Giovanni 17 – La grande preghiera di Gesù
“Nel 1572 Giovanni Knox, sul letto di morte, chiese a sua moglie di leggergli Giovanni 17. ‘È lì’ disse ‘dove gettai la mia prima àncora.’” (Bruce)
A. Gesù prega per sé stesso.
1. (1a) Introduzione.
Queste cose disse Gesù, poi alzò gli occhi al cielo e disse:
a. Queste cose disse Gesù: La Bibbia è colma di grandi preghiere. Sicuramente ci colpiscono quelle di Salomone (1 Re 8), di Abramo (Genesi 18), di Mosè (Exodus 32). Eppure, questa è di gran lunga la preghiera più straordinaria riportata in tutta la Bibbia.
i. La maggior parte di noi sa cosa significa ascoltare un vero uomo o una vera donna di Dio pregare intensamente; c’è qualcosa di santo e di meraviglioso intorno ad una tale preghiera. Al di sopra di tutto ciò c’è la preghiera che Gesù elevò al Suo Dio e Padre, l’unica preghiera lunga e ininterrotta di Gesù che sia riportata nei Vangeli. Sebbene le frasi siano semplici, i concetti sono profondi, commoventi e significativi.
ii. “Non esiste voce udita in cielo e in terra che sia più gloriosa, santa, efficace e sublime della preghiera elevata dal Figlio a Dio stesso.” (Melanchthon, citato in Boice)
iii. La preghiera sincera spesso rivela il vero carattere di una persona. Giovanni 17 ci offre l’opportunità unica di dare uno sguardo alla natura e al cuore di Gesù. In questa preghiera, Gesù toccherà molti dei temi sviluppati nel corso di questo Vangelo: gloria, glorificazione, inviato, credere, mondo, amore.
iv. Nella preghiera sono presenti molti degli aspetti del “Padre Nostro” (Matteo 6:9-13).
·La preghiera è indirizzata costantemente a Dio Padre.
·Riconoscimento e interesse per il nome di Dio.
·Interesse per l’opera del regno di Dio.
·Interesse per la protezione dal male.
v. Questa preghiera ha comunque qualcosa di diverso; Gesù non pregò secondo il modello di preghiera dato ai discepoli. “La petizione del nostro Signore citata nel diciassettesimo capitolo del Vangelo di Giovanni non costituisce affatto la preghiera di un individuo inferiore rivolta ad uno superiore. L’uguaglianza tra Gesù e il Padre è evidente. I Due possiedono una sola mente… quando il Figlio parla, non cerca di piegare il Padre alla propria volontà: piuttosto, dà voce al proposito della Trinità.” (Trench)
vi. Il Nuovo Testamento ci insegna che Gesù compie in questo momento un’opera continua di intercessione per il Suo popolo (Romani 8:34, Ebrei 7:25). “Il fine non è tanto di farci conoscere ciò che Gesù disse in un’occasione particolare, bensì di mostrarci l’attitudine costante della Sua mente e di rassicurarci della Sua ‘intercessione’ incessante per noi durante la Sua assenza.” (Trench)
b. Alzò gli occhi al cielo: Dà indicazione della postura di Gesù durante la preghiera, anche se di solito non la associamo ad un pregare intenso. Secondo il modo di pregare consueto del mondo occidentale, tendenzialmente chiniamo il capo e chiudiamo gli occhi. Gesù, invece, pregò secondo l’usanza comune del tempo (Giovanni 11:41, Marco 7:34, Salmo 123:1).
i. “Nel testo sacro viene dedicato tanto più spazio alle intercessioni del nostro Signore, quanto più Egli si avvicina alla fine delle sue fatiche. Dopo l’ultima cena, avendo terminato la Sua opera di predicazione pubblica e non essendoci altro da fare che avviarsi verso la morte, Gesù si dedicò totalmente alla preghiera. Non avrebbe ammaestrato più le moltitudini né guarito gli infermi. Nell’intervallo di tempo che rimaneva, prima di deporre la propria vita, si preparò per quell’intercessione speciale. Riversò la propria anima in vita prima di farlo nella Sua morte.” (Spurgeon)
ii. Le parole “alzò gli occhi al cielo” indicano altresì che Gesù guardò al cielo con speranza e che nella Sua preghiera non era avvilito o abbattuto. Si tratta in realtà di una preghiera di fede e sicurezza, persino di vittoria – senza mai negare la realtà del conflitto. “Spesso crediamo di avere a che fare con una preghiera caratterizzata dall’angoscia. Non lo è. Viene pronunciata da Colui che ha appena affermato di aver vinto il mondo (Giovanni 16:33), e parte da questa convinzione.” (Morris)
iii. Questa preghiera meravigliosa fu fatta con una mente ed un cuore rivolti al cielo. Gesù non fece alcuna menzione dei propri problemi o delle decisioni che avrebbe dovuto prendere. Il Suo cuore e la Sua mente erano concentrati sulle cose più alte, dedicandosi totalmente al compimento assoluto della volontà di Dio Padre, a prescindere dal prezzo da pagare, affinché la vita eterna potesse essere estesa ad altri.
2. (1b) Gesù chiede di essere glorificato.
«Padre, l’ora è venuta; glorifica il Figlio tuo, affinché anche il Figlio glorifichi te».
a. Padre, l’ora è venuta: In precedenza, l’ora della glorificazione di Gesù (che avrebbe avuto inizio con la Sua morte) non era ancora arrivata (Giovanni 2:4; 7:8; 7:30; 8:20). Adesso, l’ora è venuta (come affermato da Gesù in Giovanni 12:23).
i. Si notino le parole: Padre… il Figlio tuo… il Figlio… te. È una preghiera radicata e intrisa di relazione. Gesù pregò con un senso profondo e totale di relazione familiare, di gerarchia naturale, dell’ordine che esiste tra Dio Padre e Dio Figlio.
ii. Padre: “E con questo ci dona un grande esempio: nei tempi di tribolazione affidiamoci alla nostra relazione di figli, alla nostra adozione e alla paternità del nostro grande Dio. Andiamo da nostro Padre, poiché da chi altri correrebbe un figlio?” (Spurgeon)
iii. L’ora: “La Sua fede considera questo tempo solamente un’ora: la mezzanotte del Getsemani, la mattina della flagellazione e il giorno della crocifissione sono soltanto un’ora, un corto lasso di tempo. Il momento della tribolazione è arrivato, ora si trova nella difficoltà, ma per Lui non è che un’ora a motivo della gioia per il frutto che le sue indicibili sofferenze porteranno nel mondo. E così il Suo amore e la Sua pazienza Lo portano a disprezzare quel tempo di umiliazione e a stimarlo quale breve momento.” (Spurgeon)
b. Glorifica il Figlio tuo: Gesù pregò prima di tutto per sé stesso, ma non egoisticamente. La premura che aveva per sé stesso era, in realtà, interesse per la gloria del Padre. Il Figlio può glorificare il Padre, se prima il Padre risponde alla preghiera del Figlio: “Glorifica il Figlio tuo”.
i. “Non avrebbe portato alcuna gloria al Padre, se il sacrificio di Gesù sulla croce non fosse stato accettabile o se il Figlio non fosse stato ristabilito alla Sua legittima posizione, nella presenza della gloria manifesta di Dio. Avrebbe significato il fallimento della missione divina e la sconfitta permanente dei propositi della grazia.” (Carson)
ii. “Padre, l’ora è venuta: glorifica il Figlio tuo: in altre parole, rendi manifesto a coloro che sono qui che Gesù Uomo è anche Dio-Uomo; rendilo manifesto per mezzo della Sua resurrezione e ascensione.” (Trench)
iii. “La glorificazione comprendeva la Sua morte, resurrezione e ascensione alla destra del Padre, come Mediatore accreditato.” (Dods)
iv. Gesù fornì diverse ragioni, o basi, per la Sua preghiera: “Glorifica il Figlio tuo”. Se Dio Figlio decise di spiegare le ragioni e le basi che motivarono la Sua preghiera a Dio Padre, a maggior ragione dovremmo noi motivare o fondare le richieste che presentiamo davanti al trono di Dio.
·Perché l’ora è venuta (Giovanni 17:1).
·Perché il Padre sarà glorificato (Giovanni 17:1).
·Perché Gli era stata già data l’autorità di concedere la vita eterna (Giovanni 17:2).
·PerchéGesù è l’unica via alla vita (Giovanni 17:3).
·Perché viene portata a termine l’opera per cui il Padre ha mandato il Figlio (Giovanni 17:3).
c. L’ora è venuta; glorifica il Figlio tuo: La croce (vedi Giovanni 12:27-33, 13:30-33, 21:18-19) glorificherà il Figlio. Per il mondo rappresentava umiliazione totale, ma agli occhi di Dio divenne uno strumento di glorificazione. Si tratta di un aspetto della pazzia e della debolezza della croce (1 Corinzi 1:18, 1:23-25).
i. “Agli uomini la croce appariva come uno strumento di vergogna. A Cristo come strumento di vera gloria.” (Morris)
ii. La Sua preghiera fu esaudita meravigliosamente. “Sì, il Padre glorificò il Figlio, anche quando volle percuoterlo e farlo soffrire. Da una parte Lo percosse, dall’altra Lo glorificò. Aveva allo stesso tempo il potere di stroncare e quello di sostenere. Il Padre glorificò il Figlio.” (Spurgeon)
iii. Quanto sono diverse le nostre preghiere! “In un modo o nell’altro, chiediamo costantemente al Padre di glorificarci. ‘Glorificami, o Padre’ gridiamo, ‘concedendomi la congregazione più grande della città, dando inizio ad un grande risveglio nella mia missione, aumentando la mia potenza spirituale, così da essere cercato da chiunque’. Ovviamente, non esterniamo le nostre ragioni in modo tanto conciso, ma è questo ciò che si nasconde dietro le nostre parole. E poi ci chiediamo perché tarda la risposta.” (Meyer)
d. Affinché anche il Figlio glorifichi te: Seppur contro ogni logica, la croce glorificò il Figlio Gesù e manifestò la sapienza e la potenza di Dio (1 Corinzi 1:23-25). Allo stesso tempo glorificò Dio Padre, manifestando il Suo sapiente piano e il grande sacrificio compiuto nell’offrire il Figlio per portare a compimento una tale missione.
i. “Il Figlio glorificò il Padre rivelando in quell’atto [la croce] la sovranità di Dio sul male, la compassione di Dio per gli uomini e la natura definitiva della redenzione per i credenti.” (Tenney)
ii. “Ciò che motivò Gesù dovrebbe motivare noi. Quando chiedi a Dio la Sua benedizione, chiedila con il proposito di glorificare Lui. Aneli ritrovare la salute fisica? Assicurati di volerla usare per Lui. Desideri un avanzamento di carriera? Desideralo per promuovere la Sua gloria. Brami infine di poter crescere nella Sua grazia? Chiedi questa crescita affinché tu possa portare gloria a Lui.” (Spurgeon)
3. (2-3) Gesù parla della fonte e della natura della vita eterna.
«Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni carne, affinché egli dia vita eterna a tutti coloro che tu gli hai dato. Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato».
a. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni carne: Gesù dichiarò di avere potere sopra ogni carne e l’abilità di donare vita eterna all’umanità. Si tratta di una chiara e sorprendente affermazione di divinità. Nessuno, eccetto Dio, potrebbe fare una dichiarazione del genere in maniera sincera e consapevole.
i. Gesù dichiarò qui di avere “l’autorità di determinare il destino ultimo degli uomini.” (Takser)
ii. Sapere che Gesù ha potere sopra ogni carne ci dona nuova speranza nell’evangelizzazione e nell’opera missionaria. Gesù ha potere anche sopra coloro che Lo respingono o che non Lo conoscono, sebbene non ne siano consapevoli o si rifiutino di ammetterlo. Possiamo pregare in fede e chiedere a Gesù di esercitare quel potere sopra coloro che devono ancora giungere al ravvedimento e credere.
iii. Tu gli hai dato potere sopra ogni carne: Filippesi 2:5-11 ne è la dimostrazione, affermando che tutti riconosceranno l’autorità di Gesù; ogni ginocchio si piegherà e ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore.
iv. Il credente comprende e gioisce nel potere (o autorità) di Gesù, soprattutto quando considera l’alternativa. “Le persone non possono agire senza autorità. Se si elimina un’autorità, ne subentra un’altra. Se si respinge l’autorità di Dio, quella umana prenderà il sopravvento.” (Boice)
b. Affinché egli dia vita eterna a tutti coloro che tu gli hai dato: Gesù sapeva di essere Colui che concede la vita eterna a coloro che il Padre gli ha dato.
i. “I cristiani spesso pensano a Gesù quale dono di Dio agli uomini; raramente consideriamo noi stessi il dono di Dio a Gesù.” (Carson)
ii. Ciò sta ad indicare qualcosa che possiamo comprendere a grandi linee come una divisione di compiti tra le Persone della Trinità nell’opera di salvezza. Qui vediamo che il Padre dà alcune persone al Figlio, e che il Figlio dona loro la vita eterna per mezzo della Sua opera sulla croce. Ovviamente, anche lo Spirito Santo fa la propria parte nell’opera di salvezza, ma non viene menzionato in questo passo specifico.
iii. “Qui le dottrine della redenzione generale e di quella particolare si amalgamano perfettamente: ‘Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni carne’, tutti gli uomini sono sottoposti al governo mediatore di Cristo in virtù del Suo ineguagliabile sacrificio. Ciononostante, l’argomento considerato è in particolare il dono della vita eterna agli eletti: ‘Affinché egli dia vita eterna a tutti coloro che tu gli hai dato’.” (Spurgeon)
c. Or questa è la vita eterna, che conoscano te: La vita eterna consiste nella conoscenza empirica (ginosko) di Dio Padre e di Gesù Cristo, Dio Figlio.
i. “In questo mondo, consideriamo il fatto di conoscere certe persone una benedizione e una fonte di ispirazione. Quanto più dobbiamo considerare tale conoscere Dio!” (Morris)
ii. “La vita consiste nell’interazione attiva con ciò che ci circonda; la morte, invece, costituisce la fine di questa interazione, sia materiale che personale” (Tenney). Vita eterna significa che siamo vivi ed attivi nell’ambiente di Dio. Se Dio e il Suo ambiente spirituale non influenzano (o addirittura non dominano) la nostra vita, allora si può dire che non abbiamo o non sperimentiamo la vita eterna. In quel caso, viviamo la vita nella stessa dimensione in cui la vivono gli animali. Nella nostra esistenza, è come se fossimo morti a Dio e al Suo ambiente.
iii. Che conoscano te: “In greco, il verbo è al congiuntivo presente, indicando che la ‘conoscenza’ è un’esperienza crescente.” (Tasker)
4. (4-5) La richiesta viene ripetuta con pienezza di fede: Glorificami.
«Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuta l’opera che tu mi hai dato da fare. Ora dunque, o Padre, glorificami presso di te della gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse».
a. Io ti ho glorificato sulla terra: Gesù non aspettò di arrivare sulla croce per glorificare Dio Padre. Per tutta la vita aveva glorificato Dio sulla terra.
i. Gesù glorificò il Padre durante tutta la propria vita: dalla Sua circoncisione e dedicazione al tempio (Luca 2:21-23), attraverso i Suoi tranquilli anni di obbedienza a Nazaret (Matteo 2:23, 13:55).
ii. Gesù glorificò il Padre per mezzo della fede, dell’obbedienza e delle opere compiute negli anni del Suo ministero terreno. Ogni sermone che predicò, ogni cieco o malato che guarì, ogni istruzione e ammaestramento che diede ai discepoli, ogni scontro con i capi religiosi corrotti, ogni domanda a cui diede risposta, ogni tocco amorevole – in tutte queste cose glorificò Dio Padre.
b. Avendo compiuta l’opera: Da un lato, Gesù, con fiducia e sicurezza divina, vide l’opera della croce come già compiuta. Dall’altro, l’opera non era ancora adempiuta; ma poiché Gesù è l’Agnello, che è stato ucciso fin dalla fondazione del mondo (Apocalisse 13:8), l’opera è già stata compiuta e completata nel cuore e nella mente di Dio. Adesso doveva semplicemente essere realizzata.
i. Similmente, Dio vede la nostra opera di trasformazione e perfezionamento come già completa. Adesso deve solo essere realizzata.
ii. “C’è un tacito riconoscimento del fatto che Gesù ha completato il Suo compito in maniera adeguata, e che nel farlo ha portato gloria al Padre.” (Morris)
c. Padre, glorificami presso di te: Gesù chiese al Padre di glorificarlo con la stessa gloria che il Padre stesso ha. La preghiera di Gesù non era affatto un’espressione di indipendenza, ma piuttosto di dipendenza totale e continua da Dio Padre.
i. Ci sono molti che gridano: “Glorificami”, a volte rivolgendo questo grido a Dio abbellito con una terminologia più spirituale. Ciononostante, il loro grido (glorificami) è quasi sempre totalmente diverso dalla preghiera di Gesù (glorificami presso di te), e la differenza di solito è tra dipendenza ed indipendenza.
d. Della gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse: Gesù aveva consapevolezza della propria preesistenza e della natura di quella preesistenza. Gesù sapeva che c’era stato un tempo, nell’eternità passata, in cui Dio Figlio e Dio Padre godevano di una gloria comune.
i. Gesù non avrebbe potuto pregare quelle parole sinceramente e lucidamente, se non fosse stato Egli stesso Yahweh, uguale a Dio Padre. In Isaia 42:8 e 48:11, Yahweh dichiara che Egli non condivide la Sua gloria con nessuno. Se Dio Padre e Dio Figlio condividono la gloria, allora devono essere entrambi Yahweh.
ii. “La Sua richiesta principale era che il Padre Lo ricevesse nuovamente in quella gloria a cui aveva temporaneamente rinunciato per adempiere il proprio mandato. Tale richiesta di un ritorno alla purezza della gloria implica senza alcun dubbio la Sua preesistenza e la Sua uguaglianza con il Padre. Conferma che Lui e il Padre sono uno (Giovanni 10:30).” (Tenney)
iii. Giovanni scrisse il Vangelo ponendo costante enfasi sulla gloria di Gesù e facendo attenzione a riportare nella Sua preghiera i molti modi in cui il Signore aveva fatto riferimento alla propria gloria.
·La vita di Gesù fu una manifestazione della gloria di Dio, e i discepoli poterono contemplarla (Giovanni 1:14).
·I miracoli di Gesù manifestarono la Sua gloria (Giovanni 2:11).
·Gesù cercò esclusivamente la gloria del Padre (Giovanni 7:18, 8:50).
·La rivelazione della gloria è il premio della fede (Giovanni 11:40).
·Molte volte Gesù parlò dell’imminente passione e crocifissione come la Sua imminente glorificazione (Giovanni 7:39, 12:16, 12:23, 13:31).
·Dio Figlio fa di tutto per glorificare Dio Padre (Giovanni 12:28).
·Dio Padre glorifica Dio Figlio (Giovanni 13:31-32).
B. Gesù prega per i discepoli.
Dopo aver istruito ed incoraggiato i discepoli, per quanto possibile, alla vigilia della loro disperazione, Gesù fece qualcosa di grandioso: li affidò nella preghiera al Padre.
1. (6-8) Gesù parla della Sua missione tra i discepoli e di come l’hanno ricevuta.
«Io ho manifestato il tuo nome agli uomini, che tu mi hai dato dal mondo; erano tuoi, e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi hanno conosciuto che tutte le cose che tu mi hai dato vengono da te, perché ho dato loro le parole che tu hai dato a me; ed essi le hanno accolte e hanno veramente conosciuto che io sono proceduto da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato».
a. Io ho manifestato il tuo nome agli uomini, che tu mi hai dato dal mondo: Gesù ripensò ai circa tre anni di ministero ed insegnamento trascorsi insieme ai Suoi discepoli eletti, riassumendoli in questa frase. Ci fa comprendere che Gesù non si limitò semplicemente ad insegnare riguardo al nome (carattere) di Dio, ma anche che lo manifestò.
i. Gesù visse l’amore, la bontà, la giustizia, la grazia e la santità di Dio Padre; Egli manifestò loro il nome di Dio. “‘Io ho manifestato il tuo nome’, ovvero ‘ho rivelato la Tua natura’. Infatti, il nome di una persona o di una cosa costituisce l’intera connotazione di tale persona o cosa.” (Trench)
ii. Oggi i credenti hanno una simile chiamata e un simile dovere. Paolo scrisse che i credenti sono come lettere viventi, lette dal mondo (2 Corinzi 3:2-3), con la responsabilità di manifestare il nome e la natura di Dio a un mondo che osserva.
b. Agli uomini, che tu mi hai dato dal mondo: Gesù scelse i Suoi discepoli dopo una notte di preghiera, mostrando la totale dipendenza da Dio Padre nella scelta di quegli uomini (Luca 6:12-16). In verità, potremmo dire che Dio Padre diede quegli uomini a Gesù, e Glieli diede dal mondo.
i. Giuda aveva abbandonato il gruppo di discepoli poco prima quella stessa sera (Giovanni 13:26-30). Senza Giuda, Gesù poté dire in verità: “Agli uomini, che tu mi hai dato dal mondo”.
c. Erano tuoi, e tu me li hai dati: Ecco un altro indizio su come agiscono le Persone della Trinità, in quella che potremmo definire una ripartizione di lavoro. In un certo senso, i discepoli appartenevano prima di tutto a Dio Padre e, in seguito, furono dati a Dio Figlio.
d. Essi hanno osservato la tua parola: Si può dire che Gesù fu magnanimo nel giudicare i Suoi discepoli; Egli vide l’opera autentica di Dio in loro. Nonostante tutti i loro fallimenti e le loro mancanze, avevano osservato la parola di Dio.
i. “Egli li guardava dal punto di vista della fede, della speranza e dell’amore e si rese conto della loro devozione attuale e del potenziale per il futuro.” (Bruce)
e. Ora essi hanno conosciuto che tutte le cose che tu mi hai dato vengono da te: Gesù l’aveva detto ai Suoi discepoli poco tempo prima (Giovanni 14:10-11), così come aveva fatto anche in passato (Giovanni 8:28-29). Gesù non disse né fece nulla di propria iniziativa, ma in totale dipendenza da Dio Padre.
f. Hanno veramente conosciuto che io sono proceduto da te: Chiaramente, i discepoli non potevano capire tutto ciò che riguardava Gesù e la Sua opera, ma a quel punto erano perlomeno convinti dell’origine divina di Gesù e dei Suoi insegnamenti.
i. “È un privilegio raro e santo poter osservare il divino Figlio di Dio non solo formulare le proprie preghiere, ma anche esprimere le basi delle Sue richieste. Tali basi riflettono l’unità d’essenza del Padre e del Figlio e rivelano che i temi delle preghiere di Gesù per i propri seguaci sono radicati nei propositi imperscrutabili della Deità.” (Carson)
g. Hanno creduto che tu mi hai mandato: Si può dire che in questi pochi versetti Gesù abbia guardato alla salvezza da due punti di vista, entrambi veri.
·Giovanni 17:6 spiega la loro salvezza secondo l’elezione di Dio (agli uomini, che tu mi hai dato dal mondo), vista dal punto di vista divino.
·Giovanni 17:8 spiega la loro salvezza secondo la loro fede (hanno creduto che tu mi hai mandato), vista dal punto di vista umano.
2. (9-10) La preghiera di Gesù è per i discepoli.
«Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. E tutte le cose mie sono tue, e le cose tue sono mie; e io sono glorificato in loro».
a. Io prego per loro; non prego per il mondo: Nella Sua preghiera, Gesù aveva i discepoli in mente. Non pregò in senso generale per il mondo; al contrario, pregò per i discepoli che avrebbero presto portato il Suo messaggio d’amore e di redenzione al mondo.
i. Io prego per loro: Trench afferma che in questa frase “io”è enfatico.
ii. Quando Gesù disse: “Non prego per il mondo”, non era per dire che non si curasse del mondo perduto e decaduto; voleva concentrarsi sui Suoi discepoli. “Pregava per lo strumento che stava creando, per mezzo del quale avrebbe raggiunto il mondo.” (Morgan)
iii. “Se non prega per il mondo, non è perché il mondo non Gli importi. Al contrario, Egli è il Salvatore del mondo (Giovanni 4:42; cfr. 3:17; 12:47). Ma la salvezza del mondo dipende dalla testimonianza di coloro che il Padre gli ha dato ‘dal mondo’ (versetti 21, 23), e sono loro ad aver bisogno della Sua intercessione in quel momento.” (Bruce)
iv. “Ora mi dedico interamente per i Miei discepoli affinché siano ben equipaggiati per annunciare la Mia salvezza fino ai confini della terra. Qui Gesù si comporta come il sommo sacerdote, il quale nella seconda parte della preghiera, nel giorno dell’espiazione, pregava per i sacerdoti, i figli di Aronne.” (Clarke)
b. Ma per coloro che tu mi hai dato: Si può dire che si tratti di un’allusione non solo agli undici discepoli, ma anche a coloro che avrebbero creduto alla loro testimonianza (come chiaramente espresso in Giovanni 17:20). Gesù ebbe un’attenzione speciale per loro nella Sua preghiera, perché sapeva che quei discepoli appartenevano al Padre (perché sono tuoi).
i. “Esiste un vecchio proverbio, che non posso fare a meno di menzionare. Dice: ‘Se ami me, ama anche il mio cane’. È come se il Signore Gesù amasse tanto il Padre da aver amato, per amor Suo, anche noi, proprio come quei poveri cagnolini. Agli occhi di Gesù emaniamo grande bellezza per l’amore che il Padre ha avuto verso di noi.” (Spurgeon)
c. Tutte le cose mie sono tue, e le cose tue sono mie: Gesù aveva già menzionato la gloria condivisa tra Dio Padre e Dio Figlio (Giovanni 17:5). In questo frangente, parlò del loro ruolo comune nella vita dei redenti e di come i credenti appartengono sia a Dio Padre che a Dio Figlio.
i. Tutto quello che noi abbiamo appartiene a Dio, ma non tutto quello che Egli ha appartiene a noi. Chiunque può dire a Dio Padre: “Tutte le cose mie sono tue”, ma solo Gesù poté dire: “Le cose tue sono mie”.
ii. “Sia il Padre che il Figlio hanno l’uno pieno diritto su ciò che appartiene all’altro; condividono gli stessi interessi e le stesse responsabilità.” (Tenney)
d. Io sono glorificato in loro: In un certo senso, questo significa essere un credente, essere nato di nuovo ed essere un vero seguace di Gesù Cristo – far sì che Egli sia glorificato in noi. Gesù non vuole semplicemente dimorare o vivere nel credente, ma anche essere glorificato in lui.
i. “Proprio come il mondo aveva una considerazione completamente sbagliata della croce, aveva una considerazione sbagliata anche del gruppo apostolico. In loro fu glorificato nientemeno che il Figlio di Dio!” (Morris)
ii. L’Apostolo Paolo arrivò negli anni successivi a tale comprensione, quando usò frasi, come per esempio “Cristo in voi, speranza di gloria” (Colossesi 1:27), e rimarcò che l’opera di Dio in noi va “di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore” (2 Corinzi 3:18).
iii. Nessuno, eccetto Gesù, dovrebbe essere glorificato nel credente. I leader tendono a glorificare sé stessi nei loro seguaci, quando invece dovrebbero glorificare solo Gesù.
3. (11-12) La prima richiesta di Gesù per i discepoli: Padre, conservali.
«Ora io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dato, affinché siano uno come noi. Mentre ero con loro nel mondo, io li ho conservati nel tuo nome; io ho custodito coloro che tu mi hai dato, e nessuno di loro è perito, tranne il figlio della perdizione, affinché si adempisse la Scrittura».
a. Ora io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo: Gesù recitò l’intera preghiera avendo in mente la Sua imminente dipartita. Sapeva che non sarebbe rimasto a lungo nel mondo, a differenza dei Suoi discepoli. Avevano bisogno di una preghiera speciale.
·Avevano bisogno di preghiera, perché i tre anni straordinari di discepolato durante il Suo ministero terreno volgevano al termine.
·Avevano bisogno di preghiera a causa delle circostanze della dipartita di Gesù: il tradimento, l’arresto, il processo, le percosse, la crocifissione, la resurrezione e l’ascensione.
·Avevano bisogno di preghiera, perchéGesù non sarebbe stato lì fisicamente per aiutarli.
·Avevano bisogno di preghiera a motivo del ruolo fondamentale dello Spirito Santo; sia per l’invio dello Spirito Santo che per la loro costante dipendenza da Lui.
i. “Gesù non è più nel mondo, al quale ha già detto addio; i discepoli però vi rimarranno e saranno esposti senza il Suo consiglio e la Sua protezione consueti.” (Dods)
b. E io vengo a te: Non si tratta di una frase detta da Gesù per focalizzare i propri pensieri e prendere coscienza di trovarsi nella presenza di Suo Padre mentre pregava. Era piuttosto tesa ad esprimere la Sua consapevolezza che la Sua opera sulla terra era quasi giunta alla fine e che si stava incamminando verso il cielo.
c. Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dato: I discepoli avevano bisogno della preghiera di Gesù e della potenza di Dio Padre per essere conservati.
i. Dovevano essere conservati, mentre continuavano a camminare come discepoli di Gesù. Non si trattava di una cosa ovvia: nel mondo giudaico del tempo, nessuno continuava ad essere discepolo di un rabbino deceduto. Questi discepoli, tuttavia, erano chiamati a proseguire, ad essere conservati quali discepoli di Gesù.
ii. “Siete stati redenti, ma dovete comunque essere conservati. Siete stati rigenerati, ma dovete essere conservati. I vostri cuori e le vostre mani sono puri, ma dovete essere conservati.” (Spurgeon)
iii. Abbiamo bisogno che Gesù preghi per noi come nostro intercessore (Romani 8:34, Ebrei 7:25) e chieda a Dio Padre di conservarci. Per rimanere saldi in Gesù, non dobbiamo contare solo sulle nostre forze. Il mondo, la carne e il diavolo sono così potenti, pervasivi e seducenti che non potremmo mai conservarci da noi stessi. Se stiamo con Gesù, è perchéGesù ha pregato per noi: “Padre, conservali”.
·Dobbiamo essere conservati dalla divisione: Conservali affinché siano uno.
·Dobbiamo essere conservati dall’errore.
·Dobbiamo essere conservati dal peccato.
·Dobbiamo essere conservati dall’ipocrisia.
iv. Conservali nel tuo nome: Gesù non pregò: “Conservali per mezzo di un angelo”, “di un conduttore di chiesa” o “dei loro sforzi”. Il compito di conservare un credente è tanto importante da necessitare il nome di Dio – l’intero carattere e autorità di Dio.
v. Esiste un dibattito (principalmente da parte di Westcott e Hort) secondo cui Giovanni 17:11 (conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dato) si possa tradurre con conservali nel tuo nome, il quale tu mi hai dato. Westcott e Hort credevano fermamente che in questo versetto fosse il nome ad essere stato dato a Gesù e non i discepoli. “Conservali in Me, io che sono il Tuo nome, la Tua rivelazione e manifestazione: conservali nell’unità con Me.” (Trench)
d. Affinché siano uno come noi: L’opera di Dio Padre nei discepoli non si limita solamente a conservarli in Lui, ma anche in comunione tra loro. Gesù pregò che fossero uno, secondo il modello dell’unità di Dio Padre e Dio Figlio (affinché siano uno come noi).
i. “L’unità qui descritta non è semplicemente un raggiungimento imposto da una legislazione. Si tratta di una unità in natura, paragonabile a quella del Padre e del Figlio.” (Tenney)
ii. La loro perseveranza in questa unità non si poteva dare per scontata; era più sensato pensare che la morte di Gesù li avrebbe dispersi piuttosto che tenerli insieme.
iii. L’unità del Suo popolo, per cui Gesù pregò, segue un modello. Proprio come il Padre e il Figlio sono uno ma non la stessa persona, non ci aspettiamo che la vera unità cristiana significhi uniformità o unità di struttura. Significa piuttosto unità di spirito, di cuore, di scopo e di destino.
e. Mentre ero con loro nel mondo, io li ho conservati nel tuo nome: Gesù ripensò ai Suoi tre anni di servizio con e per il gruppo apostolico. Durante quel tempo li protesse e li guidò; li conservò. Gesù fece tutto ciò nel nome, con l’autorità, con la potenza e secondo la volontà del Padre.
i. “Come osservato da Cirillo, il Signore paragona il Suo conservare i discepoli con quello del Padre. In un certo senso, ciò è possibile solo se entrambe le Persone sono di pari Potenza e Dignità.” (Alford)
ii. “Avendo ricevuto potenza dal Padre, Gesù stesso li ha custoditi come un tesoro affidatogli dal Padre, e dà adesso un resoconto della Sua gestione.” (Bruce)
iii. Gesù non conservò i propri discepoli nel e attraverso il proprio nome, bensì in totale dipendenza da Dio Padre. È molto più sciocco credere che siamo in grado di custodire noi stessi o altri nel nostro nome, per mezzo dei nostri sforzi, della nostra autorità o della nostra volontà.
iv. Alla base della richiesta di Gesù c’erano il nome (carattere) di Dio e l’appartenenza dei discepoli a Lui (quelli che tu mi hai dato).
f. Nessuno di loro è perito, tranne il figlio della perdizione: Un’eccezione all’opera di preservazione dei discepoli era Giuda, in adempimento delle Scritture; Giuda era il figlio della perdizione, colui che era destinato al male e alla distruzione.
i. “Da notare che non è scritto ‘non ho perso nessuno, eccetto il figlio della perdizione’. Cristo non lo perse (si confronti il versetto 18:9, in cui non compare tale eccezione). È stato lui a perdersi.” (Alford)
ii. “È bene far notare al lettore che, nell’originale, il sostantivo perdizione è la forma derivata del verbo perito. Nessuno perì eccetto colui che sarebbe dovuto perire; la cui condizione e caratteristica era quella di dover perire.” (Alford)
iii. “‘Il figlio della perdizione’ dà indicazione del carattere piuttosto che del destino. L’espressione significa che era caratterizzato da uno ‘stato di perdizione’, non che era predestinato a ‘perdersi’.” (Morris)
g. Affinché si adempisse la Scrittura: Le Scritture che si adempirono con il tradimento di Giuda erano soprattutto il Salmo 41:9 e il Salmo 109:8, come si vede in particolar modo in Atti 1:20. L’infedeltà e il tradimento di Ahithofel nei confronti di Re Davide furono una profezia dell’infedeltà e del tradimento di Giuda nei confronti del Figlio di Davide.
4. (13-16) Gesù approfondisce la prima richiesta: conservali nellaMia gioia e preservali dal maligno.
«Ma ora io vengo a te e dico queste cose nel mondo, affinché la mia gioia giunga a compimento in loro. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come neppure io sono del mondo. Io non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo».
a. Ma ora io vengo a te: Gesù pronunciò nuovamente le stesse parole già dette in Giovanni 17:11. Fece questa preghiera in piena consapevolezza del prossimo adempimento della Sua opera terrena.
b. Affinché la mia gioia giunga a compimento in loro: Gesù non pregò solamente per la protezione e l’unità dei Suoi discepoli, come se il Suo unico desiderio fosse quello di lasciarsi dietro dei buoni impiegati. Al contrario, si interessava profondamente e pregò per il compimento della gioia nella loro vita. In particolare, Gesù pregò che la Sua stessa gioia giungesse a compimento nella Sua vita.
i. “La gioia dei discepoli sarà maggiore, quando ricorderanno che Gesù, la notte in cui fu tradito, pregò per loro.” (Carson)
ii. Gesù aveva avuto una vita piena di gioia; poteva parlare della Mia gioia. Se non fosse stato così, questa parte della preghiera non avrebbe avuto senso. Gesù era veramente uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza (Isaia 53:3). Cionondimeno, c’erano una gioia e una soddisfazione tali nell’esperienza di vita di Gesù che sorpassavano quelle di qualsiasi persona mai vissuta.
·La Sua gioia era radicata nella comunione ininterrotta con Dio Padre.
·La Sua gioia era il frutto della vera fede e sicurezza in Suo Padre.
·La Sua gioia scaturiva dal vedere le grandi opere compiute da Dio.
·La Sua gioia non fu mai adombrata dal peccato.
·La Sua gioia non fu mai adombrata dall’inganno.
·La Sua gioia non fu mai adombrata dall’interferenza del maligno nella Sua vita.
iii. Poiché a Gesù importava tanto della gioia dei Suoi discepoli da farne richiesta nella Sua preghiera, possiamo stare certi che Egli si cura anche della nostra. L’intento di Dio è quello di moltiplicare la gioia nelle nostre vite, non di sottrarla. Il mondo, la carne e il diavolo possono dirci il contrario, ma Dio vuole che la gioia giunga a compimento in noi.
c. Io ho dato loro la tua parola: Gesù trasmise fedelmente la parola di Dio Padre ai discepoli. Anche Gesù stesso si considerava un messaggero.
i. Io ho dato loro la tua parola: “Con allusione non solo all’insegnamento orale, bensì all’intera rivelazione del Padre, manifestata nelle parole, negli atti e nella personalità di Gesù Cristo.” (Trench)
ii. “Osserva come il Signore Gesù trae ogni insegnamento dal Padre. Non Lo si vede mai vantarsi di essere l’autore di pensieri profondi. No. Ripeteva semplicemente ai Suoi discepoli le parole ricevute dal Padre. ‘Io ho dato loro le parole che Tu mi hai dato’. Se Gesù agì in questo modo, quanto più i messaggeri di Dio devono ricevere la parola dalla bocca del Signore e diffonderla così come la ricevono!” (Spurgeon)
d. Io non chiedo che tu li tolga dal mondo: La preghiera di Gesù ci ammonisce a non cercare rifugio nell’isolamento cristiano, nei monasteri moderni. Il nostro scopo è quello di essere nel mondo, e non essere del mondo né del maligno; così come una nave che naviga nell’oceano non deve permettere all’oceano di entrare nella nave.
·Se fossimo tolti dal mondo, il mondo si troverebbe nell’oscurità più totale e perirebbe. Gesù disse: “Siete la luce del mondo.” Dunque, brillate.
·Se fossimo tolti dal mondo, il mondo non ci avrebbe come testimoni, quale mezzo di salvezza. Dunque, conquistate altri per Gesù.
·Se fossimo tolti dal mondo, ci verrebbe negata l’opportunità di servire Gesù nello stesso luogo in cui abbiamo peccato contro di Lui. Dunque, servite Gesù.
·Se fossimo tolti dal mondo, non ci renderemmo conto degli aspetti della sapienza, della verità, della potenza e della grazia di Dio che vengono meglio apprezzati sulla terra che in cielo. Dunque, vedete la gloria del Signore.
·Se fossimo tolti dal mondo, ci verrebbe negata l’opportunità di prepararci per il cielo. Non esiste il purgatorio; la nostra preparazione è adesso. Dunque, preparatevi per il cielo.
·Se fossimo tolti dal mondo, non potremmo mostrare che la potenza della grazia di Dio ci preserva nel mezzo delle difficoltà. Dunque, perseverate.
i. Giobbe, Mosè, Elia e Giona pregarono di essere tolti dal mondo, ma Dio non diede loro alcuna risposta. Similmente, vuole che noi rimaniamo nel mondo a completare l’opera che Egli ci dà da compiere.
e. Io non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno: Gesù voleva assolutamente che rimanessimo nel mondo, ma non che fossimo malvagi né sedotti dal maligno. Gesù non pregò affinché ci venisse risparmiata la battaglia, ma affinché nella battaglia fossimo fortificati e protetti.
i. “Si potrebbe considerare il genitivo ponerou al genere neutro (‘preservi dal male’) anziché al maschile (‘dal maligno’). Tuttavia, si fa probabilmente maggiore riferimento all’essere già menzionato tre volte come ‘il principe di questo mondo’ (Giovanni 12:31; 14:30; 16:11).” (Bruce)
ii. Gesù pregò che i Suoi fossero preservati dal maligno, dal mondo da lui governato e dalle sue macchinazioni e strategie malvagie.
·Preservali dal male dell’apostasia.
·Preservali dal male della mondanità.
·Preservali dal male dell’empietà.
·Che non significa essere preservati dai problemi o dalle avversità.
iii. “A quanto pare, il maligno spesso opera per mezzo dell’odio del mondo (cfr. 15:18-16:4); i discepoli avranno bisogno di protezione contro tanta malizia.” (Carson)
iv. Tutti hanno bisogno di essere preservati. Se pensiamo ad un giovane, comprendiamo il peccato da cui debba essere custodito. I giovani hanno le loro battaglie da combattere. Le passioni sono forti, la concupiscenza sembra ardere impetuosa e la pressione a conformarsi al mondo sembra insostenibile. Ma anche gli uomini di età più avanzata sono in pericolo. La Scrittura non riporta storie di giovani che cadono nel peccato: pensate a Giuseppe e a Daniele, e a come resistettero alla tentazione. Gli esempi di peccato provengono dalle vite di uomini di mezza età come Davide, Salomone, Lot e tanti altri.
v. Durante un sermone incentrato su questo capitolo, Spurgeon si rivolge a coloro che si trovano nel peccato, sebbene non lo considerino un male: “Alcuni di voi non percepiscono la malvagità del peccato; volete sapere il perché? Avete mai provato ad attingere acqua da un pozzo? Anche quando il secchio è pieno, finché rimane dentro l’acqua, lo potete sollevare facilmente. Ma quando emerge dall’acqua, vi renderete conto di quanto sia pesante. La stessa cosa vale per voi. Mentre vi trovate nel peccato, non lo percepite come un fardello, non ne scorgete la malvagità; tuttavia, nel momento in cui il Signore vi tira fuori dal peccato, vi accorgerete di quanto sia un male intollerabile e spregevole. Possa il Signore, questa sera, tirare alcuni di voi fuori da quel pozzo! Anche se vi trovate sommersi, possa egli tirarvi su, fuori dal peccato, ed accettarvi nel Suo Beneamato!” (Spurgeon)
f. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo: Poiché Gesù poteva considerare i propri discepoli in Lui, li vedeva come non del mondo, proprio come Lui non era del mondo. La Sua chiamata per i Suoi discepoli era di essere ciò che veramente erano in Lui.
i. Gesù non disse semplicemente che i Suoi non erano del mondo; disse che non lo erano, proprio come Lui non era del mondo – in altre parole, secondo lo stesso modello della Sua non appartenenza al mondo.
ii. È possibile che qualcuno non sia del mondo, ma in modo molto diverso da Gesù. Può essere folle, violento, strano, o chissà cosa. Ma ecco in che modo particolare Gesù non era del mondo:
·Gesù non era del mondo nella Sua natura.
·Gesù non era del mondo nel Suo incarico.
·Gesù non era del mondo nel Suo carattere.
5. (17-19) La seconda richiesta di Gesù per i discepoli: santificali.
«Santificali nella tua verità; la tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, così ho mandato loro nel mondo. E per loro santifico me stesso, affinché essi pure siano santificati in verità».
a. Santificali nella tua verità: Santificare significa mettere da parte per il compiacimento e gli scopi speciali di Dio. Comporta la santità, l’essere appartati dalla corruzione del mondo e per l’uso di Dio.
i. “La parola hagios (resa con ‘santificare’, ‘consacrare’) vuol dire riservare e dedicare a Dio: che siano cose, animali sacrificali o uomini per il Suo servizio.” (Trench)
ii. Gesù non lasciò che i discepoli si santificassero da soli. Egli pregò per la loro santificazione. Questo processo, come quello di protezione (Padre, conservali), non viene lasciato esclusivamente ai nostri sforzi; è opera di Dio in noi e per mezzo di noi.
b. Santificali nella tua verità; la tua parola è verità: La dinamica alla base della santificazione è la verità. La parola di Dio letta, ascoltata, capita ed applicata.
i. “La santificazione non avviene al di fuori della rivelazione divina.” (Morris)
ii. “Più verità credi, più sarai santificato. L’azione della verità sulla mente consiste nel separare l’uomo dal mondo in vista del servizio a Dio.” (Spurgeon)
c. Come tu hai mandato me nel mondo, così ho mandato loro nel mondo: Il pensiero del servizio è inframezzato dalla santificazione. La santificazione che Gesù aveva in mente non è solo personale (anche se non ne è esclusa); ha soprattutto a che fare con l’essere appartati per il servizio e la missione di Dio.
i. “Non li lascia semplicemente nel mondo, ma li manda nel mondo a testimoniare della verità di Dio.” (Alford) “La parola ‘missione’ proviene dal verbo latino mitto, -is, misi, missum, mittere, che significa ‘inviare’ o ‘spedire’. Una missione è un invio.” (Boice) “Non continuano la missione perché non hanno altra scelta; piuttosto, vengono inviati attivamente come agenti e messaggeri del loro Maestro.” (Bruce)
ii. “Cristo fu il grande Missionario, il Messia, l’Inviato. Noi siamo missionari minori, inviati nel mondo per compiere la volontà e lo scopo del Padre.” (Spurgeon)
iii. “Il Mandato di Cristo è di proporzioni maggiori rispetto al nostro; essendo stato inviato come propiziazione e fautore del nuovo patto, occupò una posizione che saremmo presuntuosi a pensare di poter occupare noi. C’è comunque una somiglianza, come quella tra una goccia d’acqua e il mare.” (Spurgeon)
iv. Pensa a come Gesù sia venuto e collegalo al modo in cui Egli ci invia nel mondo:
·Gesù non venne da filosofo, come Platone o Aristotele, sebbene la Sua filosofia fosse più alta di quella di tutti i filosofi messi insieme.
·Gesù non venne come inventore o scopritore, nonostante avesse le capacità per nuove invenzioni e per scoprire nuove terre.
·Gesù non venne come conquistatore, nonostante fosse più potente di Alessandro o di Cesare.
·Gesù venne per insegnare.
·Gesù venne per vivere tra noi.
·Gesù venne per soffrire per la verità e la giustizia.
·Gesù venne per salvare gli uomini.
v. “Anche se Gesù non prega esplicitamente per il mondo in questo momento (verso 9), la Sua preghiera per i discepoli include comunque speranza per il mondo.” (Bruce)
d. E per loro santifico me stesso: Non dobbiamo pensare che Gesù non fosse stato santificato fino a quel momento. Egli stava entrando in una nuova fase del Suo essere messo da parte per Dio Padre e per i Suoi propositi: portare a compimento l’opera della croce. Ed è attraverso la croce che la parola e l’opera di Dio sarebbero diventati pienamente attivi nelle vite dei discepoli (affinché essi pure siano santificati nella verità).
i. Per loro io santifico me stesso: “Come sacerdote, come altare e come sacrificio. Cristo fece tutto ciò dal grembo alla tomba; specialmente nel frangente della Sua morte.” (Trapp)
ii. “Crisostomo parafrasa ‘santifico me stesso’ con ‘offro me stesso in sacrificio’. Si tratta della controparte giovannea alla preghiera nel Getsemani.” (Bruce)
C. Gesù prega per tutti i credenti.
1. (20) Gesù estende la portata della Sua preghiera.
«Or io non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola».
a. Non prego solo per questi: Gesù pregò per i Suoi undici discepoli, ma aveva anche il cuore e la visione di pregare per gli altri. Pregò per coloro che sarebbero giunti alla fede per mezzo della testimonianza di questi discepoli. Egli pregò per noi.
i. “Pregò per loro e prega per noi. Sapeva che la Sua intercessione avrebbe prevalso. Sa che la Sua intercessione prevarrà. Allora riposiamo in Lui, con il riposo dell’obbedienza nell’amore e della sicurezza assoluta.” (Morgan)
b. Per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola: Ciò ci lascia intendere che Gesù sapeva che il fallimento imminente dei discepoli sarebbe stato solo temporaneo. Altri li avrebbero ascoltati, e molti avrebbero creduto in Gesù per mezzo della loro testimonianza.
i. Gesù affrontò la croce sapendo che la Sua opera sarebbe perdurata. Non aveva una vaga speranza in ciò che Dio avrebbe compiuto per mezzo dei discepoli, ma lasciò il Suo ministero terreno con piena fiducia nell’opera di Dio attraverso di loro.
ii. “L’ultima sezione della preghiera di Gesù mostra che Egli era consapevole che il fallimento dei discepoli sarebbe stato solo temporaneo. Il tono del discorso d’addio è fondato sul presupposto che, dopo la resurrezione, avrebbero rinnovato la loro fede e portato avanti un nuovo ministero nella potenza dello Spirito Santo.” (Tenney)
iii. “Secondo gli standard di successo del mondo, Gesù aveva ben poco da sperare per la Sua missione” (Bruce). Eppure, Egli lasciò il Suo ministero terreno con grande fiducia nell’opera di Dio attraverso i discepoli.
2. (21) Gesù prega per l’unità di tutti i credenti, compresi i primi discepoli.
«Affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch’essi uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato».
a. Affinché siano tutti uno: Gesù aveva di fronte ai propri occhi la grande moltitudine al cospetto del trono di Dio, proveniente da ogni nazione, razza, lingua, classe e livello sociale (Apocalisse 7:9-10). Gesù pregò che potessero andare oltre le loro differenze culturali e avere consapevolezza della loro unità; affinché siano tutti uno.
i. È come se Gesù stesse pregando con questo pensiero in mente: “Padre, ho pregato per l’unità dei discepoli che Tu mi hai dato. Eppure, provengono tutti dalla Galilea, da questo luogo e da questa epoca. Moltissimi altri diventeranno discepoli e proverranno da ogni nazione, ogni lingua, ogni cultura, ogni classe, ogni status sociale e ogni età, attraverso il resto della storia. Padre, fa’ che essi siano uno”.
ii. “Siamo chiamati ad avere fede nella verità, ma non ad uno spirito di contesa, separandoci dai membri viventi dell’unico ed indivisibile corpo di Cristo. Promuovere l’unità della Chiesa creando nuove divisioni non è saggio. Coltivate allo stesso tempo l’amore per la verità e l’amore per i fratelli!” (Spurgeon)
iii. “Perché non siamo uno? Il peccato è il grande elemento divisore. Le persone perfettamente sante sarebbero perfettamente unite. Più gli uomini sono santi, più amano il loro Signore e si amano gli uni gli altri, giungendo così ad un’unità più stretta l’uno con l’altro.” (Spurgeon)
iv. “Cristo vuole che tutti i Suoi membri siano uno in spirito, uno in diritti e privilegi, e uno nella benedizione del mondo futuro.” (Clarke)
b. Affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te: Poco prima nella preghiera, Gesù aveva chiesto in maniera specifica che gli undici discepoli lì presenti rimanessero uniti (affinché siano uno come noi, Giovanni 17:11). Qui Gesù estese la propria preghiera a tutti i credenti, affinché siano tutti uno.
i. Come nella preghiera precedente per gli undici, Gesù pregò che la loro unità seguisse il modello della Trinità, in particolare nella relazione tra Dio Padre e Dio Figlio. “Se il Padre è in Lui ed Egli in loro, allora il Padre è in loro: sono attirati nella vita stessa di Dio, e la vita di Dio è amore perfetto.” (Bruce)
ii. La ripetizione e l’estensione di questa preghiera a tutti i credenti futuri è importante. Mostra che l’unità nel corpo esteso di Gesù Cristo gli è molto cara.
iii. Come tu, o Padre, sei in me e io in te ci rivela la verità secondo cui il fondamento della nostra unità è lo stesso fondamento di unità tra il Padre e il Figlio: uguaglianza di persona. Siamo tutti uguali dinanzi alla croce.
iv. “Benamati, coloro nei quali Cristo vive non sono uniformati, ma sono uno. L’uniformità si può trovare nella morte, ma questa unità è vita. Coloro che si sono uniformati possono comunque non amarsi l’un l’altro, mentre persone completamente diverse possono comunque essere veramente e intensamente uno. I nostri figli non sono uniformi tra loro, ma sono pur sempre la stessa famiglia.” (Spurgeon)
c. Siano anch’essi uno in noi: L’unità che Gesù aveva in mente è quella che proviene dalla vita condivisa da Dio Padre e Dio Figlio.
i. Come già visto, Gesù non pregò per l’uniformità o per l’unità istituzionale dei credenti, ma per un’unità radicata nell’amore e nella condivisione, che portano insieme le molte parti del corpo di Gesù. Non si tratta di uniformità legislativa, che cerca di unire il grano e la zizzania, né ha a che fare con un’unità tra istituzioni. Gesù aveva in mente la vera unità dello Spirito (Efesini 4:3).
ii. Dobbiamo credere che questa preghiera sia stata esaudita e che la Chiesa sia una. Il nostro fallimento sta nel non riconoscere e nel non camminare in questa realtà divina.
d. Affinché il mondo creda che tu mi hai mandato: Si tratta di una affermazione straordinaria. Essenzialmente, Gesù diede al mondo il permesso di giudicare la validità del Suo ministero in base all’unità del Suo popolo. L’unità del popolo di Dio aiuta il mondo a credere che il Padre ha mandato il Figlio.
i. “Anche quando prega per la loro unità, guarda oltre, al mondo ancora non convertito, bisognoso della testimonianza generata da tale unità.” (Carson)
3. (22) Gesù prega che la Chiesa sia contraddistinta dalla gloria.
«E io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno, come noi siamo uno».
a. Io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me: Come Dio Padre ha condiviso la Sua gloria con Dio Figlio (Giovanni 17:5), così Gesù ha dato la gloria al Suo popolo.
i. Sono molti i modi in cui Gesù dà la Sua gloria al Suo popolo.
·La gloria della Sua presenza.
·La gloria della Sua Parola.
·La gloria del Suo Spirito.
·La gloria della Sua potenza.
·La gloria della Sua guida.
·La gloria della Sua protezione.
ii. In tutto ciò, l’aspetto essenziale è la presenza di Gesù, Dio Figlio. Parlando in senso scritturale, quando Dio dona o mostra la Sua gloria al Suo popolo, si tratta di una sorta di manifestazione della presenza di Dio. La gloria di Dio è, in qualche modo, lo splendore o la luminosità della Sua presenza, la Sua natura essenziale.
iii. Anche l’apostolo Paolo capì che Gesù dona la Sua gloria al Suo popolo: Perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è lo stesso che ha fatto brillare il suo splendore nei nostri cuori per illuminarci nella conoscenza della gloria di Dio, che rifulge sul volto di Gesù Cristo (2 Corinzi 4:6).
b. La gloria che tu hai dato a me: È importante ricordare che la gloria che Dio Padre diede a Dio Figlio spesso aveva un’apparenza di umiltà, debolezza e sofferenza. Era gloria che alla fine culminò in un sacrificio radicale. La gloria di Gesù è praticamente l’opposto della glorificazione di sé stessi e della vanagloria umana.
i. La gloria di Gesù ebbe la massima espressione nella Sua opera sulla croce, di cui Gesù spesso disse essere la Sua glorificazione (Giovanni 7:39, 12:16, 12:23).
ii. “Proprio come la Sua vera gloria era di percorrere il sentiero di umile servizio che culminava alla croce, allo stesso modo la vera gloria dei Suoi discepoli si trovava sul sentiero di quell’umile servizio, ovunque questo li avrebbe condotti.” (Morris)
c. Affinché siano uno: La presenza della gloria tra le Persone della Trinità e i membri della Chiesa di Gesù contribuisce all’unità e all’armonia del popolo di Dio.
i. Laddove c’è coscienza della gloria di Dio, l’unità risulta molto più semplice. Le cose meno importanti, che spesso ci dividono, rimangono in secondo piano, quando c’è consapevolezza della gloria di Dio all’opera.
4. (23) Gesù prega per un’unità fondata sull’amore.
«Io sono in loro e tu in me, affinché siano perfetti nell’unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati, come hai amato me».
a. Io sono in loro e tu in me, affinché siano perfetti nell’unità: Gesù fece di nuovo riferimento all’unità vivente e organica che pregava fosse presente in mezzo al Suo popolo. Non si tratta di un’unità totalitaria che ha radici nella coercizione o nella paura, né di un’unità di compromesso. Gesù pregava per un’unità d’amore e d’identità comune in Lui.
i. “Come la santificazione, quest’unità è contemporaneamente qualcosa di già ottenuto e che necessita di perfezionamento.” (Carson)
b. Affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati, come hai amato me: Gesù riprese l’idea introdotta in Giovanni 17:21 (affinché il mondo creda che tu mi hai mandato) e la ampliò. La ripetizione è degna di nota, così come l’ampliamento.
i. Il concetto secondo cui l’unità del popolo di Dio avrebbe manifestato al mondo che Gesù era stato davvero mandato da Dio Padre era di una tale importanza per Gesù che lo ripeté nella stessa breve preghiera.
ii. In seguito, Gesù ampliò il concetto, pregando affinché l’unità tra le generazioni future di credenti fosse una dimostrazione al mondo che Gesù ama il Suo popolo, e che lo ama secondo il modello dell’amore di Dio Padre per Dio Figlio (e li hai amati, come hai amato me).
iii. Questo ci ricorda l’importanza dell’unità e dell’amore tra i cristiani. È come se Gesù avesse dato al mondo il permesso di dubitare della Sua missione e del Suo amore, se il mondo non vede unità e amore tra i credenti.
·È difficile, perché a volte i più critici e i meno amorevoli tra i seguaci di Gesù giustificano la loro divisione e il forte criticismo definendolo amore, come se dicessero: “Io pretendo solo che tu sia esattamente come me, perché ti amo”.
·È difficile, perché a volte è vero che la critica, la correzione e la riprensione si debbano esercitare in nome dell’amore.
·È difficile, perché, anche se capiamo le parole di Gesù, sappiamo che ci sono moltissime altre ragioni per cui le persone non credono (2 Corinzi 3:13-16, Efesini 4:17-19, Romani 1:20-21). I cristiani hanno la grande responsabilità di manifestare Gesù al mondo per mezzo del loro amore e della loro unità, ma spesso sono troppo svelti ad incolparsi a vicenda per l’incredulità del mondo.
iv. “Ma quanto è triste che un pagano abbia subito motivo di affermare: ‘Nessuna bestia è tanto crudele verso gli uomini, quanto i cristiani lo sono l’uno contro l’altro’.” (Trapp)
5. (24) Gesù desidera essere con i Suoi discepoli e prega affinché vedano la Sua gloria.
«Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche coloro che tu mi hai dato, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai dato, perché tu mi hai amato prima della fondazione del mondo».
a. Io voglio che dove sono io, siano con me anche coloro che tu mi hai dato: Gesù chiese che l’unità tra Lui e il Suo popolo fosse resa completa, come aveva promesso ai Suoi discepoli (Giovanni 14:2-3).
i. Le parole “Io voglio” significano che Gesù desidera il compimento di tutte le cose; desidera grandemente che il Suo popolo sia radunato con Lui in cielo. Gesù desiderava il completamento celeste di tutte le cose.
ii. Dove sono io: Gesù non si trovava ancora in cielo, eppure parlava come se fosse già lì. In un certo senso, veniamo esortati a fare lo stesso, a capire che siamo seduti con Gesù nei luoghi celesti, anche se siamo ancora sulla terra (Efesini 1:3 e 2:6).
iii. “Non si fece trascinare forse dal fervore della Sua devozione? Dove si trovava quando pronunciò le parole di questo testo? Attenendomi al linguaggio usato, potrei concludere che il nostro Signore si trovasse già in cielo. Egli disse: ‘Voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dato, affinché vedano la mia gloria’. Non significa forse che dovrebbero trovarsi in cielo con Lui? Naturalmente. Eppure, non era in cielo, ma era ancora in mezzo ai Suoi apostoli, nel corpo sulla terra. E di fronte a Lui c’erano ancora il Getsemani e il Golgota, prima di poter entrare nella Sua gloria. Aveva pregato e raggiunto una tale elevazione spirituale che la Sua preghiera era in cielo, ed Egli stesso si trovava lì in spirito.” (Spurgeon)
iv. Gesù promise qualcosa ai Suoi discepoli (Giovanni 14:2-3) e poi pregò affinché Dio Padre la compisse. Gesù faceva tutto in dipendenza da Dio Padre.
b. Affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data: Gesù disse che questo avrebbe attirato l’attenzione del Suo popolo in cielo: vedere la Sua gloria. Deve esserci qualcosa di tanto profondo, coinvolgente e vasto nella gloria di Gesù da catturare l’attenzione del popolo di Dio per l’eternità.
c. Perché tu mi hai amato prima della fondazione del mondo: Gesù disse ciò in connessione alla gloria che Dio Padre diede a Dio Figlio. Questa gloria fu data nel contesto di una relazione d’amore, una relazione che si protrae fin dall’eternità passata.
i. Ciò rivela che, prima della creazione, esisteva una relazione d’amore tra le Persone della Trinità. Anche se Gesù non lo avesse affermato chiaramente, l’avremmo potuto capire da altre verità bibliche, secondo cui Dio è eterno (Michea 5:2) e che Dio è amore (1 Giovanni 4:8 e 4:16). Non c’è mai stato un momento in cui Dio non abbia amato e non sia stato amore.
ii. Il vero amore deve avere qualcosa o qualcuno da amare che non sia sé stesso per essere amore: l’amore esisteva tra le Persone della Trinità prima ancora del creato. La natura trina di Dio non è solamente corretta dal punto di vista scritturale, ma è anche una necessità logica, considerando ciò che sappiamo di Dio per mezzo della Sua Parola rivelata.
6. (25-26) La conclusione trionfante della preghiera di Gesù.
«Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; e costoro hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto loro conoscere il tuo nome e lo farò conoscere ancora, affinché l’amore, del quale tu mi hai amato, sia in loro e io in loro».
a. Padre giusto: Gesù stava per dirigersi verso la croce e sottoporsi all’intera traversia della Sua Passione – così come pianificato e messo in moto da Dio Padre. Eppure, Gesù, pieno di amore ed onore verso Dio Padre, esclamò alla conclusione della Sua preghiera: “Padre giusto”.
i. Gesù aveva la consapevolezza che il dolore presente e quello che avrebbe presto sopportato non avrebbero sminuito affatto la giustizia di Dio Padre.
b. Il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto: Gesù sapeva che il mondo non conosceva né capiva Dio Padre, ma era altrettanto consapevole che Egli Lo conosceva e Lo capiva.
c. E costoro hanno conosciuto che tu mi hai mandato: Gesù ripeté l’idea menzionata precedentemente in questa preghiera (Giovanni 17:8). A prescindere dalle loro debolezze e dalle loro mancanze, i discepoli realizzarono che Dio Padre aveva inviato Dio Figlio.
d. E io ho fatto loro conoscere il tuo nome e lo farò conoscere ancora: Gesù terminò questa grande preghiera con una nota di fede e persino di trionfo. Sapeva di aver adempiuto la Sua opera e che il Suo cammino volgeva al termine.
i. In un certo senso, l’intera opera di Gesù si potrebbe riassumere dicendo che Egli fece conoscere ai discepoli e al mondo il nome di Dio Padre. Ovvero, Egli rivelò e visse il carattere e la natura di Dio Padre quale splendore della sua gloria e impronta della sua essenza (Ebrei 1:3).
ii. Il mondo chiamava Gesù bestemmiatore (Giovanni 10:33), ubriacone, ingordo, amico dei peccatori (Matteo 11:19), samaritano, indemoniato (Giovanni 7:20 e 8:48) e figlio illegittimo (Giovanni 8:41). Gesù non credeva a niente di tutto ciò, perché niente era vero. Alla fine, poté dire con fiducia: “E io ho fatto loro conoscere il tuo nome e lo farò conoscere ancora”.
e. Affinché l’amore, del quale tu mi hai amato, sia in loro e io in loro: Gesù ricevette l’amore di Dio Padre, e tale relazione d’amore era la forza e il sostentamento della Sua vita. Qui, in conclusione della Sua grande preghiera, Gesù chiese che lo stesso amore che Gli dava forza e sostentamento riempisse i Suoi discepoli (sia quelli vicini che quelli lontani).
i. Ciò dimostra quanto sia essenziale il ruolo ricoperto dall’amore nella vita e nella comunità cristiana. Gesù lo considerava tanto importante da pregare in maniera specifica per esso, quando avrebbe potuto pregare per molte altre cose.
·Togli l’amore dalla gioia e avrai l’edonismo.
·Togli l’amore dalla santità e avrai il moralismo.
·Togli l’amore dalla verità e avrai rigida ortodossia.
·Togli l’amore dalla missione e avrai la conquista.
·Togli l’amore dall’unità e avrai la tirannia.
f. E io in loro: Gesù pregò che i Suoi discepoli non solo fossero ripieni dell’amore di Dio Padre, ma che conoscessero anche la Sua presenza costante in loro. Ciò riprende l’enfasi delle parole di Gesù, pronunciate poco prima quella sera, sulla necessità del discepolo di dimorare in Lui e del dimorare di Gesù nella vita del discepolo (Giovanni 15:1-8).
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