Filippesi 4 – Pace e Gioia in Ogni Circostanza
A. Istruzioni rivolte ad alcuni santi in particolare.
1. (1) Un’esortazione generale: alla luce del tuo destino in Cristo, rimani saldo.
Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, gioia e corona mia, state fermi in questa maniera nel Signore, o carissimi.
a. Perciò: Questa congiunzione collega ciò che Paolo scrive qui con quello che ha scritto finora. A motivo della promessa della resurrezione (Filippesi 3:21), i Filippesi avevano più che sufficienti ragioni per stare fermi nel Signore.
b. Gioia e corona mia: Paolo adotta la parola in greco antico per corona che descriveva la corona data all’atleta vincitore di una corsa. Era una corona di conseguimento (uno stephanos), non la corona consegnata a un re (un diadema). I Filippesi, restando fermi nel Signore, erano il premio di Paolo.
c. State fermi in questa maniera nel Signore, o carissimi: Possiamo stare fermi solo quando siamo nel Signore; ogni altro luogo non è un posto sicuro in cui stare.
2. (2) Istruzioni rivolte a Evodia e Sintiche.
Esorto Evodia ed esorto ugualmente Sintiche ad avere una sola mente nel Signore.
a. Evodia e… Sintiche: A quanto pare, queste due donne diedero inizio a una disputa nella chiesa. Piuttosto che prendere le parti di una delle due o risolvere il loro problema, Paolo disse loro semplicemente di avere una sola mente nel Signore.
b. Avere una sola mente nel Signore: Qualunque fosse il motivo della disputa, Evodia e Sintiche avevano dimenticato di avere, in Gesù Cristo, una base in comune molto più grande. Avevano dimenticato che tutto il resto era meno importante di ciò che condividevano.
3. (3) Istruzioni rivolte al vero compagno.
Prego anche te, vero compagno, sovvieni a queste donne, le quali hanno combattuto con me nell’evangelo, insieme con Clemente e gli altri miei compagni d’opera, i cui nomi sono nel libro della vita.
a. Prego anche te, vero compagno: Di chiunque si tratti, Paolo lo incarica di sovvenire a queste donne, le quali hanno combattuto con me nell’evangelo. Il vero compagno doveva sovvenire a queste donne, aiutarle a riconciliarsi e ad avere una sola mente nel Signore.
i. Queste donne, le quali hanno combattuto con me nell’evangelo è una frase significativa. Benché queste due donne, Evodia e Sintiche, fossero collaboratrici fedeli di Paolo nell’opera dell’evangelo, si ritrovarono ad avere un diverbio. Paolo comprendeva la necessità della risoluzione di questo infelice disaccordo.
b. Insieme con Clemente: C’era un famoso Clemente nella chiesa primitiva, leader della chiesa di Roma e autore di due lettere sopravvissute fino ad oggi, indirizzate alla chiesa di Corinto. Tuttavia, non sappiamo se si tratti dello stesso Clemente, essendo un nome comune nel mondo romano.
i. Possiamo mettere a confronto il breve accenno a Evodia e Sintiche con quello a Clemente. Se la tua vita si potesse riassumere con una sola frase, vorresti che fosse come quella di Clemente o come quella di Evodia e Sintiche?
c. E gli altri miei compagni d’opera, i cui nomi sono nel libro della vita: C’erano altre persone a Filippi che avevano aiutato Paolo, che avevano ricevuto l’onore più grande al mondo: avere i propri nomi scritti nel libro della vita (Apocalisse 20:15).
B. Ulteriori istruzioni su come proseguire nel cammino.
1. (4) Paolo ripete uno dei temi principali della lettera.
Rallegratevi del continuo nel Signore; lo ripeto ancora: Rallegratevi.
a. Rallegratevi: Malgrado le circostanze in cui la lettera è stata scritta, la gioia è presente in tutta l’epistola ai Filippesi. Ne troviamo svariati esempi in Filippesi 1:4, 1:18, 1:25, 2:2, 2:16, 2:17, 2:18, 2:28, 3:1, 3:3, 4:1.
i. “Sono contento che non conosciamo il motivo della disputa; solitamente sono grato di essere all’oscuro di questioni del genere; – ciononostante, come cura per le divergenze, l’apostolo dice: ‘Rallegratevi del continuo nel Signore’. Le persone che sono molto felici, soprattutto quelle che sono molto felici nel Signore, non tendono né a recare offesa né ad offendersi. Le loro menti sono occupate così dolcemente da cose più alte che non vengono distratte facilmente dai piccoli problemi che sorgono inevitabilmente tra creature così imperfette quali siamo noi. La gioia nel Signore è la cura per ogni discordia.” (Spurgeon)
b. Rallegratevi del continuo nel Signore: Come già detto, la gioia di Paolo non si basava su un ottimismo solare o su un’attitudine mentale positiva, ma sulla fiducia che Dio ha il controllo. Si trattava realmente di gioia nel Signore.
i. “Che Dio benevolo serviamo, il quale fa del rallegrarsi un dovere e del gioire un comandamento! Non dovremmo forse obbedire ad un comandamento del genere? In altre parole, dovremmo essere felici.” (Spurgeon)
2. (5) Mostrare un carattere mansueto a tutti gli uomini.
La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini; il Signore è vicino.
a. La vostra mansuetudine sia nota: Paolo usa un termine in greco antico interessante (epieikeia), che qui viene tradotto con mansuetudine. Altre versioni della Bibbia traducono epieikeia con pazienza, tenerezza, mente paziente, modestia, longanimità, spirito longanime o magnanimità.
i. “Il termine epieikes ha un significato molto vasto; ha lo stesso significato di epieikeia: mitezza, pazienza, arrendevolezza, mansuetudine, clemenza, moderazione, riluttanza a litigare o contendere; moderazione è sufficientemente espressivo come termine generale.” (Clarke)
ii. Vediamo un buon esempio di questa qualità quando Gesù mostrò la propria mansuetudine verso la donna colta in adulterio e condotta da Gesù. Egli sapeva come mostrarle una santa mansuetudine.
iii. Questa parola descrive il cuore di una persona che permette al Signore di combattere le sue battaglie, la quale sa che la vendetta è Mia, dice il Signore (Romani 12:19). Descrive una persona che è realmente libera di lasciar andare le proprie ansietà e tutto ciò che le provoca stress, perché sa che il Signore si farà carico della sua causa.
b. Sia nota a tutti gli uomini: Il raggio d’azione è ampio. Mostriamo questa mansuetudine a tutti gli uomini, non solamente a coloro che amiamo.
c. Il Signore è vicino: Quando viviamo con la consapevolezza del ritorno imminente di Gesù, è molto più facile rallegrarsi nel Signore e mostrare mansuetudine a tutti gli uomini. Sappiamo che Gesù al Suo ritorno risolverà ogni ingiustizia, perciò possiamo confidare che Egli sistemerà ogni cosa in questo mondo che cade a pezzi.
3. (6) Una vita di preghiera attiva.
Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento.
a. Non siate in ansietà per cosa alcuna: È un comandamento, non un’opzione. La preoccupazione eccessiva è un’intrusione all’interno di un’area che appartiene solo a Dio. Ciò ci rende il padre della casa piuttosto che essere il figlio.
b. Ma in ogni cosa… mediante preghiera e supplica: Paolo scrive che ogni cosa è il giusto soggetto di preghiera. Non ci sono aree della nostra vita di cui Dio non si interessa.
c. Preghiera e supplica: Questi due aspetti della preghiera sono simili, ma comunque diversi. La preghiera è un termine più ampio che può includere la nostra comunicazione con Dio, ma supplica significa chiedere a Dio di fare qualcosa.
i. Molte delle nostre preghiere a Dio non trovano risposta perché non chiediamo nulla. Qui Dio ci invita semplicemente a rendere note le nostre richieste. Egli vuole sapere.
d. Siano rese note: Dio conosce già le nostre richieste prima che gliele presentiamo in preghiera; cionondimeno, molto spesso Egli aspetta la nostra partecipazione in preghiera prima di concederci ciò che chiediamo.
e. Con ringraziamento: Quando rendiamo note le nostre richieste, il ringraziamento ci proteggerà da uno spirito lamentoso e piagnucolone. È certamente possibile non essere in ansietà per cosa alcuna, pregare ed essere grati per ogni cosa.
4. (7) La promessa della pace.
E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.
a. E la pace di Dio: La Bibbia descrive tre grandi aspetti della pace in relazione a Dio.
·Pace da Dio: Usata da Paolo continuamente come introduzione alle sue lettere; ci ricorda che la nostra pace ci viene data come un dono da parte di Dio.
·Pace con Dio: Questo descrive una relazione che intraprendiamo con Dio attraverso l’opera compiuta di Gesù Cristo.
·La pace di Dio: Questa è la pace di cui si parla in Filippesi 4:7. Va oltre ogni intendimento, oltre la nostra capacità di pensiero.
i. “Cos’è la pace di Dio? La serenità imperturbabile di un Dio infinitamente felice, la compostezza eterna di un Dio pienamente appagato.” (Spurgeon)
b. Che sopravanza ogni intelligenza: Ciò non vuol dire che sia senza senso o impossibile da comprendere, ma che va oltre la nostra capacità di comprensione e di spiegazione, e per questo deve essere sperimentata.
i. Questa pace non sorpassa solamente l’intendimento dell’uomo mondano; sopravanza ogni intelligenza. Anche l’uomo spirituale non può comprendere una tale pace.
c. Custodirà i vostri cuori e le vostre menti: Il termine custodire allude ad un’azione militare. Questo è ciò che la pace di Dio fa per noi; è una pace che custodisce il nostro cuore e la nostra mente.
i. “Li proteggerà come farebbe una fortezza o un castello” (Clarke)
ii. Quando sembra che le persone “smarriscano” i propri cuori o le proprie menti, è spesso dovuto all’assenza della pace di Dio nelle loro vite. La pace di Dio, in questo caso, non custodisce i loro cuori né le loro menti.
5. (8) Il luogo giusto in cui riporre i propri pensieri.
Quanto al rimanente, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a queste cose.
a. Tutte le cose veraci: La traduzione dal greco della lista di Paolo delle virtù su cui dovremmo meditare è molto chiara; non c’è una grande necessità di guadare a ciascun elemento nello specifico.
b. Oneste… giuste… pure… amabili… buona fama… virtù… lode: Paolo dice che queste cose sono il frutto e il nutrimento della mente custodita dalla pace di Dio. Quando permettiamo a queste cose di entrare nella nostra mente, restano lì e, successivamente, scaturiranno da noi.
c. Pensate a queste cose: Gran parte della vita cristiana ha luogo nella mente. Romani 12:2 parla della necessità di essere trasformati mediante il rinnovamento della nostra mente e 2 Corinzi 10:5 dell’importanza di distruggere le argomentazioni ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e di rendere sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo. Ciò a cui scegliamo di pensare ha importanza.
i. Paolo descrive qui un modo pratico per sottomettere ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo.
6. (9) Un ritorno al concetto di seguire l’esempio di Paolo.
Quelle cose che avete imparato, ricevuto e udito da me e veduto in me, fatele, e il Dio della pace sarà con voi.
a. Quelle cose che avete imparato, ricevuto e udito da me e veduto in me, fatele: Paolo aveva l’integrità per poter presentare sé stesso come un esempio di tutte queste cose per i Filippesi. Poteva realmente dire: “Seguite me come io seguo Cristo”.
b. E il Dio della pace sarà con voi: Seguendo le istruzioni di Paolo, non solo i Filippesi avrebbero avuto la pace di Dio, ma il Dio della pace sarebbe stato con loro.
C. Paolo si esprime sulla generosità dei Filippesi.
1. (10-14) Il pensiero di Paolo riguardo al dono ricevuto dai Filippesi.
Or mi sono grandemente rallegrato nel Signore, perché finalmente le vostre cure per me si sono ravvivate; in realtà già ci pensavate, ma ve ne mancava l’opportunità. Non lo dico perché sia nel bisogno, poiché ho imparato ad essere contento nello stato in cui mi trovo. So essere abbassato, come anche vivere nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato ad essere sazio e ad aver fame, ad abbondare e a soffrire penuria. Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica. Tuttavia avete fatto bene a prendere parte alla mia afflizione.
a. Le vostre cure per me si sono ravvivate: È un riferimento al sostentamento economico portato da Epafrodito (Filippesi 2:25). Paolo non cerca di dire che in precedenza ai Filippesi non importava di lui, ma solo che fino a quel momento era mancata loro l’opportunità. Quando ne hanno avuto l’occasione, le loro cure per Paolo si sono ravvivate.
b. Non lo dico perché sia nel bisogno: Paolo ricorda ai Filippesi che la sua gratitudine per la loro generosità non è dovuta al suo bisogno (sebbene si trovi effettivamente nel bisogno), ma al fatto che è buono per loro essere dei donatori.
c. Ho imparato ad essere contento nello stato in cui mi trovo: Questo era ciò che rendeva Paolo in grado di affermare che la sua gratitudine non dipendeva dal suo bisogno. Sebbene si trovasse nel bisogno, era contento nello stato in cui si trovava – persino nella sua prigionia romana.
i. Ho imparato: Paolo ha dovuto imparare ad essere contento; non è nella natura dell’essere umano.
ii. So essere abbassato, come anche vivere nell’abbondanza: Paolo ci ricorda che la sua contentezza non era solamente teorica. Egli viveva realmente in questo modo. Paolo ha sperimentato sia il benessere che la difficoltà economica.
iii. Paolo sapeva essere abbassato. “Guardate in quale stato Dio aveva permesso al Suo grande apostolo di trovarsi! E guardate con quale potenza la grazia di Dio lo ha sostenuto in tutto ciò! Pochi di quelli che sono chiamati ministri cristiani o uomini cristiani hanno imparato questa lezione importante! Quando giungono la scarsità e l’afflizione, il loro lamento diventa chiassoso e continuo, e si trovano presto a corto di pazienza.” (Clarke)
iv. Paolo sapeva anche come vivere nell’abbondanza. “Ci sono troppi uomini che sanno a malapena essere abbassati e che non hanno idea di come vivere nell’abbondanza. Quando vengono gettati nel pozzo con Giuseppe, guardano in alto e vedono la famosa promessa e sperano in una via di uscita. Quando però vengono portati in alto sulla cima, cominciano ad avere le vertigini, pronti per cadere.” (Spurgeon)
d. Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica: È un riferimento alla capacità di Paolo di essere contento in ogni cosa. Per raggiungere una tale contentezza, aveva bisogno della forza di Gesù Cristo.
i. Purtroppo, molte persone prendono questo versetto fuori dal contesto e lo usano per dare forza a una mentalità “trionfalistica” o “super cristiana”, piuttosto che riconoscere che la forza di Gesù nella vita di Paolo era evidente nella sua capacità di essere contento quando ha sofferto penuria.
ii. Dobbiamo sempre collegare questa preziosa dichiarazione di fede con Giovanni 15:5: poiché senza di Me non potete far nulla. Con Gesù possiamo fare tutto, senza di Lui non possiamo fare nulla.
e. Tuttavia, avete fatto bene a prendere parte alla mia afflizione: Parlando della sua capacità di essere contento, Paolo non vuole dare l’impressione che i Filippesi abbiano fatto qualcosa di sbagliato sostenendolo economicamente. In un certo senso, la generosità dei Filippesi ha fatto bene più a loro che a Paolo stesso (avete fatto bene). Una pia generosità, in realtà, porta più benefici al donatore che al ricevente.
2. (15-18) Ringraziamenti per le offerte passate e presenti fatte dai Filippesi.
Or sapete anche voi, Filippesi, che all’inizio della predicazione dell’evangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte di alcuna cosa, per quanto al dare e al ricevere, se non voi soli, poiché anche a Tessalonica mi avete mandato, non solo una volta ma due, di che provvedere al mio bisogno. Non già che io ricerchi i doni, ricerco invece il frutto che abbondi a vostro favore. Adesso ho ricevuto tutto ed abbondo; sono ricolmo, avendo ricevuto da Epafrodito ciò che mi è stato mandato da voi, che è un profumo di odor soave, un sacrificio accettevole, piacevole a Dio.
a. All’inizio della predicazione dell’evangelo: È un riferimento agli sforzi missionari pionieristici fatti da Paolo in Europa, riportati da Atti 16 in poi.
b. Nessuna chiesa mi fece parte di alcuna cosa, per quanto al dare e al ricevere, se non voi soli: I Filippesi sono stati gli unici a sostenere Paolo durante questo periodo particolare. In maniera specifica, Paolo ricorda di come lo hanno sostenuto mentre si trovava a Tessalonica.
i. “Probabilmente non si trattava di un’offerta sostanziosa, se calcolata secondo la valuta romana; per lui, però, era una cosa tanto importante da portarlo a sedersi e a scrivere una lettera stracolma di ringraziamenti, utilizzando ricche espressioni come queste”. (Spurgeon)
ii. “Mentre si prodigava a fondare la chiesa lì, parte del sostentamento economico di Paolo derivava dal suo lavoro, 1 Tessalonicesi 2:9; 2 Tessalonicesi 3:7-9; un’altra parte, invece, derivava dalle offerte inviategli dai Filippesi. Anche i Tessalonicesi avevano contribuito poco al suo sostentamento – e non viene detto per elogiarli.” (Clarke)
c. Non già che io ricerchi i doni, ricerco invece il frutto che abbondi a vostro favore: Paolo non è tanto interessato al dono fattogli da loro quanto al frutto che abbondi a loro favore. La loro generosità accrebbe il frutto a loro favore davanti a Dio.
i. “Non è stato il dono in sé posto nelle mani di Paolo a recargli gioia, ma il dare e il significato di quella generosità. È l’indicatore più verace della realtà duratura della Sua opera.” (Kennedy)
ii. Questo riflette uno dei principi più importanti riguardanti il dare che troviamo nella Scrittura: non diventiamo più poveri quando doniamo. Dio non sarà mai nostro debitore e noi non potremo mai dare di più di quanto Dio possa dare.
d. Un profumo di odor soave, un sacrificio accettevole, piacevole a Dio: Paolo descrive il dono dei Filippesi in una maniera tale da richiamare i sacrifici dell’Antico Testamento (Genesi 8:21, Esodo 29:18, 29:25 e 29:41). Dare all’opera di Dio è simile ai sacrifici dell’Antico Testamento, che costavano caro a coloro che li presentavano. A quei tempi, tori e i montoni non crescevano sugli alberi.
i. Efesini 5:2 usa la stessa terminologia in riferimento al sacrificio di Gesù per noi; anche i nostri sacrifici sono graditi a Dio come un profumo di odor soave.
ii. In 2 Corinzi 8:1-5, Paolo si vanta dei Filippesi presentandoli come un buon esempio generosità. Descrive come abbiano donato volentieri, secondo le loro possibilità, presentando la loro offerta solo dopo essersi dati prima al Signore.
3. (19) Paolo dichiara ai Filippesi una promessa riguardante i loro bisogni finanziari.
Ora il mio Dio supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesù.
a. Il mio Dio supplirà ad ogni vostro bisogno: Non dobbiamo pensare che i Filippesi fossero ricchi benefattori di Paolo che potevano facilmente fare a meno dei propri soldi. In base alla descrizione riportata in 2 Corinzi 8, è chiaro che la loro generosità fu un sacrificio. Era una promessa che significava molto per loro!
i. “Egli dice loro: ‘Voi mi avete aiutato, ma il mio Dio aiuterà voi. Mi avete aiutato in uno dei miei bisogni – indumenti e nutrimento: ho altre necessità alle quali voi non avete potuto supplire, ma il mio Dio supplirà ad ogni vostro bisogno. Alcuni di voi mi hanno aiutato malgrado la grande indigenza, privandosi delle proprie riserve già scarne, ma il mio Dio supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le Sue ricchezze in gloria.” (Spurgeon)
b. Supplirà ad ogni vostro bisogno: La promessa è di supplire ad ogni vostro bisogno. Dice però ogni vostro bisogno (quindi non una promessa che va oltre le necessità). In questo, la promessa è sia estesa che delimitata.
c. Secondo le Sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesù: Questa è un incredibile metro di misura della generosità. Non essendoci alcuna mancanza nelle ricchezze di Dio in gloria, possiamo già prevedere che non ci sarà alcuna carenza nella provvidenza di Dio.
i. “La Sua provvidenza non deriva semplicemente dalla Sua ricchezza, ma arriva anche in un modo che onora la Sua ricchezza – in una misura degna della Sua ricchezza.” (Martin)
ii. Spurgeon credeva che questo versetto fosse una grande illustrazione del miracolo meraviglioso di 2 Re 4:1-7, dove Eliseo disse alla vedova di raccogliere dei vasi, prepararli e versare l’olio dal piccolo contenitore che già possedeva nei vasi vuoti. Continuò a versare l’olio fino a quando anche l’ultimo vaso fu riempito.
·Ogni nostro bisogno è come quei vasi vuoti.
·Dio è Colui che riempie i vasi vuoti.
·Secondo le Sue ricchezze in gloria descrive lo stile con cui Dio riempie i vasi vuoti – l’olio continua a scorrere fino a quando ogni vaso disponibile non viene riempito.
·In Cristo Gesù descrive il modo in cui Dio sovviene ai nostri bisogni – i nostri vasi vuoti vengono riempiti in Gesù in tutta la Sua gloria.
d. Ogni vostro bisogno: Si tratta di una promessa fatta ai Filippesi – coloro che hanno arreso a Dio le proprie finanze e i propri possedimenti materiali per il servizio a Dio, e che sapevano dare con la giusta attitudine.
i. Questa promessa esprime semplicemente quello che Gesù disse in Luca 6:38: Date e vi sarà dato: una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata in seno, perché con la misura con cui misurate, sarà altresì misurato a voi.
D. Conclusione della lettera.
1. (20) Una breve dossologia.
Ora al mio Dio e Padre nostro sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
a. Sia la gloria nei secoli dei secoli: È sbagliato pensare che si tratti di un commento che Paolo scrive tanto per scrivere, come quando nella nostra cultura cristiana a volte esclamiamo: “Gloria a Dio” o “a Dio sia lode”. Paolo desiderava onestamente che Dio venisse glorificato ed era disposto a farsi usare in qualsiasi modo Dio avrebbe ritenuto opportuno per glorificare sé stesso (Filippesi 1:20).
b. Amen: È una parola presa in prestito dall’ebraico, il cui significato è “così sia”. È un’espressione che dichiara fiducia e gioia.
2. (21-22) Saluti reciproci.
Salutate tutti i santi in Cristo Gesù. I fratelli che sono con me vi salutano; tutti i santi vi salutano, e soprattutto quelli della casa di Cesare.
a. Salutate tutti i santi: Qui Paolo non saluta nessuno in particolare come invece fa in altre lettere. Piuttosto, saluta tutti i santi in Cristo Gesù. Questo è un ulteriore esempio di come il titolo santi si applichi a tutti i Cristiani, non solamente a pochi eletti.
b. Tutti i santi vi salutano, e soprattutto quelli della casa di Cesare: Questo saluto speciale è prova che Paolo fu usato da Dio anche durante la sua prigionia romana, dove il vangelo raggiunse persino la casa di Cesare.
i. Quelli della casa di Cesare: “Con questo indica i funzionari, i servi e gli schiavi della casa dell’Imperatore con cui Paolo, prigioniero per molti anni, sicuramente entrò in contatto in svariate occasioni.” (Muller)
ii. “A quel tempo, Nerone era l’imperatore di Roma: non c’è mai stato un uomo più crudele, diabolico e vile che abbia infangato la razza umana; eppure, c’erano dei cristiani nella sua famiglia: non sappiamo però se questi fossero membri della famiglia imperiale o se si faccia riferimento alle guardie, agli uomini di corte o ai servi.” (Clarke)
3. (23) Parole finali.
La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen.
a. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con tutti voi: Paolo non pronuncia queste parole solo per riempiere dello spazio alla fine della sua lettera. Per lui la vita cristiana inizia e finisce con la grazia del Signore nostro Gesù Cristo; quindi, per lui ha senso iniziare e terminare la sua lettera con la grazia.
b. Amen: Questa era la parola di conferma appropriata. Paolo sapeva che ciò che aveva scritto ai Filippesi era degno di approvazione; per questo motivo, aggiunse un’ultima parola di consenso – Amen.
© 2021 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com