Luca 10 – Il Mandato dei Settanta
A. Istruzioni date ai settanta prima della loro partenza.
1. (1-3) Vengono nominati e inviati settanta discepoli.
Dopo queste cose, il Signore ne designò altri settanta e li mandò a due a due davanti a sé, in ogni città e luogo dove egli stava per recarsi. E diceva loro: «La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse che spinga degli operai nella sua mèsse. Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi».
a. Dopo queste cose, il Signore ne designò altri settanta: Gesù sapeva che il momento della Sua crocifissione era vicino e che molti villaggi non avevano ancora sentito il Suo messaggio. Gesù si affidò al gruppo esteso di discepoli perché fossero i Suoi messaggeri, per preparare i luoghi restanti prima del Suo arrivo (dove egli stava per recarsi).
i. Questo ci ricorda che oltre ai dodici, che Gesù scelse come discepoli e apostoli, c’era un gruppo più grande di Suoi seguaci, da cui Egli designò altri settanta discepoli per compiere la Sua opera. Ci sono varie ragioni per cui ne scelse settanta.
·Forse settanta era semplicemente il numero più saggio di persone da mandare e anche il numero che avrebbe ricoperto un più grande raggio di azione con le persone a disposizione.
·Forse settanta suggeriva un collegamento con i settanta anziani che salirono con Mosè sul Sinai e videro la gloria di Dio (Esodo 24:1, 9). Gesù ne scelse settanta affinché vedessero la gloria di Dio in azione mentre Lo servivano e Lo rappresentavano.
·Forse settanta suggeriva una connessione con i settanta membri del Sinedrio e Gesù voleva mostrare di aver stabilito un nuovo ordine, una nuova leadership.
·Forse settanta suggeriva un collegamento con i settanta traduttori della Bibbia ebraica in greco, la Versione dei Settanta, perché Gesù voleva mostrare che erano loro a “tradurre” la Sua parola nella vita quotidiana.
ii. “Meglio essere uno dei settanta mai nominati, che svolsero il proprio compito con gioia e il cui nome è noto solo a Dio. Non solo meglio, ma anche più sicuro. C’era un Giuda tra i dodici: non abbiamo mai letto di uno tra i settanta.” (Morrison)
iii. Li mandò a due a due: “Cristo li mandò a due a due: 1. Per insegnare loro la necessità di essere in armonia con gli altri ministri di giustizia. 2. Affinché per mezzo della bocca di due testimoni ogni cosa fosse stabilita. E, 3. Perché potessero confortarsi e sostenersi a vicenda nel loro difficile lavoro.” (Clarke)
iv. Dove egli stava per recarsi: “Che misericordia quando il predicatore sa che il suo Maestro lo segue, quando sente il rumore dei piedi del suo Maestro dietro di lui! Che coraggio gli dà! Anche se può fare ben poco, sa di essere la punta sottile del cuneo che prepara la strada a Colui che può fare tutto.” (Spurgeon)
b. La mèsse è grande: Usando l’analogia di un campo di grano maturo, Gesù spiegò il motivo per cui sentiva un’urgenza sempre più grande riguardo alla Sua opera. Egli considerava la moltitudine dell’umanità come un campo di grano pronto per essere raccolto. Pensava alla grandezza del bisogno umano e lo vedeva come un’opportunità.
i. Usando l’immagine suggerita da Gesù, possiamo dire che il campo stesso è vasto, così com’è vasto il raccolto maturo. Questa non fu l’unica volta che Gesù usò queste parole; qualche tempo prima e in un luogo diverso Gesù disse praticamente la stessa cosa (Matteo 9:37-38). Forse questa era quasi una dichiarazione proverbiale di Gesù, qualcosa che osservava e diceva spesso.
ii. Ciò vale ancora oggi. Se crediamo che manca poco tempo al ritorno di Gesù, dobbiamo fare nostri i principi del mandato che Gesù affidò ai settanta.
iii. “Potete immaginare l’angoscia di un contadino quando vede i suoi campi dorati di raccolto, ma non ci sono servi che lo raccolgano? Ciò riempì il cuore di Gesù di dolore, mentre guardava il Suo campo pronto per la raccolta.” (Morrison)
c. Gli operai sono pochi: Non solo significa che c’è bisogno di più lavoratori, ma anche che coloro che sono impegnati nell’opera devono concentrarsi adeguatamente sul proprio lavoro. Quando c’è molto lavoro e pochi lavoratori, è necessario impegnarsi in quello che c’è da fare.
i. È un raccolto che ha bisogno di operai. Il bene di un raccolto può andare sprecato, se non ci sono operai che approfittano dell’abbondanza. Gesù ci avverte che le opportunità di soddisfare i bisogni umani e di portare le persone nel Suo regno possono andare sprecate a causa della carenza di operai.
d. Pregate dunque il Signore della mèsse: Gesù comandò loro di pregare; l’opera avevano davanti era grande e non poteva essere compiuta senza molta preghiera. In particolare, dovevano chiedere al Signore della mèsse di spingere degli operai nella sua mèsse. Questo parla potentemente di:
·Il bisogno di preghiera nell’opera di evangelizzazione (pregate dunque).
·Il creatore della mèsse (il Signore della mèsse).
·La necessità di operai nell’opera di evangelizzazione (operai).
·La chiamata di Dio per l’opera della mèsse (che spinga).
·Il modo di partecipazione alla mèsse, l’opera (operai).
·La necessità di riconoscere a chi appartiene la mèsse (nella sua messe).
i. Dobbiamo pregare che il Signore spinga degli operai: “Il greco è molto più convincente: che li spinga avanti e li spinga fuori; è la stessa parola che si usa quando un demone viene scacciato da un indemoniato. Ci vuole una grande potenza per scacciare un demone, ci vorrà la stessa potenza da parte di Dio per spingere un ministro nella Sua opera.” (Spurgeon)
e. Andate: Gesù comandò loro di andare, perché Dio li avrebbe usati per rispondere alla loro stessa preghiera. Pregare: “Signore, manda operai nella Tua mèsse” è proprio il tipo di preghiera che fa nascere un interesse per la mèsse in colui che prega.
f. Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi: Gesù comandò loro di andare con un’attitudine di cuore precisa, fidandosi di Dio e non cercando di abusare e manipolare gli altri. Andare come agnelli in mezzo ai lupi non sembra una cosa molto attraente; eppure, era esattamente il modo in cui Gesù fu mandato e in cui la potenza di Dio operò attraverso di Lui in modo potente.
i. “Dopotutto, la missione delle pecore in mezzo ai lupi è una missione di speranza, perché vediamo nel mondo naturale che le pecore, sebbene così deboli, sono molto più numerose dei lupi che sono così feroci. Verrà il giorno in cui i persecutori saranno pochi come i lupi e i santi numerosi come le pecore.” (Spurgeon)
2. (4-8) Linee guida specifiche per il loro ministero.
«Non portate borsa, né sacca, né sandali, e non salutate alcuno per via. E in qualunque casa entriate, dite prima: “Pace a questa casa”. E se lì vi è un figlio di pace, la vostra pace si poserà su di lui; se no, essa ritornerà a voi. Rimanete quindi nella stessa casa, mangiando e bevendo ciò che vi daranno, perché l’operaio è degno della sua ricompensa. Non passate di casa in casa. E in qualunque città entriate, se vi ricevono, mangiate di ciò che vi sarà messo davanti».
a. Non portate borsa, né sacca, né sandali: Prima Gesù ha detto loro di pregare, poi di andare; ora dice loro come andare. Gesù dà ai settanta istruzioni specifiche affinché mostrino un atteggiamento particolare nel rappresentare Gesù e il Suo messaggio.
·Non dovevano lasciarsi distrarre dalle preoccupazioni materiali (non portate borsa, né sacca, né sandali).
·Non dovevano lasciarsi distrarre da fastidiose cerimonie di rito (non salutate alcuno per via).
i. “In Oriente i saluti sono così noiosi, così pieni di lusinghe, con la certezza di trasformarsi in pettegolezzi, che gli uomini che si trovano per strada per una questione di vita e di morte devono, a volte, correre il rischio di sembrare asociali.” (Morrison)
b. E in qualunque casa entriate, dite prima: “Pace a questa casa”: Le usanze di quel tempo implicavano che avrebbero probabilmente soggiornato nella casa di persone ospitali (le locande, se disponibili, erano spesso case di prostituzione e inadatte ai messaggeri di Dio). Furono istruiti a portare una benedizione di pace in ogni casa, se la casa l’avesse ricevuta.
i. Se lì vi è un figlio di pace: “Nello stile ebraico, un uomo che ha una qualsiasi qualità, sia essa buona o cattiva, è chiamato figlio di essa… Figlio di pace nel testo non significa solo un uomo pacifico e tranquillo, ma anche uno di buona reputazione per la sua rettitudine e benevolenza. Sarebbe stato un disonore per la loro missione, se i missionari avessero trovato alloggio tra coloro che non avevano una buona reputazione.” (Clarke)
c. Rimanete quindi nella stessa casa, mangiando e bevendo ciò che vi daranno: Dovevano confidare che Dio avrebbe provveduto per loro attraverso la generosità degli altri e dovevano ricevere con gratitudine ciò che veniva loro offerto – senza mendicare di casa in casa.
d. Perché l’operaio è degno della sua ricompensa: Gesù disse ai Suoi discepoli di non considerare il sostegno dato loro come carità, ma come un giusto compenso per il loro lavoro al servizio del regno di Dio.
3. (9) Gesù manda i settanta a guarire e a predicare.
«E guarite i malati che saranno in essa e dite loro: “Il regno di Dio si è avvicinato a voi”».
a. E guarite i malati: La guarigione era importante, perché mostrava che il Regno di Dio era venuto con potenza (come tutti si aspettavano), una potenza però che era evidente in atti di misericordia e gentilezza (cosa che nessuno si aspettava).
b. Dite loro: “Il regno di Dio si è avvicinato a voi”: Ciò significa che la guarigione era una parte della loro predicazione. Come parte della guarigione dei malati, essi descrivevano il regno di Dio in base a quello che Gesù aveva insegnato e mostrato loro.
i. Si è avvicinato a voi: Secondo Pate, l’antica parola greca engiken può significare “arrivato” nel senso di già presente, o può significare “avvicinato” nel senso di in procinto di apparire. È possibile che la notevole manifestazione della potenza di Dio attraverso l’opera dei settanta avesse lo scopo di preparare le persone per la rivelazione finale della potenza e del regno di Dio nell’imminente morte e risurrezione di Gesù.
4. (10-16) Conseguenze per coloro che rigettano il messaggio dei settanta.
«Ma in qualunque città entriate, se non vi ricevono, uscite nelle strade di quella e dite: “Noi scuotiamo contro di voi la polvere stessa della vostra città che si è attaccata a noi; sappiate tuttavia questo, che il regno di Dio si è avvicinato a voi”. Io vi dico che in quel giorno Sodoma sarà trattata con più tolleranza di quella città. Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perché se in Tiro e in Sidone fossero state fatte le potenti opere compiute in voi, già da tempo si sarebbero ravvedute, vestendosi di sacco e sedendo nella cenere. Perciò nel giorno del giudizio Tiro e Sidone saranno trattate con più tolleranza di voi. E tu, Capernaum, che sei stata innalzata fino al cielo, sarai abbassata fin nell’inferno. Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me; e chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
a. Noi scuotiamo contro di voi la polvere stessa della vostra città che si è attaccata a noi: Gesù disse ai Suoi discepoli di pronunciare pubblicamente queste parole nelle strade di qualsiasi città che avesse rigettato i settanta messaggeri e il loro messaggio. Era importante che quelle città conoscessero il prezzo del rifiuto di Gesù e del Suo regno.
b. Sappiate tuttavia questo, che il regno di Dio si è avvicinato a voi: Il loro messaggio e la prova della potenza del regno dovevano essere così chiari da poter dire pubblicamente queste cose a una città che li aveva respinti.
i. Una nota triste riguardo a gran parte del lavoro che viene svolto oggi fra i cristiani è che molti non possono dire in modo credibile a coloro che potrebbero potenzialmente rifiutare loro e il messaggio che portano: “Sappiate tuttavia questo, che il regno di Dio si è avvicinato a voi”.
c. In quel giorno Sodoma sarà trattata con più tolleranza di quella città: Le città di Sodoma, Tiro e Sidone erano notoriamente immorali. Gesù disse che le città che rifiutavano il Suo messaggio si sarebbero trovate in guai peggiori davanti a Dio rispetto a queste tre città, perché, pur avendo visto un’opera di Dio più grande di qualsiasi città peccaminosa, comunque Lo respinsero.
i. Più ascoltiamo la verità di Dio e più Lo vediamo muoversi, più dobbiamo dovremo dare conto. Dal momento che la gente di Corazin, Betsaida e Capernaum aveva ricevuto segni così evidenti, era tenuta a rendere conto maggiormente a motivo di ciò che aveva visto.
ii. Già da tempo si sarebbero ravvedute, vestendosi di sacco e sedendo nella cenere: Le città di Corazin, Betsaida e Capernaum hanno ricevuto molto, ma si sono pentite poco. È un grande mistero come alcuni ricevano così tante possibilità e un aiuto così chiaro e ciononostante si rifiutino di ravvedersi.
iii. Capernaum, specialmente, è stata innalzata fino al cielo, perché fu la casa adottiva di Gesù durante i giorni del Suo ministero galileo e aveva ascoltato molti dei Suoi insegnamenti e visto molti dei Suoi miracoli.
iv. Gesù disse che nel giorno del giudizio alcune città saranno trattate con più tolleranza. Questo ci porta a credere che in quel giorno alcuni riceveranno un giudizio peggiore di altri. Nessuno se la passerà bene all’inferno, ma alcuni se la passeranno peggio di altri.
v. La Bibbia non specifica mai i miracoli compiuti da Gesù a Corazin. Questa è un’indicazione che i Vangeli ci fanno vedere solo una parte della vita di Gesù e che non sono biografie complete. L’apostolo Giovanni lo ammise, dicendo che sarebbe stato impossibile raccontare tutto ciò che Gesù fece (Giovanni 21:25).
d. Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me, e chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato: Mentre mandava i settanta con l’avvertimento che alcuni li avrebbero rifiutati, Gesù li incoraggiava anche con il fatto che essi erano i Suoi rappresentanti e non dovevano vedere il loro rifiuto (o accettazione) in maniera troppo personale. Gli altri che gettavano i messaggeri rigettavano Gesù e rigettavano anche Suo Padre (colui che mi ha mandato).
i. È buono che tutti i servitori di Dio non si aggrappino troppo né agli elogi né al rifiuto. Se essi rappresentano veramente il loro Maestro, il successo o il rifiuto della loro opera è dovuto più a Lui che a loro. La loro più grande preoccupazione non dovrebbe essere il successo o il rifiuto, ma rappresentare correttamente Gesù, il loro Maestro.
B. La gioia al ritorno dei Settanta.
1. (17-20) La gioia dei settanta e l’avvertimento di Gesù.
Or i settanta tornarono con allegrezza, dicendo: «Signore, anche i demoni ci sono sottoposti nel nome tuo». Ed egli disse loro: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di calpestare serpenti e scorpioni, e su tutta la potenza del nemico; e nulla potrà farvi del male. Tuttavia non vi rallegrate del fatto che gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
a. I settanta tornarono con allegrezza: Che bel giorno! I discepoli e i seguaci di Gesù avevano sopportato la loro parte di confusione e difficoltà, ma avevano anche goduto delle meravigliose benedizioni di un servizio efficace.
i. Fecero ritorno tutti i settanta. “Nemmeno un agnello era stato mangiato dai lupi.” (Spurgeon)
b. Anche i demoni ci sono sottoposti nel nome tuo: Uno sguardo attento alle istruzioni date ai settanta (Luca 10:9) mostra che Gesù inizialmente non li aveva incaricati di scacciare i demoni (a differenza dei dodici discepoli in Luca 9:1-2). Potremmo considerare ciò come una benedizione inaspettata del loro ministero.
i. I settanta discepoli avevano imparato che, quando facciamo con coraggio ciò che Gesù ci dice di fare, possiamo prevedere che Egli ci benedirà in modi che vanno oltre le nostre aspettative.
ii. Nel nome tuo mostra che non si presero il merito. Sapevano che il potere e l’autorità erano di Gesù. “Assicuratevi di fare affidamento non sui numeri o sull’organizzazione, ma sul nome di Gesù, usato non come un incantesimo, ma come espressione della Sua potenza viva e gloriosa.” (Meyer)
c. Io vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore: Il successo dei settanta – in particolare la loro autorità sugli spiriti maligni – fece sì che Gesù parlasse della caduta di Satana, una caduta rapida e violenta dal cielo come una folgore.
i. In realtà, la Bibbia menziona quattro cadute di Satana:
·Dalla gloria al profano (Ezechiele 28:14-16).
·Dal libero accesso al cielo (Giobbe 1:12, 1 Re 22:21, Zaccaria 3:1) al confinamento sulla terra (Apocalisse 12:9).
·Dalla terra alla schiavitù nell’abisso per 1.000 anni (Apocalisse 20:1-3).
·Dall’abisso allo stagno di fuoco (Apocalisse 20:10).
ii. Qui Gesù fa riferimento alla prima caduta di Satana, dalla gloria al profano. Cadere dal cielo come una folgore non significa che Satana cadde effettivamente dal cielo, ma che la sua caduta fu tragica e improvvisa come una folgore. Secondo Giobbe 1:12, 1 Re 22:21 e Zaccaria 3:1, Satana ha ancora accesso al cielo. Eppure, il successo dei discepoli contro gli spiriti demoniaci era la conferma che Satana era stato spodestato dal suo posto di autorità e potere e, sebbene fosse ancora potente, la sua posizione era inferiore.
iii. La caduta di Satana rappresentava il giudizio immediato di Dio su quello spirito ribelle (anche se non il giudizio completo, che ancora attende). Ogni volta che il regno di Gesù viene presentato in verità e potenza, è come se Satana e tutti coloro che condividono il suo spirito di ribellione venissero giudicati di nuovo. “Così, dove il vangelo viene predicato con potenza divina, Satana scende dal suo trono, nei cuori e nelle menti umane, tanto rapidamente quanto il lampo che cade dal cielo; e quando vediamo il suo regno scosso, allora, come Gesù, ci rallegriamo in spirito.” (Spurgeon)
iv. Ricordando la caduta di Satana, Gesù li mise anche in guardia dall’orgoglio. Dopo tutto, se Satana poteva cadere dal cielo come una folgore dalla sua posizione elevata spirituale e privilegiata, anche a loro poteva succedere. “Nell’opera più santa c’è sempre in agguato il pericolo della glorificazione del proprio io.” (Morgan)
d. Ecco, io vi ho dato il potere: Poiché Satana era caduto e poiché i discepoli erano messaggeri di Gesù e del Suo regno, essi erano partecipi del potere superiore di Dio su Satana.
i. “Se hai il coraggio di vivere nel Cristo risorto, allora condividi il Suo dominio e tutti i frutti della Sua vittoria su Satana.” (Meyer)
e. Tuttavia non vi rallegrate del fatto che gli spiriti vi sono sottoposti: Gesù li avvertì di rallegrarsi maggiormente per quello che Dio aveva fatto per loro (perché i vostri nomi sono scritti nei cieli) che per quello che essi avevano fatto per Dio (che gli spiriti vi sono sottoposti).
i. Non sbagliavano nel rallegrarsi del successo del loro servizio, ma dovevano avere una gioia maggiore in un miracolo più grande: la promessa della loro salvezza. “Egli non intendeva in questo caso censurare la loro gioia per il loro successo, ma solo renderla subordinata a un’altra gioia e impedire che crescesse fino all’eccesso.” (Spurgeon)
ii. Alcuni sembrano inebriarsi emotivamente del proprio successo dopo aver svolto bene il proprio servizio o dopo aver sperimentato una dimostrazione di potenza spirituale. Dopo che Dio li usa in qualche modo, rimangono colpiti con arroganza da tutto ciò che hanno fatto per Dio. Dio vuole che vediamo sempre ciò che ha fatto Lui per noi come qualcosa di molto più grande di quello che noi potremmo mai fare per Lui. È bene per noi che la nostra gioia sia moderata quando si tratta dei nostri talenti, dei nostri doni e del nostro successo.
iii. I vostri nomi sono scritti nei cieli: “Che siete registrati come borghesi della nuova Gerusalemme. Paolo, per il privilegio di essere cittadino romano, sfuggiva alle frustate; noi, grazie a questo, sfuggiamo alla dannazione.” (Trapp)
iv. Tutto il popolo di Dio partecipa a questa gioia. Sulla base dell’impatto che hanno sulla terra, alcuni servizi hanno più successo di altri, ma questa gioia unisce tutti i credenti.
2. (21-22) La gioia di Gesù nel vedere l’opera di Dio nel Suo popolo.
In quella stessa ora Gesù giubilò nello spirito e disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli fanciulli. Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto. Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
a. In quella stessa ora Gesù giubilò nello spirito: Gesù era davvero emozionato. Nel greco si legge letteralmente che era elettrizzato, pieno di gioia. In questo caso specifico, Gesù si rallegra in relazione all’opera dei Suoi servi. Dio prende piacere nell’usare le cose deboli e stolte di questo mondo per svergognare le savie (1 Corinzi 1:27-29).
i. Questa è l’unica occasione nei vangeli in cui si dice espressamente che Gesù giubilò. È un’affermazione a sé stante, ma non dobbiamo pensare che Gesù non abbia mai gioito in altre occasioni. “Non leggiamo che abbia riso, ma per tre volte viene riportato che pianse; qui per una volta, in un’occasione singolare, troviamo la certezza ispirata che Egli, di fatto, si rallegrava.” (Spurgeon)
ii. Geldenhuys dice che l’antica parola greca per giubilò si “riferisce a un giubilo e un’esultanza eccezionali”. Gesù giubilò intensamente, ma si rallegrò anche profondamente (nello spirito).
iii. “L’Uomo dei dolori era spesso molto gioioso, ma mai come per il successo dei Suoi amici… Gesù esulta quando i Suoi figli, di cui non conosciamo i nomi, prosperano.” (Morrison)
iv. Una ragione per cui Gesù era così felice è che ogni vittoria è importante. “Non c’è vittoria conseguita da un solo discepolo, o da una manciata di discepoli, che non abbia un effetto sull’intero campo di battaglia.” (Meyer)
b. Io ti rendo lode, o Padre: La gioia di Gesù lo portò alla preghiera. Lodò Dio Padre per la Sua saggezza, per il Suo piano e per la Sua relazione unica con Lui.
·Gesù ringraziò il Padre, non esaltò la propria opera.
·Gesù ringraziò il Padre per il Suo piano saggio, a volte inaspettato.
·Gesù ringraziò il Padre per i compagni d’opera che erano con Lui.
·Gesù ringraziò il Padre per la semplicità dei Suoi servitori.
i. Gesù parlò della Sua unione con il Padre (Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio).
ii. Gesù parlò della Sua relazione speciale con il Padre (nessuno conosce chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio).
iii. Gesù parlò di come Dio ci permette di avere parte in quella stessa relazione speciale (e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare).
c. Perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli fanciulli: Gesù si rallegrava che persone inaspettate fossero istruite e usate da Dio. I piccoli fanciulli erano i settanta, semplici credenti che ricevevano la vera saggezza dalla rivelazione di Dio.
·Doveva mandare i semplici, perché i saggi di questo mondo non sarebbero mai andati come agnelli tra i lupi.
·Doveva mandare i semplici, perché non avrebbero cambiato il messaggio.
·Doveva mandare i semplici, perché voleva raggiungere i semplici.
·Doveva mandare i semplici, perché avrebbero compiuto l’opera nel Suo nome.
·Doveva mandare i semplici, perché si sarebbero rallegrati dell’opera.
·Doveva mandare i semplici, perché avrebbero dato la lode a Gesù.
3. (23-24) Gesù parla ai discepoli della benedizione straordinaria che è su di loro.
Poi, rivolto verso i discepoli, disse loro in disparte: «Beati gli occhi che vedono le cose che voi vedete, perché vi dico che molti profeti e re hanno desiderato di vedere le cose che voi vedete e non le hanno viste, e di udire le cose che voi udite e non le hanno udite».
a. Beati gli occhi che vedono le cose che voi vedete: I discepoli vivevano in un tempo unico ed era importante che si rendessero conto che fare parte dell’opera del Messia era per loro una benedizione speciale.
i. “Gesù era la vetta verso cui la storia si era arrampicata, la meta verso cui aveva marciato, il sogno che da sempre aveva ossessionato gli uomini di Dio.” (Barclay)
ii. “I rabbini hanno un detto simile a questo, in Sohar. Genes, che dice: ‘Beata è la generazione che la terra ospiterà all’arrivo del Re Messia’.” (Clarke)
b. Molti profeti e re hanno desiderato di vedere le cose che voi vedete e non le hanno viste: I grandi uomini dell’Antico Testamento avrebbero desiderato vedere il ministero di Gesù ed essere al Suo servizio. Possiamo pensare a come il re Davide avrebbe voluto vedere ciò che Gesù ha fatto e come Isaia avrebbe desiderato ascoltare ciò che Gesù ha detto.
i. Viviamo in un’epoca con privilegi speciali ed è importante accorgersi delle benedizioni di cui godiamo nel nostro tempo.
ii. L’opera dei settanta, così come è descritta in Luca 10, mostra i modi in cui possiamo andare avanti servendo Gesù e diffondendo il Suo messaggio.
·La messe è grande: compiamo l’opera sapendo che c’è tanto lavoro da fare.
·Gli operai sono pochi: compiamo l’opera sapendo che abbiamo un compito fondamentale.
·Pregate il Signore della messe: compiamo l’opera con molta preghiera.
·Andate: Dobbiamo realmente andare e metterci all’opera.
·Come agnelli in mezzo ai lupi: compiamo l’opera rendendoci vulnerabili, permettendo a Dio di essere la nostra forza.
·Non portate: compiamo l’opera senza fare affidamento su nulla se non sul vangelo e sulla potenza di Dio.
·Non salutate nessuno: compiamo l’opera senza permettere agli obblighi sociali di ostacolare il nostro lavoro.
·In qualunque casa entriate: compiamo l’opera confidando nell’aiuto di Dio e nella Sua provvidenza.
·Mangiando e bevendo di quello che hanno: compiamo l’opera senza fossilizzarci su punti di minore importanza.
·Guarite i malati: compiamo l’opera cercando di servire l’individuo nel suo insieme mediante la potenza di Dio.
·Dite loro: “Il regno di Dio si è avvicinato a voi”: compiamo l’opera predicando che il Re e il Suo regno sono qui.
·Ma in qualunque città entriate, se non vi ricevono, uscite sulle piazze: Mentre adempiamo il nostro lavoro, non sprechiamo il nostro tempo con coloro che rifiutano il vangelo.
·Chi ascolta voi ascolta me; chi respinge voi respinge me: compiamo l’opera ricordandoci chi rappresentiamo.
·I settanta tornarono pieni di gioia: compiamo l’opera sapendo che Dio farà più di quanto ci aspettiamo.
·Gesù giubilò nello spirito: Compiamo l’opera sapendo che Gesù è ricolmo di gioia quando Lo serviamo.
C. La parabola del Buon Samaritano.
1. (25-29) La domanda di un dottore della legge.
Allora ecco, un certo dottore della legge si levò per metterlo alla prova e disse: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Ed egli disse: «Che cosa sta scritto nella legge? Come leggi?». E quegli, rispondendo, disse: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso». Ed egli gli disse: «Hai risposto esattamente; fa’ questo e vivrai». Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».
a. Un certo dottore della legge si levò per metterlo alla prova: Il dottore della legge (un esperto della legge ebraica mosaica e rabbinica) mise alla prova Gesù. L’espressione “metterlo alla prova” nel greco non è necessariamente cattiva o malvagia, ma poteva trattarsi della domanda sincera di una persona sincera.
b. Che devo fare per ereditare la vita eterna? La comprensione biblica della vita eterna non si riferisce necessariamente alla durata della vita, perché ogni persona è immortale, sia in paradiso che all’inferno. Non si riferisce a una vita che inizia solo quando moriamo. La vita eterna è una particolare qualità di vita, una vita che viene da Dio e che possiamo avere già adesso.
c. Che cosa sta scritto nella legge? Gesù riportò il dottore della legge ai comandamenti di Dio. Se la domanda era: “Che devo fare per ereditare la vita eterna?”, allora la risposta era altrettanto semplice: osserva la legge di Dio alla perfezione.
i. “La prima parte sembrava leggermente sarcastica: ‘Cosa dice la legge?’ In altre parole, ‘Tu sei un dottore della legge che interpreta la legge; dimmelo tu’.” (Pate)
d. «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso»: Il dottore della legge era abbastanza saggio da sapere che questa era l’essenza della legge. Conoscendo i requisiti della legge, tutto quello che avrebbe dovuto fare era viverla: fa’ questo e vivrai.
i. È abbastanza chiaro cosa significa amare Dio con tutto ciò che siamo, anche se è impossibile farlo completamente. C’è però molta confusione su ciò che significa amare il prossimo tuo come te stesso. Non significa che dobbiamo amare noi stessi prima di poter amare chiunque altro; significa che, nello stesso modo in cui ci prendiamo cura di noi stessi e ci preoccupiamo dei nostri interessi, dovremmo prenderci cura e preoccuparci degli interessi degli altri.
e. Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?»: Il dottore della legge si misurò sulla base di entrambi i comandamenti. Pensava di aver obbedito abbastanza bene al primo, ma la sua osservanza del secondo dipendeva dalla definizione di “prossimo”.
i. Il suo primo e forse più grande errore fu nel presumere di aver adempiuto il primo comandamento. Quando consideriamo veramente il significato delle parole, chi di noi ha amato Dio con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima, con tutta la sua forza e con tutta la sua mente? È facile per noi essere distratti in una qualsiasi di queste aree anche quando adoriamo Dio; ancor più nella nostra vita quotidiana.
ii. Il suo secondo errore fu pensare che poteva adempiere il comandamento di amare Dio con tutto quello che aveva e magari non adempiere quello di amare il suo prossimo. Se uno dice: «Io amo Dio», e odia il proprio fratello, è bugiardo; chi non ama infatti il proprio fratello che vede, come può amare Dio che non vede? E questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: chi ama Dio, ami anche il proprio fratello (1 Giovanni 4:20-21).
iii. Il suo terzo errore fu il modo ristretto in cui volle definire il prossimo. Se solamente i nostri amici e coloro che sono facili da amare sono il nostro prossimo, allora forse il dottore aveva osservato il comandamento in modo imperfetto. Tutto dipende dall’ampiezza della definizione. Gli ebrei al tempo di Gesù credevano che bisognasse amare il prossimo, ma insegnavano altrettanto che era un dovere davanti a Dio odiare il proprio nemico. Tutto dipende da chi è il tuo prossimo e chi è il tuo nemico.
2. (30-35) Gesù stabilisce chi è il prossimo con un’illustrazione.
Gesù allora rispose e disse: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei ladroni i quali, dopo averlo spogliato e coperto di ferite, se ne andarono lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada e, veduto quell’uomo, passò oltre, dall’altra parte. Similmente anche un levita si trovò a passare da quel luogo, lo vide e passò oltre, dall’altra parte. Ma un Samaritano, che era in viaggio, passò accanto a lui, lo vide e ne ebbe compassione. E, accostatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. E il giorno dopo, prima di partire, prese due denari e li diede al locandiere, dicendogli: “Prenditi cura di lui e tutto quello che spenderai in più, te lo renderò al mio ritorno”».
a. Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei ladroni: La strada da Gerusalemme a Gerico era famosa purtroppo per i crimini e le rapine. Per gli ascoltatori di Gesù non era una sorpresa che Egli ambientasse la storia su quella via in particolare.
i. “Quella strada era famosa per i suoi pericoli in agguato, soprattutto i ladri (vedi Flavio Giuseppe, Guerre giudaiche 2.451-75).” (Pate)
ii. “Si trattava ovviamente di un personaggio avventato e sconsiderato. La gente raramente prendeva la strada da Gerusalemme a Gerico da sola se trasportava merci o oggetti di valore. Solitamente viaggiavano in convogli o carovane, cercando la sicurezza nel numero. Quell’uomo non aveva altri che sé stesso da incolpare per la situazione in cui era incappato.” (Barclay)
b. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada: Il sacerdote e il levita (due categorie di funzionari religiosi) videro il loro fratello ebreo giacere a terre in condizioni terribili, ma nessuno dei due fece nulla. Passarono entrambi dall’altra parte.
i. “Il sacerdote e il levita compaiono nella storia, in parte perché erano i viaggiatori più assidui su quella strada e in parte per mostrare che quelle persone, per la natura del loro ufficio, erano maggiormente obbligate a compiere opere di misericordia; e da queste una persona in difficoltà aveva il diritto di aspettarsi immediato soccorso e conforto; il loro comportamento inumano è una chiara violazione della legge.” (Clarke)
ii. Pensiamo a tutte le scuse che avrebbero potuto usare:
·“La strada è troppo pericolosa perché io mi fermi e aiuti quell’uomo”.
·“Potrebbe essere un’esca per un’imboscata”.
·“Devo andare al tempio a svolgere il mio servizio per il Signore”.
·“Devo tornare a casa a vedere la mia famiglia”.
·“Qualcuno dovrebbe davvero aiutare quell’uomo”.
·“Se devo servire al tempio non posso sporcarmi di sangue i vestiti”.
·“Non conosco le regole per il primo soccorso”.
·“È un caso senza speranza”.
·“Sono da solo e c’è troppo lavoro”.
·“Posso pregare per lui”.
·“Se l’è cercata, non avrebbe mai dovuto trovarsi da solo su una strada così pericolosa”.
·“Non ha mai chiesto aiuto”.
iii. Ma non sono altro che semplici scuse. “Non ho mai conosciuto un uomo che si sia rifiutato di aiutare i poveri e che non abbia dato almeno una scusa ammirevole.” (Spurgeon)
c. Ma un Samaritano, che era in viaggio, passò accanto a lui, lo vide e ne ebbe compassione: Quando gli ascoltatori di Gesù sentirono parlare del sacerdote e del levita, probabilmente si aspettavano che Gesù facesse poi entrare in scena un uomo ebreo che avrebbe aiutato l’uomo. Se ciò fosse accaduto, la storia sarebbe stata diversa. Gesù mostrò la corruzione dei capi religiosi del tempo, ma scioccò i Suoi ascoltatori dicendo che l’uomo che venne in aiuto era un Samaritano.
d. Un Samaritano: In generale, tra Ebrei e Samaritani scorreva un disprezzo sia etnico che religioso. La cultura forniva al samaritano molte ragioni per cui odiare l’uomo ebreo e passare oltre.
i. Alcuni rabbini insegnavano che a un ebreo era proibito aiutare una donna gentile in difficoltà durante il parto; questo perché, nel caso il parto fosse riuscito, avrebbero contribuito a mettere al mondo un altro gentile. Era diffuso anche il pensiero che i Samaritani fossero peggio degli altri gentili.
e. Ne ebbe compassione. E, accostatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo portò a una locanda e si prese cura di lui: Invece di passare oltre, il samaritano amò quell’uomo ferito con spirito di sacrificio. Non aspettò che gli venisse chiesto; vedere il bisogno proprio davanti a lui fu sufficiente per farlo agire. Inoltre, diede liberamente del suo tempo e delle sue risorse.
i. Il vino, contenente alcol, aveva un effetto antisettico sulle ferite dell’uomo. L’olio aiutava a lenire le ferite, alleviando il dolore. Metterlo sulla propria cavalcatura significava che il Samaritano proseguì a piedi.
ii. Prese due denari e li diede al locandiere: Sembra che due denari avrebbero provveduto alle necessità dell’uomo nella locanda per almeno due o tre settimane.
iii. Il samaritano assomigliava a Gesù in alcuni tratti.
·Il samaritano era un forestiero, disprezzato da molti.
·Il samaritano venne dopo che altri non erano riusciti a soddisfare il bisogno.
·Il samaritano arrivò prima che fosse troppo tardi.
·Il samaritano venne con tutto il necessario.
·Il samaritano andò direttamente dall’uomo afflitto.
·Il samaritano si prese cura dell’uomo in modo amorevole.
·Il samaritano si prese cura anche dei i bisogni futuri.
3. (36-37) Gesù applica la parabola.
«Quale dunque di questi tre ti pare sia stato il prossimo di colui che cadde nelle mani dei ladroni?». E quello disse: «Colui che usò misericordia verso di lui». Gesù allora gli disse: «Va’ e fa’ lo stesso anche tu».
a. Quale dunque di questi tre ti pare sia stato il prossimo: Secondo la mentalità dell’epoca, il sacerdote e il levita erano il prossimo dell’uomo che era stato picchiato e derubato, ma non si comportarono affatto come tali.
i. “Siamo colpiti dal fatto che Egli stravolse completamente la domanda; anzi, con la Sua risposta disse in effetti che la domanda importante da porsi non era chi fosse il suo prossimo, bensì di chi lui fosse il prossimo.” (Morgan)
b. Colui che usò misericordia verso di lui: Il dottore della legge sapeva chi era il vero prossimo, eppure non riusciva a pronunciare “samaritano”. Ci saremmo aspettati che fosse un nemico, ma era invece il prossimo che usò misericordia verso di lui.
i. Ovviamente il dottore della legge sapeva di non potersi più giustificare. In lui non c’era questo tipo di amore, un amore che andava al di là di quello che lui era disposto a considerare come “prossimo”.
c. Va’ e fa’ lo stesso anche tu: Gesù lasciò che la parabola rispondesse alla domanda del dottore della legge e lo conducesse all’applicazione. Sono chiamato ad amare il mio prossimo e il mio prossimo è colui che altri potrebbero considerare mio nemico. Il mio prossimo è colui che ha un bisogno proprio di fronte a me.
i. Spurgeon scrisse che “quando vediamo persone innocenti che soffrono a causa del peccato di altri, la nostra misericordia dovrebbe essere scossa”. Inoltre, fece esempi di situazioni che dovrebbero suscitare pietà nel credente:
·Bambini che sono malati e affamati a causa di un padre alcolizzato.
·Mogli che lavorano troppo e sono oppresse a causa di mariti pigri e crudeli.
·Operai oppressi nei salari e nelle condizioni di lavoro, solo per sopravvivere.
·Coloro che sono afflitti da incidenti e malattie.
ii. Questo non significa correre dietro ad ogni bisogno che possa presentarsi. Dopotutto, il samaritano non fondò un ospedale per viaggiatori sfortunati. Significa, invece, prendersi cura di quei bisogni palesi che si presentano davanti a noi, sia sociali che spirituali. “Il mondo sarebbe un posto diverso se ogni cristiano si occupasse dei dolori che gli stanno davanti.” (Maclaren)
iii. Molte persone – se non la maggior parte – non hanno questo tipo di amore per Dio o per gli altri. Come faranno allora a ricevere la vita eterna?
·In primo luogo, rifiutando di ereditare la vita attraverso le opere. Piuttosto, credi in Gesù; confida in Dio che Gesù ha pagato la pena che meriti per ogni volta che sei venuto meno all’amore per Dio o all’amore per gli altri.
·Poi, dopo aver ricevuto la vita eterna – la vita di Dio in te – Dio ti darà le risorse necessarie per amare Lui e gli altri in modo migliore. Non ce la puoi fare senza avere la Sua vita dentro di te.
iv. “Non dimentichiamo mai che ciò che la legge esige da noi, il vangelo lo produce realmente in noi.” (Spurgeon)
D. Maria e Marta.
1. (38-40) Appello di Marta a Gesù.
Ora, mentre essi erano in cammino, avvenne che egli entrò in un villaggio; e una certa donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua. Or ella aveva una sorella che si chiamava Maria, la quale si pose a sedere ai piedi di Gesù, e ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle molte faccende, si avvicinò e disse: «Signore, non t’importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
a. Una certa donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua: Marta e Maria, insieme al loro fratello Lazzaro, erano due care amiche di Gesù che vivevano a Betania. È facile immaginare che Marta volesse che tutto fosse perfetto in occasione della visita di Gesù.
i. In un villaggio: “Se si tratta di Betania, dove vivevano Marta e Maria, [si trovava] a meno di tre chilometri di distanza da Gerusalemme.” (Clarke)
b. Maria, la quale si pose a sedere ai piedi di Gesù: Marta non ricevette l’aiuto che voleva da sua sorella Maria. Non è che Maria fosse pigra (aveva aiutato insieme a Marta), ma in più si pose a sedere ai piedi di Gesù.
i. “Questa era la postura che assumevano gli studiosi ebrei mentre ascoltavano le istruzioni dei rabbini. È in questo senso che San Paolo dice di essere stato allevato ai PIEDI di Gamaliele, Atti 22:3.” (Clarke)
c. Marta, tutta presa dalle molte faccende: Marta non fece nulla di male nel servire con impegno Gesù; anzi, era una cosa buona. Il suo problema era che era tutta presa dalle molte faccende, che la distraevano da Gesù.
i. Ci sono molte persone che diventano scontrose e irritabili nel loro servizio per il Signore, come Marta. È facile guardare tutto quello che facciamo e criticare quelli che non sembrano fare altrettanto. Ma il vero problema di Marta non era Maria; era Marta. Si era distratta e aveva distolto lo sguardo da Gesù.
ii. La frustrazione di Marta è tipica di coloro che servono diligentemente con buone intenzioni, ma dimenticano di porsi a sedere ai piedi di Gesù. “Lo spirito di Marta dice: ‘Il lavoro è fatto, c’è altro da fare?’ L’atteggiamento di Maria chiede: ‘Gesù è compiaciuto oppure no?’ Tutto deve essere fatto nel Suo nome e per mezzo del Suo Spirito, altrimenti non si conclude nulla.” (Spurgeon)
2. (41-42) Gesù risponde a Marta.
Ma Gesù, rispondendo, le disse: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti inquieti per molte cose; ma una sola cosa è necessaria, e Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
a. Marta, Marta: Possiamo quasi sentire l’amore nella voce di Gesù mentre pronuncia queste parole. Marta si comportò bene, voleva servire Gesù, ma non aveva aggiunto la sola cosa [che] è necessaria. La Bibbia parla di una sola cosa.
i. Una cosa ho chiesto all’Eterno e quella cerco: di dimorare nella casa dell’Eterno tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza dell’Eterno e ammirare il suo tempio. (Salmo 27:4)
ii. Udito ciò, Gesù gli disse: «Ti manca ancora una cosa: […] vieni e seguimi». (Luca 18:22)
iii. Fratelli, non ritengo di avere già ottenuto il premio, ma faccio una cosa: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso le cose che stanno davanti, proseguo il corso verso la mèta, verso il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù. (Filippesi 3:13-14)
iv. “L’unica cosa necessaria è evidentemente quella che Maria scelse – quella parte migliore che non le sarebbe stata tolta. È molto chiaro che ciò si riferisce al sedersi ai piedi di Gesù e ascoltare la Sua parola.” (Spurgeon)
·Sedersi ai piedi di Gesù implica la disponibilità ad accettare e obbedire a ciò che Gesù insegna.
·Sedersi ai piedi di Gesù implica la sottomissione a Gesù; la ribellione è non esiste più.
·Sedersi ai piedi di Gesù implica avere fede in chi è Gesù.
·Sedersi ai piedi di Gesù implica essere Suoi discepoli.
·Sedersi ai piedi di Gesù implica amore.
v. “Se vogliamo servire bene con forza, evitando la distrazione e l’agitazione, dobbiamo sapere cosa significa trovare il tempo tra tutti i doveri della vita per sederci ai Suoi piedi come discepoli.” (Morgan)
vi. “Il risveglio inizia stando ai piedi del Maestro; devi andarci con Maria e dopo potrai servire insieme a Marta.” (Spurgeon)
b. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta: La parte migliore di Maria era la sua semplice devozione a Gesù, l’amore verso di Lui dimostrato mediante l’ascolto della Sua parola. Questo era l’obiettivo scelto da Maria.
i. “Non pensate che sedere ai piedi di Gesù sia una cosa molto piccola e insignificante. Significa pace, perché coloro che si sottomettono a Gesù trovano pace attraverso il Suo prezioso sangue. Significa santità, perché coloro che imparano da Gesù non imparano il peccato, ma sono istruiti in cose onorevoli e di buona reputazione. Significa forza, perché coloro che siedono con Gesù e si nutrono di Lui, sono cinti della Sua forza; la gioia del Signore è la loro forza. Significa saggezza, perché coloro che imparano dal Figlio di Dio capiscono più degli antichi saggi, perché osservano i Suoi statuti. Significa zelo, perché l’amore di Cristo accende i cuori che vivono di esso, e coloro che passano molto tempo con Gesù diventano come Gesù, fino a quando lo zelo della casa del Signore li consuma.” (Spurgeon)
·La gente dice che abbiamo bisogno del risveglio; abbiamo bisogno di sederci ai piedi di Gesù e ascoltare la Sua parola.
·La gente dice che abbiamo bisogno di unità; abbiamo bisogno di sederci ai piedi di Gesù e ascoltare la Sua parola.
·La gente dice che dobbiamo vincere le discussioni; abbiamo bisogno di sederci ai piedi di Gesù e ascoltare la Sua parola.
·La gente dice che dobbiamo raggiungere il mondo; abbiamo bisogno di sederci ai piedi di Gesù e ascoltare la Sua parola.
ii. Si potrebbe dire che questo episodio della vita di Gesù ci mostra tre tipi di persone che dicono di seguire Gesù Cristo.
·Ci sono persone come Maria: quelle che sanno come servire e anche porsi a sedere ai piedi di Gesù.
·Ci sono persone come Marta: quelle che diligentemente, e con la migliore intenzione, servono Dio, ma senza aggiungere quella sola cosa – lo sguardo fisso su Gesù – e il risultato è una grande frustrazione.
·Ci sono persone che non fanno nessuna delle due cose. Non sono nemmeno in casa con Gesù, perché sono troppo presi dai loro passatempi.
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