grande potenza di risurrezione ha posto Gesù al di sopra di ogni cosa. Ora tutte le cose sono sotto i suoi piedi. Gesù è stato posto come capo sopra ogni cosa, inclusa la chiesa.
i. “Dice che l’esaltazione di Cristo al di sopra dell’universo è il dono di Dio per la chiesa.” (Wood)
b. Alla chiesa, che è il suo corpo: Se Gesù è il capo, allora la comunità dei credenti costituisce il suo corpo. Il compimento di colui si riferisce probabilmente al modo in cui Gesù riempie la Sua chiesa attraverso la Sua presenza e le Sue benedizioni.
i. “Ecco, questa viene presentata come la gloria finale del Cristo infinitamente esaltato. Gli angeli e gli arcangeli gli sono sottomessi. Gli uomini che credono in Lui, tuttavia, sono uniti a Lui attraverso una tale unione che sia Lui che loro vengono definiti altrove (1 Corinzi 12:12), dal Suo stesso messaggero, un solo ‘Cristo’.” (Moule)
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