Giovanni 5 – La guarigione e il discorso
A. Gesù guarisce un uomo alla piscina di Bethesda.
1. (1-4) La piscina di Bethesda.
Dopo queste cose, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Or a Gerusalemme, vicino alla porta delle pecore, c’è una piscina detta in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua. Perché un angelo, in determinati momenti, scendeva nella piscina e agitava l’acqua; e il primo che vi entrava, dopo che l’acqua era agitata, era guarito da qualsiasi malattia fosse affetto.
a. Una festa dei Giudei: Non sappiamo di quale festività si trattasse. Probabilmente era una delle tre principali celebrazioni a cui la partecipazione era obbligatoria.
i. Si discute se si tratti della Pasqua ebraica, della Pentecoste o del Purim. Nel caso in cui si trattasse della Pasqua, arriverebbe a quattro il numero di Pasque celebrate da Gesù durante il suo ministero terreno, che sappiamo esser durato tre anni e mezzo.
b. Una piscina detta in ebraico Betesda: La piscina è stata ritrovata durante degli scavi poco più a nord dell’area dove sorgeva il tempio, e si è scoperto che aveva cinque portici annessi, proprio come descritto da Giovanni.
i. “Alcuni ritengono che l’espressione c’è indichi che Giovanni scrisse il Vangelo prima della distruzione di Gerusalemme, un punto su cui però non bisogna insistere. È possibile che scrivesse al presente senza fare riferimento agli avvenimenti in relazione al momento in cui effettivamente scriveva.” (Alford)
ii. Vicino ai resti della piscina sorge una chiesa risalente al tempo dei crociati. “Che loro [i crociati] identificassero questa piscina con quella menzionata dal Vangelo, è visibile dall’affresco di un angelo che agita l’acqua, ritrovato sulla parete della cripta.” (Dods)
c. Perché un angelo […] scendeva […] e il primo che vi entrava […] era guarito: Molti infermi e feriti si radunavano intorno a quella piscina nella speranza di essere guariti. Forse tale speranza di guarigione era fondata, e Dio onorava la loro dimostrazione di fede. O forse si trattava solo di una leggenda dettata dalla speranza. Ad ogni modo, un gran numero di infermi ci credeva.
i. Le parole che vanno da “dopo che l’acqua era agitata” fino a “era guarito da qualsiasi malattia fosse affetto” non si trovano in diversi manoscritti antichi. Ciononostante, la veridicità della percezione che gli uomini ricevessero guarigione dopo essersi immersi per primi nell’acqua è anche dimostrata dalle parole di Giovanni 5:7.
ii. “Secondo alcuni manoscritti, questo versetto e l’ultima frase del versetto 3 non sembrano appartenere a Giovanni, ma pare che siano stati aggiunti subito dopo (risalenti fino a Tertulliano, nel II secolo).” (Trench)
iii. In determinati momenti: Clarke ed altri studiosi credono che l’espressione “in determinati momenti” alluda alle occasioni di festività e, nello specifico, alla Pasqua. L’idea è che le persone si radunavano intorno alla piscina con la speranza di essere guarite durante il periodo della Pasqua o di qualche altra festività. “Solo una volta all’anno, secondo Tertulliano. Secondo altri, invece e con maggiore probabilità, sarebbe un riferimento a tutte le maggiori festività ebraiche, durante le quali il popolo si recava a Gerusalemme da ogni parte.” (Trapp)
iv. Se ci fossero state persone realmente guarite dalle acque della Piscina di Bethesda, si sarebbe trattata di una delle molte occasioni inconsuete di guarigione nella Bibbia.
·Alcuni furono guariti per mezzo di una minestra purificata (2 Re 4:38-41).
·Naaman guarì lavandosi nel fiume Giordano (2 Re 5:10-14).
·Una persona fu guarita toccando le ossa di Eliseo (2 Re 13:20-21).
·Alcuni uomini furono guariti quando l’ombra di Pietro cadde su di loro (Atti 5:14-16).
·Alcuni furono guariti quando degli asciugatoi e dei grembiuli di Paolo furono stesi su di loro (Atti 19:11-12).
v. Dio può e fa cose in modi inaspettati. Tuttavia, il fatto che qualcosa sia inaspettato o insolito non significa necessariamente che sia da Dio.
2. (5-6) Gesù interroga un paralitico.
C’era là un uomo infermo da trentotto anni. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che si trovava in quello stato da molto tempo, gli disse: «Vuoi essere guarito?».
a. C’era là un uomo infermo da trentotto anni: L’uomo soffriva di paralisi da molto tempo, e pare che si trovasse spesso nei pressi della Piscina di Bethesda, nella speranza di essere guarito – una speranza delusa ormai da tanto tempo (trentotto anni).
b. Gesù, vedendolo disteso: Per qualche motivo, Gesù scelse lui tra il gran numero di infermi (Giovanni 5:3). Egli non voleva certo dare inizio ad una crociata di guarigione alla Piscina di Bethesda, ma stava per soddisfare miracolosamente i bisogni di quest’uomo.
i. Lì si trovava una moltitudine di bisognosi, ma nessuno di loro rivolse lo sguardo a Gesù. “Le persone alla piscina erano come accecate; si trovavano lì, e con loro c’era Cristo, che li avrebbe potuti guarire, ma nemmeno uno di loro Lo cercò. I loro occhi erano fissi sull’acqua, nella speranza che fosse agitata; erano così presi dalla via che avevano scelto, che trascurarono la vera via.” (Spurgeon)
ii. Spurgeon immaginò questa moltitudine intorno alle acque della Piscina di Bethesda, tutta in attesa – anziché alzare lo sguardo verso Gesù. Considerò l’insensatezza di quest’attesa come caratteristica di molte persone.
·Alcuni aspettano un tempo più adatto.
·Alcuni aspettano sogni e visioni.
·Alcuni aspettano segni e prodigi.
·Alcuni aspettano di essere convinti.
·Alcuni aspettano un risveglio.
·Alcuni aspettano sensazioni particolari.
·Alcuni aspettano una celebrità.
c. Vuoi essere guarito? Si trattava di una domanda sincera. Gesù sapeva che non tutte le persone inferme vogliono essere guarite, e che alcune sono tanto scoraggiate da respingere ogni speranza di effettiva guarigione. Gesù aveva a che fare con un uomo che avrebbe potuto avere il cuore atrofizzato, non solo le gambe. Di conseguenza, Egli cercò in primo luogo di ristabilire la sua fede.
i. “È certamente possibile che l’infermità lunga e apparentemente cronica dell’uomo gli avesse dato un’aria di apatia e di sconforto, e che da ciò fosse sorta la domanda.” (Alford)
ii. Non è da escludere che Gesù abbia posto questa domanda mentre le acque venivano agitate e nelle quali le persone saltavano, si tuffavano e si agitavano nella speranza di essere loro i favoriti. L’uomo a cui Gesù si rivolse sapeva di non poter essere lui tra questi, abbandonando così ogni speranza di essere guarito.
iii. Nel caso specifico di quest’uomo, era logico chiedersi se desiderasse davvero essere guarito. “Un mendicante mediorientale spesso perde una buona fonte di guadagno, se curato della propria malattia” (Barclay). Per quanto fosse terribile la sua situazione, ne era perlomeno abituato.
3. (7-9) L’uomo risponde e Gesù lo guarisce.
L’infermo gli rispose: «Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l’acqua è agitata, e, mentre io vado, un altro vi scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». L’uomo fu guarito all’istante, prese il suo lettuccio e si mise a camminare. Or quel giorno era sabato.
a. Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina: Il paralitico diede per scontato che Gesù sapesse come funzionavano le cose alla Piscina di Bethesda, spiegandogli perché non era possibile che fosse guarito. Era quasi del tutto naturale che l’uomo non fosse in grado di concepire alcun altro modo in cui ciò potesse accadere.
i. L’uomo rappresentava una combinazione interessante di speranza e disperazione. Possedeva la speranza per recarsi alla Piscina di Bethesda, ma, una volta lì, non sperava davvero di essere il favorito e di ottenere la guarigione.
ii. Un altro vi scende prima di me: “La risposta dell’uomo ci mostra la credenza popolare secondo cui la guarigione veniva concessa a chiunque fosse entrato in piscina nel momento esatto in cui le acque venivano agitate.” (Alford)
iii. “Le azioni dell’infermo rispecchiano quelle di quasi ognuno di noi. Egli delimita l’aiuto di Dio alle proprie idee e non osa sperare in più di quello che la sua mente possa concepire.” (Calvino)
b. Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina: Gesù ordinò all’uomo di fare ciò che non gli era possibile. A causa della paralisi, gli era impossibile alzarsi, prendere il proprio lettuccio, men che meno camminare. In quel momento, Gesù sfidò l’uomo a credere in Lui per l’impossibile.
i. Il lettuccio non era un vero e proprio letto, ma una sorta di tappeto. Morris riguardo al termine greco tradotto con lettuccio dice:“Sembra di origine macedone e denota un letto da accampamento, un giaciglio”.
ii. È facile immaginare la reazione immediata dell’uomo: Non posso farlo – perché dovrei provarci? Eppure, qualcosa di meraviglioso lo spinse a dirsi: se quest’uomo mi dice di farlo, ci provo. Gesù guidò l’uomo a reagire con fede.
iii. “L’uomo avrebbe anche potuto rispondere alquanto risentito che per trentotto anni era stato il suo lettuccio a portare lui, e che non aveva molto senso dirgli che lui avrebbe dovuto portare il lettuccio.” (Barclay)
iv. “Gli fu ordinato di prendere il lettuccio in modo tale da fargli riconoscere che la guarigione era permanente. Senza dubbio, molte delle cure alla piscina erano solo temporanee.” (Dods)
c. L’uomo fu guarito all’istante: La guarigione avvenne non appena l’uomo agì in fede e fece esattamente quello che Gesù gli aveva detto di fare, nonostante l’attimo prima fosse impossibile. La guarigione fu confermata nella forza che ebbe di caricarsi il lettuccio e camminare.
i. “Poiché Gesù glielo aveva comandato, l’uomo non fece domande, ma piegò in due il giaciglio e si mise a camminare. Fece ciò che gli era stato detto, perché credeva in Colui che parlava. E tu, povero peccatore, hai una tale fede in Gesù?” (Spurgeon)
ii. “Egli guarì l’uomo accanto alla piscina, senza toccarne l’acqua, per dimostrare che poteva guarire senza di essa.” (Trench)
iii. Questo è uno dei molti modi descritti dal Nuovo Testamento in cui le persone possono essere guarite.
·Gli anziani della chiesa possono pregare per qualcuno ed ungerlo con olio, ed egli sarà guarito (Giacomo 5:14-16).
·I credenti possono imporre le mani gli uni sugli altri in preghiera, chiedendo a Dio la guarigione, e ciò può avvenire (Marco 16:17-18).
·Dio può concedere a qualcuno il dono di guarigione – o ricevendo direttamente la guarigione per sé stesso, o ricevendo la potenza per portare guarigione agli altri (1 Corinzi 12:9).
·Dio può concedere la guarigione in risposta alla fede della persona che desidera essere guarita (Matteo 9:22).
·Dio può concedere la guarigione in risposta alla fede di un altro che intercede per il malato (Marco 2:4-5, Matteo 8:13).
·Dio può guarire per mezzo di cure mediche (1 Timoteo 5:23, Giacomo 5:14 with Luca 10:34).
d. Or quel giorno era sabato: Essendo tutto ciò avvenuto di sabato, l’accaduto sarà alla base della controversia a seguire.
B. La controversia sul sabato.
1. (10-13) I Giudei ignorano il miracolo e si offendono.
I Giudei perciò dissero a colui che era stato guarito: «È sabato; non ti è lecito portare il tuo lettuccio». Egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi il tuo lettuccio e cammina”». Essi allora gli domandarono: «Chi è quell’uomo che ti ha detto: “Prendi il tuo lettuccio e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi egli fosse, perché Gesù si era allontanato a motivo della folla che era in quel luogo.
a. I Giudei perciò dissero: In tutto il suo Vangelo, Giovanni usa il termine “i Giudei” per indicare i capi religiosi e non tutti i Giudei di Gerusalemme.
i. “Qui, come accade regolarmente nel Vangelo di Giovanni, è importante sottolineare chi siano esattamente ‘i Giudei’ in questione: in questo contesto sono i membri dell’istituzione religiosa a Gerusalemme.” (Bruce)
b. È sabato; non ti è lecito portare il tuo lettuccio: Portare un lettuccio (in realtà un tappetino o una coperta arrotolata) era infatti una violazione dell’interpretazione rabbinica del comandamento che vietava qualsiasi tipo di lavoro o commercio nel giorno di sabato. Non era una violazione della legge di Dio, bensì dell’interpretazione umana della legge di Dio.
i. “I rabbini al tempo di Gesù affermavano solennemente che un uomo avrebbe peccato, se solo avesse trasportato un ago nella propria veste in giorno di sabato. Sostenevano persino che in quel giorno non si potessero portare denti finti né indossare gambe di legno.” (Barclay)
ii. “Gesù asseriva continuamente che era lecito fare del bene in giorno di sabato. Ignorare il gran numero di regolamenti degli scribi Lo portò inevitabilmente a scontrarsi con le autorità.” (Morris)
iii. La devozione nei confronti dell’interpretazione rabbinica della legge sull’osservanza del sabato continua ancora oggi. Un esempio si trova in un articolo risalente all’aprile del 1992: alcuni inquilini, residenti in un quartiere ortodosso in Israele, fecero divorare dalle fiamme tre appartamenti, perché dovettero prima chiedere ad un rabbino se fare una telefonata ai vigili del fuoco in giorno di sabato fosse una violazione della legge ebraica. Ai Giudei praticanti è vietato usare il telefono di sabato, perché, così facendo, viene cambiato lo stato di un circuito elettrico, considerandolo una forma di lavoro. Nella mezz’ora impiegata dal rabbino per decidere di “sì”, l’incendio si era ormai propagato ai due appartamenti adiacenti.
c. Chi è quell’uomo che ti ha detto: “Prendi il tuo lettuccio e cammina”? I capi dei Giudei non volevano sapere chi aveva guarito l’infermo. Volevano sapere chi gli avesse detto di portare il lettino durante il sabato.
i. Probabilmente all’uomo appena guarito tutto ciò sembrava strano, o persino motivo confusione. “Oggi mi hanno portato alla piscina e, se non fossi stato guarito, mi avrebbero dovuto riportare a casa. Si sarebbe trattato di un lavoro più impegnativo di quello che ho fatto io trasportando questo lettuccio. Guarendomi e mandandomi a casa, Gesù ha risparmiato del lavoro durante il sabato; non ne ha creato di più”.
ii. Per i capi religiosi, Gesù era l’uomo che infrangeva il sabato. Per l’uomo guarito, Gesù era “Colui che mi ha guarito”.
d. Gesù si era allontanato a motivo della folla che era in quel luogo: Gesù non voleva rimanere nel subbuglio che si era creato intorno all’uomo risanato. Non avendo l’intenzione di guarire l’intera folla, preferì ritirarsi.
i. “Gesù pronunciò quelle parole di guarigione e poi scomparve tra la folla per non attirare su di Sé l’attenzione dell’uomo guarito né degli altri presenti.” (Alford)
2. (14-15) Gesù avverte l’uomo guarito di un pericolo maggiore.
Più tardi Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco, tu sei stato guarito; non peccare più affinché non ti avvenga di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era Gesù colui che lo aveva guarito.
a. Più tardi Gesù lo trovò: Gesù lo trovò perché era preoccupato per la sua salute spirituale (non peccare più affinché non ti avvenga di peggio), non solo per quella fisica. Vivere una vita di peccato è peggio, e porterà con Sé conseguenze più gravi che l’essere paralizzato per trentotto anni.
i. Ecco, tu sei stato guarito: “Viene utilizzato il perfetto (corrispondente in italiano al passato prossimo) del verbo, volendo significare che la guarigione era definitiva. Non c’è dubbio che alcune delle ‘guarigioni’ riscontrate alla fontana fossero solamente temporanee.” (Morris)
ii. “A quanto pare, i suoi trentott’anni di malattia erano stati causati dalla sregolatezza. Fu un peccato della carne, con conseguenze visibili nella carne, che lo aveva condotto a quella vita miserabile.” (Maclaren)
b. Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era Gesù: L’aver denunciato Gesù alle autorità ci fa comprendere quanto l’uomo fosse intimidito da quegli stessi capi religiosi.
i. “L’uomo appena guarito sembra essere una creatura sgradevole… non appena scoperta l’identità del suo Benefattore, Lo tradì notificando le autorità ostili.” (Morris)
ii. In teoria, la pena per la mancata osservanza del sabato era severa. Dods, citando Lightfoot, scrive: “Chiunque in giorno di sabato tolga o porti qualcosa da un luogo pubblico ad uno privato, se lo ha fatto inavvertitamente, dovrà offrire un sacrificio per il proprio peccato; ma se lo ha fatto volontariamente, dovrà essere separato dal popolo e lapidato”.
3. (16-18) Gesù difende le proprie azioni in giorno di sabato.
Per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo, perché faceva queste cose di sabato. Ma Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera fino ad ora, e anch’io opero». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma addirittura chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
a. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo: È interessante notare come coloro che perseguitavano Gesù rimasero indifferenti di fronte al miracolo di guarigione. Tutto ciò che riuscivano a vedere era che la loro legge religiosa era stata infranta, una legge che andava oltre il comandamento della Scrittura stessa.
i. “Incitare gli altri a trasgredire la legge (così come la interpretavano) era peggio che infrangerla personalmente. Per questo, diedero il via ad una campagna contro Gesù che si protrasse per altri diciotto mesi all’incirca, fino alla Sua morte.” (Bruce)
ii. L’assoluta devozione alle tradizioni riguardanti il sabato non va sminuita. Ad esempio, in Deuteronomio 23:12-14 ad Israele viene comandato di praticare regole di buona igiene all’interno degli accampamenti militari. Gli antichi rabbini applicavano lo stesso principio alla città di Gerusalemme, che consideravano “l’accampamento del Signore”. Quando poi a questo furono associate le restrizioni di viaggio stabilite per il giorno di sabato, si arrivò a proibire persino l’andare in bagno in quel giorno.
b. Cercavano di ucciderlo: La rabbia e l’odio dei capi religiosi sono difficili da spiegare, se non se ne considera la radice spirituale. A loro non piaceva Gesù e, di conseguenza, non poteva piacer loro neanche Dio Padre (addirittura chiamava Dio suo Padre).
c. Il Padre mio opera fino ad ora, e anch’io opero: Gesù non provò a dimostrare di non aver operato di sabato. Al contrario, con franchezza dichiarò ai capi religiosi che l’opera di suo Padre non si arrestava in giorno di sabato, e nemmeno quella del Figlio Gesù.
i. “Dio non smette mai di operare. Poiché il fuoco ha la proprietà di bruciare e la neve di essere fredda, così è nella natura di Dio di continuare a operare.” (Philo, citato in Dods)
ii. In un certo senso, è strano concepire il Dio della Bibbia come un Dio che lavora. “Nel mondo antico, il lavoro era considerato un concetto poco onorevole; era associato agli schiavi, ai servi e agli stranieri, non di certo agli uomini liberi. Di conseguenza, il lavoro e la grandezza andavano raramente di pari passo, e non poteva esserci nulla di più strano per una mentalità pagana di un Dio che si sottopone alla fatica. L’insegnamento di Gesù che ‘Dio è amore’ era rivoluzionario; altrettanto rivoluzionario era che insegnasse che ‘Dio lavora, è all’opera’.” (Morrison)
iii. “Pur essendosi riposato il settimo giorno, Dio non ha mai cessato di preservare e governare ciò che aveva creato: in quest’ottica, Egli non può osservare alcun sabato; perché niente può continuare ad esistere o rispondere ai fini proposti dalla sapienza e dalla bontà divina, senza essere esposto alla costante energia di Dio.” (Clarke)
iv. In ciò si trova la risposta all’obiezione fatta da un critico ostile (ed ignorante) del Cristianesimo, che ho visto una volta riportata su di un trattato anticristiano: Dite “no!” a un dio che sostiene di essere onnipotente, ma che ha bisogno di fare un pisolino dopo appena sei giorni di creazione (Genesi 2:2). Questa obiezione fa trasparire la mancanza di comprensione di chi l’ha scritta. La Bibbia dice chiaramente che Dio non ha bisogno di dormire né di riposare (Salmo 121:3-4, Ecco, colui che protegge Israele non sonnecchia e non dorme). Il riposo di Dio nel settimo giorno fu dato a beneficio dell’uomo, non di Dio, per fornire un modello di riposo necessario per il benessere dell’essere umano.
v. Mio Padre… e Io: “In questa spiegazione vediamo che Gesù non si identifica come un’unica persona con il Padre, ma afferma la sua unità con il Padre in una relazione che potrebbe essere descritta come padre-figlio.” (Tenney)
d. Ma addirittura chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio: Ai capi religiosi non sfuggì la dichiarazione di Gesù sull’essere uguale a Dio. Sapevano benissimo che, quando Gesù affermava che Dio era Suo Padre in quel modo unico, si dichiarava uguale a Dio.
i. “Affermava che Dio era Suo Padre in un modo speciale. Sosteneva di essere partecipe della stessa natura di Suo Padre. Ciò comportava uguaglianza” (Morris). Morris nota anche che i verbi violava e chiamava sono coniugati in un tempo verbale che esprime continuità; Gesù violava abitualmente le loro leggi umane sul sabato e si faceva continuamente uguale a Dio.
ii. “L’uso individuale di ‘MIO PADRE’ da parte di Gesù aveva un senso completamente diverso, e secondo loro blasfemo, soprattutto perché così facendo rendeva Dio complice del Suo crimine di violazione del sabato.” (Alford)
iii. “È doveroso osservare attentamente che Egli non negò l’accuratezza della loro deduzione, ma continuò a parlare come Colui che affermava di avere parità di autorità.” (Morgan)
iv. Agostino si espresse saggiamente intorno a questo passaggio: “Ecco, i Giudei capiscono quello che gli ariani non comprendono”. Oggi, i Testimoni di Geova sono tra coloro che abbracciano le dottrine degli ariani, negando la deità di Gesù.
C. Gesù spiega la Sua relazione con il Padre.
1. (19-20) Il Figlio fa quello che fa il Padre.
Allora Gesù rispose e disse loro: «In verità, in verità vi dico che il Figlio non può far nulla da se stesso, se non quello che vede fare dal Padre; le cose infatti che fa il Padre, le fa ugualmente anche il Figlio. Poiché il Padre ama il Figlio e gli mostra tutte le cose che egli fa; e gli mostrerà opere più grandi di queste, affinché voi ne siate meravigliati».
a. Allora Gesù rispose e disse loro: In questa lunga discussione, Gesù illustrò ai capi religiosi parte della natura della Sua relazione e della Sua opera con Dio Padre. È grazie a questo che abbiamo moltissime informazioni sulla relazione tra Dio Padre e Dio Figlio.
i. Leon Morris disse di questa sezione: “Il linguaggio usato da Gesù è scrupolosamente rabbinico”.
b. Il Figlio non può far nulla da se stesso: Gesù spiegò che Lui, in qualità di Dio Figlio, non fa nulla autonomamente. Era ed è completamente sottomesso alla volontà del Padre. Questa sottomissione avviene per scelta, non per obbligo né per natura inferiore.
i. Continuando ad essere rilevante per la controversia sul sabato discussa nei versetti precedenti, era un modo per Gesù di dire ai capi religiosi di non aver comandato di propria autorità all’uomo guarito di trasportare il proprio lettino, ma glielo aveva ordinato in completa sottomissione a Dio Padre in cielo.
ii. “Non è che Egli non agisca indipendentemente dal Padre; Egli non può agire indipendentemente dal Padre.” (Morris)
c. Le cose infatti che fa il Padre, le fa ugualmente anche il Figlio: Gesù affermò che la Sua opera era un riflesso perfetto dell’opera e della volontà di Dio Padre. Egli diede una perfetta dimostrazione di quell’opera e di quella volontà.
i. “Il Padre non ha un ruolo passivo, aspettando semplicemente che sia Gesù a scoprire ciò che può sulla Sua volontà; al contrario, è il Padre stesso a mostrarla al Figlio.” (Dods)
ii. “C.H. Dodd scorse una parabola nascosta nei versetti 19 e 20: Gesù trae un’analogia dalla propria esperienza adolescenziale nella bottega del falegname, dove imparò ad imitare tutto ciò che vedeva fare a Giuseppe, proprio come in un apprendistato.” (Bruce)
iii. Alcuni pensano ad una grande differenza – o magari anche solamente piccola – tra Dio Padre e Dio Figlio, come se Dio Padre ponesse enfasi sul giudizio e Dio Figlio sull’amore. A volte, applicano la stessa differenza a ciò che chiamano il Dio dell’Antico Testamento e il Dio del Nuovo Testamento. Questo modo di pensare è errato, causato solitamente da un rifiuto di vedere una manifestazione d’amore in Dio Padre, o una manifestazione di giustizia in Dio Figlio.
iv. “Egli giunge anche, in maniera deduttiva, a dare un’illustrazione del mistero dell’Incarnazione – che Dio Figlio nel diventare Uomo non ha cessato di essere Dio, e che la Persona di Gesù è la Persona di Dio Figlio.” (Trench)
d. Il Padre ama il Figlio: La relazione tra la Prima e la Seconda persona della Trinità non è un tipo di relazione padrone-schiavo o datore-lavoratore, bensì di Padre e Figlio, uniti dall’amore.
i. “Il Padre ama il Figlio (il tempo verbale denota un amore continuo ed abituale; il Padre non cessa mai di amare il Figlio).” (Morris)
ii. “Che ‘il Padre ama il Figlio’ è già stato affermato in questo Vangelo (Giovanni 3:35); è ininfluente che il verbo qui sia phileo e che nel riferimento precedente fosse agapao.” (Bruce)
e. E gli mostrerà opere più grandi di queste, affinché voi ne siate meravigliati: I capi religiosi rimasero allibiti da quello che Gesù aveva detto all’uomo paralizzato di fare. Qui Egli disse loro che avrebbero visto persino opere più grandi, di cui si sarebbero meravigliati.
2. (21-23) Le opere del Padre, le opere del Figlio.
«Infatti come il Padre risuscita i morti e dà loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole. Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre; chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato».
a. Come il Padre risuscita i morti e dà loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole: Gesù usò l’opera di resurrezione come esempio dell’opera comune del Padre e del Figlio. Il Figlio ha la potenza e l’autorità di risuscitare i morti e dar loro la vita, proprio come fa il Padre.
i. Nella sua affermazione, Gesù fece ricorso al potere assoluto. È difficile pensare ad una potenza e ad un’autorità maggiore di quella di risuscitare i morti. Ai capi religiosi non interessava molto la Sua capacità di guarire un paralitico; si concentravano piuttosto su di Lui in qualità di trasgressore del sabato. Eppure, la Sua potenza andava ben oltre la potenza di guarire.
ii. Il Figlio dà la vita a chi vuole: “Qui il nostro Signore mette in rilievo la sovranità della propria potenza e indipendenza; Egli dona la vita in accordo alla propria volontà, non dovendo implorare la potenza necessaria come facevano i profeti, poiché la Sua volontà è assoluta e sufficiente in ogni circostanza.” (Clarke)
b. Ma ha dato tutto il giudizio al Figlio: Gesù usò l’opera di giudizio come esempio della divisione del lavoro tra Padre e Figlio. È davanti a Dio Figlio che le persone si troveranno nel Giorno del Giudizio. Persino durante il Suo ministero sulla Terra, Gesù fu in un certo senso un giudice tra gli uomini.
i. Il semplice trovarsi alla presenza di Gesù faceva realizzare questo alle persone: “Non sono come Lui”. Gesù guardò il giovane ricco, e lo giudicò. Guardò Simon Pietro, e lo giudicò. Non erano sguardi di rabbia; erano sguardi d’amore. Eppure, quando questi uomini videro il volto di Gesù, sapevano che gli veniva concesso un amore di cui non erano degni.
ii. “Ovunque Gesù fosse, c’era anche l’elemento del giudizio… davanti a Lui, gli uomini riprovavano sempre sé stessi; si vergognavano di loro stessi senza sapere perché. La Sua vita fu sia un atto incessante d’amore che un atto incessante di giudizio.” (Morrison)
c. Affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre: Dio Padre affidò l’opera di giudizio a Dio Figlio affinché le persone onorino Gesù come dovrebbero, e affinché onorino il Figlio come onorano il Padre. Se non si onora Dio Figlio, è impossibile onorare Dio Padre, che ha mandato il Figlio.
i. Si trattava di una chiara dichiarazione di divinità. Se Gesù – che si è definito come il Figlio – non fosse Dio, allora sarebbe idolatria onorare il Figlio come onorano il Padre.
ii. “Tutti devono onorarlo con lo stesso onore che mostrano al Padre – e chi non lo fa, comunque immagini di onorare o avvicinarsi a Dio, non Lo onora affatto; poiché Egli può essere conosciuto o adorato da noi solo come ‘IL PADRE CHE HA MANDATO IL PROPRIO FIGLIO’.” (Alford)
iii. Il Padre che lo ha mandato: “L’Incarnazione è tanto azione del Padre quanto del Figlio: il Padre ‘ha mandato’, il Figlio ‘è venuto’.” (Trench)
3. (24-27) Dalla morte alla vita nel Figlio di Dio.
«In verità, in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: L’ora viene, anzi è venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e coloro che l’avranno udita vivranno. Poiché, come il Padre ha vita in se stesso, così ha dato anche al Figlio di avere vita in se stesso; e gli ha anche dato l’autorità di giudicare, perché è il Figlio dell’uomo».
a. Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna: Gesù spiegò ai capi religiosi attoniti che coloro che ascoltano la Sua parola hanno vita eterna. Avrebbero auto la vita connessa con l’eternità, fin da subito.
i. Giovanni 3:16 dichiara che la fede in Gesù – cioè confidare, dipendere e aggrapparsi a Lui – è il sentiero che conduce alla vita eterna. Qui Gesù afferma che ascoltare la Sua parola e credere nel Padre (colui che mi ha mandato) è la via per la vita eterna. Per la stretta unità che c’è tra il Padre e il Figlio nella Loro opera, ogni affermazione è equivalente all’altra. Riporre vera fede nel Padre è credere nel Figlio, e riporre vera fede nel Figlio è credere nel Padre.
ii. Con queste parole Gesù si elevò molto al di sopra del livello di semplice uomo. Pensateci: “Ascoltate la Mia parola ed abbiate la vita eterna”. O avevano a che fare con il vaneggiare di un pazzo, o con le parole di Dio stesso – non ci può essere una via di mezzo.
iii. “Non sembra dal nostro testo che la vita eterna venga impartita per mezzo di gocce d’acqua né attraverso riti cerimoniali. Il comando è però questo: ‘Ascoltate, e la vostra anima vivrà’.” (Spurgeon)
b. Non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita: Questo è un aspetto essenziale della vita eterna: sfuggire al giudizio per il peccato e passare da una condizione di morte ad una condizione di vita.
i. È passato dalla morte alla vita: “Ha cambiato il suo paese, il suo luogo di residenza. La morte è il paese in cui vive ogni anima senza Cristo. L’uomo che non conosce Dio vive una vita morente, o una morte vivente; colui però che crede nel Figlio di Dio passa dall’impero della morte all’impero della vita.” (Clarke)
c. I morti udranno la voce del Figlio di Dio, e coloro che l’avranno udita vivranno: Gesù ha già spiegato che chi vive può ascoltare la Sua parola, credere ed avere la vita eterna. Adesso aggiunge che un giorno persino i morti udranno la voce del Figlio di Dio e risorgeranno. Abbiamo a che fare con dichiarazioni considerevoli, attribuibili molto più che a un semplice uomo.
d. Ha dato anche al Figlio di avere vita in sé stesso: Gesù descrive ulteriormente la propria unicità ai capi religiosi, dichiarando di avere vita in sé stesso, un dono concessogli da Dio Padre. Gesù aveva vita in sé stesso, che non dipendeva da altre persone o cose.
i. Nessuno di noi ha vita innata in sé stesso. La nostra vita deriva dai nostri genitori e dal fragile ambiente circostante. Gesù dichiarò che la Sua vita non derivava da altri; è intrinseca e non creata. I teologi chiamano la caratteristica di ciò che sussiste per sé stesso “aseità” e riconoscono che solo Dio la possiede.
ii. “È paradossale affermare che gli è stato ‘dato’ di avere ‘vita in Sé stesso’! E quando gli è stato dato questo dono? Nelle profondità dell’eternità.” (Maclaren)
iii. Nella sua spiegazione della Sua natura e della Sua divinità ai capi religiosi in questo capitolo, è evidente che Gesù non dichiara di possedere un’unica identità con il Padre esistente in un’unica persona. Al contrario, afferma la Sua uguaglianza a Dio Padre e la Sua relazione d’amore con Lui. Gesù e il Padre non sono la stessa persona ma sono uguali, proprio come affermato da Giovanni 1:1.
iv. Le parole di Gesù sono in netto contrasto con due errori successivi sulla natura della deità di Dio Figlio. Uno è a volte chiamato la dottrina del “Solo Gesù”, confondendo il Padre e il Figlio (anticamente nota come Sabellianismo e supportata oggi da gruppi come i Pentecostali dell’Unicità). L’altro è l’errore che Gesù non è Dio (anticamente noto come Arianesimo e sostenuta oggi da gruppi come i Testimoni di Geova).
4. (28-30) La realtà dell’incombente giudizio del Figlio.
«Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene, in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno, quelli che hanno fatto il bene in risurrezione di vita, e quelli che hanno fatto il male in risurrezione di condanna. Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo ciò che odo e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha mandato».
a. L’ora viene, in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce: In precedenza, Gesù ha affermato che tutti coloro che hanno la vita eterna udranno la Sua voce e riceveranno la vita (Giovanni 5:25). Adesso estende il concetto della resurrezione a tutta l’umanità, sia a quelli che hanno fatto il bene che a quelli che hanno fatto il male.
i. “Ciò non sta ad indicare una salvezza per mezzo delle buone opere, perché questo stesso Vangelo asserisce chiaramente più e più volte che gli uomini ottengono la vita eterna quando credono in Gesù Cristo. Sono le loro vite a diventare la dimostrazione della fede che professano.” (Morris)
b. Resurrezione di vita… Resurrezione di condanna: Gesù usa queste parole per far capire ai capi religiosi attoniti chi Egli è, e qual è la natura della Sua autorità e della Sua deità. Allo stesso tempo, ci rivela qualcosa di importante riguardo all’umanità: che tutti, sia quelli che hanno fatto il bene che quelli che hanno fatto il male vivranno per sempre, ben oltre la vita fisica e materiale che conoscono su questa Terra e in questa età. Gesù comanderà loro di risorgere in quel giorno, con corpi adatti per l’eternità.
i. “La doppia resurrezione presuppone che sia i giusti che i malvagi riceveranno corpi nella vita futura e che presumibilmente ogni corpo esprimerà il carattere della persona che è stata risuscitata.” (Tenney)
c. Il mio giudizio è giusto: Gesù dichiara di essere un giudice totalmente giusto, perché la Sua potenza è in sottomissione a Dio Padre. Egli ripete i temi: Io non posso far nulla da me stesso… non cerco la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha mandato.
D. Le cinque testimonianze sull’identità di Gesù.
1. (31-32) Gesù parla di altre testimonianze oltre la propria riguardo alla Sua identità.
«Se io testimonio di me stesso, la mia testimonianza non è verace. Vi è un altro che rende testimonianza di me, e io so che la testimonianza che egli rende di me è verace».
a. Se io testimonio di me stesso, la mia testimonianza non è verace: Come per chiunque altro, le affermazioni di Gesù riguardanti sé stesso non erano sufficienti. Doveva esserci una testimonianza esterna ed indipendente riguardo alla Sua vera identità e natura.
i. Questo principio viene stabilito in Deuteronomio 19:15, dove si afferma che il fatto sarà stabilito sulla deposizione di due o di tre testimoni. Gesù dichiarò ai capi religiosi di essere Dio, ma la Sua sola testimonianza non era sufficiente.
b. Vi è un altro che rende testimonianza di me: Nel seguente passaggio, Gesù parla di tre testimoni affidabili che testimoniano dell’uguaglianza della Sua natura a quella del Padre.
2. (33-35) La testimonianza di Giovanni Battista.
«Voi avete mandato a interrogare Giovanni, ed egli ha reso testimonianza alla verità. Ora io non prendo testimonianza da alcun uomo, ma dico queste cose affinché siate salvati. Egli era una lampada ardente e lucente; e voi avete voluto gioire per breve tempo alla sua luce».
a. Voi avete mandato a interrogare Giovanni, ed egli ha reso testimonianza alla verità: Gesù rimarcò che i capi religiosi conoscevano Giovanni Battista e che essi stessi l’avevano sentito parlare. Perciò, dovevano considerare e credere a quello che Giovanni aveva detto di Gesù.
b. Egli era una lampada ardente e lucente; e voi avete voluto gioire per breve tempo alla sua luce: I capi religiosi accettarono l’opera di Giovanni Battista per breve tempo. Avrebbero dovuto continuare a credere a ciò che Giovanni disse riguardo a Gesù il Messia.
i. “L’espressione lampada usata dal nostro Signore è presa in prestito dalle abitudini tipiche dei Giudei, che denominavano i propri illustri dottori le lampade d’Israele.” (Clarke)
ii. “Egli disse che Giovanni era una lampada ardente e lucente. Non poteva esserci tributo migliore. (a) Una lampada emana una luce presa in prestito. Non si accende da sé; viene accesa. (b) Giovanni emanava calore, in quanto il suo non era un messaggio freddo dell’intelletto, ma un messaggio ardente di un cuore infuocato. (c) Giovanni aveva luce. La funzione della luce è quella di guidare, e Giovanni guidò gli uomini sulla via del ravvedimento e a Dio. (d) Normalmente una lampada si brucia fino ad esaurirsi; nel dare la luce si consuma. Giovanni doveva diminuire e Gesù doveva aumentare. Il vero testimone brucia fino a consumarsi per Dio.” (Barclay)
iii. Gioire: “Saltare di gioia, come diremmo noi. Gioirono immensamente all’udire che il Messia era arrivato, perché si aspettavano che li avrebbe liberati dalla stretta dei romani; ma all’annuncio di una liberazione spirituale, di importanza infinitamente maggiore, la respinsero e rigettarono anche la luce che la rivelò.” (Clarke)
3. (36) La testimonianza delle opere di Gesù.
«Ma la testimonianza che io ho è maggiore di quella di Giovanni, poiché le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle opere che io faccio testimoniano di me, che il Padre mi ha mandato».
a. La testimonianza che io ho è maggiore di quella di Giovanni… quelle opere che io faccio: Gesù dichiarò di avere un altro testimone della Sua identità e deità – quelle opere che fece. La controversia era cominciata con la straordinaria guarigione di un uomo paralizzato da 38 anni. Era una delle molte opere che testimoniavano della deità di Gesù.
b. Quelle opere che io faccio testimoniano di me: La maggior parte delle opere miracolose di Gesù erano semplicemente atti di compassione e di misericordia nei confronti dei poveri e dei bisognosi. Per questa ragione, queste opere… testimoniano del cuore di Dio. I Giudei cercavano un Messia miracoloso, ma non Uno che avrebbe espresso la propria potenza miracolosa in semplici atti di compassione e misericordia. Cercavano un Messia che usasse la potenza miracolosa per portare liberazione militare e politica ad Israele.
i. Poiché le opere miracolose di Gesù non rispecchiavano ciò che essi credevano che dovesse essere l’opera del Messia, non ricevettero la testimonianza delle Sue opere.
4. (37-38) La testimonianza del Padre.
«E il Padre, che mi ha mandato, ha egli stesso testimoniato di me; voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete in colui che egli ha mandato».
a. E il Padre, che mi ha mandato, ha egli stesso testimoniato di me: Praticamente in ogni opera e parola di Gesù, Dio Padre testimoniò di Lui quale Figlio di Dio. In particolare, il Padre diede testimonianza del Figlio nelle profezie dell’Antico Testamento e al Suo battesimo (Luca 3:22).
b. Non avete la sua parola che dimora in voi: Non accettavano la testimonianza del Padre, perché non avevano la sua parola che dimora in loro. Non potevano sentire la voce di Dio Padre in maniera udibile, né vederlo, ma avevano la Sua parola a disposizione. Erano colpevoli, perché non dimoravano nella parola che Dio aveva dato loro.
5. (39) La testimonianza delle Scritture.
«Voi investigate le Scritture, perché pensate di aver per mezzo di esse vita eterna; ed esse sono quelle che testimoniano di me».
a. Voi investigate le Scritture: In teoria, i capi religiosi del tempo amavano e valorizzavano le Scritture (che in quel periodo erano composte esclusivamente dall’Antico Testamento). Le studiavano, le memorizzavano e riflettevano su di esse in continuazione, pensando correttamente che la vita eterna si trovasse nella rivelazione di Dio.
i. “Le leggevano con una riverenza superstiziosa e rigida per la lettera, ma non penetravano mai nelle grandi verità a cui si rivolgevano.” (Morris)
ii. “Le leggevano non per cercare Dio, ma per trovare argomenti con cui sostenere le proprie posizioni. Non amavano davvero Dio; amavano piuttosto le proprie idee su di Lui.” (Barclay)
iii. Investigate le Scritture: “Il verbo stesso (eraunao) suggerisce un esame scrupoloso e una ricerca del messaggio delle Scritture. La tragedia era che queste persone, nonostante esplorassero meticolosamente le Sacre Scritture, non furono mai in grado di trovare l’indizio che li avrebbe condotti al loro obiettivo.” (Bruce)
b. Sono quelle che testimoniano di me: Se il loro studio delle Scritture fosse stato accurato e sincero, avrebbero capito che esse parlavano del Messia, Dio Figlio. La loro accettazione di Gesù e la loro fede in Lui erano il metro di misura della loro vera comprensione delle Scritture.
6. (40-44) La ragione della loro incredulità.
«Ma voi non volete venire a me per avere la vita. Io non prendo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco, che non avete l’amore di Dio in voi. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel suo proprio nome, voi lo ricevereste. Come potete voi credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio solo?»
a. Ma voi non volete venire a me: I capi religiosi non volevano credere, malgrado avessero a disposizione tutte le testimonianze possibili. Erano interessati più alla gloria umana che all’onore che viene da Dio (non cercate la gloria che viene da Dio solo).
i. Gesù affermò chiaramente che la vita si trova nell’adempimento del comandamento “venite a me”. “Cristo è una persona, una persona viva, che ha in sé tutta la potenza di salvare. Egli non ha delegato la Sua salvezza ai sacramenti, ai libri o ai sacerdoti, ma l’ha tenuta in sé stesso e, se volete averla anche voi, dovete venire a Lui.” (Spurgeon)
ii. Il loro rifiuto di venire a Gesù avvenne malgrado il loro investigare le Scritture (Giovanni 5:39). “Investigano le Scritture, ma non vogliono venire a Gesù. Non è dunque buono esaminare le Scritture? Certo, lo è, e più le investigate, meglio è; questo però non èil fine: non è ciò che salva. Potete essere lettori della Bibbia e comunque perire, ma questo non avverrà mai se venite a Gesù in fede.” (Spurgeon)
iii. “Le parole voi non volete venire a me sottolineano marcatamente il libero arbitrio, dal quale dipende la condanna dell’incredulo.” (Alford)
iv. “Lasciate che ve lo dica, verrà il giorno in cui vi mangerete le mani tormentati dal pensiero di aver disprezzato quella vita. Potrà forse capitare nel momento della morte, ma è certo che avverrà nel mezzo dei terrori del giudizio, quando le porte dell’inferno si spalancheranno davanti a voi, prima di bruciare nel lago che arde con fuoco e zolfo, che è la morte seconda.” (Spurgeon)
v. Io non prendo gloria dagli uomini: “Io non ho bisogno di voi o della vostra testimonianza. Non agisco né per interesse personale né per vanità. La vostra salvezza non mi può aggiungere nulla, né la vostra perdizione può ferirmi: io parlo solo a causa del mio amore per le vostre anime, affinché siate salvati.” (Clarke)
b. Vi conosco, che non avete l’amore di Dio in voi: Le ragioni del loro rifiuto erano fondamentalmente ragioni del cuore, non della mente. Questi capi religiosi potevano nascondersi dietro delle scuse all’apparenza intellettuali, ma la loro vera mancanza erano l’amore e il desiderio della gloria che viene da Dio.
c. Se un altro venisse nel suo proprio nome, voi lo ricevereste: Gesù profetizzò il giorno in cui i discendenti di questi capi religiosi avrebbero accolto un falso Cristo, un Anticristo, che viene nel suo proprio nome. Il rifiuto di Gesù li lasciò vulnerabili ad un terribile inganno.
i. “È probabile le parole si riferiscano principalmente al falso Messia o al Messia-idolo, l’Anticristo, che apparirà negli ultimi giorni (2 Tessalonicesi 2:8-12); la sua manifestazione sarà per l’azione di Satana (il loro padre, Giovanni 8:44), mettendo in mostra sé stesso e proclamando di essere Dio, 2 Tessalonicesi 2:4.” (Alford)
ii. Sebbene tutto ciò giungerà al pieno compimento alla fine dei tempi, ci sono stati alcuni adempimenti nel corso della storia. “Una straordinaria realizzazione di questa profezia avvenne intorno al 132 d.C., quando un certo Simon Bar Kocheba dichiarò di essere il Messia della discendenza di Davide e condusse una rivolta contro Roma… le pretese messianiche di Simon portarono lui, i suoi sostenitori e il popolo della Giudea nella più profonda rovina.” (Bruce)
e. Come potete voi credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio solo? L’errore fatale dei capi religiosi al tempo di Gesù – e da quel momento in poi – fu l’orgoglio. Bramavano il prestigio e la gloria gli uni dagli altri ed erano disposti a sacrificare la gloria che viene da Dio solo per quella dell’uomo.
i. Charles Spurgeon predicò un sermone su Giovanni 5:44 (perché gli uomini non possono credere in Cristo) e in uno dei punti più rimarchevoli di quel sermone esaminò come la fama, la gloria e la celebrità ostacolano la vera fede (Come potete voi credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri?). Ecco alcune citazioni da quel sermone:
·“Il semplice fatto di ricevere gloria, anche quella giustamente ottenuta, può rendere difficile la fede in Cristo.”
·“Quando un uomo sente di meritarsi la gloria, allora si trova in grave pericolo.”
·“Ricevere costantemente questa gloria immeritata li portò a credere di esserne meritevoli.”
·“Cari amici, è molto difficile ricevere la gloria, soprattutto se non inaspettata, e al contempo conservare la propria vista; gli occhi dell’uomo si offuscano gradualmente a causa del fumo dell’incenso bruciato in loro onore.”
·“Ancora una volta, la gloria degli uomini trasforma i propri destinatari in grandi codardi.”
·“Ma, oh, quante persone vivono per le opinioni degli altri; per ricevere l’approvazione, gli applausi – questo è il loro Cielo; non essere disprezzati, derisi, chiamati pazzi, aver affibbiati dei nomignoli. Oh no, andrebbero piuttosto all’inferno che sopportare tutto ciò.”
ii. “Il grande ostacolo alla salvezza degli scribi e dei farisei erano il loro orgoglio, la loro vanità e l’amore per sé stessi. Vivevano in funzione delle lodi che ricevevano gli uni dagli altri. Se avessero riconosciuto Cristo quale loro unico maestro, avrebbero dovuto rinunciare alla buona opinione delle folle, e scelsero piuttosto di perdere le proprie anime che rinunciare alla propria reputazione tra gli uomini!” (Clarke)
iii. “In cerca di riconoscimento gli uni dagli altri come uomini religiosi, si assuefecero alle proprie idee e cancellarono la gloria Divina dalle proprie menti.” (Dods)
iv. “Avevano accusato Gesù di agire in modo indipendente da Dio; adesso Egli accusa loro di mostrare quell’indipendenza. La ragione delle loro azioni non è l’amore per Dio, ma l’approvazione degli uomini.” (Tasker)
7. (45-47) La testimonianza di Mosè.
«Non pensate che io vi accusi presso il Padre; c’è chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza; infatti se voi credeste a Mosè, credereste anche a me, perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete alle mie parole?»
a. Se voi credeste a Mosè, credereste anche a me: Questi capi religiosi respingevano Gesù, perché rigettavano la parola di Dio per mezzo di Mosè. Mosè li accusa, poiché, nonostante avesse scritto di Gesù, non ricevevano la sua testimonianza.
b. Perché egli ha scritto di me: Gesù affermò che le Scritture testimoniano di me (Giovanni 5:39). Le parole e gli scritti di Mosè confermano queste parole, in molti punti parlando profeticamente del Messia.
i. L’Eterno, il tuo DIO, susciterà per te un profeta come me, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli; a lui darete ascolto. (Deuteronomio 18:15)
ii. L’Eterno disse quindi a Mosè: «Fa’ un serpente ardente e mettilo sopra un’asta; e avverrà che chiunque sarà morso e lo guarderà, vivrà». Mosè fece allora un serpente di bronzo e lo mise sopra un’asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, viveva. (Numeri 21:8-9)
iii. Gesù fu rappresentato nella roccia da cui sgorgò l’acqua per i figli d’Israele nel deserto (Numeri 20:8-12 e 1 Corinzi 10:4).
iv. Il ministero di Gesù fu rappresentato in quasi tutti gli aspetti dei sette tipi diversi di offerte che Dio aveva comandato ad Israele di presentare (Levitico 1-7).
v. Gesù e il Suo ministero sono identificabili nel Tabernacolo e nel servizio al suo interno. Il Nuovo Testamento crea questa connessione tramite la parola espiazione trovata in Romani 3:25, che parla del propiziatorio sull’Arca del Patto.
vi. La legge sugli schiavi parla di Gesù (Esodo 21:5-6 e Salmo 40:6-8).
vii. Non c’è da meravigliarsi che Gesù poté dire: “Ecco io vengo, nel rotolo del libro sta scritto di me” (Salmo 40:7). Avrebbe potuto tenere uno studio biblico in cui, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano (Luca 24:27).
viii. “Dunque, gli scritti di Mosè erano profetici, e in loro nulla si era ancora compiuto. Si riferivano a degli eventi che si sono adempiuti con la venuta di Gesù. In ciò si vedono immediatamente l’autorità e i limiti di Mosè.” (Morgan)
ix. “Si tratta di una testimonianza importante da parte del Signore sul tema di tutto ilPentateuco; riguarda Lui. È anche testimonianza del fatto che fu Mosè a scrivere quei libri, che erano allora, e sono ancora, attribuiti al suo nome.” (Alford)
c. Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete alle mie parole? Gesù non chiamò i capi religiosi a una fede nuova o diversa. Li chiamò a credere in ciò che Mosè, le Scritture, le Sue opere e Giovanni Battista avevano testimoniato di Lui: che Egli è il Messia, il Figlio di Dio e Dio Figlio. Avendo rifiutato di credere a queste testimonianze inconfutabili, era quasi impossibile per loro credere alle parole di Gesù.
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