Giovanni 20 – Un Sepolcro Vuoto e un Gesù Risorto
A. Scoperta del sepolcro vuoto.
1. (1-2) Maria Maddalena giunge al sepolcro di Gesù, lo trova vuoto e reca la notizia ai discepoli.
Or il primo giorno dopo i sabati, al mattino quando era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide che la pietra era stata rimossa dal sepolcro. Allora andò di corsa da Simon Pietro e dall’altro discepolo che Gesù amava e disse loro: «Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’abbiano posto».
a. Or il primo giorno dopo i sabati, al mattino quando era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro: Gesù fu crocifisso di venerdì (o giovedì, secondo alcuni resoconti). Dopo la Sua sepoltura, il sepolcro fu sigillato e dei soldati romani furono incaricati di sorvegliarlo (Matteo 27:62-66). Il sepolcro rimase sigillato e sorvegliato fino al primo giorno dopo i sabati, al mattino quando era ancora buio.
b. Maria Maddalena… andò di corsa da Simon Pietro: Negli altri vangeli leggiamo che Maria non si era recata al sepolcro da sola (era accompagnata da almeno altre tre donne). Poiché fu proprio lei a correre dai discepoli per avvertirli del sepolcro vuoto, Giovanni la menziona qui.
i. Gesù aveva scacciato sette demoni da questa Maria (Luca 8:2, Marco 16:9). Il suo passato turbolento non le aveva impedito di diventare la prima testimone e la prima messaggera incaricata ad annunciare la resurrezione di Gesù.
ii. Le donne si erano recate al sepolcro per completare i preparativi funebri iniziati da Giuseppe e Nicodemo. “Probabilmente, considerata l’ora tarda e la vicinanza del sabato, Nicodemo non era stato in grado di usare nel modo inteso e voluto tutte le spezie che aveva portato con sé.” (Morris)
c. Hanno tolto il Signore dal sepolcro: Alla vista del sepolcro vuoto, la prima reazione di Maria fu quella di pensare che il corpo di Gesù fosse stato trafugato. Non si aspettava che Gesù fosse risuscitato, né tantomeno lo sperava.
i. E non sappiamo dove: “Il plurale può essere accettato come conferma del resoconto di Marco, attestando che non si trovava lì da sola.” (Dods)
2. (3-4) Pietro e Giovanni corrono al sepolcro.
Pietro dunque e l’altro discepolo uscirono fuori e si avviarono al sepolcro. Correvano tutti e due insieme, ma l’altro discepolo corse avanti più in fretta di Pietro e arrivò primo al sepolcro.
a. Pietro dunque e l’altro discepolo uscirono fuori: Pietro e Giovanni sentirono le parole di Maria e partirono subito per il sepolcro. Coerente con l’umiltà dell’autore, Giovanni mantiene l’anonimato, facendo riferimento a sé stesso solo come l’altro discepolo.
b. Correvano tutti e due insieme, ma l’altro discepolo corse avanti più in fretta di Pietro e arrivò primo al sepolcro: Giovanni sarà anche stato abbastanza umile da evitare di menzionare il proprio nome, ma era comunque competitivo al punto da dirci che corse avanti più in fretta di Pietro, arrivando primo al sepolcro.
i. Secondo la tradizione, Pietro era più anziano di Giovanni. Possiamo immaginare un uomo di quaranta o cinquant’anni come Pietro correre al sepolcro con grande fatica, e un ragazzo sulla ventina che lo supera facilmente.
ii. Questo passo ci rivela anche che entrambi corsero più che poterono. Pietro e Giovanni avevano appena ricevuto una notizia che avrebbe cambiato ogni cosa: la tomba era vuota. Non sarebbero potuti rimanere indifferenti e freddi di fronte ad una notizia del genere: dovevano andare avedere con i propri occhi.
3. (5-10) Pietro e Giovanni esaminano il sepolcro vuoto.
E, chinatosi, vide i panni di lino che giacevano nel sepolcro, ma non vi entrò. Arrivò anche Simon Pietro che lo seguiva, entrò nel sepolcro e vide i panni di lino che giacevano per terra, e il sudario, che era stato posto sul capo di Gesù; esso non giaceva con i panni, ma era ripiegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, vide e credette. Essi infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti. I discepoli poi ritornarono di nuovo a casa.
a. E, chinatosi: Arrivato per primo al sepolcro, Giovanni si chinò e vide (il verbo in greco antico blepei significa “vedere chiaramente un oggetto materiale”) ancora nel sepolcro le fasce in cui era stato avvolto Gesù (vide i panni di lino che giacevano nel sepolcro). Giovanni vide tutto chiaramente, non c’era possibilità che si fosse sbagliato.
i. Ma non vi entrò: Qualcosa impedì a Giovanni di entrare nel sepolcro. “Avendo visto che le fasce erano ancora lì, l’altro discepolo probabilmente concluse che anche il corpo doveva trovarsi ancora all’interno, evitando perciò di entrare. Sentì di non dover entrare probabilmente per rispetto nei confronti del deceduto o per timore di diventare cerimonialmente impuro per essere entrato in contatto con un cadavere.” (Tenney)
ii. Il tipico sepolcro di una persona abbiente era abbastanza grande da consentire alle persone di entrare. All’interno ci sarebbero stati uno spazio per il corpo del defunto e una panca laterale per accomodare i parenti in lutto. L’entrata poteva essere un’apertura alta circa un metro e larga 75 cm. Sebbene fosse grande abbastanza da permettere l’ingresso, ci si sarebbe dovuti comunque chinare e girare un po’ di lato. Bisognava insomma impegnarsi un po’ per entrare nel sepolcro; per qualche ragione Giovanni non vi entrò.
b. Arrivò anche Simon Pietro che lo seguiva, entrò nel sepolcro: Qualunque cosa avesse trattenuto Giovanni non fermò Pietro. Una volta arrivato, entrò nel sepolcro senza perdere tempo. Tale impulsività nell’agire era tipica di Pietro. Giovanni volle fermarsi a pensare, mentre Pietro vi entrò senza esitazione.
c. Vide i panni di lino che giacevano per terra: Una volta entrato, Pietro vide (il verbo in greco antico theorei significa “contemplare, osservare, scrutare”) che le fasce erano ancora ordinate e ben sistemate. Sembrava che il corpo si fosse vaporizzato attraverso le fasce, lasciandole al loro posto.
i. Le frasi “vide i panni di lino che giacevano per terra” e “ripiegato in un luogo a parte” indicano la disposizione ordinata delle fasce funerarie. In vista della sepoltura, quei panni di lino venivano cosparsi di unguenti, aloe e spezie, e venivano applicati formando strati diversi. Poiché la sepoltura di Gesù, nel giorno della Sua morte, fu eseguita frettolosamente, le donne si recarono al sepolcro di domenica mattina con lo scopo di avvolgere ulteriormente il corpo.
ii. La miscela di unguenti, aloe e spezie avrebbe seccato e irrigidito i panni, rendendo il corpo simile a una mummia o a un bozzolo. Sarebbe stato possibile rimuovere le fasce solo strappandole o tagliandole; Pietro notò che ciò non era avvenuto. “Il punto principale della descrizione è che i panni non sembravano essere stati strappati via dal corpo; giacevano lì così come erano stati disposti, come se il corpo di Gesù fosse evaporato.” (Barclay)
iii. La disposizione ordinata dei panni dimostrava che, almeno a prima vista, non c’era stato alcun intervento umano nella rimozione delle fasce intorno al corpo di Gesù: era la dimostrazione che nel sepolcro ormai vuoto era avvenuto qualcosa di assolutamente unico.
·I panni di lino erano lì – il corpo non era stato portato via insieme ai panni.
·I panni di lino erano disposti ordinatamente – non erano stati rimossi nel modo consueto dalla persona avvolta al loro interno.
·I panni di lino erano disposti ordinatamente – non erano stati rimossi da razziatori di tombe o vandali.
iv. È stato suggerito che le fasce funebri di Gesù siano state preservate nella Sacra Sindone. È probabile che non si potrà mai dimostrare la sua autenticità, ma “le prove raccolte finora indicano la probabile conclusione che la sindone sia antica (risalente forse al primo secolo), che non contraddica i resoconti del Nuovo Testamento e che l’immagine non sia un falso. Potrebbe trattarsi effettivamente dei panni di lino di Gesù.” (Evangelical Dictionary of Theology)
v. L’immagine impressa sulla Sacra Sindone è quella di un uomo crocifisso, dell’altezza di quasi un metro e ottanta, orientativamente del peso di ottanta chili. Aveva la barba, un fisico muscoloso e forte, e con un’età stimata intorno ai 30-35 anni. I capelli lunghi erano legati in un codino e sulla Sindone non appaiono tracce di decomposizione. I risultati del progetto di ricerca sulla Sacra Sindone dell’ottobre del 1978 hanno determinato che non si tratta di un dipinto o di un contraffatto. Il sangue rappreso è reale e l’immagine è rimasta impressa sul velo, nonostante non riescano a spiegare come.
vi. La Sacra Sindone è un oggetto interessante, sebbene esistano diverse ragioni per essere scettici.
·Giovanni descrive due parti del corredo funebre di Gesù: i panni di lino e il sudario, che era stato posto sul capo di Gesù. Ciò sottintende che la testa e il corpo di Gesù erano stati avvolti separatamente, mentre la Sacra Sindone presenta l’immagine di un corpo intero, adagiato in un singolo lenzuolo. È possibile che la Sindone si trovasse sotto i due panni e che Giovanni non l’avesse menzionata, ma non è comunque possibile affermare che l’autore descriva un panno che somigli alla Sacra Sindone.
·Tuttavia, Trench suggerisce: “Il lenzuolo in cui era stato avvolto interamente il corpo (Matteo, Marco, Luca) doveva essere stato srotolato e poggiato da uno dei due lati, per lasciare esposti i panni di lino”.
·Possiamo pensare a una buona ragione per cui Dio non avrebbe voluto o permesso la preservazione del corredo funebre di Gesù: avrebbe dato vita a una reliquia che gli uomini avrebbero inevitabilmente venerato.
vii. Il sudario, che era stato posto sul capo di Gesù: “Questo significa che il sudario mantenne ancora la forma data dal contorno della testa di Gesù e che era separato dagli altri panni, dando indicazione di uno spazio tra il collo del deceduto e la parte superiore del torace, da cui partivano i panni che avvolgevano il corpo.” (Tenney)
d. L’altro discepolo… vide e credette: Dopo che Pietro entrò nella tomba vi entrò anche Giovanni. A quel punto vide (la parola in greco antico eiden significa “capire, percepire l’importanza di”) e credette. La disposizione peculiare del corredo funebre lo aveva convinto.
i. In maniera generale, i primi cristiani non credettero nella resurrezione solo perché il sepolcro era vuoto, ma perché videro e incontrarono il Gesù risorto. Giovanni era una sorta di eccezione; credette semplicemente alla vista della tomba vuota, prima di aver incontrato il Gesù risorto.
ii. “Credette che Gesù era risuscitato dai morti. Accettò nella sua mente, accolse con approvazione IL FATTO DELLA RESURREZIONE per la prima volta. Lo fece in virtù della testimonianza oculare di fronte a lui, in quanto nessuno dei due ancora conosceva la Scrittura.” (Alford)
iii. “Giovanni credette, ma Pietro brancolava ancora nel buio. Ancora una volta, era arrivato prima del suo amico.” (Maclaren)
iv. “Tra i migliori libri sulla Resurrezione ve ne sono alcuni scritti da avvocati, i quali si erano inizialmente posti l’obiettivo di screditarla. Mi vengono in mente uomini come Frank Morrison, Gilbert West, J.N.D. Anderson e altri. Sir Edward Clark, un altro giurista inglese, una volta scrisse: ‘Come avvocato, ho condotto uno studio prolungato sulle prove inerenti al giorno della prima Pasqua. Per me sono schiaccianti; moltissime volte alla Corte Suprema ho emesso verdetti basandomi su prove neppure lontanamente convincenti, se paragone a queste… Come avvocato, accetto senza riserve la testimonianza di uomini a fatti che questi erano in grado di comprovare.” (Boice)
e. Essi infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti: A questo punto, Pietro e Giovanni erano persuasi della realtà della resurrezione; credettero. Eppure, perché non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti, non capirono il senso della resurrezione.
i. Conoscere la realtà della resurrezione è un punto di partenza importante, ma non è sufficiente. Dobbiamo permettere alla Bibbia di rivelarci il senso e l’importanza della resurrezione di Gesù.
·La resurrezione significa che Gesù fu dichiarato Figlio di Dio in potenza, secondo lo Spirito di santità mediante la resurrezione dai morti (Romani 1:4).
·La resurrezione significa che abbiamo la certezza della nostra stessa resurrezione: Infatti, se crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato, crediamo pure che Dio condurrà con lui, per mezzo di Gesù, quelli che si sono addormentati (1 Tessalonicesi 4:14).
·La resurrezione significa che Dio ha un piano eterno per i nostri corpi. “L’insegnamento di Gesù non ha niente a che vedere con l’eresia gnostica, secondo la quale la carne è intrinsecamente malvagia. Platone poteva liberarsi del peccato solo liberandosi del proprio corpo. Gesù invece conserva il corpo e dichiara che Dio nutre sia il corpo che l’anima, che il corpo è tanto sacro quanto l’anima, in quanto di essa è il santuario.” (Morgan)
·La resurrezione significa che Gesù ha un ministero continuativo: Per cui egli può anche salvare appieno coloro che per mezzo suo si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro (Ebrei 7:25).
·La resurrezione significa che il cristianesimo e il suo Dio sono unici e completamente differenti dalle altre religioni del mondo.
·La resurrezione è la prova che, sebbene sembri che Gesù sia morto sulla croce come un criminale comune, in realtà morì come uomo senza peccato, per amore e abnegazione per farsi carico della colpa del nostro peccato. La morte di Gesù sulla croce rappresenta il pagamento e la Sua resurrezione ne è la ricevuta, a dimostrazione che il pagamento è stato considerato perfetto agli occhi di Dio Padre.
B. Maria Maddalena incontra il Gesù risorto.
1. (11-13) Maria, affranta dal dolore, vede due angeli nella tomba vuota.
Ma Maria era rimasta fuori del sepolcro a piangere. E, mentre piangeva, si chinò dentro il sepolcro, e vide due angeli, vestiti di bianco, che sedevano l’uno al capo e l’altro ai piedi del luogo, dove era stato posto il corpo di Gesù. Essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Ella rispose loro: «Perché hanno portato via il mio Signore, e io non so dove l’abbiano posto».
a. Maria era rimasta fuori del sepolcro a piangere: Pietro e Giovanni esaminarono le prove del sepolcro vuoto e Giovanni fu persuaso del fatto che Gesù era risorto dai morti, sebbene non ne capisse ancora il senso. Maria non aveva ancora la fiducia della resurrezione di Gesù, pertanto piangeva.
b. Mentre piangeva, si chinò dentro il sepolcro: Maria voleva vedere quello che avevano visto Pietro e Giovanni, svolgendo una propria indagine. Eppure, qualcosa accadde al sepolcro tra la loro indagine e quella di Maria.
c. Vide due angeli, vestiti di bianco, che sedevano: Maria non si accorse dei panni di lino e della loro disposizione peculiare; in quel momento c’erano due angeli nel sepolcro. Maria non sembrò reagire con timore o shock; probabilmente non si rese subito conto che si trattava di angeli (Ebrei 13:2).
i. “La presenza degli angeli era di poca importanza per Maria, la quale aveva un unico pensiero – l’assenza del suo Signore.” (Maclaren)
ii. “Inviati a motivo di lei e degli altri per autenticare loro la resurrezione. È loro compito (e ne gioiscono) confortare e consolare i santi, per così dire, con parole e azioni in maniera spirituale.” (Trapp)
iii. L’uno al capo e l’altro ai piedi: “Allo stesso modo erano disposti i cherubini agli estremi del propiziatorio: Esodo 25:18, 19.” (Clarke)
d. Hanno portato via il mio Signore, e non so dove l’abbiano posto: Maria non pensava né si sognava che Gesù potesse essere vivo. Credeva che fosse morto e voleva sapere solo dove si trovava in modo da portare a termine la preparazione del Suo corpo per la sepoltura. Ecco ancora una prova che non aveva notato i panni di lino a causa degli angeli.
2. (14-16) Maria incontra Gesù.
Detto questo, ella si volse indietro e vide Gesù, che stava lì in piedi; ma ella non sapeva che fosse Gesù. Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Lei, pensando che fosse l’ortolano, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io lo prenderò». Gesù le disse: «Maria!». Ed ella allora, voltandosi, gli disse: «Rabboni!» che significa: Maestro.
a. Ella si volse indietro e vide Gesù, che stava lì in piedi: Maria si chiedeva e si preoccupava dell’ubicazione di Gesù, eppure Lui non era lontano.
i. “Forse Maria si voltò all’improvviso, avendo udito probabilmente un movimento provenire da dietro di lei. O, come sostengono molti commentatori da Crisostomo in poi, gli angeli potrebbero essersi spostati in qualche modo alla vista del Signore alle spalle di Maria. Non sappiamo.” (Morris)
b. Non sapeva che fosse Gesù: Maria conosceva chiaramente Gesù ed è strano che non l’avesse riconosciuto subito. Alcuni pensano che avesse gli occhi velati di lacrime e che fosse affranta dal dolore. Altri ipotizzano che Gesù avesse un aspetto differente e che avesse conservato alcuni dei segni della Sua sofferenza.
i. “Non si aspettava di trovarlo lì ed era completamente assorta nei suoi pensieri.” (Alford)
ii. “Non solo perché aveva gli occhi velati di lacrime, ma perché era di aspetto differente; come dice Marco (16:12).” (Dods)
iii. “Sembra che il Gesù risorto avesse un aspetto alquanto differente, al punto di non essere sempre riconosciuto.” (Morris)
c. Perché piangi? Chi cerchi? Gesù non si rivelò subito a Maria. Non stava cercando di giocarle un brutto scherzo; lo fece per infrangere la sua incredulità e dimenticanza per quanto riguarda la promessa della resurrezione.
d. Dimmi dove l’hai posto e io lo prenderò: È possibile che Maria fosse una donna robusta e forte fisicamente, abbastanza da poter trasportare il cadavere di un uomo adulto. È più probabile però che fosse tanto affranta dal dolore e dalla devozione da non riflettere a fondo sulle proprie intenzioni.
i. “Le sue parole rivelano la sua devozione. Non si fermò mai a considerare come avrebbe potuto trasportare il cadavere di un uomo adulto e di come avrebbe spiegato il fatto di averlo tra le mani.” (Tenney)
ii. “Com’è vero il proverbio che dice: L’amore non ha limiti! Gesù era nel fiore della propria giovinezza quando fu crocifisso e aveva chili e chili di spezie sul proprio corpo; eppure, Maria pensò unicamente a portarlo via con sé, se fosse riuscita a scoprire dove l’avevano posto!” (Clarke)
e. Gesù le disse: «Maria!» Gesù dovette solo dirle una parola, e tutto fu molto più chiaro. Maria sentì nel suo nome e nel suono di quella parola la voce del suo amato Messia, e subito lo chiamò Rabboni (come fece l’altra Maria in Giovanni 11:28).
i. “Gesù la chiama ‘Mariam’, il nome ebraico, la cui forma greca è Maria” (Trench). Gesù non si rivela a lei dicendole chi è Lui, ma dicendole chi era lei per Lui.
ii. I suoi occhi l’avevano tradita, ma le sue orecchie non avrebbero potuto confondere quella voce che chiamava il suo nome. “Molti l’avevano chiamata per nome molte volte al giorno, ma solo Uno lo aveva pronunciato con quell’intonazione.” (Meyer)
iii. “Mai un’esclamazione costituita da una sola parola è stata tanto carica di emozione” (Tasker). “Gesù può predicare un sermone perfetto in una sola parola.” (Spurgeon)
iv. “Nel giardino dell’Eden, immediatamente dopo la Caduta, la donna fu condannata al dolore, a sofferenze moltiplicate. Nel giardino in cui era stato sepolto Cristo, dopo la Sua resurrezione, la notizia di consolazione – una consolazione ricca e divina – giunse a una donna per mezzo del Seme promesso, il Signore Gesù Cristo. Se la sentenza deve cadere tanto pesantemente sulla donna, altrettanto dolce dovrà essere la consolazione che le è riservata.” (Spurgeon)
3. (17-18) Gesù manda Maria a informare i discepoli.
Gesù le disse: «Non toccarmi, perché non sono ancora salito al Padre mio; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro che io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro». Allora Maria Maddalena andò ad annunziare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che lui le aveva detto queste cose.
a. Non toccarmi: L’espressione ha generato della confusione riguardo a ciò che Gesù volesse dire, in particolare a causa delle parole usate nella versione King James: Non mi toccare. Alcuni pensano che Gesù abbia detto a Maria di non toccarlo in alcun modo, come se il solo contatto Lo avesse potuto contaminare. Tuttavia, ciò che traspare è che Maria si era subito aggrappata a Lui e non aveva intenzione di lasciarlo andare.
i. “Probabilmente dovremmo intendere il verbo nel greco in senso stretto. Il presente imperativo in forma negativa significa ‘smetti di fare qualcosa’ piuttosto che ‘non fare qualcosa’.” (Morris)
ii. “Gesù non stava protestando perché Maria non lo toccasse per non contaminarlo, ma la invitò a non trattenerlo perché avrebbe incontrato sia lei che i discepoli di nuovo.” (Tenney)
iii. Non dobbiamo farci bloccare da quella curiosità esegetica che sostiene che Egli doveva ancora entrare nel luogo santissimo celeste per portare a compimento l’antitipo del Giorno dell’Espiazione, che aveva avuto inizio con il Suo sacrificio sulla croce.” (Bruce)
iv. Questo mostra anche che il corpo risorto di Gesù era differente, seppure simile a quello pre-resurrezione. Era sicuramente reale e tangibile; Gesù non era un fantasma.
b. Va’ dai miei fratelli e di’ loro: Gesù fece sì che fosse una donna la prima testimone oculare della Sua resurrezione. I tribunali del tempo non avrebbero riconosciuto come valida la testimonianza di una donna, ma per Gesù lo era.
i. Questo dettaglio funge da ulteriore prova della veridicità del resoconto. Se qualcuno avesse inventato questa storia, non avrebbe scelto come prime testimoni della resurrezione delle donne, le quali erano considerate comunemente (anche se ingiustamente) testimoni inattendibili.
ii. “Celso, un polemico anti-cristiano della fine del secondo secolo, respinge la storia della resurrezione affermando che si basa sulle allucinazioni di una ‘donna isterica’.” (Bruce)
iii. I miei fratelli: È commovente che Gesù chiamò i Suoi discepoli – quelli che Lo avevano abbandonato, ad eccezione di Giovanni – Suoi fratelli. È altresì commovente che Maria capì a chi Gesù si stesse riferendo.
iv. “Non ricordo che il Signore Gesù abbia mai chiamato fratelli i Suoi discepoli fino ad ora. Li ha chiamati ‘servi’, li ha chiamati ‘amici’, ma adesso che è risorto li chiama ‘miei fratelli’.” (Spurgeon)
c. Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro: Gesù non dice: “Il Nostro Padre e Dio”, mettendo dunque in chiaro una differenza importante tra la Sua relazione con Dio e quella dei discepoli con il Padre. Colui che siede sul trono nei cieli è certamente il loro Padre e Dio, ma non nello stesso modo in cui è Padre e Dio di Gesù.
i. “Non dice ‘il Nostro Padre’: perciò, in un senso è il Mio, nell’altro è il vostro; per natura è Mio, per grazia è vostro… il mio Dio, sotto il quale sono anche come un uomo; il vostro Dio, tra il quale e voi io sono mediatore.” (Agostino)
ii. Fa anche un riferimento specifico alla Sua prossima ascensione. La notizia della Sua ascensione fa sapere loro che è risorto per non morire mai più.
C. I discepoli incontrano il Gesù risorto.
1. (19) Gesù appare in mezzo a loro.
Ora, la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, mentre le porte del luogo dove erano radunati i discepoli erano serrate per paura dei Giudei, Gesù venne e si presentò là in mezzo, e disse loro: «Pace a voi!».
a. La sera di quello stesso giorno: Quest’evento ebbe luogo lo stesso giorno in cui Maria trovò il sepolcro vuoto e incontrò il Gesù risorto. Ci vengono narrate cinque apparizioni di Gesù in quel giorno:
·A Maria Maddalena (Giovanni 20:11-18).
·Alle altre donne (Matteo 28:9-10).
·Ai due sulla via per Emmaus (Marco 16:12-13, Luca 24:13-32).
·A Pietro (Luca 24:33-35, 1 Corinzi 15:5).
·A dieci dei discepoli, eccetto Tommaso che era assente (Giovanni 20:19-23).
b. Dove erano radunati i discepoli: Era un bene che i discepoli fossero rimasti insieme. Gesù aveva detto che, alla Sua dipartita, avrebbero dovuto continuare ad amarsi gli uni gli altri, il che implica che sarebbero dovuti rimanere insieme (Giovanni 15:17). Gesù aveva altresì pregato per la loro unità dopo la Sua partenza (Giovanni 17:11). Tale comandamento si era compiuto e la Sua preghiera era stata esaudita, per lo meno nei giorni immediatamente successivi alla crocifissione.
c. Le porte… erano serrate: Il senso non è che le porte erano semplicemente serrate, ma che erano chiuse a chiave e bloccate per impedire visite non gradite. La stanza era chiusa a chiave quando improvvisamente Gesù venne e si presentò là in mezzo. Non ci viene detto in che modo Gesù entrò nella stanza chiusa, ma è sottinteso che non lo fece in modo normale e che sembrò essere apparso semplicemente dal nulla.
i. “Quando ci dice che le porte erano ‘serrate’, dobbiamo intenderlo come ‘chiuse a chiave’, come è deducibile dalla spiegazione che segue, che avevano timore dell’arrivo dei giudei.” (Morris)
ii. Le porte erano chiuse a chiave affinché nessuno facesse loro del male, anche se allo stesso tempo avevano chiuso fuori anche Gesù. Grazie al cielo, Gesù è più grande di qualsiasi porta chiusa a chiave ed entrò nonostante lo sbarramento. Ad ogni modo, è sempre meglio tenere la porta aperta per Gesù.
iii. “In seguito, dopo la discesa dello Spirito su di loro, non solo aprirono le porte, ma predicarono coraggiosamente Cristo nel tempio senza timore delle conseguenze.” (Trapp)
iv. Gesù venne e si presentò: “La frase in greco descrive il Suo arrivo invisibile in mezzo a loro, prima di diventare visibile.” (Alford)
v. Questa apparizione strana e miracolosa di Gesù serve a dimostrare che i corpi risorti non sono soggetti alle stesse limitazioni fisiche dei nostri corpi attuali. Considerato che anche noi risorgeremo come Gesù (Romani 6:4, 1 Corinzi 15:42-45), questo passo ci dà alcuni indizi sulla natura dei nostri corpi risorti futuri.
vi. “È difficile affermare più di quello che Giovanni vuole farci vedere, ovvero che il Gesù risorto non è limitato dalla presenza di porte chiuse. Si presentò miracolosamente in mezzo a loro.” (Morris)
vii. Dopo la Sua resurrezione, Gesù sarebbe potuto andare ovunque e avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, ma desiderava stare con i Suoi discepoli. Egli cercò il Suo popolo.
d. Pace a voi: Probabilmente, dopo avere abbandonato Gesù il giorno della Sua crocifissione, i discepoli si aspettavano parole di riprensione o di accusa. Al contrario, Gesù portò una parola di pace, una pace che porta riconciliazione.
i. “‘Pace a voi’ fu la rassicurazione che non c’era alcun motivo di avere paura, che tutto andava bene, essendo stati spaventati (Luca 24:36) dalla Sua manifestazione.” (Trench)
ii. “Il nostro Maestro si recò dai Suoi discepoli codardi e senza fede, e si presentò in mezzo a loro, porgendo il Suo saluto di incoraggiamento: ‘Pace a voi!’ Anima mia, perché non dovrebbe venire Egli da te, sebbene tu sia la più indegna tra tutte quelle che Egli ha comprato con il Suo sangue?” (Spurgeon)
2. (20-23) Il Gesù risorto serve i Suoi discepoli.
E, detto questo, mostrò loro le sue mani e il costato. I discepoli dunque, vedendo il Signore, si rallegrarono. Poi Gesù di nuovo disse loro: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così io mando voi». E, detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati, e a chi li riterrete, saranno ritenuti».
a. Mostrò loro le sue mani e il costato: Gesù li rassicurò di essere davvero Gesù di Nazaret e di essere veramente risorto. Fece ciò non solo per i dieci discepoli lì presenti: Luca descrive questo incontro e dice che erano presenti non solo i discepoli, ma anche quelli che erano con loro riuniti insieme (Luca 24:33), e che Gesù li invitò addirittura a toccare il Suo corpo e ad assicurarsi che fosse reale (Luca 24:39-40).
i. “Gesù non si presenta tra di loro per consegnar loro una nuova filosofia, un’idea o persino una dottrina segreta, o un mistero profondo. Viene solo per mostrare null’altro che sé stesso. In quel giorno si comportò come un santo egoista, perché parlò solo di sé stesso e rivelò solo sé stesso.” (Spurgeon)
b. Pace a voi! Gesù non fece altro che dar loro la benedizione della Sua pace (Giovanni 20:19). Forse lo fece per calmarli dallo shock e dalla paura del momento (Luca 24:36). La ripetizione di questa promessa rende il dono della pace molto più grande e significativo. Il Gesù risorto porta pace.
i. “Aveva affrontato e sconfitto tutte le forze che distruggono la pace dell’uomo. Dicendo: ‘Pace a voi’, stava facendo qualcosa di infinitamente più grande che esprimere un augurio. Stava facendo una dichiarazione. Stava concedendo una benedizione. Stava impartendo una benedizione.” (Morgan)
·I miei peccati sono perdonati – pace.
·La schiavitù del peccato è spezzata – pace.
·Il mio Salvatore si fa carico delle mie paure e delle mie preoccupazioni – pace.
·La mia vita è stabilita per l’eternità – pace.
ii. “Noi stessi dobbiamo possedere una pace sia interiore che esteriore, prima di poter predicare efficacemente il vangelo della pace agli altri.” (Boice)
c. Come il Padre ha mandato me, così io mando voi: Gesù affida ai Suoi discepoli una missione, quella di continuare la Sua opera sulla terra. Si tratta del mandato di cui Gesù aveva già parlato in Giovanni 17:18: Come tu hai mandato me nel mondo, così ho mandato loro nel mondo.
i. Questo significa che, sia allora che oggi, i discepoli vengono inviati secondo il modello del Padre che manda il Figlio. Come precedentemente osservato in Giovanni 17:18, i discepoli sono i mandati – missionari, dal verbo in latino ‘mandare’.
ii. Luca 24:33 riporta che l’incontro avvenne la sera della Domenica di Resurrezione. Si tratta di un dato importante: Gli undici e quelli che erano con loro riuniti insieme. Significa che non furono solo i dieci discepoli (senza Giuda e Tommaso) a ricevere lo Spirito Santo e il Grande Mandato. Gesù manda ogni credente in missione nel mondo.
iii. Similmente a Giovanni 17:18, consideriamo il modo in cui Gesù fu mandato e lo colleghiamo alla verità, così io mando voi. Siamo inviati nello stesso modo in cui fu inviato Gesù.
·Gesù non fu mandato come filosofo alla stregua di Platone o Aristotele, nonostante Egli conoscesse una filosofia più elevata di tutti loro.
·Gesù non fu mandato come inventore o esploratore, nonostante avrebbe potuto fare delle invenzioni e scoprire nuove terre.
·Gesù non fu mandato come conquistatore, nonostante fosse più valoroso di Alessandro Magno o di Cesare.
·Gesù fu mandato a insegnare.
·Gesù fu mandato a vivere in mezzo a noi.
·Gesù fu mandato a soffrire per la verità e la giustizia.
·Gesù fu mandato a salvare gli uomini.
d. Ricevete lo Spirito Santo: Gesù diede ai Suoi discepoli lo Spirito Santo, che avrebbe dato loro nuova vita e la capacità di svolgere la loro missione. Sembra che Giovanni faccia una connessione intenzionale tra il soffio dello Spirito sui discepoli e il soffio di Dio che diede vita all’uomo nella creazione. Si tratta di un’opera di ri-creazione, simile a quando Dio aveva soffiato la vita nel primo uomo. È in quell’istante che i discepoli nacquero di nuovo.
i. “Viene suggerito, in questo modo, che dovevano essere resi degli uomini nuovi, se volevano essere adeguatamente equipaggiati per svolgere l’opera a cui li aveva chiamati; perché in quel soffio, evidentemente, Egli alludeva alla prima creazione dell’uomo, nel quale Dio soffiò l’alito di vita.” (Clarke)
ii. “La parola nel greco è la stessa usata nella Versione dei Settanta in quelle due frasi significative dell’Antico Testamento, vale a dire Genesi 2:7: ‘L’Eterno DIO gli soffiò nelle narici un alito (o lo Spirito) di vita’, ed Ezechiele 37:9: ‘soffia su questi uccisi, perché vivano’ (la visione delle Ossa Secche).” (Trench)
iii. “All’inizio del ministero di Gesù l’evangelista aveva detto: ‘Lo Spirito Santo infatti non era ancora stato dato, perché Gesù non era stato ancora glorificato’ (Giovanni 7:39): adesso è giunto il momento di impartire lo Spirito.” (Bruce)
iv. Ricevettero lo stesso Spirito Santo che dimorava in Gesù; lo stesso Spirito che dava potenza e autorità alle Sue parole e alle Sue opere. “L’atto di soffiare su di loro era inteso a far capir loro che Egli stava impartendo loro il Suo stesso Spirito.” (Dods)
e. A chi perdonerete i peccati: Gesù diede ai Suoi discepoli l’autorità di annunciare il perdono e di avvertire riguardo al peccato, secondo la guida dello Spirito Santo. Possiamo affermare che la predicazione di Pietro a Pentecoste (Atti 2:38) fu un esercizio della potenza promessa nell’annunciare il perdono dei peccati.
i. Il collegamento con il ricevimento dello Spirito Santo è importante. “Le parole di Gesù rimarcano che lo Spirito Santo non viene concesso alla chiesa come ornamento, ma affinché sia in grado di svolgere in maniera efficace l’opera di Cristo verso tutti gli uomini.” (Tenney)
ii. Da qui il dovere fondamentale della chiesa di proclamare il perdono dei peccati per i credenti pentiti e il dovere della chiesa di avvertire i non credenti che sono a rischio di rimanere alienati dalla misericordia di Dio. Noi non creiamo perdono né lo neghiamo; lo annunciamo secondo la parola di Dio e la sapienza dello Spirito.
iii. “La chiesa dichiara come corpo le condizioni secondo cui i peccati sono rimessi e, con pieni poteri da ambasciatore, pronuncia la loro remissione o ritenzione.” (Trench)
iv. “Sta dicendo che la chiesa ripiena dello Spirito Santo ha l’autorità di dichiarare quali peccati sono perdonati e quali sono ritenuti. Ciò si accorda con l’insegnamento rabbinico che descriveva alcuni peccati come ‘legati’ e altri come ‘sciolti’.” (Morris)
v. L’opera di Gesù per i Suoi discepoli in quella Domenica di Resurrezione ci fornisce un modello della Sua opera attuale in mezzo al Suo popolo. Gesù vuole portare avanti oggi il quadruplice ministero di certezza, missione, Spirito Santo e autorità verso il Suo popolo.
3. (24-25) Lo scetticismo di Tommaso, il discepolo assente.
Or Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli altri discepoli dunque gli dissero: «Abbiamo visto il Signore». Ma egli disse loro: «Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi e la mia mano nel suo costato, io non crederò».
a. Tommaso… non era con loro quando venne Gesù: Non ci viene detto come mai Tommaso non era con loro, né viene criticato per la sua assenza.
b. Abbiamo visto il Signore: Tommaso non viene criticato per la sua assenza, ma ad ogni modo si era perso qualcosa. C’era stata una benedizione per i presenti che Tommaso non aveva ricevuto.
i. “Tommaso fece la cosa peggiore che un malinconico possa fare, se ne andò in disparte a rimuginare tutto solo in un angolino e, separandosi da suoi compagni, finì per dare troppa importanza a pensieri irrilevanti, storpiare la verità e accogliere la disperazione a braccia aperte. Pertanto, si perse quello che gli altri invece ottennero: la visione del Signore.” (Maclaren)
c. Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi e la mia mano nel suo costato, io non crederò: A Tommaso viene spesso attribuito l’appellativo di Tommaso il dubbioso, un titolo che travisa il suo errore e ignora ciò che diventò. Possiamo invece dire che Tommaso non dubitò affatto: si rifiutò semplicemente e con tutta la forza di credere.
·Tommaso rifiutò di credere alla testimonianza di molti testimoni attendibili.
·Tommaso pretese delle prove molto specifiche: non solo di vedere Gesù, ma di toccarlo, e di toccare ripetutamente le Sue molteplici ferite.
·Tommaso si rifiutò categoricamente di credere, a meno che tali condizioni non fossero soddisfatte (io non crederò).
i. “Normalmente da questo si deduce che Tommaso era più scettico degli altri, e magari lo era anche. Tuttavia, non bisogna tralasciare che è altresì possibile che fosse rimasto eccessivamente sconvolto dalla tragedia della crocifissione, tra le cui conseguenze non riusciva ad accettare che potesse essere annullata.” (Morris)
ii. “Forse aveva abbandonato ogni speranza – la forte testimonianza dei suoi sensi lo aveva convinto che il fianco trafitto e le mani ferite rappresentassero una morte tale da rendere impossibile la rivivificazione.” (Alford)
iii. Adam Clarke definisce l’incredulità di Tommaso irragionevole, ostinata, piena di pregiudizio, presuntuosa e insolente. Eppure, è positivo e di grande importanza che Tommaso volesse comunque stare ancora con coloro che credevano.
iv. L’incredulità di Tommaso era forte ma sincera. Era un bene che si fosse rifiutato di fingere di credere, quando in effetti non credeva.
v. Alcuni considerano interessante il fatto che Tommaso non fece alcuna menzione delle ferite dei piedi di Gesù. “Non si fa riferimento in questo Vangelo, tantomeno in Matteo e Luca, delle ferite ai piedi di Gesù. Che i piedi di Gesù siano stati inchiodati alla croce secondo la pratica comune, anziché essere legati con una corda, si deduce da Luca 24:39.” (Tasker)
4. (26-27) Una settimana dopo, Gesù parla allo scettico Tommaso.
Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte serrate, si presentò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il dito e guarda le mie mani; stendi anche la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente».
a. Otto giorni dopo: Il testo suggerisce che Gesù abbia incontrato i discepoli, con adesso anche Tommaso, la domenica successiva. Gesù entrò nella stanza nello stesso modo misterioso e straordinario (a porte serrate, si presentò in mezzo a loro). Egli porse loro anche lo stesso saluto (Pace a voi!).
i. Le porte serrate del loro luogo d’incontro mostra che, nonostante avessero creduto che Gesù era risuscitato dai morti, tale verità doveva ancora farsi strada in ogni aspetto delle loro azioni e dei loro pensieri.
ii. È un dettaglio importante che i due incontri tra Gesù e i discepoli riuniti siano avvenuti di domenica; per la prima volta si fa riferimento ad incontri domenicali dei discepoli. “Molto probabilmente il ricordo di queste apparizioni del Signore ai Suoi discepoli hanno giocato un ruolo nella pratica iniziale della chiesa di incontrarsi la sera del primo giorno della settimana e di annunciare la Sua presenza in mezzo a loro con le parole Marana tha, ‘Oh nostro Signore, vieni!’.” (Bruce)
b. Metti qua il dito e guarda le mie mani; stendi anche la mano e mettila nel mio costato: Gesù concesse a Tommaso tutte le prove da lui richieste. Chiaramente, Gesù non era obbligato a fare ciò; avrebbe potuto benissimo esigere la fede di Tommaso sulla base delle prove attendibili fornite dagli altri. Eppure, in misericordia e gentilezza, Egli concesse a Tommaso ciò che aveva richiesto.
i. Deve essere stata una sorpresa per Tommaso sentirsi ripetere da Gesù ciò che aveva detto in precedenza agli altri discepoli (Giovanni 20:25). Gesù conosceva le richieste e l’incredulità di Tommaso.
ii. “Non c’è modo migliore di fare vergognare un brav’uomo delle sue parole folli che ripetergliele quando è calmo.” (Maclaren)
iii. L’interazione tra Gesù e Tommaso mostra come il Gesù risorto trabocchi di amore, grazia e gentilezza per il Suo popolo. Ciò non è mai cambiato. “L’intera conversazione era in effetti un rimprovero, ma tanto velato dall’amore che Tommaso non se ne accorse neppure.” (Spurgeon)
iv. Possiamo apprendere una chiara lezione: quando vuoi essere rassicurato, poni lo sguardo sulle ferite di Gesù. Sono prova del Suo amore, del Suo sacrificio, della Sua vittoria e della Sua resurrezione.
c. Non essere incredulo, ma credente: Gesù comandò chiaramente a Tommaso di porre fine alla sua incredulità e di cominciare a credere. Gesù fu generoso e misericordioso nei confronti di Tommaso, ma non lo lodò per la sua incredulità. Gesù voleva portarlo dal dubbio e dall’incredulità alla fede.
i. Gesù non attribuì a Tommaso il merito della sua fede precedente, o della sua fede negli insegnamenti e nei miracoli da Lui compiuti in vita. Poiché Tommaso non aveva creduto nel Gesù risorto, Egli lo chiamò incredulo.
ii. Spesso Dio non condanna il nostro dubbio; anzi, capita di frequente che Egli riveli e compia grandi cose col fine di parlare al nostro dubbio e alla nostra incredulità. Ciononostante, il dubbio e l’incredulità non sono la condizione ideale per un discepolo di Gesù. Se sono punti di passaggio verso un cammino che conduce alla fede, bisogna affrontarli con amore generoso; dubbio e incredulità però non devono mai essere ritenuti come punti di arrivo per il discepolo.
5. (28-29) Tommaso risponde con fede.
Allora Tommaso rispose e gli disse: «Signor mio e Dio mio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto».
a. Signor mio e Dio mio: Tommaso passa immediatamente da un’incredulità dichiarata (Giovanni 20:25) a una fede radicale. Si rivolge a Gesù con titoli divini, chiamandolo Signore e Dio. È altresì importante notare come Gesù accetti questi titoli e non dica a Tommaso: “Non chiamarmi così.”
i. “Sarà stata la vista a far credere a Tommaso che Gesù era risorto, ma c’era qualcos’altro di più profondo della semplice vista che aprì le sue labbra e gli fece gridare: ‘Signor mio e Dio mio!’” (Maclaren)
ii. “Tommaso dichiara adesso la fede che in precedenza ha respinto. ‘Non crederò’, ha detto, ‘a meno che, a meno che, a meno che’. Adesso crede persino di più degli altri Apostoli; perciò, fa una confessione pubblica. Fu il primo teologo a insegnare la divinità di Cristo partendo dalle Sue ferite.” (Spurgeon)
iii. “Le sue parole non sono una semplice esclamazione di sorpresa. Il greco la esclude. Significano piuttosto: ‘Tu sei il mio Signore e il mio Dio’. La ripetizione dell’aggettivo possessivo dà maggiore enfasi.” (Dods)
iv. “Per un giudeo chiamare un altro essere umano ‘Signor mio e Dio mio’ aveva quasi dell’incredibile… Tommaso, alla luce della Resurrezione, attribuì a Gesù i titoli di Signore (kyrios) e Dio (theos), entrambi titoli divini.” (Tenney)
v. “Nella lettera di Plinio a Traiano (112 d.C.) viene descritto come i cristiani cantassero inni a Cristo, rivolgendosi a Lui come Dio.” (Dods)
vi. Tommaso fu abbastanza onesto da confessare la propria mancanza di fede (Giovanni 20:25), ma altrettanto onesto da seguire le prove fino alla piena certezza. Tommaso non si limitò a una mezza fede o a una mezza incredulità.
vii. Spurgeon considera diversi aspetti della dichiarazione di Tommaso.
·Fu un’espressione devota di santa meraviglia.
·Fu un’espressione di gioia smisurata.
·Indica un cambiamento radicale di pensiero.
·Fu una dichiarazione appassionata di fedeltà a Cristo.
·Fu un atto distinto e diretto di adorazione e culto.
viii. “Affinché qualcuno sia salvato, prima di tutto è necessario che sia in grado di unirsi sinceramente a Tommaso nella sua fede: ‘Signor mio e Dio mio’. Non sono un sostenitore di tutte le minuscole distinzioni del Credo Atanasiano, ma non ho alcun dubbio che fosse assolutamente necessario nel periodo in cui fu scritto e che avesse aiutato materialmente a tenere a bada i sotterfugi e i tranelli dei seguaci di Ario. Apprezzo molto di più il credo succinto di Tommaso, perché è breve, incisivo e completo, ed evita i tanti dettagli che costituiscono le sabbie mobili della fede.” (Spurgeon)
b. Perché mi hai visto, Tommaso, tu hai creduto: Alcuni commentatori si chiedono se Tommaso avesse veramente accettato l’invito di Gesù a toccare le Sue ferite. Il fatto che Gesù disse: “Perché mi hai visto”e non “perché mi hai visto e toccato” è forse la prova che Tommaso non toccò effettivamente le ferite di Gesù.
c. Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto: Per coloro che credono c’è una speciale promessa di benedizione. Tommaso pretese di vedere e toccare prima di credere nel Gesù risorto. Gesù sapeva che la testimonianza di persone attendibili era prova sufficiente; per coloro che ritengono sufficiente tale prova c’è in serbo una benedizione speciale.
i. “Credo che Egli non faccia riferimento a una fede soggettiva, bensì a una fede appagata. Parla di una fede soddisfatta da quello che Dio ci offre e che dunque non anela visioni, miracoli, esperienze esoteriche o forme varie di successo come prova del favore di Dio.” (Boice)
ii. “Da questo apprendiamo che la fede in Gesù, sulla base della testimonianza dei Suoi apostoli, permette alle persone di ottenere la stessa benedizione di cui essi godevano. Perciò, Dio ha reso l’azione della grazia in un modo tale che un credente, milleottocento anni dal giorno della resurrezione, non subisca alcuna perdita per non aver contemplato Cristo nella Sua carne.” (Clarke)
iii. Le parole di Gesù costituiscono un’altra beatitudine e una promessa di grandi benedizioni. Spurgeon considera alcune delle circostanze per cui tale benedizione verrebbe diminuita.
·Quando esigiamo una voce, una visione, una rivelazione per comprovare la nostra fede.
·Quando esigiamo alcune circostanze speciali per comprovare la nostra fede.
·Quando esigiamo una qualche esperienza estatica.
·Quando esigiamo una risposta ad ogni domanda o problema difficile.
·Quando, nella nostra opera per Gesù, esigiamo quello che gli uomini chiamano successo.
·Quando esigiamo che gli altri ci facciano da sostegno nella nostra fede.
iv. La fede di Tommaso diventa il punto culminante del libro. In tutto il Vangelo di Giovanni Gesù ha trionfato sulla malattia, sul peccato, sugli uomini malvagi, sulla morte e sulla sofferenza. Adesso, con Tommaso, Gesù vince l’incredulità.
6. (30-31) La dichiarazione che riassume il Vangelo di Giovanni.
Or Gesù fece ancora molti altri segni in presenza dei suoi discepoli, che non sono scritti in questo libro. Ma queste cose sono state scritte, affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.
a. Gesù fece ancora molti altri segni: Giovanni ammette di aver presentato una raccolta di fatti incompleta. Non avrebbe mai potuto riportare per iscritto tutto ciò che Gesù aveva fatto e detto (Giovanni 21:25).
i. Si raccoglie tutto quello che si può su un profeta morto; è tutto ciò che rimane di lui. Riguardo a una persona viva si racconta quel che basta per presentarla ai propri lettori. Giovanni crede che una relazione personale con Gesù rivelerà di più al credente.
ii. In questo libro: “Che quella fosse la conclusione originale o intesa del vangelo è mostrata dall’uso delle parole ‘in questo libro’, le quali indicano come lo scrittore stesse guardando indietro a tutto l’insieme.” (Dods)
b. Queste cose sono state scritte, affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio: Nonostante Gesù avesse compiuto molti altri segni, Giovanni ne presentò solo alcuni nel suo Vangelo per descrivere Gesù e per condurre i lettori alla fede in Lui quale Messia e Dio. Non è propriamente un libro che tratta di segni. È un libro che riguarda Gesù. I segni sono utili in quanto Lo rivelano.
i. Il Vangelo – e la Bibbia in generale – fu scritto per farci credere, non per farci dubitare. “Non esiste testo nella Bibbia creato con l’intenzione di seminare dubbio. Il dubbio è un seme che si pianta da sé o viene seminato dal diavolo, e sboccia in maniera più che abbondante anche senza il nostro contributo.” (Spurgeon)
ii. Giovanni 2:11 parla del primo dei suoi segni; nel corso del suo Vangelo, Giovanni ne elenca almeno sette:
·Giovanni 2:1-11 – L’acqua tramutata in vino.
·Giovanni 4:46-54 – La guarigione del figlio di un funzionario.
·Giovanni 5:1-15 – La guarigione alla piscina di Betesda.
·Giovanni 6:1-14 – La moltiplicazione dei pani e dei pesci per i 5000.
·Giovanni 6:15-21 – Gesù cammina sull’acqua.
·Giovanni 9:1-12 – La guarigione dell’uomo nato cieco.
·Giovanni 11:1-44 – La resurrezione di Lazzaro.
iii. I segni più grandi furono la morte e la resurrezione di Gesù. Nel loro insieme, questi segni creano un fondamento solido per la fede in Gesù quale Messia e Dio. Tale fede non è un salto nel vuoto: è un passo logico basato su prove forti e convincenti.
iv. Il Figlio di Dio: “Naturalmente, il titolo non indica una discendenza biologica come avveniva per i semidei greco-romani; la metafora di relazione Padre-Figlio esprime piuttosto unità di natura, stretta comunione e l’intimità speciale tra Gesù e il Padre.” (Tenney)
c. E affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome: Giovanni sapeva che la fede in Gesù quale Messia e Dio aveva un valore ben più alto del semplice riconoscimento della verità, per quanto onorevole. Portava con sé anche la promessa di vita nel suo nome. Questa nuova vita aveva trasformato lo stesso Giovanni, il quale voleva che, attraverso il suo Vangelo, la stessa vita e la stessa trasformazione fossero estese a tutti.
i. Questa fede non è complicata. La nostra reazione non può essere più logica: Accetta, Credi e Impegnati. Malgrado non sia sempre facile, non è complicata.
ii. Vita nel suo nome: “Nel suo nome non significa ‘pronunciando il Suo nome’, bensì per mezzo della potenza della Persona che porta tale nome. Nella Bibbia il ‘nome’ di Dio non è semplicemente il modo in cui viene chiamato, ma identifica tutto ciò che Egli è in sé stesso.” (Tasker)
© 2021 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com