Efesini 2 – La Via di Riconciliazione di Dio
A. La necessità della riconciliazione.
1. (1) I cristiani passano dalla morte alla vita.
Egli ha vivificato anche voi, che eravate morti nei falli e nei peccati,
a. Egli ha vivificato anche voi: Le parole Egli ha vivificato sono in corsivo per indicare che sono state aggiunte al testo, ma sono comunque sottintese dal contesto. Paolo scrisse ai credenti che erano stati vivificati dall’opera di Dio.
i. Paolo ha concluso il capitolo precedente parlando di come la risurrezione di Gesù sia l’esempio eccellente della potenza di Dio. Adesso considera quali sono, per le nostre vite, le implicazioni della potenza della risurrezione di Gesù.
b. Che eravate morti nei falli e nei peccati: Anche se adesso i cristiani sono vivificati, non devono mai dimenticare da dove sono stati tratti. Erano morti nei falli e nei peccati.
i. Ci sono diversi tipi di vita: la vita vegetale, la vita animale, la vita mentale, la vita morale e la vita spirituale. Un essere potrebbe essere vivo in un senso ma morto in un altro. Benché essere morti spiritualmente non significhi essere morti fisicamente, socialmente o psicologicamente, si tratta comunque di una morte a tutti gli effetti. “La parte più vitale dell’uomo – lo spirito – è morta al fattore più importante della vita – Dio” (Wood). “La povera umanità è morta, non in senso morale o mentale, ma in senso spirituale, ed è così che viene descritta concretamente più volte dalla Parola di Dio”. (Spurgeon)
ii. Questo tema rientra in una delle aree più controverse della teologia – fino a che punto, o in che modo, una persona è morta prima della conversione? Un individuo deve convertirsi prima di poter credere, o c’è comunque un’opera antecedente da parte di Dio che infonde la fede prima ancora della conversione? A coloro che sostengono che un uomo deve essere rigenerato prima di poter credere piace affermare che un uomo morto non è in grado di credere. Questa descrizione specifica, però, va oltre quello che è il significato inteso dal testo, perché, se diciamo che un uomo non redento è esattamente come un uomo morto, allora stiamo affermando che, essendo morto, non può nemmeno peccare.
iii. È un errore pensare che morti nei falli e nei peccati sia l’unico modo per descrivere la condizione di perdizione dell’uomo. Sbagliamo perché la Bibbia usa molte immagini differenti per definire lo stato dell’uomo non salvato, come per esempio:
·Cieco (2 Corinzi 4:3-4).
·Servo del peccato (Romani 6:17).
·Malato (Marco 2:17).
·Perduto (Luca 15).
·Un estraneo, uno straniero, un forestiero (Efesini 2:12, 2:19).
·Un figlio d’ira (Efesini 2:3).
·Soggetto alla potestà delle tenebre (Colossesi 1:13).
iv. Dunque, l’uomo non rigenerato è morto sotto certi aspetti, mentre non lo è in altri. Pertanto, è giusto appellarsi a tutti gli uomini affinché credano. Non dobbiamo cercare elementi che attestino che la rigenerazione sia già avvenuta prima di dire agli uomini di credere e di essere salvati. Il Puritano John Trapp scrisse: “Nondimeno, l’uomo naturale, anche se teologicamente morto, è comunque eticamente vivo… perciò Osea 11:4 dice: ‘Io li attiravo con corde di umana gentilezza’, ovvero attraverso la ragione e con intenzioni amorevoli, che si addicono alla natura dell’uomo. Dunque, lo Spirito e la Parola operano su noi uomini per mezzo di motivazioni razionali, mettendo davanti a noi la vita e il bene, la morte e il male”.
c. Nei falli e nei peccati: La parola falli porta con sé l’idea di aver oltrepassato il limite, contestando i confini posti da Dio. L’immagine che riflette dalla parola peccati è quella di aver mancato il bersaglio, gli standard perfetti di Dio.
i. Falli ritrae l’uomo come un ribelle, peccati parla dell’uomo come un fallimento. “Davanti a Dio siamo sia ribelli che falliti.” (Stott)
2. (2-3) La vita della morte.
Nei quali già camminaste, seguendo il corso di questo mondo, secondo il principe della potestà dell’aria, dello spirito che al presente opera nei figli della disubbidienza, fra i quali anche noi tutti un tempo vivemmo nelle concupiscenze della nostra carne, adempiendo i desideri della carne e della mente, ed eravamo per natura figli d’ira, come anche gli altri.
a. Nei quali già camminaste: Un tempo vivevamo nei falli e nei peccati, seguendo il corso di questo mondo, che è sotto il controllo di Satana. Satana (il principe della potestà dell’aria) opera in maniera attiva tra coloro che sono in ribellione contro Dio – i figli della disobbedienza.
b. Già camminaste: Colui che già camminò è il vecchio uomo, che fu crocifisso con Gesù al momento della conversione. La natura peccaminosa ereditata da Adamo influenza il vecchio uomo, così come continuano a fare il sistema di questo mondo e Satana. Si potrebbe dire che l’influenza del vecchio uomo continua a vivere in ciò che il Nuovo Testamento chiama “carne”.
i. Già camminaste implica che ora non dovrebbe essere più lo stesso per coloro che sono stati vivificati da Gesù Cristo. Un morto si sente a proprio agio nella bara; se tornasse in vita, però, si sentirebbe subito soffocare e certamente non starebbe comodo. Avrebbe una certa urgenza di uscire dalla bara e lasciarsela alle spalle. Analogamente, quando eravamo morti spiritualmente, ci sentivamo a nostro agio nei falli e nei peccati; essendo però stati vivificati, adesso sentiamo la necessità di voltare le spalle e di fuggire da quella tomba.
c. Che al presente opera nei figli della disobbedienza: Nel peccato rispondiamo alla “guida” di Satana. Il verbo in greco antico utilizzato in Efesini 2:2 in riferimento all’opera di Satana nei non credenti è lo stesso usato in Efesini 3:20 riguardo alla potenza di Dio all’opera nei credenti.
d. Il principe della potestà dell’aria: Questo titolo esclusivamente usato per Satana ci parla della sua autorità (principe) e del suo regno (l’aria, un modo per fare riferimento al “dominio” di Satana).
i. “La potestà dell’aria, infatti, è un altro modo per indicare i luoghi celesti, che, secondo Efesini 6:12, sono il luogo dove dimorano questi principati e potestà, i dominatori del mondo di tenebre e gli spiriti malvagi, contro cui fa guerra il popolo di Cristo.” (Bruce)
ii. Satana non è il re supremo, ma è il principe in quanto “gli uomini malvagi lo costituiscono come loro sovrano, sono a sua completa disposizione, offrendogli la propria obbedienza e il proprio servizio.” (Trapp)
e. Noi tutti un tempo vivemmo nelle concupiscenze della nostra carne: Un tempo eravamo annoverati tra i figli della disobbedienza e la nostra condotta ne era la prova. Avevamo accolto le concupiscenze della carne, che non sono altro che una perversione dei desideri leciti della natura umana.
i. “I credenti devono tenere a mente da cosa sono stati liberati, così come devono ricordare ciò di cui ora fanno parte. Devono essere spinti a guardare di nuovo in quel fosso, in quella tomba dalla quale la grazia li ha tirati fuori e liberati.” (Moule)
f. Ed eravamo per natura figli d’ira: Proprio perché seguivamo il nostro vecchio uomo, il mondo e il diavolo, eravamo per natura figli d’ira. Meritavamo giustamente l’ira di Dio a causa di ciò che eravamo in base al nostro retaggio.
i. La Bibbia non ha familiarità con l’idea che tutti gli uomini sono “figli di Dio”, se non per intendere che Egli è il creatore di ognuno di noi (Atti 17:28). Qui Paolo dice che esiste una “famiglia” d’ira che ha dei figli propri; Gesù chiamò i Farisei “famiglia di serpenti” (razza di vipere in Matteo 3:7, 12:34 e 23:33), affermando che il diavolo era loro padre (Giovanni 8:44).
B. Il processo di riconciliazione personale con Dio.
1. (4) La motivazione di Dio per la riconciliazione.
Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore con il quale ci ha amati,
a. Ma Dio… per il suo grande amore: Con le parole ma e per, Paolo spiega le ragioni per cui Dio ha riconciliato l’uomo a sé stesso, ragioni che si trovano completamente in Dio. Tali ragioni sono la Sua ricca misericordia e il suo grande amore, che Egli rivolge verso di noi.
i. “Essendo corrotti nella loro natura e peccatori nelle loro azioni, non avevano alcun merito e non potevano pretendere nulla da Dio; solo una così grande misericordia poteva rimuovere tanta miseria e perdonare tali trasgressioni.” (Clarke)
b. Con il quale ci ha amati: Potremmo immaginare un Dio di grande misericordia e grande amore che non ha rivolto tale misericordia e tale amore verso di noi. Eppure, con la buona novella della salvezza di Dio offerta in Gesù, vediamo che questa misericordia e questo amore sono estesi fino a noi (ci).
c. Il suo grande amore con il quale ci ha amati: Alcuni distorcono l’idea della grande misericordia e dell’amore di Dio per giustificare il proprio orgoglio. Alcuni credono di essere così amabili che Dio non può fare a meno di amarli. Al contrario, l’amore di Dio è così grande proprio perché è stato esteso ai non amabili – ai figli d’ira menzionati nel versetto precedente.
i. Ogni ragione per cui riceviamo misericordia e amore da Dio si trova in Dio stesso. Sebbene in noi non ci sia alcuna ragione che ci rende amabili, Egli ci ama comunque per la grandezza del Suo amore.
ii. Dobbiamo, dunque, smettere di cercare di guadagnarci l’amore di Dio; piuttosto riceviamolo semplicemente, riconoscendo di esserne indegni. Questo è il grande segreto della vita cristiana.
2. (5-7) Il passato, il presente e il futuro dell’opera di riconciliazione individuale di Dio.
Anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo (voi siete salvati per grazia), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù, per mostrare nelle età che verranno le eccellenti ricchezze della sua grazia, con benignità verso di noi in Cristo Gesù.
a. Quando eravamo morti: Qui è quando Dio ha iniziato ad amarci. Non ha aspettato che diventassimo amabili, ma ci ha amati anche quando eravamo morti nei falli e in noi non c’era nulla di amabile davanti a Lui.
i. Questo è il requisito per la salvezza. Devi prima morire, morire ad ogni tentativo di giustificare te stesso davanti a Dio. Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato… è passato dalla morte alla vita (Giovanni 5:24).
b. Ci ha vivificato con Cristo: Questo è ciò che Dio ha fatto per coloro che erano morti nel peccato. Egli ha preso parte alla nostra morte in modo che noi potessimo prendere parte alla Sua risurrezione. Il vecchio uomo è stato crocifisso e siamo ora una nuova creazione in Gesù, dove le vecchie cose sono passate e sono diventate nuove.
i. Voi siete salvati per grazia: Qui Paolo sente il dovere di aggiungere che si tratta dell’opera della grazia di Dio, che esclude qualsiasi coinvolgimento dei meriti dell’uomo. La nostra salvezza – il nostro soccorso – dalla morte spirituale è l’opera compiuta da Dio per gli immeritevoli.
c. Sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù: Questa è la posizione attuale del cristiano. Abbiamo una nuova dimora, una nuova esistenza – non siamo coloro che abitano sulla terra (spesso definiti così da Apocalisse), ma la nostra cittadinanza è nei cieli (Filippesi 3:20).
i. Non siamo ancora seduti nei luoghi celesti con Cristo Gesù, ma in Cristo Gesù. Dato che la nostra vita e la nostra identità sono in Cristo, anche noi, come Lui, siamo seduti nei luoghi celesti.
ii. “Ed ora sediamo nei luoghi celesti – abbiamo il diritto di far parte del regno di Dio e di pregustare questa gloria, e godiamo di una gioia indescrivibile perché possediamo questa salvezza e abbiamo comunione con Cristo Gesù.” (Clarke)
d. Per mostrare nelle età che verranno le eccellenti ricchezze della sua grazia: Anche nel futuro Dio continuerà a mostrare le eccellenti ricchezze della sua grazia verso di noi. Egli non smetterà mai di trattarci sulla base della grazia, di cui continuerà per sempre a rivelarci le ricchezze, per l’eternità.
i. Per mostrare: “Nel testo originale è implicito che questa dimostrazione sia per i Suoi propositi, per la Sua gloria” (Alford). L’opera che Egli adempie in noi riflette la gloria di Dio infinitamente di più di quanto rifletta la nostra; Dio userà la Sua opera nella Chiesa per mostrare la Sua gloria attraverso le età.
ii. “È evidente da questo versetto che Paolo sapeva per certo che il vangelo della grazia di Dio sarebbe stato predicato nelle età a venire. Egli, infatti, non parlava di un vangelo temporaneo che sarebbe migliorato nel tempo, ma era certo che quello stesso vangelo sarebbe stato predicato fino alla fine della dispensazione. Non solo questo; per come la vedo io, il suo sguardo era rivolto all’eternità del vangelo, facendo riferimento non solo al tempo trascorso dalla prima venuta del nostro benedetto Signore fino ad ora, ma anche alle età che verranno dopo la Sua seconda venuta. L’eternità stessa non renderà il vangelo migliore.” (Spurgeon)
iii. “Quando tutti i santi saranno radunati insieme a casa, parleranno ancora delle meraviglie dell’amore di Jehovah in Cristo Gesù e, per le strade dorate, racconteranno agli angeli, ai principati e alle potestà ciò che il Signore ha fatto per loro.” (Spurgeon)
iv. Le eccellenti ricchezze della sua grazia: “Così è con la grazia di Dio: Egli possiede tutta la grazia che vuoi; anzi, ne ha molta di più. Il Signore possiede tutta la grazia di cui l’intero universo ha bisogno; anzi, ne ha infinitamente di più. Egli trabocca: tutte le richieste che si possono mai fare alla grazia di Dio non lo impoveriranno mai, né diminuiranno le sue riserve di misericordia; ci sarà sempre una miniera di misericordia di incalcolabile valore, che continua ad essere piena da quando, per la prima volta, cominciò a benedire i figli degli uomini.” (Spurgeon)
v. Vediamo la grandezza della grazia di Dio anche nel modo in cui Dio supplica l’uomo perché la riceva. Quando offriamo un regalo a qualcuno e questo viene rifiutato, di solito lasciamo perdere e andiamo via. Dio non si comporta così con noi; anche quando rifiutiamo la Sua misericordia, Egli continua ad insistere con noi e attinge dal Suo magazzino di grazia, implorandoci di ricevere questo dono gratuito.
3. (8-10) Un riassunto dell’opera di riconciliazione individuale di Dio.
Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio, non per opere, perché nessuno si glori. Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere che Dio ha precedentemente preparato, perché le compiamo.
a. Siete stati salvati per grazia: Nel parlare di quest’opera gloriosa di Dio, Paolo non può fare a meno di ricordarci che è un dono di grazia, offerto agli indegni. Non siamo salvati nemmeno per mezzo della nostra fede (sebbene la fede stessa non sia un’opera), bensì per grazia mediante la fede.
i. Pensiamo all’acqua che scorre attraverso un rubinetto. L’acqua è sicuramente l’elemento importante, ma viene comunque distribuita attraverso il rubinetto. Non è il rubinetto a dissetarci, ma l’acqua. Il rubinetto, tuttavia, fa scorrere l’acqua verso il luogo in cui possiamo beneficiarne.
ii. “La scelta precisa di parole sottolinea due aspetti. Come enfatizzato costantemente da Paolo, dipende interamente dalla Sua grazia, dal suo favore immeritato e gratuito per l’umanità. Questa salvezza, inoltre, viene presentata come un fatto già compiuto.” (Foulkes)
b. E ciò non viene da voi, è il dono di Dio: L’opera della salvezza è il dono di Dio. La struttura grammaticale usata qui da Paolo indica che le parole si riferiscono al dono di salvezza menzionato in Efesini 2:4-8 e non direttamente alla fede in questo versetto.
i. Clarke dichiara con enfasi che nel testo greco originale è evidente che il dono di Dio faccia riferimento alla salvezza, non alla fede. Il famoso studioso di lingua greca Dean Alford fa anche notare che la frase ciò non viene da noi, in questo passaggio, allude alla salvezza e non alla fede.
ii. Tuttavia, anche la nostra fede è un dono di Dio. Non possiamo credere in Gesù a meno che Dio non compia prima un’opera in noi, perché siamo accecati dallo stato di morte nel quale ci troviamo e dal dio di questo secolo (2 Corinzi 4:4).
iii. “Ci si potrebbe chiedere: Non è la fede il dono di Dio? Sì, in merito alla grazia dalla quale viene generata; ma la grazia, o la potenza, di credere e il credere in sé sono due cose differenti. Senza la grazia o la potenza che ci abilita a credere, nessun uomo è mai stato e sarà mai in grado di credere; ma con quella potenza l’uomo può agire con fede. Dio non crede e non si ravvede al posto di nessun uomo; è il penitente, sebbene attraverso la grazia, a credere per sé stesso.” (Clarke)
iv. Questo ci mostra il ruolo essenziale della preghiera nell’evangelizzazione. Poiché è Dio ad iniziare l’opera di salvezza, dovremmo cominciare la nostra evangelizzazione chiedendo a Lui di avviarla, così da dare l’abilità di credere a coloro che vogliamo giungano alla salvezza.
c. Non per opere, perché nessuno si glori: Dio ha fatto sì che non sia per opere affinché nessuno si glori. Se l’uomo potesse, in qualche modo, ottenere la salvezza attraverso i propri sforzi, potrebbe gloriarsene. Tuttavia, nel piano di salvezza di Dio, Dio soltanto riceve la gloria.
i. “Credevo che Napoleone avesse fatto bene quando, nel giorno della sua incoronazione, prese la sua corona e se la mise sul capo. Perché non avrebbe dovuto appropriarsi del simbolo che gli era dovuto? Se tu invece arrivassi in cielo un po’ per grazia e un po’ per opere, potresti dire: ‘Il sacrificio mi ha sì giovato un po’, ma l’integrità mi ha giovato molto di più’.” (Spurgeon)
d. Noi infatti siamo opera sua: Dio non ci salva solamente per risparmiarci dall’ira di cui siamo giustamente meritevoli, ma anche per compiere un’opera meravigliosa in noi. Noi siamo opera sua, che è la traduzione dal greco antico di poiema. Il termine suggerisce che noi siamo la Sua bellissima poesia. Nella Bibbia di Gerusalemme la parola opera viene tradotta con “opera d’arte”.
i. L’amore di Dio è un amore che trasforma. Ci viene incontro ovunque ci troviamo, ma, una volta ricevuto, ci conduce sempre dove dovremmo essere. L’amore di Dio che salva la mia anima cambierà anche la mia vita.
ii. Siamo opera sua, la Sua creazione – ha fatto di noi qualcosa di nuovo in Gesù Cristo. “La vita spirituale non può essere un semplice elaborato della nostra vecchia natura. Ho sentito molto parlare di evoluzione e di sviluppo, ma ho paura che, se ci trasformassimo nella massima versione di noi stessi, senza la grazia di Dio, la nostra condizione sarebbe peggiore di quella iniziale.” (Spurgeon)
iii. “La nostra nuova vita è stata veramente creata dal nulla, così come lo furono i primi cieli e la prima terra. È qualcosa a cui bisogna porre particolare attenzione, perché ci sono alcuni che credono che la grazia di Dio non faccia altro che migliorare la vecchia natura in qualcosa di nuovo. La grazia di Dio non fa nulla del genere.” (Spurgeon)
e. Creati in Cristo Gesù per le buone opere: L’opera meravigliosa che Dio sta facendo in noi si traduce nell’essere attivi nelle buone opere, che fanno parte del piano predeterminato da Dio come tutto il resto. Queste buone opere sono una prova valida che la persona sta camminando come eletta di Dio.
i. “Sebbene le opere non abbiano alcun ruolo nel rendere sicura la salvezza, i cristiani, una volta salvati, daranno prova della loro fede per mezzo delle loro opere. Qui Paolo si dimostra pienamente concorde con Giacomo.” (Wood)
C. La riconciliazione tra giudei e gentili in Gesù.
1. (11-12) Il bisogno di riconciliazione tra il gentile e il giudeo.
Perciò ricordatevi che un tempo voi gentili di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono stati fatti nella carne per mano d’uomo, eravate in quel tempo senza Cristo, estranei dalla cittadinanza d’Israele e estranei ai patti della promessa, non avendo speranza ed essendo senza Dio nel mondo.
a. Un tempo voi gentili di nascita: L’opera di riconciliazione di Dio non è solamente tra Dio e l’individuo, sebbene debba iniziare da lì. La riconciliazione riguarda anche gruppi di persone che sono in conflitto l’uno con l’altro, proprio come accadeva tra i gentili e i giudei ai tempi di Paolo.
b. Chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi: I gentili si trovavano in una condizione disperata: erano estranei, non avendo speranza ed essendo senza Dio. Ciò ci fa comprendere che non solo erano spiritualmente morti, ma anche che non potevano avere accesso alla presenza di Dio come i giudei.
i. Prima di accostarsi a Gesù, i gentili erano “senza Cristo, senza patria, senza amici, senza speranza e senza Dio” (Hendriknsen, citato da Stott).
ii. Non avendo speranza: “L’assenza di speranza davanti alla morte trova ampia conferma nella letteratura e nell’epigrafia del mondo greco-romano di quei giorni.” (Bruce)
iii. Senza Dio nel mondo: Ci sono alcuni che credono in Dio, ma credono anche che Egli viva in cielo e che non abbia nulla a che fare con questo mondo. In questo modo, una persona può credere in Dio e comunque rimanere senza Dio nel mondo.
c. Senza Cristo: Sono parole terribili, le cui implicazioni sono un riassunto della condizione deplorevole dell’uomo e della donna perduti. Essere senza Cristo significa essere:
·Senza benedizioni spirituali.
·Senza luce.
·Senza pace.
·Senza riposo.
·Senza sicurezza.
·Senza speranza.
·Senza un Profeta, un Sacerdote o un Re.
i. “Senza Cristo! Se questa è la descrizione di alcuni di voi, non c’è bisogno di parlarvi delle fiamme dell’inferno; questo basti a spaventarvi, il fatto di trovarvi in una condizione così disperata come quella di essere senza Cristo. Oh! Quali terribili mali si annidano in queste due parole!” (Spurgeon)
d. Estranei dalla cittadinanza di Israele: Questo probabilmente include sia i giudei che si erano allontanati che i gentili. “C’erano, infatti, Israeliti che erano estranei a questa cittadinanza non solo in quanto stranieri, ma anche perché erano giudei solo di nome, perdendo così la loro parte nei patti, non come stranieri, ma come indegni.” (Alford)
2. (13) I gentili sono stati avvicinati a Dio.
Ma ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete stati avvicinati per mezzo del sangue di Cristo.
a. Ma ora, in Cristo Gesù: Quei gentili che sono ora in Cristo Gesù non sono più lontani. Sono stati avvicinati alle cose di Dio per mezzo del sangue di Cristo, attraverso il Suo sacrificio.
i. Questo avvicinamento avviene solo per mezzo del sangue di Cristo. I gentili che non sono in Cristo Gesù continuano a rimanere lontani. La riconciliazione avviene solo in Gesù.
ii. È importante che Paolo colleghi il concetto del grande amore di Gesù alla Sua morte espiatoria. Molte persone pensano che predicare Cristo crocifisso abbia a che fare solamente con un Gesù grondante di sangue. Anzi, il Cristo crocifisso non è un’immagine di orrore, ma di amore. Predicare Cristo crocifisso vuol dire predicare un Gesù pieno di amore – un amore che si sacrifica, che dà e che salva.
b. Per mezzo del sangue di Cristo: Molte persone propongono diversi modi per avvicinarsi a Dio. Alcuni credono di potersi accostare attraverso l’osservanza della legge o l’appartenenza ad un gruppo (come Israele o persino la chiesa). Tuttavia, l’unico modo per essere avvicinati a Dio è per mezzo del sangue di Cristo. Ciò che Gesù ha fatto sulla croce, soffrendo come un peccatore colpevole al posto di peccatori colpevoli, ci avvicina a Dio.
3. (14-16) Gentili e giudei riuniti insieme nella Chiesa.
Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due popoli uno e ha demolito il muro di separazione, avendo abolito nella sua carne l’inimicizia, la legge dei comandamenti fatta di prescrizioni, per creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare ambedue con Dio in un sol corpo per mezzo della croce, avendo ucciso l’inimicizia in se stesso.
a. Egli infatti è la nostra pace: Gesù stesso è la nostra pace; Egli non ha solamente portato la pace tra Dio e l’uomo e tra il giudeo e il gentile; Lui è la nostra pace.
b. Colui che ha fatto dei due popoli uno e ha demolito il muro di separazione: L’opera di Gesù sulla croce è la base comune per la salvezza sia dei gentili che dei giudei, tra i quali non esiste più alcun muro di separazione, perché Gesù l’ha demolito.
i. Nel tempio, tra il cortile dei gentili e il cortile delle donne, c’era una barriera fisica, un vero e proprio muro di separazione tra i giudei e i gentili.
ii. Al tempo della stesura di questa lettera, Paolo si trovava agli arresti domiciliari a Roma in attesa di essere processato, essendo stato accusato falsamente dai giudei di aver portato un gentile nel tempio, oltre il muro di separazione tra loro e i gentili. Paolo afferma molto chiaramente che in Gesù il muro non esiste più.
iii. Il muro di separazione non esiste più perché la Signoria di Cristo che ci accomuna è più grande di qualsiasi altra divisione del passato. Se la Signoria di Gesù Cristo non è più grande di qualsiasi differenza tra te e gli altri – che sia politica, razziale, economica, linguistica, geografica o altro, – vuol dire allora che non hai compreso pienamente cosa vuol dire essere sottoposto alla Signoria di Gesù.
c. Avendo abolito nella sua carne l’inimicizia, la legge dei comandamenti fatta di prescrizioni: Il motivo della contesa tra giudei e gentili era la mancanza di osservanza della legge da parte di questi ultimi. Tuttavia, poiché Gesù ha adempiuto la legge al posto nostro e ha portato su di sé la pena della nostra incapacità di osservare la legge, siamo riconciliati per mezzo della Sua opera sulla croce, che ha messo a morte la fonte di questa contesa.
i. “L’inimicizia di cui parla l’apostolo era reciproca tra giudei e gentili. I primi detestavano i gentili e a malapena concedevano loro l’appellativo di uomini; gli ultimi provavano grande disprezzo per i giudei a causa della particolarità delle loro cerimonie e dei riti religiosi, che erano diversi da quelli di ogni altra nazione sulla terra.” (Clarke)
ii. “La separazione era intensificata ed enfatizzata da quelle istituzioni che, in parte, erano state designate a separare Israele dal resto del mondo fino all’arrivo del tempo di maggiore benedizione. Egli le ha ‘annullate’ adempiendole nel Suo sacrificio, riconciliando così allo stesso tempo l’uomo a Dio e l’uomo all’uomo.” (Moule)
iii. La legge, intesa come fonte di giustizia, non è più un problema. La fonte di inimicizia tra giudei e gentili è morta.
d. Per riconciliare ambedue con Dio in un sol corpo per mezzo della croce: Giudei e gentili vengono riconciliati in un sol corpo, la Chiesa, dove la nostra unità in Gesù supera di gran lunga le nostre divergenze precedenti.
i. Per creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo: I primi cristiani si definivano la “terza razza” o la “nuova razza”. Essi avevano realizzato di non essere più né giudei né gentili, ma un solo uomo nuovo con tutti coloro che sono in Gesù.
ii. “Come spiegava Crisostomo, Cristo non ha elevato l’uno al livello dell’altro, piuttosto ha creato qualcosa di assolutamente più grande: ‘è come se qualcuno fondesse una statua di argento e una di piombo, e dalle due ne forgiasse una d’oro’.” (Wood)
e. Per mezzo della croce: Notiamo l’enfasi posta da Paolo sull’opera di Gesù sulla croce. Ripete il concetto più volte: avvicinati per mezzo del sangue… avendo abolito nella sua carne l’inimicizia… in un sol corpo per mezzo della croce. Una tale unità non è avvenuta semplicemente per caso, ma è il risultato della sofferenza di Gesù.
i. Ciò significa che la preghiera di Gesù in Giovanni 17 (affinché siano tutti uno) non fu “solamente” una preghiera. Gesù pregò volontariamente, avendo la consapevolezza che la Sua opera sulla croce avrebbe portato all’esaudimento della Sua preghiera e che la Sua agonia avrebbe fornito la risposta.
ii. La riconciliazione tra giudei e gentili è l’adempimento parziale del proposito eterno di Dio dichiarato in Efesini 1:10: per raccogliere… in Cristo, tutte le cose. Dio usa tale riconciliazione nella Chiesa come un’anteprima della Sua opera finale, cioè raccogliere tutte le cose in Gesù Cristo. Egli è in grado di adempiere sia l’uno che l’altro.
4. (17-18) Il modo in cui gentili e giudei sono riconciliati.
Ed egli venne per annunziare la pace a voi che eravate lontani e a quelli che erano vicini, poiché per mezzo di lui abbiamo entrambi accesso al Padre in uno stesso Spirito.
a. Egli venne per annunziare la pace a voi che eravate lontani e a quelli che erano vicini: Poiché rispondono allo stesso vangelo, la stessa pace viene annunziata a coloro che sono lontani (gentili) e a coloro che sono vicini (giudei).
b. Per mezzo di lui abbiamo entrambi accesso al Padre in uno stesso Spirito: Entrambi possono godere dello stesso accesso al Padre in uno stesso Spirito. Non solo i giudei e i gentili sono salvati per mezzo dello stesso vangelo, ma hanno lo stesso cammino con Dio e lo stesso accesso. Un gruppo non ha un accesso più agevolato dell’altro.
i. “La miglior traduzione per la parola prosagoge è accesso, sebbene possa essere resa anche con ‘presentazione’. Nelle corti orientali c’era il prosagoges, colui che accompagnava le persone alla presenza del re.” (Foulkes)
ii. Quando sorgono dei conflitti tra diversi gruppi cristiani con diversi percorsi di vita, possiamo stare certi che questi si dimenticano di aver ricevuto la salvezza per mezzo dello stesso vangelo e di godere dello stesso accesso a Dio. Di solito, uno dei due gruppi, se non entrambi, crede di aver un accesso a Dio superiore.
iii. “Questo testo è una chiara prova della santa Trinità. I giudei e i gentili devono presentarsi davanti a Dio PADRE; lo SPIRITO di Dio opera nei loro cuori e li prepara a questo incontro; e GESÙ CRISTO stesso li introduce.” (Clarke)
5. (19-22) Un’immagine dell’opera di riconciliazione di Dio, sia nell’individuo che tra i diversi gruppi.
Voi dunque non siete più forestieri né ospiti, ma concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra angolare, su cui tutto l’edificio ben collegato cresce per essere un tempio santo nel Signore, nel quale anche voi siete insieme edificati per essere una dimora di Dio nello Spirito.
a. Non siete più forestieri né ospiti: Paolo si riferisce ai cristiani di provenienza gentile, i quali non dovrebbero considerarsi cittadini del regno di Dio “di seconda categoria”. Non solo sono cittadini a tutti gli effetti, ma sono membri alla pari nella famiglia di Dio.
b. Edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti: Poiché siamo un sol corpo e abbiamo lo stesso accesso al Padre, ne consegue che abbiamo anche lo stesso fondamento, il fondamento degli apostoli e dei profeti, la loro rivelazione eterna, di cui abbiamo testimonianza nel Nuovo Testamento. Che nessuno ponga mai altro fondamento.
i. Sebbene Crisostomo, Girolamo, Calvino ed altri considerassero questi profeti come profeti dell’Antico Testamento, sarebbe meglio invece considerarli profeti del Nuovo, probabilmente autori neotestamentari che non facevano proprio parte del gruppo apostolico principale.
ii. “Coloro che erano al fianco degli Apostoli nel governo della chiesa… non sempre si distinguevano dagli Apostoli: l’apostolato probabilmente includeva sempre il dono di profezia: quindi gli Apostoli stessi avrebbero potuto essere tutti profeti.” (Alford)
iii. Per quanto riguarda il porre un fondamento di rivelazione di indiscussa autorevolezza per tutto il popolo di Dio, oggigiorno non si può parlare più di apostoli e profeti. Il fondamento è già stato posto. Da un certo punto di vista, oggi possono esserci apostoli e profeti, ma non come vengono intesi da Paolo.
c. Essendo Gesù Cristo stesso la pietra angolare: Questa pietra angolare“indica letteralmente il vertice dell’angolo. Si riferisce alla chiave di volta o alla pietra che tiene insieme l’intero edificio… su cui spesso veniva inciso il nome della famiglia reale. In Oriente questa parte della struttura veniva considerata persino più importante delle fondamenta stesse.” (Wood)
i. Salmond riguardo a pietra angolare: “Denota la pietra posta al vertice più lontano, la cui funzione era quella di tenere insieme le pietre dell’intero edificio – la pietra più importante della struttura, da cui ne dipendeva la stabilità.”
ii. “L’impalcatura di questa struttura e coesione è il sacro ordine della Chiesa nel suo aspetto visibile. Il cemento, tuttavia, è interamente divino; esso è lo Spirito, che dimora in ognuno dei santi di Dio e li lega tutti insieme al loro Capo.” (Moule)
d. Su cui tutto l’edificio ben collegato cresce per essere un tempio santo nel Signore: Attenendoci allo stesso fondamento, tutto l’edificio del popolo di Dio cresce in modo meraviglioso, come un tempio santo dove Dio dimora nella Sua bellezza e gloria.
i. Da qui vediamo che la Chiesa è un edificio, progettato perfettamente dal Grande Architetto. Non si tratta di un mucchio di pietre gettate a caso in un campo. Dio predispone la Chiesa per la Sua gloria e i Suoi propositi.
ii. Da qui vediamo che la Chiesa è una dimora, un luogo dove Dio vive. Non dovrebbe mai essere una casa vuota che rassomiglia ad un museo disabitato. La chiesa è sia la dimora di Dio che del Suo popolo.
iii. Da qui vediamo che la Chiesa è un tempio santo e appartato per Dio. Vi serviamo all’interno come sacerdoti, offrendo dalle nostre labbra e dai nostri cuori sacrifici spirituali, le nostre lodi a Dio (Ebrei 13:15).
e. Nel quale anche voi siete insieme edificati per essere una dimora di Dio nello Spirito: Quando il tempio di Salomone fu costruito, le pietre vennero preparate in un luogo lontano dal tempio. Si legge che al sito del tempio non si udiva il rumore di martelli, asce o altri strumenti in ferro (1 Re 6:7). In maniera simile, Dio prima ci prepara e poi ci inserisce nel Suo edificio.
i. “Il Padre sceglie questa casa, il Figlio l’acquista, lo Spirito Santo ne prende possesso.” (Trapp)
ii. “E il PADRE eterno si rivelerà perfettamente agli spettatori di tutte le regioni del mondo eterno non in un modo qualunque, ma attraverso la Sua Chiesa glorificata, nella Razza, nella Natura, un tempo devastata e rovinata, ma ora ricostruita in tutto il suo splendore per mezzo della Sua grazia.” (Moule)
iii. Adam Clarke spiega come l’opera di Dio nella chiesa desse gloria alla sapienza, alla potenza e all’amore di Dio. Vedendo tutto questo, dovremmo lodare Dio per la Sua Chiesa gloriosa.
·Non c’è nulla di più nobile della Chiesa, poiché è il tempio di Dio.
·Non c’è nulla di altrettanto degno di rispetto, perché Dio dimora in essa.
·Non c’è nulla di così antico, perché i patriarchi e i profeti si adoperarono per edificarla.
·Non c’è nulla di così stabile, perché Gesù Cristo è il suo fondamento.
·Non c’è nulla di così elevato, perché essa arriva fino ai luoghi celesti in Cristo Gesù.
·Non c’è nulla di così perfetto e ben proporzionato, perché lo Spirito Santo ne è l’architetto.
·Non c’è nulla di più bello, perché è adornata con pietre di ogni età, luogo e popolo; dal più grande re al più umile contadino; con gli scienziati più brillanti e i più semplici tra i credenti.
·Non c’è nulla di più grande, perché è sparsa in tutto il mondo e accoglie tutti coloro che hanno lavato le proprie vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello.
·Non c’è nulla di così Divino, perché è un edificio vivente, animato e abitato dallo Spirito Santo.
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