Efesini 4 – Vivere per la Gloria di Dio
A. Una chiamata all’unità nel popolo di Dio.
1. (1). Il fondamento di ogni esortazione.
Io dunque, il prigioniero per il Signore, vi esorto a camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati,
a. Dunque: Paolo ha dedicato tre capitoli a spiegare con gloriosa minuziosità tutto ciò che Dio ha fatto per noi gratuitamente, per la Sua grazia. Ora introduce la chiamata a vivere rettamente, ma solo dopo aver illustrato l’opera di Dio per noi.
b. A camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati: Quando comprendiamo realmente quanto Dio ha fatto per noi, la conseguenza naturale sarà quella di voler servirlo e ubbidirgli motivati dalla gratitudine.
i. Comprendere chi siamo è il fondamento del nostro camminare in modo degno. “Lutero consiglia agli uomini di rispondere ad ogni tentazione di Satana così: Christianus sum, sono un cristiano.” (Trapp)
ii. Il concetto è chiaro. Non camminiamo in modo degno affinché Dio ci ami, ma perché Egli già ci ama. La motivazione è la gratitudine, non il desiderio di ottenere dei meriti.
iii. “Ogni credente è primogenito di Dio, il più eccelso dei re della terra, Salmo 89:27. Perciò, deve comportarsi di conseguenza e non macchiare il proprio sangue reale.” (Trapp)
2. (2-3) Il carattere di un cammino degno.
Con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri nell’amore, studiandovi di conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace.
a. Con ogni umiltà e mansuetudine: Un cammino degno davanti a Dio sarà caratterizzato da umiltà e mansuetudine, non da un insistente desiderio di difendere i propri diritti e di portare avanti i propri piani.
i. Prima del cristianesimo, alla parola umiltà veniva sempre attribuita una connotazione negativa. Sebbene nelle menti di molti accada ancora così, l’umiltà è una gloriosa virtù cristiana (Filippesi 2:1-10). Significa che possiamo essere comunque felici e appagati, anche quando non siamo noi ad avere il controllo o a guidare il timone.
b. Con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri: Abbiamo bisogno di questa qualità affinché i torti inevitabili che avvengono tra i membri della famiglia Dio non vadano ad intaccare il proposito di Dio di radunare ogni cosa in Gesù –illustrato mediante la Sua opera attuale nella chiesa.
i. Crisostomo ha definito la pazienza come lo spirito che ha la capacità di vendicarsi, ma sceglie sempre di non farlo. È la caratteristica di un cuore generoso e pronto a perdonare.
c. Studiandovi di conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace: Questo atteggiamento di perdono e umiltà gli uni verso gli altri porterà come naturale conseguenza all’adempimento del dono dell’unità dello Spirito.
i. Dobbiamo studiarci di conservare questa unità – non la creiamo noi. Dio non ci comanda mai di creare l’unità tra i credenti. Egli l’ha creata per mezzo del Suo Spirito; il nostro compito è riconoscerla e conservarla.
ii. È un’unità spirituale e non necessariamente un’unità strutturale o denominazionale, ed è evidente dalla comunione che si instaura rapidamente tra cristiani di diverse razze, nazionalità, lingue e classi economiche.
iii. Possiamo comprendere l’unità dello Spirito facendo attenzione a ciò che non è. Charles Spurgeon, in un sermone su questo testo, ha messo in risalto alcuni concetti che non vengono menzionati da questo passaggio.
·Non dice: “Studiandovi di conservare l’unità del male, l’unità della superstizione o l’unità della tirannia”.
·Non dice: “Studiandovi di conservare le vostre disposizioni ecclesiastiche per la centralizzazione”.
·Non dice: “Studiandovi di conservare l’uniformità dello Spirito”.
iv. L’unità strutturale può persino remare contro la vera unità dello Spirito. Probabilmente riusciamo anche a intravedere uno dei motivi per cui Dio impedisce l’unità strutturale della chiesa oggi, cioè evitare che gli sforzi mal indirizzati della chiesa (per esempio, l’ambizione per il potere politico) si adempiano. “Non è opportuno che tutte le Chiese convergano in un’unica grande entità, perché la loro fusione totale in un’unica società ecclesiastica produrrebbe inevitabilmente un’altra forma di Papismo. Come ci viene insegnato dalla storia, i grandi gruppi ecclesiastici, come conseguenza naturale, tendono sempre alla corruzione – chi più, chi meno. Le grandi società spirituali sono, nell’insieme, le roccaforti della tirannia e i ripari degli abusi; è solo una questione di tempo prima che cadano a pezzi.” (Spurgeon)
v. “La comunità ecclesiale in cui i credenti gentili e giudei erano riuniti non era semplicemente un’iscrizione a un registro di appartenenza; riguardava piuttosto la loro unione con Cristo per mezzo della fede e, di conseguenza, la loro unione reciproca come membri del Suo corpo.” (Bruce)
vi. Siamo convinti che questa unità sia radicata in Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito di Dio. “Vogliamo l’unità nella verità di Dio attraverso lo Spirito di Dio. Questo è ciò che ricerchiamo; viviamo vicini a Cristo, perché solo così favoriremo l’unità. Le divisioni nelle chiese non iniziano mai da coloro che sono pieni d’amore per il Salvatore.” (Spurgeon)
6. (4-6) La descrizione dell’unità della Chiesa.
Vi è un unico corpo e un unico Spirito, come pure siete stati chiamati nell’unica speranza della vostra vocazione. Vi è un unico Signore, un’unica fede, un unico battesimo, un Dio unico e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in voi tutti.
a. Vi è un unico corpo e un unico Spirito: La nostra unità deriva da quello che abbiamo in comune. In Gesù condividiamo un unico corpo, un unico Spirito, l’unica speranza della nostra vocazione, un unico Signore, un’unica fede, un unico battesimo e un unico Padre. Ognuna di queste aree in comune sopravanzano qualsiasi potenziale differenza.
b. Un unico battesimo: Poiché Paolo parla di un unico battesimo, alcuni ritengono non valida l’idea del battesimo dello Spirito Santo come esperienza successiva. Tuttavia, qui Paolo fa riferimento esclusivamente al battesimo in acqua, che è il segno evidente dell’opera di Dio in ogni credente e, quindi, la basa per l’unità. Non ci sono battesimi distinti per giudei e gentili.
i. Il concetto del battesimo nello Spirito Santo viene illustrato chiaramente in Matteo 3:11, Atti 1:5 e 11:16. Questa si può considerare un’esperienza iniziale (e a volte visibile) che si ha con la pienezza dello Spirito Santo, un continuo riempimento che Dio vuole apportare durante la vita di ogni cristiano.
B. Il modo in cui Dio stabilisce l’unità: tramite i doni spirituali della leadership nella chiesa.
1. (7-10) I doni spirituali dati alla chiesa.
Ma a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.
Per la qual cosa la Scrittura dice:
«Essendo salito in alto,
egli ha condotto prigioniera la prigionia
e ha dato dei doni agli uomini».
Or questo: «È salito» che cosa vuol dire se non che prima era pure disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso è lo stesso che è anche salito al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.
a. È stata data la grazia: A tutti noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Gesù. Questa è la base su cui Dio distribuisce i doni spirituali alla Sua chiesa: la grazia, il dono gratuito e immeritato di Dio. Nessuno merita o si è guadagnato i doni spirituali.
b. Essendo salito in alto: Questa dispensazione ha avuto luogo (come descritto profeticamente nel Salmo 68:18) quando Gesù è salito in cielo, la prova del Suo trionfo su ogni nemico (il condurre prigioniera la prigionia).
i. Bruce, riguardo all’immagine nel Salmo 68, dice: “Potremmo immaginare un leader militare che ritorna a Gerusalemme alla testa dei propri seguaci, dopo aver messo in fuga un esercito nemico e aver fatto molti prigionieri”.
ii. Come disse Gesù: È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò (Giovanni 16:7).
c. Essendo salito in alto, egli ha condotto prigioniera la prigionia e ha dato dei doni agli uomini: Paolo non cita il passaggio parola per parola come appare nel Salmo 68. O il testo è stato cambiato sotto ispirazione dello Spirito Santo, oppure, sotto la stessa ispirazione, ha citato una traduzione più antica (chiamata Targum), che appunto legge il Salmo in questo modo.
i. Il Salmo 68:18 recita: Tu sei salito in alto, hai fatto prigioniera la prigionia, hai ricevuto doni fra gli uomini. La lingua originale è abbastanza elastica da permettere un’interpretazione come quella di Paolo, anche se tendenzialmente insolita.
ii. “Per me è chiaro che l’apostolo, sotto l’ispirazione di Dio, abbia applicato il verso in questo modo; qualsiasi cosa Davide abbia voluto dire, qualsiasi fosse l’evento da lui menzionato, vediamo chiaramente che Paolo lo usa in riferimento allo Spirito di Dio.” (Clarke)
d. Or questo: «È salito» che cosa vuol dire: Con questo, Paolo dimostra che le parole è salito nel Salmo 68:18 fanno riferimento alla risurrezione di Gesù, alludendo, innanzitutto, alla sua risurrezione dalle parti più basse della terra e, successivamente, alla Sua ascensione al di sopra di tutti i cieli.
i. Alcuni pensano che la frase nelle parti più basse della terra faccia allusione alla predicazione di Gesù agli spiriti che erano in carcere descritta in 1 Pietro 3:19 e 4:6. Benché questo aspetto del ministero di Gesù nell’Ades, successivo alla Sua opera sulla croce, sia vero (e profetizzato in Isaia 61:1-2 e in Luca 4:18), in questo contesto Paolo non sembra necessariamente farvi riferimento.
2. (11-12) Gli uffici della leadership spirituale nella chiesa e loro scopo.
Ed egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo,
a. Egli stesso: Gesù ha stabilito questi uffici. Sono opera Sua e incarichi che Lui ha assegnato, non gli uomini. Sebbene alcuni li reclamino, questi uffici di per sé sono un’istituzione Divina e non un’invenzione umana.
b. Ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori: Paolo elenca quattro ministeri (non cinque, come viene comunemente ma erroneamente definito “ministero quintuplice”).
i. Apostoli: Sono ambasciatori speciali dell’opera di Dio, sebbene non con la stessa autorità degli apostoli del primo secolo, i quali furono usati per porre il fondamento (preservato nel Nuovo Testamento), come si legge in Efesini 2:20.
ii. Profeti: Proclamano le parole di Dio in assoluta coerenza con il fondamento dell’Antico e del Nuovo Testamento. A volte profetizzano di eventi futuri, anche se non necessariamente, e sono sempre sottoposti al discernimento e al giudizio della leadership della chiesa (1 Corinzi 14:29). Così come per gli apostoli, i profeti odierni non parlano nella stessa autorità dei profeti del primo secolo, perché questi proclamavano il fondamento della parola di Dio (Efesini 2:20).
iii. Evangelisti: Hanno un talento particolare per predicare la buona novella della salvezza in Gesù Cristo.
iv. Pastori e dottori:(o pastori-dottori; la parola nel greco antico descrive chiaramente un unico ufficio con l’ausilio di due titoli descrittivi). Pascono il gregge di Dio primariamente (sebbene non esclusivamente) attraverso l’insegnamento della Parola di Dio. “L’insegnamento è una parte essenziale del ministero pastorale; quindi, è opportuno che questi due termini, pastori e dottori, vengano messi insieme per denotare un unico tipo di ministero.” (Bruce)
v. Questi doni vengono distribuiti a discrezione di Gesù e operano per mezzo dello Spirito Santo (1 Corinzi 12:11). L’importanza di averli “tutti e quattro all’opera” nella chiesa locale dipende da Gesù, colui che assegna i vari uffici. Il compito di un leader responsabile non è di ostacolare o impedire un dato ministero, ma nemmeno di “incentivarne la presenza”.
c. Per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero: Lo scopo di questi doni di governo è chiaro, affinché i santi (il popolo di Dio) siano equipaggiati per l’opera del ministero(il servizio) e affinché il corpo di Cristo sia edificato (ampliato e fortificato).
i. La parola perfezionamento ha anche il significato di “rimediare”. Quest’antica parola greca veniva usata per descrivere il riposizionamento di ossa rotte o la riparazione delle reti. La collaborazione tra questi ministeri produce cristiani forti, sani e pronti.
ii. È prima di tutto il popolo di Dio a compiere l’opera del ministero. La responsabilità primaria dei leader della chiesa è di equipaggiare e aiutare le persone nel loro servizio, secondo la guida di Dio.
iii. “Lo scopo principale della chiesa non è di convertire i peccatori al cristianesimo, ma di perfezionare (rendere completi e maturi) i santi per il ministero e l’edificazione del Corpo.” (Smith)
3. (13-16) L’obiettivo che Dio desidera raggiungere attraverso la leadership della chiesa e il perfezionamento dei santi.
Finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo, affinché non siamo più bambini, sballottati e trasportati da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per la loro astuzia, mediante gli inganni dell’errore, ma dicendo la verità con amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. Dal quale tutto il corpo ben connesso e unito insieme, mediante il contributo fornito da ogni giuntura e secondo il vigore di ogni singola parte, produce la crescita del corpo per l’edificazione di se stesso nell’amore.
a. Finché giungiamo tutti all’unità della fede: Questo è il primo obiettivo dell’opera di Dio attraverso la distribuzione degli uffici e il perfezionamento dei santi, che è coerente sia con lo scopo finale di Dio (Efesini 1:10), sia con il mistero di Dio rivelato mediante Paolo (Efesini 3:6).
i. Come già detto, dichiarando espressamente che si tratta di unità della fede, Paolo non dà istruzioni per un’unità strutturale od organizzativa, bensì per un’unità incentrata su una fede comune.
b. E della conoscenza del Figlio di Dio: Quando gli uffici operano come dovrebbero e i santi sono adeguatamente equipaggiati, avviene la crescita della maturità cristiana e c’è una maggiore intimità nel rapporto con Dio.
c. A un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo: Gli uffici dati in dono e i santi equipaggiati producono maturità nei santi stessi, secondo la misura di Gesù. Col passare degli anni, non dovremmo solamente invecchiare in Gesù, ma anche maturare sia individualmente che collettivamente come corpo.
d. Affinché non siamo più bambini, sballottati e trasportati da ogni vento di dottrina: Gli uffici dati in dono e i santi equipaggiati producono stabilità, perché sono edificati stabilmente sul fondamento degli apostoli e dei profeti (Efesini 2:20).
i. Coloro che non maturano in questo modo diventano bersagli dei seduttori, che sono molto bravi ad agire con frode e astuzia – mediante gli inganni dell’errore. Sono là fuori come mine che il cristiano maturo è in grado di evitare.
ii. La parola in greco antico utilizzata per l’espressione sballottati e trasportati deriva dalle stesse parole usate in Luca 8:24 per descrivere il Mare di Galilea in tempesta (la furia dell’acqua). È possibile, erroneamente, dare più valore al movimento che alla crescita; il semplice movimento è essere sballottati e trasportati, ma Dio vuole che cresciamo in ogni cosa.
iii. Per la frode degli uomini: “Le parole… fanno riferimento agli espedienti usati dai giocatori d’azzardo, i quali utilizzano dadi truccati che daranno sempre lo stesso numero, non permettendo così ai loro avversari di vincere” (Clarke). Inseguire mode spirituali passeggere non porterà altro che perdite.
e. Dicendo la verità con amore: Questo non solo ci parla di come dobbiamo relazionarci gli uni con gli altri nella famiglia di Dio, ma anche di come i leader e i santi debbano affrontare i seduttori. Dovremmo affrontarli con amore, ma mai a discapito della verità.
f. Cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo: Un altro modo in cui viene descritta la maturità è la crescita verso Gesù, il capo. In altre parole, questo definisce la direzione del processo di maturazione. Non cresciamo mai “indipendenti” da Gesù, piuttosto cresciamo verso di Lui.
i. “Una chiesa che è unita solamente in sé stessa, ma non a Cristo, non è affatto una chiesa vivente. Forse, in qualche modo, si può giungere ad un’unità di facciata, fredda e scostante, che unisce uomini e donne per mezzo di gelidi convenevoli aristocratici, ma non ha niente a che vedere con l’unità della vita.” (Spurgeon)
ii. Riguardo all’espressione cresciamo… verso colui, Adam Clarke disse: “Questa è la continuazione di una metafora che allude alle diverse membra del corpo umano, che ricevono in egual misura il nutrimento necessario per la crescita, ogni parte in proporzione rispetto alle altre e al corpo in generale”.
g. Secondo il vigore di ogni singola parte: La dimostrazione della maturità è proprio questo vigore, quando i leader e i santi compiono il proprio dovere. Ciò indica che ogni parte e ogni giuntura fa ciò che può in maniera coordinata. Quando ciò accade, il risultato sarà la naturale crescita del corpo(sia in dimensione che forza), ma soprattutto l’edificazione di sé stesso nell’amore.
i. Alcuni vedono la chiesa come una piramide con il pastore al vertice. Altri, invece, vedono la chiesa come un autobus con il pastore alla guida, che trasporta i suoi passeggeri passivi a destinazione. Dio vuole che vediamo la chiesa come un corpo, dove ogni singola parte fornisce il proprio contributo.
C. Spogliarsi del vecchio uomo, rivestirsi dell’uomo nuovo.
1. (17-19) Il carattere del vecchio uomo.
Questo dunque attesto nel Signore, che non camminiate più come camminano ancora gli altri gentili, nella vanità della loro mente, ottenebrati nell’intelletto, estranei alla vita di Dio, per l’ignoranza che è in loro e per l’indurimento del loro cuore. Essi, essendo diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni impurità con insaziabile bramosia.
a. Dunque: È un termine che non solo si ricollega ai gloriosi privilegi spirituali esposti da Efesini 1 a 3, ma anche all’alta vocazione di un corpo maturo e unito, come descritto in Efesini 4:1-6. Proprio a causa di questa alta chiamata, dovremmo camminare (vivere) in modo diverso da come il mondo cammina intorno a noi.
i. C’è una tendenza costante da parte dei cristiani di voler mostrare al mondo che, in fin dei conti, non sono poi così diversi. Solitamente, si tratta di un tentativo fuorviante di guadagnarsi il “rispetto” o l’approvazione del mondo. È una cosa a cui bisogna opporre resistenza a tutti i costi, perché tale obiettivo è di per sé sia indesiderato che irraggiungibile.
ii. Questo principio del compromesso può essere illustrato dallo scambio tra un teologo liberale e un professore cristiano. Il liberale dice: “Ti chiamerò studioso se tu mi chiamerai cristiano”. Uno scambio non proprio equo.
b. Non camminate più come camminano ancora gli altri gentili: Il cammino dei gentili è caratterizzato dalla vanità della loro mente. Alla fine, il loro modo di pensare è vanità perché sono ottenebrati nell’intelletto, essendo estranei alla vita di Dio.
i. Questo non vuol dire che l’uomo, nella sua ribellione contro Dio, non sia capace di raggiungere importanti successi intellettuali. Piuttosto, ciò significa che tutti questi successi mancano di vera sapienza, perché il timore dell’Eterno è il principio della sapienza (Proverbi 9:10).
ii. Vanità: “Il concetto non è che le menti non rigenerate siano vuote; piuttosto, sono piene di cose che non conducono a nulla.” (Vaughan)
iii. Come cristiani, dobbiamo camminare in un certo modo, seguendo una certa direzione. È come se Gesù ci avesse voltati verso la giusta direzione e spettasse a noi ora camminare e progredire in quella direzione.
c. Per l’indurimento del loro cuore: Fondamentalmente, l’ignoranza e la mancanza di intendimento da parte dell’uomo sono problemi che partono dal cuore. Non solo ciò è visibile nel suo diniego insensato di Dio, ma anche nei suoi fallimenti morali (dissolutezza, impurità e bramosia).
i. I Gentili di cui parla Paolo erano atei oppure credevano in divinità a loro volta immorali. Dunque, rinnegando il vero Dio, rinnegarono ogni standard di moralità a cui avrebbero dovuto rispondere.
ii. Essendo diventati insensibili dà l’idea di qualcuno la cui pelle è diventata così callosa da non essere più sensibile al dolore. È la conseguenza logica dell’indurimento del loro cuore. Alcune traduzioni usano cecità al posto di indurimento, ma il termine in greco antico “era usato in ambito medico per denotare il callo che si forma attorno a un osso fratturato e, successivamente, guarito. Il callo diventa più duro persino dell’osso stesso.” (Wood)
iii. Dissolutezza è il peccato che si pavoneggia, che si sbarazza di ogni freno e non prova alcun timore o senso di vergogna; impurità è una parola ampia, che, per la maggior parte, fa riferimento all’indecenza sessuale.
iv. Barclay approfondisce la parola greca aselgeia, tradotta con dissolutezza: “La grande caratteristica di aselgeia è la seguente: l’uomo malvagio cerca solitamente di nascondere il proprio peccato; l’uomo, invece, che ha aselgeia nella propria anima non ha alcun riguardo per l’opinione pubblica, fintantoché può soddisfare i propri desideri.” (Barclay)
2. (20-24) Rivestirsi dell’uomo nuovo.
Voi però non è così che avete conosciuto Cristo, se pure gli avete dato ascolto e siete stati ammaestrati in lui secondo la verità che è in Gesù, per spogliarvi, per quanto riguarda la condotta di prima, dell’uomo vecchio che si corrompe per mezzo delle concupiscenze della seduzione, per essere rinnovati nello spirito della vostra mente e per essere rivestiti dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità.
a. Per spogliarvi… dell’uomo vecchio… per essere rivestiti dell’uomo nuovo: Il principio è proprio quello di svestirsi e poi rivestirsi. Dà l’idea del “cambiarsi di” condotta.
i. È come un prigioniero che è stato rilasciato di prigione, che però continua ad indossare i suoi abiti da detenuto e a comportarsi da prigioniero piuttosto che da uomo libero. La prima cosa che suggeriremmo a quella persona è di indossare vestiti nuovi.
ii. Proprio come indossare abiti diversi cambia il modo in cui vedi te stesso, così anche rivestirti di una condotta diversa farà cambiare i tuoi atteggiamenti. Ciò significa che non dobbiamo aspettarci di sentirci come l’uomo nuovo, se prima non ci rivestiamo dell’uomo nuovo.
iii. Sostanzialmente, Paolo afferma che, nella vita del cristiano, deve esserci un taglio netto con il passato. Gesù non è semplicemente un’aggiunta alla nostra vecchia vita; al contrario, la vecchia vita muore e Gesù diventa la nostra nuova vita.
b. Voi però non è così che avete conosciuto Cristo: La ripetizione di questo concetto fa capire che il rivestirsi dell’uomo nuovo è strettamente collegato con l’apprendimento e l’istruzione. Gli avete dato ascolto e siete stati ammaestrati in lui secondo la verità che è in Gesù… per essere rinnovati nello spirito della vostra mente.
i. Sebbene la nostra vita cristiana non debba fermarsi alla sola conoscenza intellettuale, essa deve comunque includerla affinché influenzi tutto il nostro modo di pensare. Non si intende una semplice conoscenza dei fatti, ma la capacità di volgere le nostre menti a ciò che è giusto. Tutto ciò è talmente importante per la vita cristiana che la crescita del credente si può descrivere come il rinnovamento della vostra mente (Romani 12:2).
ii. Gli Efesini avevano conosciuto Cristo; non solo avevano imparato qualcosa su Gesù, ma avevano imparato Lui. Ciò si traduce in una conoscenza di Gesù viva e costante, che ci terrà lontani dal tipo di condotta peccaminosa denunciata da Paolo. Avere delle nozioni su Gesù non è sufficiente a mantenerci puri.
iii. “Perciò, se vuoi conoscere il Signore Gesù Cristo, devi vivere con Lui. Per prima cosa, Egli stesso deve parlarti e, successivamente, tu dovrai dimorare in Lui. Deve essere il Compagno con cui scegli di trascorrere le tue mattine, con cui attraversi le tue giornate e con cui giungi fino a sera; e se ti capita di svegliarti di notte, di’: ‘Quando mi sveglio, sono ancora con Te’.” (Spurgeon)
c. Per essere rivestiti dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità: L’uomo nuovo è la nuova creatura (2 Corinzi 5:17) creata in noi al momento della conversione. È la persona creata secondo l’immagine di Gesù Cristo, giusta e santa per natura. È in contrasto con il vecchio uomo, che è la persona ereditata da Adamo, che per natura si ribella contro Dio.
3. (25-32) La condotta dell’uomo nuovo.
Perciò, messa da parte la menzogna, ciascuno dica la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri. Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sul vostro cruccio; e non date luogo al diavolo. Chi rubava non rubi più, ma piuttosto si affatichi facendo qualche buona opera con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a chi è nel bisogno. Nessuna parola malvagia esca dalla vostra bocca, ma se ne avete una buona per l’edificazione, secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a quelli che ascoltano. E non contristate lo Spirito Santo di Dio, col quale siete stati sigillati per il giorno della redenzione. Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia. Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo.
a. Perciò, messa da parte la menzogna: L’uomo nuovo dice sempre la verità. Il motivo è perché siamo membra gli uni degli altri; pertanto, non c’è spazio per la menzogna.
i. Un corpo può funzionare in maniera corretta solo se dice a sé stesso la verità. Se la tua mano tocca qualcosa di bollente, ma dice al cervello che invece è freddo, si ustionerà. Per questo dire la verità è molto importante, perché siamo membra gli uni degli altri.
b. Adiratevi e non peccate: L’uomo nuovo può adirarsi, ma non pecca. L’uomo nuovo sa come abbandonare il proprio cruccio in modo da non dare luogo al diavolo.
i. “Questo passo lascia intendere che si può impedire alla rabbia di degenerare nel peccato, se le si applica un limite di tempo: il sole non tramonti sul vostro cruccio.” (Bruce)
ii. L’opera del diavolo consiste nell’accusare e dividere la famiglia di Dio, e nel seminare discordia tra i suoi membri. Quando coviamo ira nei nostri cuori, compiamo l’opera del diavolo per lui.
c. Chi rubava non rubi più: L’uomo nuovo non ruba, ma opera con le proprie mani. Lo fa non solo per provvedere alle proprie necessità, ma anche affinché abbia qualcosa da dare a chi è nel bisogno.
i. Si affatichi: Affatichi significa letteralmente “adoperarsi fino allo sfinimento”. Questo è il tipo di cuore dedito al lavoro che Dio richiede da coloro che erano soliti rubare per ottenere. Il pensiero di Paolo è che dovremmo lavorare per essere in grado di dare. Lo scopo del ricevere diventa il donare.
d. Nessuna parola malvagia esca dalla vostra bocca: L’uomo nuovo sa come tenere a bada la propria lingua, parlando solo per l’edificazione, secondo il bisogno, col desiderio di conferire grazia a tutti coloro che lo ascoltano.
i. Parola malvagia: “Non solo volgarità oscena, ma anche un parlare calunnioso e sprezzante.” (Bruce)
e. E non contristate lo Spirito Santo di Dio: L’uomo nuovo non contristerà lo Spirito Santo, sapendo che Egli è il nostro sigillo sia in senso di identificazione che di protezione.
i. Ci sono molti modi per contristare lo Spirito Santo. Possiamo trascurare la santità e contristare lo Spirito Santo. Possiamo pensare in termini puramente materialistici e contristare lo Spirito Santo. Lo Spirito esalta Gesù (Giovanni 15:26); quando veniamo meno nel fare altrettanto, contristiamo lo Spirito.
ii. “Penso di riuscire a vedere lo Spirito di Dio contristato, quando sei seduto a leggere un romanzo e lì vicino a te c’è la tua Bibbia impolverata… Dici di non aver tempo per pregare, ma lo Spirito ti vede molto attivo nelle cose del mondo, con molte ore trascorse a rilassarti e divertirti. Ed eccolo lì, contristato perché vede che ami le cose del mondo più di quanto tu ami Lui.” (Spurgeon)
iii. La tristezza dello Spirito Santo non è di natura banale o permalosa. “Egli si contrista principalmente per il nostro bene, perché sa quanta miseria ci causerà il nostro peccato; Egli vede la nostra sofferenza nei nostri peccati… Si contrista per noi perché vede la punizione in cui incorriamo e la comunione che perdiamo.” (Spurgeon)
f. Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia: L’uomo nuovo ha il controllo delle proprie emozioni (amarezza, ira, cruccio e così via). Quando questi sentimenti emergono, li può affrontare in una maniera tale da glorificare Dio.
i. Aristotele definì l’amarezza come “lo spirito risentito che rifiuta la riconciliazione”.
ii. L’ira parla della sfuriata del momento; il cruccio, invece, di un temperamento ormai insediato. Entrambi siano rimossi.
g. Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda: L’uomo nuovo si sforza di mostrare agli altri la stessa benignità, misericordia e perdono che Dio usa verso di lui. Se trattiamo gli altri nello stesso modo in cui Dio tratta noi, allora adempiremo tutto quello che Paolo, in questo capitolo, ci ha detto di fare.
h. Come anche Dio vi ha perdonato in Cristo: Il nostro perdono verso gli altri deve assomigliare al perdono di Gesù verso di noi. Quando pensiamo al modo meraviglioso in cui Dio ci ha perdonato, ci fa vergogna negare il perdono a coloro che ci hanno trattati ingiustamente.
·Dio trattiene la Sua ira per molto tempo prima di perdonarci. Egli ci sopporta a lungo anche se Lo provochiamo duramente.
·Dio raggiunge le persone malvagie e le corteggia nel tentativo di riconciliarle a sé.
·Dio è sempre il primo a fare un passo verso il perdono e la riconciliazione, anche se la parte colpevole ne è disinteressata.
·Dio perdona il nostro peccato sapendo che peccheremo di nuovo, molto spesso nello stesso identico modo.
·Il perdono di Dio è così completo e glorioso che Egli concede l’adozione a coloro che precedentemente erano dei trasgressori.
·Dio, nel Suo perdono, ha portato su di sé tutta la punizione per il male che noi abbiamo commesso contro di Lui. Pur essendo innocente, si è caricato delle nostre colpe.
·Dio continua a tendere la Sua mano verso l’uomo per offrire la riconciliazione, anche se questo continua a rigettarlo, volta dopo volta.
·Dio non richiedere alcun periodo di prova per poter ricevere il Suo perdono.
·Il perdono di Dio offre onore e restaurazione completi. Egli ama, adotta, onora e si avvicina a coloro che un tempo lo hanno offeso.
·Dio pone la Sua fiducia in noi e, con il Suo perdono, ci invita a collaborare con Lui come Suoi collaboratori.
i. La versione originale della King James traduce il versetto in questo modo: così come Dio vi ha perdonato per amore di Cristo. Questo ci dà la certezza del perdono – profuso per amore di Cristo. “Per amore di Cristo, Dio ti ha perdonato. Impossessati di questa grande verità e tienitela stretta, anche se tutti i demoni dell’inferno ti urlano contro. Afferrala con una presa d’acciaio e stringila a te per tutta la vita: ‘Per amore di Cristo, Dio mi ha perdonato’ – che ognuno di noi possa essere in grado di pronunciare queste parole. Non riusciremo a percepire la dolcezza e la forza divina di questo testo a meno che non ne facciamo una questione personale per opera dello Spirito Santo.” (Spurgeon)
ii. “Se c’è qualche cristiano qui che ha difficoltà a perdonare, gli darò quattro parole che gli saranno di immenso aiuto. Gliele metterei io stesso in bocca. Te le ho appena date e prego che tu possa coglierne la dolcezza; eccole di nuovo! ‘Per amore di Cristo’. Sulla base di ciò, davvero non riesci a perdonare chi ti ha offeso?” (Spurgeon)
iii. Non è che dobbiamo perdonare perché così Gesù ci perdonerà. Noi perdoniamo perché Egli ci ha già perdonato. “Il fatto a cui si allude è l’evento storico in cui Gesù, per mezzo del Suo sacrificio, ha eliminato per sempre il peccato.” (Moule)
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