Luca 9 – Predicazione e Manifestazione del Regno di Dio
A. Gli apostoli vengono mandati a predicare e a guarire.
1. (1-2) Gesù chiama i Suoi discepoli e li manda.
Poi, chiamati insieme i suoi dodici discepoli, diede loro potere ed autorità sopra tutti i demoni e di guarire le malattie. E li mandò a predicare il regno di Dio e a guarire i malati.
a. Chiamati insieme i suoi dodici discepoli: I discepoli vengono scelti in Luca 6:12-16. L’hanno seguito insieme come gruppo per un po’ di tempo e ora Gesù delega loro una parte del Suo lavoro.
b. Diede loro potere ed autorità sopra tutti i demoni e di guarire le malattie: Gesù non si limitò a chiamare i dodici, ma diede loro anche il potere di fare ciò per cui li aveva chiamati. Lo stesso principio vale ancora oggi: Dio equipaggia coloro che Egli chiama. L’equipaggiamento magari non è completamente visibile prima che inizi il ministero, ma sarà evidente lungo il cammino.
i. Gesù non delegò la Sua opera senza delegare anche il potere e l’autorità per adempierla.
ii. “Il lettore sarà lieto di osservare: 1. Che Luca menziona sia i demoni che le malattie; quindi, o si è sbagliato o demoni e malattie non sono la stessa cosa. 2. Il trattamento per entrambe le cose non era lo stesso: i demoni dovevano essere cacciati, le malattie dovevano essere guarite.” (Clarke)
c. Li mandò a predicare il regno di Dio: Predicare significa semplicemente proclamare, annunciare agli altri una notizia. I discepoli furono mandati con il compito di proclamare che il regno di Dio era presente e di mostrare la natura di quel regno.
i. La loro opera di predicazione poteva avvenire in ambienti all’aperto, come gli angoli delle strade o i mercati. Poteva avvenire nelle sinagoghe, quando trovavano l’opportunità di parlare. Poteva avvenire in piccoli gruppi o in conversazioni a tu per tu.
ii. Qualunque fosse il contesto, il messaggio rimaneva essenzialmente invariato:
·Il Re è arrivato; Gesù il Messia è presente.
·Il Suo regno è diverso da quello che ci aspettavamo.
·Egli accoglie nello stesso regno coloro che si ravvedono e credono.
iii. Non è eccessivo dire che Gesù usò i mezzi di comunicazione disponibili al Suo tempo. Pur non avendo a disposizione, come noi oggi, giornali, stazioni radio, internet o altri canali mediatici, Gesù usò i mezzi che aveva a disposizione nel migliore dei modi.
d. Li mandò a predicare il regno di Dio e a guarire i malati: Gesù non mandò i discepoli solo a presentare un messaggio, ma li equipaggiò con un potere soprannaturale per fare del bene: benedire le persone in ogni area della loro vita e a guarire i malati.
i. Il potere e l’autorità sopra tutti i demoni e di guarire le malattie avevano una connessione vitale con la predicazione del vangelo. Sono elementi che vanno sempre insieme.
ii. “Con un gioco di parole, Luca dice che Gesù ‘mandò’ (apostello) gli ‘apostoli’ a predicare il regno di Dio e a guarire.” (Pate)
2. (3-6) Il Regno che predicano è caratterizzato dalla semplicità, dall’urgenza e dalla sincerità.
E disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio: né bastoni, né sacca, né pane, né denari, e non abbiate due tuniche ciascuno. In qualunque casa entrerete, là rimanete e da quella ripartite. Se poi alcuni non vi ricevono, uscendo da quella città, scuotete anche la polvere dai vostri piedi, in testimonianza contro di loro». Allora essi partirono e andavano per i villaggi, evangelizzando e operando guarigioni dovunque.
a. Non prendete nulla per il viaggio: I discepoli non avevano bisogno di chissà quale equipaggiamento per predicare un semplice messaggio. Troppe cose avrebbero ostacolato l’urgenza del messaggio.
i. I rabbini ebrei avevano una regola che vietava di entrare nell’area del tempio con un bastone, con le scarpe o con una sacca di denaro, perché si voleva evitare anche solo l’apparenza di essere impegnato in qualsiasi altra attività che non fosse servire il Signore. I discepoli erano impegnati in un’opera così santa (predicare il vangelo e portare la guarigione di Dio) che non potevano dare l’impressione di avere altri motivi.
ii. “Ancora una volta stava usando parole che un ebreo conosceva molto bene. Il Talmud dice: ‘Nessuno deve andare sul Monte del Tempio con bastone, scarpe, denaro o piedi impolverati’. Quando un uomo entrava nel tempio, doveva far capire che aveva lasciato tutto ciò che aveva a che fare con il commercio e gli affari mondani.” (Barclay)
iii. Pate osserva che Flavio Giuseppe scrisse che gli Esseni avevano regole simili sul viaggiare leggeri, confidando nelle provviste lungo la strada (J.W. 2.124-125)
b. Né bastoni, né sacca, né pane, né denari: Viaggiare leggeri li obbligava a dipendere da Dio. Non portandosi dietro molte cose, dovevano per forza fidarsi del Signore in ogni cosa. Se il predicatore non si fida di Dio, come può dire agli altri di fidarsi di Lui?
i. “La sacca proibita può essere del tipo usato frequentemente dai filosofi itineranti e dai mendicanti religiosi per chiedere l’elemosina.” (Liefeld)
c. Se poi alcuni non vi ricevono: Il loro compito di predicatori non era principalmente quello di far cambiare idea alle persone. Dovevano presentare il messaggio in modo convincente e, nel caso in cui i loro ascoltatori non lo avessero ricevuto, sarebbero stati autorizzati ad andarsene, scuotendosi la polvere dai piedi.
i. In quei giorni, se non era possibile evitare di entrare o di attraversare una città dei Gentili, nell’andarsene gli Ebrei si scuotevano la polvere dai piedi, il che era come dire: “Non vogliamo portare via con noi nulla che appartenga a questa città di Gentili”. In altre parole, Gesù diceva loro di trattare le città ebraiche che rifiutavano il loro messaggio alla stregua di città gentili.
d. Allora essi partirono: Ascoltarono le parole di Gesù. Partirono evangelizzando e operando guarigioni dovunque, avendo ricevuto da Gesù sia la missione che la potenza e l’autorità per compierla.
3. (7-9) Erode sente parlare del ministero di Gesù ed è preoccupato.
Or Erode, il tetrarca, sentì parlare di tutte le cose fatte da Gesù e ne era perplesso, perché alcuni dicevano che Giovanni era risuscitato dai morti, altri invece che Elia era apparso, e altri ancora che era risuscitato uno degli antichi profeti. Ma Erode disse: «Giovanni l’ho decapitato io; chi è dunque costui del quale sento dire tali cose?». E cercava di vederlo.
a. Ne era perplesso […] alcuni dicevano che Giovanni era risuscitato […] altri invece che Elia era apparso, e altri ancora che era risuscitato uno degli antichi profeti: Non ci sono indicazioni che Erode (Erode Antipa, figlio di Erode il Grande) fosse un uomo di sincero interesse spirituale. Eppure, era interessato a Gesù come uomo famoso, operatore di miracoli e forse come rivale. Erode aveva abbracciato il pensiero popolare sull’identità di Gesù (v. Luca 9:19).
i. Alcuni pensavano che Gesù fosse un araldo del ravvedimento nazionale, come Giovanni Battista. Alcuni pensavano che fosse un famoso operatore di miracoli, come Elia (il cui ritorno prima della venuta del Messia era stato promesso in Malachia 4:5-6). Alcuni pensavano che fosse uno degli antichi profeti, forse lo stesso di cui Mosè aveva profetizzato (Deuteronomio 18:15-19).
ii. Le voci e le speculazioni popolari su Gesù lasciarono Erode perplesso – soprattutto a causa della sua coscienza sporca per l’omicidio di Giovanni Battista. Una cattiva coscienza è fonte di confusione e perplessità.
b. Alcuni dicevano che Giovanni era risuscitato dai morti: L’ultima volta che in Luca abbiamo trovato Giovanni Battista, questi era in prigione, chiedendosi se Gesù fosse davvero il Messia (Luca 7:18-23). Ora apprendiamo che Giovanni fu giustiziato da Erode in prigione, perché lo rimproverava del suo peccato con la moglie di suo fratello (Matteo 14:1-12).
c. E cercava di vederlo: Erode voleva vedere Gesù, ma non Lo ricercava con un cuore sincero. Voleva o assecondare una curiosità oziosa o fare a Gesù la stessa cosa che aveva fatto a Suo cugino Giovanni. Luca nota questo per sottolineare il pericolo crescente che circondava l’opera di Gesù.
i. Luca fa un secondo riferimento a questo Erode, quando più avanti Gesù apprese che questi voleva ucciderlo. Gesù rispose: Andate a dire a quella volpe: “Ecco, oggi e domani io scaccio i demoni e compio guarigioni, e il terzo giorno giungo al termine della mia corsa” (Luca 13:32).
ii. Luca ci dice anche che alla fine Gesù incontrò Erode Antipa, la mattina della Sua crocifissione. In quel periodo Erode si trovava a Gerusalemme e, quando sentì che Pilato gli stava mandando Gesù, se ne rallegrò – Erode voleva che Gesù facesse per lui un miracolo. Gesù però non fece nulla per lui, né rispose a nessuna delle sue domande. Erode allora trattò Gesù con disprezzo, Lo schernì con una veste di porpora e Lo rimandò a Pilato.
4. (10) Gli apostoli ritornano.
Quando gli apostoli ritornarono, raccontarono a Gesù tutte le cose che avevano fatto. Allora egli li prese con sé e si ritirò in disparte in un luogo deserto di una città, detta Betsaida.
a. Gli apostoli: Quando lasciarono Gesù, in Luca 9:1, furono chiamati discepoli, cioè “studenti”. Quando tornarono dopo la loro missione di predicazione, furono chiamati apostoli, cioè “mandati con autorità e con un messaggio”. Continuarono certamente a essere discepoli, ma grazie all’opera svolta conoscevano in un modo più profondo sia il messaggio che l’autorità.
b. Raccontarono a Gesù tutte le cose che avevano fatto: Gesù voleva sapere com’era andata, perché si interessa dei risultati di quello che facciamo per Lui.
c. Egli li prese con sé e si ritirò in disparte in un luogo deserto: Con questo, Gesù voleva servire e benedire coloro a cui aveva delegato la Sua opera. Egli benedice e serve in maniera speciale coloro che Lo servono.
B. Gesù sfama i 5000.
1. (11) Gesù serve la moltitudine.
Ma quando le folle lo vennero a sapere, lo seguirono; ed egli le accolse e parlava loro del regno di Dio, e guariva coloro che avevano bisogno di guarigione.
a. Ma quando le folle lo vennero a sapere, lo seguirono: Gesù era andato a Betsaida per benedire e servire i Suoi discepoli dopo tutto quello che avevano fatto per Lui. Non riuscirono però a tenere le folle lontane per molto tempo; lo seguirono anche lì.
b. Egli le accolse e parlava loro del regno di Dio, e guariva: Gesù serviva le folle bisognose in tre modi.
·Egli le accolse: Questo ci parla del Suo atteggiamento. Egli non corse vie dalle folle né le mandò via. Egli le accolse, amandole e servendole.
·Parlava loro del regno di Dio: Questo ci parla del Suo insegnamento. In linea con l’enfasi della Sua opera, Gesù proclamò un messaggio alle folle.
·E guariva coloro: Non solo Gesù diede loro un insegnamento spirituale, ma fece del bene in mezzo a loro con una potenza soprannaturale.
2. (12-15) Gesù sfida i Suoi discepoli a provvedere ai bisogni della moltitudine.
Or il giorno cominciava a declinare; e i dodici, accostatisi, gli dissero: «Congeda la folla, perché se ne vada per i villaggi e per le campagne d’intorno a trovare alloggio e nutrimento, perché qui siamo in un luogo deserto». Ma egli disse loro: «Date voi ad essi da mangiare». Essi risposero: «Noi non abbiamo altro che cinque pani e due pesci, a meno che andiamo noi stessi a comprare dei viveri per tutta questa gente». Erano infatti circa cinquemila uomini. Ma egli disse ai suoi discepoli: «Fateli accomodare a gruppi di cinquanta». Essi fecero così e fecero accomodare tutti.
a. Congeda la folla: Dopo quella lunga giornata (or il giorno cominciava a declinare), i discepoli erano infastiditi dalla folla. Come Gesù, erano andati a Betsaida per allontanarsi dalle folle, non per servirle.
i. In realtà, non è del tutto giusto criticare i discepoli per la loro proposta di congedare la folla. Probabilmente non potevano nemmeno immaginare che Gesù potesse o volesse sfamare miracolosamente la folla. Pensavano di fare del bene alla folla mandandola via per trovare alloggio e nutrimento.
b. Date voi ad essi da mangiare: La richiesta deve essere sembrata strana o addirittura scioccante ai discepoli. Sapevano di non avere le risorse per nutrire anche solo una piccola parte di quella folla. Con la Sua affermazione, Gesù sfidò sia la loro fede che la loro compassione.
i. Sia Gesù che i discepoli avevano consapevolezza della grande folla e dei loro bisogni. Eppure, fu per la Sua compassione (Matteo 14:14) e la consapevolezza della potenza di Dio che Gesù diede da mangiare alla moltitudine.
·Le persone hanno fame, ma gli atei e gli scettici cercano di convincerle che quella che provano, in realtà, non è fame.
·Le persone hanno fame, ma la religione vuota offre loro qualche cerimonia o parole senza valore che non potranno mai saziarle.
·Le persone hanno fame, ma l’intrattenitore religioso offre loro effetti speciali sensazionali e musica all’avanguardia.
·Le persone hanno fame, ma l’intrattenitore offre loro qualcosa di forte e veloce, così forte e veloce da non lasciare loro nemmeno un momento per pensare.
·Le persone hanno fame – Gesù ha il pane della vita.
c. Fateli accomodare a gruppi di cinquanta: Gesù voleva che i discepoli svolgessero il loro compito in modo ordinato e organizzato e che le folle si godessero il pasto. Il comando suggerisce che l’intenzione non era quella solamente di riempir loro le pance, perché ciò era possibile anche in piedi. Lo scopo era creare un’atmosfera simile a quella di un banchetto.
i. Dividerli in gruppi di cinquanta rendeva anche possibile contare la moltitudine con molta più facilità e precisione: circa cinquemila uomini.
3. (16-17) La folla viene sfamata.
Egli allora prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai suoi discepoli, perché li distribuissero alla folla. E tutti mangiarono e furono saziati; e dei pezzi avanzati ne raccolsero dodici ceste.
a. Egli allora prese i cinque pani e i due pesci: Gesù prese il poco che avevano (specificato per la prima volta in Luca 9:13) e ringraziò Dio per esso. Sarebbe stato facile pensare che una quantità tanto irrisoria di cibo fosse inutile per sfamare una folla così numerosa, ma Gesù usò quello che aveva a disposizione.
i. Nel resoconto di Giovanni (Giovanni 6:8-9) vediamo che i cinque pani e i due pesci appartenevano a un ragazzino. La piccola quantità di cibo iniziale fu presa in prestito da un giovane che l’aveva con sé.
ii. In 2 Re 4:42-44, Eliseo nutrì cento uomini con pochi pani d’orzo e alcune spighe di grano – con qualche avanzo. La moltiplicazione dei pani per i 5.000 ci mostra che Gesù è più grande sia dei profeti che di Mosè (per mezzo del quale fu sfamata una moltitudine nel deserto).
b. Alzati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò: Quando Gesù benedisse prima di mangiare, non benedisse il cibo; benedisseDio per averlo provveduto. Il motivo per cui preghiamo prima di un pasto non è quello di benedire il cibo; è quello di benedire Dio, di ringraziarlo per averci benedetto, provvedendoci da mangiare.
i. Anche se non era molto, Gesù benedisse il Padre per il cibo che aveva. Probabilmente recitò una preghiera ebraica molto conosciuta che veniva recitata prima di un pasto: “Benedetto sei Tu, Geova nostro Dio, Re dell’universo, che provvedi il pane dalla terra”.
c. Li benedisse, li spezzò e li diede ai suoi discepoli, perché li distribuissero alla folla: Questo miracolo mostrava la totale autorità di Gesù sulla creazione. Ciononostante, fece il miracolo attraverso le mani dei discepoli. Pur potendosene occupare personalmente, volle servirsi dei discepoli.
i. Nessuno sapeva da dove provenisse quel pane. Gesù mostrò che Dio può provvedere usando risorse che non riusciamo a vedere o a percepire in alcun modo. È più facile avere fede quando pensiamo di sapere in quale modo Dio provvederà, ma Dio spesso lo fa in modi inaspettati e imperscrutabili.
d. E tutti mangiarono e furono saziati: Gesù moltiplicò miracolosamente i pani e i pesci, fino a sfamare più di 5.000 persone. Sembra che il miracolo sia avvenuto nelle mani di Gesù, non nelle mani dei discepoli, i quali semplicemente distribuirono ciò che Gesù aveva provveduto miracolosamente.
i. Se qualcuno se ne andò affamato, era perché aveva rifiutato il pane di Gesù o perché gli apostoli non lo avevano distribuito a tutti. Gesù ne provvide in abbondanza per tutti.
ii. La certezza che Gesù può provvedere, anche miracolosamente, a tutte le nostre necessità dovrebbe essere per noi preziosa; per i primi cristiani lo era. Sulle pareti delle catacombe e in altri luoghi dell’arte paleocristiana, i pani e i pesci sono immagini comuni.
iii. Ciò che abbiamo in noi stessi da dare agli altri è insignificante, ma quando lo mettiamo nelle mani di Gesù, Egli può fare grandi cose con i nostri doni e talenti per toccare la vita di quelli intorno a noi.
iv. “In modo straordinario, quel pasto è un’illustrazione in forma di parabola del metodo con cui coloro che Lo servono devono raggiungere i bisogni dell’umanità. Il loro dovere è quello di consegnare a Lui tutto ciò che hanno, e poi di obbedirgli, per quanto la semplice prudenza e la saggezza mondana possano mettere in discussione il metodo adottato.” (Morgan)
B. Il regno e la croce.
1. (18-20) Pietro comprende chi è Gesù.
Or avvenne che, mentre egli si trovava in disparte a pregare, i discepoli erano con lui. Ed egli li interrogò, dicendo: «Chi dicono le folle che io sia?». Ed essi, rispondendo, dissero: «Alcuni dicono “Giovanni Battista”, altri “Elia”, ed altri uno degli antichi profeti che è risuscitato». Ed egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?». Pietro allora, rispondendo, disse: «Il Cristo di Dio».
a. Mentre egli si trovava in disparte a pregare, i discepoli erano con lui: La scena inizia con Gesù che prega e i discepoli che si uniscono a Lui. Non sappiamo in realtà se si siano uniti a Lui per pregare, o se invece abbiano interrotto il Suo momento di preghiera. Dopo aver finito, Gesù domandò loro: “Chi dicono le folle che Io sia?”.
i. Gesù non fece la domanda perché non conosceva la risposta e aveva bisogno di informazioni dai Suoi discepoli, ma perché si sarebbe servito della domanda per introdurne una successiva più importante.
ii. G. Campbell Morgan era convinto che i discepoli avessero interrotto la preghiera di Gesù. “Un attento studio delle narrazioni evangeliche ha portato alla giustificabile conclusione che nostro Signore non pregò mai con i Suoi discepoli. Spesso li lasciava quando pregava. Quando pregava in loro compagnia, non lo faceva insieme a loro, ma si separava… La Sua preghiera era su un piano diverso.” (Morgan)
b. “Giovanni Battista”, altri “Elia”, ed altri uno degli antichi profeti che è risuscitato: Coloro che pensavano che Gesù fosse Giovanni Battista non sapevano molto sul Suo conto, perché sia Lui che Giovanni ministrarono nello stesso periodo. Sia Giovanni che Elia erano riformatori nazionali che si ergevano contro i governanti corrotti del loro tempo, e la somiglianza con il coraggio e la rettitudine di Gesù può aver indotto a fare questo tipo di collegamento.
i. Forse nel vedere Gesù come Giovanni o Elia, la gente sperava in un messia politico, colui che avrebbe rovesciato i poteri corrotti che opprimevano Israele.
c. E voi, chi dite che io sia? Andava bene che i discepoli sapessero che cosa pensavano le folle di Gesù, ma Gesù doveva chiedere a loro personalmente che cosa essi credessero di Lui.
i. Gesù si aspettava che i discepoli avessero un’opinione di Lui diversa da quella delle folle e che non si limitassero ad abbracciare semplicemente l’opinione popolare che andava per la maggiore. Ormai dovevano sapere chi era Gesù.
ii. Questa domanda è posta a tutti coloro che sentono parlare di Gesù; siamo noi, non Lui, ad essere giudicati per la nostra risposta. Infatti, rispondiamo a questa domanda ogni giorno con ciò che crediamo e facciamo. Se crediamo davvero che Gesù è chi dice di essere, ciò avrà un impatto sul nostro modo di vivere.
d. Il Cristo di Dio: Pietro conosceva Gesù meglio delle folle. Sapeva che Gesù è il Cristo di Dio, il Messia di Dio, il redentore promesso nell’Antico Testamento, il Messia secondo il cuore di Dio, non secondo il desiderio degli uomini.
2. (21-22) Gesù rivela la vera natura della Sua missione.
Allora egli ingiunse loro severamente e comandò di non dirlo ad alcuno, dicendo: «È necessario che il Figlio dell’uomo soffra molte cose, sia rigettato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, sia ucciso e risusciti il terzo giorno».
a. Allora egli ingiunse loro severamente e comandò di non dirlo ad alcuno: Gesù era contento che i Suoi discepoli iniziavano a comprendere chi era veramente, ma non voleva che la Sua identità fosse rilevata apertamente prima del momento opportuno. Le folle non potevano conciliare il fatto che Gesù era veramente il Messia e che doveva soffrire – i discepoli dovevano capirlo per primi.
i. “Prima che potessero predicare che Gesù era il Messia, dovevano capirne il significato.” (Barclay)
b. Il Figlio dell’uomo soffra molte cose: Dopo aver sentito quello che la folla pensava di Lui, Gesù disse loro cosa era venuto a fare veramente: soffrire (soffra molte cose), essere rigettato, essere ucciso e risuscitare il terzo giorno. Né i Suoi discepoli né la folla si aspettavano o volevano che ciò accadesse.
i. La notizia fu uno shock incredibile per tutti coloro che si aspettavano o speravano che Gesù fosse il messia nazionale e politico. È un po’ come se un candidato alla presidenza annunciasse verso la fine della sua campagna di dover andare a Washington solo per essere respinto e giustiziato.
c. È necessario che[…] soffra molte cose: Una parola importante qui è “necessario”. Non si trattava solo di un piano, di un’idea o di una predizione, ma del compimento di ciò che era stato pianificato prima della fondazione del mondo per la nostra salvezza (1 Pietro 1:20 e Apocalisse 13:8).
d. Risusciti il terzo giorno: La risurrezione era tanto necessaria quanto qualsiasi altro aspetto della Sua sofferenza; Gesù doveva risorgere dai morti.
3. (23) Gesù chiama coloro che vogliono seguirlo a fare quello che Lui sta per fare.
Poi disse a tutti: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua».
a. Poi disse a tutti: Era già abbastanza difficile per i discepoli sentire che Gesù avrebbe sofferto, che sarebbe stato rigettato e sarebbe morto su una croce. Ora dice loro che devono fare lo stesso, o almeno avere la stessa intenzione.
b. Rinneghi sé stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segue: Mentre Gesù pronunciava queste parole, tutti sapevano cosa intendeva. Nel mondo romano, prima che un uomo morisse su una croce, doveva portare la sua (o almeno la trave orizzontale della croce) fino al luogo dell’esecuzione.
i. Quando i romani crocifiggevano un criminale, prima di appendere il criminale alla croce, appendevano la croce al criminale.
ii. Portare una croce significava sempre essere diretti verso la morte in croce. Nessuno portava una croce per divertimento. I primi ascoltatori di Gesù non avevano bisogno di una spiegazione della croce; sapevano che si trattava di uno strumento implacabile di tortura, morte e umiliazione. Una volta presa la propria croce, non si poteva più tornare indietro. Era un viaggio di sola andata.
iii. Nel mondo romano, nessuno prendeva volontariamente la propria croce. Al contrario, le persone erano obbligate a portarle, a prescindere dalla loro volontà. Qui Gesù dice che coloro che Lo seguono volontariamente devono prendere la loro croce.
iv. Questo non vuol dire che possiamo scegliere in che modo morire come seguaci di Gesù; quando però le circostanze inaspettate della vita si presentano, scegliamo di affrontarle morendo quotidianamente a noi stessi per la gloria di Gesù.
c. Rinneghi sé stesso, prenda ogni giorno la sua croce: Gesù mise sullo stesso livello il rinnegare sé stessi e il prendere la propria croce. Le due frasi esprimevano lo stesso concetto. La croce non riguardava il farsi pubblicità o l’autoaffermazione. La persona che portava la croce sapeva di non poter salvare sé stessa, e che il suo io era destinato a morire.
i. Rinnegare sé stessi significa vivere come una persona altruista. Gesù fu l’unica persona ad esserlo perfettamente, ma noi dobbiamo seguire i Suoi passi.
d. Prenda ogni giorno la sua croce: Dicendo ogni giorno, Gesù fece intendere che parlava spiritualmente. Nessuno poteva essere crocifisso letteralmente ogni giorno, però potevano avere ogni giorno lo stesso sentimento di Gesù.
i. Seguire Gesù non potrebbe essere spiegato in modo più semplice. Poiché Lui ha portato una croce, anche i Suoi seguaci ne portano una. Come Egli ha camminato verso la morte di sé stesso, così devono fare coloro che Lo seguono.
4. (24-27) Ragione per cui dobbiamo prendere la nostra croce e seguire Gesù.
«Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per causa mia, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare tutto il mondo, se poi rovina se stesso e va in perdizione? Perché, se uno ha vergogna di me e delle mie parole, anche il Figlio dell’uomo avrà vergogna di lui, quando verrà nella gloria sua e del Padre e dei santi angeli. Or io vi dico in verità che vi sono alcuni qui presenti che non gusteranno la morte, prima di aver visto il regno di Dio».
a. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per causa mia, la salverà: Dobbiamo seguire Gesù in questo modo, perché è l’unico modo in cui avremo la vita. Sembra strano dire: “Non vivrai mai veramente se non camminerai fino alla morte con Gesù”, ma questa è l’idea. Non puoi risorgere senza prima morire.
i. Questa è una promessa forte e sicura della vita dopo la morte. Se non c’è vita dopo la morte, allora quello che ha detto Gesù non ha senso, non c’è ricompensa né per il martire che muore né per il martire che vive.
ii. Non si perde un seme quando lo si pianta, anche se sembra morto e sepolto. In verità, lo lasci libero di essere ciò che è sempre stato destinato a essere.
b. Che giova infatti all’uomo guadagnare tutto il mondo: Evitare il cammino verso la morte con Gesù significa che, pur guadagnando tutto il mondo, finiremmo per perdere tutto.
i. Gesù stesso ebbe l’opportunità di guadagnare il mondo intero se solo avesse adorato Satana (Luca 4:5-8), ma trovò invece vita e vittoria nell’obbedienza.
ii. Sorprendentemente, le persone che vivono in questo modo davanti a Gesù sono quelle che sono veramente e genuinamente felici. Dare la propria vita a Gesù fino in fondo e vivere come una persona incentrata sugli altri non toglie nulla alla vita, anzi l’arricchisce.
c. Perché, se uno ha vergogna di me e delle mie parole, anche il Figlio dell’uomo avrà vergogna di lui, quando verrà nella gloria sua: Non è facile camminare nel braccio della morte con Gesù. Significa che dobbiamo associarci con qualcuno che è stato disprezzato e giustiziato – ma se ci vergogniamo di Lui, Lui si vergognerà di noi.
i. Questa è una chiamata radicale alla fedeltà personale verso Gesù. Egli voleva sapere se ci saremmo vergognati di Lui o delle Sue parole. Se Gesù non fosse Dio, si tratterebbe di un invito all’idolatria; poiché Egli è Dio, questa è una chiamata all’adorazione.
ii. Vergogna di me: Non c’è da meravigliarsi che alcuni si vergognassero di Gesù durante i giorni del Suo ministero terreno, ma è sconcertante che qualcuno si vergogni di Lui oggi.
·Gesù, rivelato in tutta la gloria del Suo amore sacrificale.
·Gesù, rivelato nella piena potenza della gloria della Sua risurrezione.
·Gesù, asceso al cielo e onorato.
·Gesù, che ama e prega dal cielo per il Suo popolo.
Chi si vergognerebbe di tutto ciò?
iii. Eppure, alcuni hanno vergogna. Si vergogna l’uomo che crede; non ci si può vergognare di ciò che non si crede. Egli crede, ma non trova né soddisfazione né certezza nella propria fede.
·Vergognarsi significa che non si vuole essere visti insieme in pubblico.
·Vergognarsi significa che non si vuole parlare di Lui.
·Vergognarsi significa che Lo si evita quando è possibile.
iv. Alcuni hanno vergogna per paura, altri a causa delle pressioni sociali, altri ancora per orgoglio intellettuale o culturale. Da un punto di vista oggettivo, tale vergogna è un fenomeno strano.
d. Or io vi dico in verità che vi sono alcuni qui presenti che non gusteranno la morte, prima di aver visto il regno di Dio: Dopo la chiamata estrema a seguire Gesù fino alla morte, Egli aggiunge una promessa di grande gloria (prima di aver visto il regno di Dio). Gesù voleva che sapessero che non era tutto sofferenza e morte; la fine di tutto non era la morte.
C. La trasfigurazione.
1. (28-29) La trasfigurazione di Gesù davanti a Pietro, Giovanni e Giacomo.
Or avvenne che circa otto giorni dopo questi discorsi, egli prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte per pregare. E mentre egli pregava, l’aspetto del suo volto cambiò e la sua veste divenne candida e sfolgorante.
a. Egli prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte per pregare: Quella che iniziò come una riunione di preghiera in cima alla montagna si trasformò rapidamente nella manifestazione della gloria di Gesù e, mentre pregava, Gesù fu trasformato proprio sotto gli occhi dei discepoli.
i. “Anche se Luca non nomina la montagna, fin da Origene alcuni l’hanno identificata con il monte Tabor, a ovest del mare di Galilea. Altri, invece, lo equiparano al monte Hermon, a nord di Cesarea di Filippo, il luogo della confessione di Pietro.” (Pate)
b. L’aspetto del suo volto cambiò: Dopo aver accuratamente delineato il contesto della preghiera, Luca descrive ciò che accadde a Gesù: il Suo aspetto cambiò in quella che è conosciuta come la trasfigurazione.
i. Candida e sfolgorante letteralmente significa “scintillante come un fulmine”. L’intero aspetto di Gesù fu trasformato in un bagliore di luce brillante.
ii. Matteo dice che il volto di Gesù risplendette come il sole (Matteo 17:2); sia Matteo che Marco usano la parola trasfigurato per descrivere ciò che Gli accadde. Per breve tempo, Gesù assunse un aspetto che si addiceva più al Re di Gloria che a un umile uomo.
iii. Non si trattava di un nuovo miracolo, ma della pausa temporanea di un miracolo in corso. Il vero miracolo consisteva nella capacità di Gesù, per la maggior parte del tempo, di trattenersi dal manifestare la Sua gloria.
c. L’aspetto del suo volto cambiò: Fu un avvenimento importante a questo punto del ministero di Gesù, perché aveva appena detto ai Suoi discepoli che avrebbe percorso la via della croce e che essi avrebbero dovuto seguirlo spiritualmente. Sarebbe stato facile per loro perdere la fiducia in Gesù dopo una dichiarazione all’apparenza tanto disfattista. Eppure, trasfigurato nel Suo splendore, Gesù mostrò la Sua gloria come Re su tutto il Regno di Dio.
i. Se i discepoli avessero ascoltato, i discepoli avrebbero ricevuto grande fiducia. Gesù sa quello che fa. Ha promesso che avrebbe sofferto, sarebbe morto e sarebbe risorto, ma rimane comunque il Re di gloria.
ii. Mediante la trasfigurazione Gesù mostrò che la gloria attendeva coloro che avrebbero portato la croce. Il fine non è la croce, ma la gloria di Dio.
2. (30-31) Mosè ed Elia appaiono insieme a Gesù.
Ed ecco, due uomini parlavano con lui; essi erano Mosè ed Elia, i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi a Gerusalemme.
a. Due uomini parlavano con lui: Gesù non era solo in quella manifestazione di gloria. Apparvero insieme a Lui altri due uomini, che i discepoli riconobbero immediatamente: Mosè ed Elia.
i. L’aver immediatamente riconosciuto gli uomini apparsi in gloria senza essere stati presentati in precedenza lascia intendere che anche noi saremo in grado di riconoscere immediatamente gli altri in cielo. Non avremo bisogno di targhette.
ii. Sembravano godere di un momento meraviglioso insieme mentre parlavano con lui. “È possibile la trasfigurazione fosse un esempio del modo in cui Adamo e tutta la sua razza avrebbero potuto passare dalla vita sulla terra a quella in cielo, senza che la morte venisse su tutti noi attraverso il peccato.” (Meyer)
b. Mosè ed Elia, i quali, apparsi in gloria: Molti si chiedono perché siano apparsi proprio questi due uomini del Vecchio Testamento e non altri due. Non erano Abramo, Davide, Giosuè, Giuseppe o Daniele; erano Mosè ed Elia.
i. Furono Mosè ed Elia probabilmente perché rappresentano coloro che si sono ricongiunti con Dio (Giuda 9 e 2 Re 2:11). Mosè rappresenta quelli che muoiono ed entrano nella gloria, mentre Elia quelli che sono rapiti in cielo senza passare per la morte (v. 1 Tessalonicesi 4:13-18).
ii. I due, inoltre, rappresentano la Legge (Mosè) e i Profeti (Elia). La somma della rivelazione dell’Antico Testamento incontrava Gesù sul Monte della Trasfigurazione.
iii. Mosè ed Elia appaiono insieme anche nella profezia, perché sono probabilmente i testimoni di Apocalisse 11:3-13.
c. Parlavano della sua dipartita che stava per compiersi a Gerusalemme: Di tutte le cose che avrebbero potuto discutere, scelsero questo argomento. Sembra che Mosè ed Elia fossero interessati all’attuazione del piano di Dio attraverso Gesù; parlavano di ciò che stava per compiersi a Gerusalemme.
i. Possiamo quasi immaginare Mosè ed Elia che chiedono: “Lo farai davvero?” e Mosè che dice: “Mi ero offerto di essere giudicato al posto del popolo, ma Dio non ha voluto. Ce la farai ad andare fino in fondo, Gesù?”. Con Elia magari che aggiunge: “Ho sofferto grande persecuzione da parte di Achab e Jezebel, e non potevo più – sono anche caduto in una profonda depressione spirituale. Ce la farai ad andare fino in fondo, Gesù?”.
ii. Parlavano della sua dipartita: “In greco, ‘del suo esodo’, in riferimento alla spedizione o partenza di Israele dall’Egitto.” (Trapp) “Il termine, in gran parte, ritraeva la sofferenza e la morte di Gesù come mezzo per ricevere la gloria divina.” (Pate)
3. (32) I discepoli dormono alla presenza di Gesù, Mosè ed Elia.
Or Pietro e i suoi compagni erano appesantiti dal sonno; ma, quando furono completamente svegli, videro la sua gloria e i due uomini che erano con lui.
a. Or Pietro e i suoi compagni erano appesantiti dal sonno: Questo ci porta a credere che forse i discepoli abbiano visto e sentito solo una piccola parte della riunione di Gesù, Mosè ed Elia. Magari l’incontro durò molto più a lungo, in cui discussero di molte più cose.
i. “È molto probabile che, in questa occasione, Egli avesse pregato con fervore per diverse ore prima che avvenisse la trasfigurazione; degno di nota è il fatto che fu trasfigurato mentre pregava. Ogni benedizione arriva al grande Capo della Chiesa, e a tutti i membri del Suo corpo, attraverso la preghiera.” (Spurgeon)
b. Appesantiti dal sonno: È incredibile pensare che ci si possa trovare davanti a una gloria tanto tremenda ed essere comunque appesantiti dal sonno. Analogamente, il sonno spirituale impedisce a molti di vedere o di sperimentare la gloria di Dio.
c. Quando furono completamente svegli, videro la sua gloria: La gloria era lì da tutto il tempo, ma la videro solo quando si svegliarono. Una volta svegli, videro la sua gloria (senza alludere alla gloria di Mosè o di Elia). Di fronte alla gloria di Gesù, era come se non fossero nemmeno lì.
i. “Gli apostoli videro il più grande dei profeti e il grande legislatore, dopo i quali non c’è mai stato nessuno come loro fino alla venuta di Cristo stesso, eppure il resoconto ispirato dell’evento è: “Videro il Suo splendore e i due uomini che stavano con Lui.” (Spurgeon)
d. I due uomini che erano con lui: Secondo la concezione che molti si sono fatti di questo evento, essi immaginano Gesù che fluttua nell’aria con Mosè ed Elia. Invece, il testo dice chiaramente che stavano tutti in piedi nello stesso posto (due uomini che erano [stavano in piedi, NKJV] con lui).
4. (33-34) L’offerta insensata di Pietro di costruire tre tende.
E mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bene per noi stare qui; facciamo dunque tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia»; ma egli non sapeva quello che diceva. E, mentre egli parlava così, venne una nuvola che li avvolse nella sua ombra; e i discepoli temettero, quando essi entrarono nella nuvola.
a. Maestro è bene per noi stare qui; facciamo dunque tre tende: Spesso ci mettiamo nei guai da soli quando apriamo la bocca come fece Pietro, perché egli non sapeva quello che diceva.
i. E mentre questi si separavano da lui: Pietro parlò quando Mosè ed Elia stavano per andare via; non voleva che questo momento di gloria finisse.
ii. Probabilmente avrà pensato: È così che dovrebbe essere! Dimentichiamoci tutta questa storia della sofferenza, dell’essere rifiutati e crocifissi. Costruiamo delle tende, in modo da poter vivere così per sempre con Gesù immerso nella Sua gloria. Il suggerimento di Pietro significava non solo che Gesù avrebbe evitato la croce futura, ma che sarebbe stato così anche per Pietro.
iii. Inoltre, nel suggerire tre tende, Pietro fece l’errore di mettere Gesù sullo stesso piano di Mosè ed Elia, con una tenda per ciascuno di loro.
b. Mentre egli parlava così, venne una nuvola che li avvolse nella sua ombra: Mentre Pietro parlava, tutti furono avvolti nell’ombra della nuvola della gloria di Dio, che nell’Antico Testamento viene chiamata Shekinah.
i. È lo stesso tipo di adombramento che troviamo in Luca 1:35, quando la gloria di Dio scese su Maria ed ella concepì Gesù.
c. E i discepoli temettero, quando essi entrarono nella nuvola: Pietro e gli apostoli all’inizio pensavano: “È bene per noi stare qui”, ma man mano che la gloria si intensificava, cominciò a creare in loro la soggezione e il timore che i peccatori provano alla presenza di Dio.
i. Magari Pietro non si rese conto di ciò che disse, ma non poté sbagliarsi su ciò che vide – la nuvola della gloria era reale e sia lui che gli apostoli erano ben svegli quando la videro.
ii. “Non abbiamo sognato la nostra religione, non ci è stata data come una visione nella notte, ma abbiamo visto la gloria di Cristo mentre i nostri occhi erano aperti e vigili.” (Spurgeon)
5. (35-36) La voce proveniente dalla nuvola della gloria.
E una voce venne dalla nuvola dicendo: «Questi è il mio amato Figlio; ascoltatelo». E, mentre quella voce parlava, Gesù si trovò tutto solo. Or essi tacquero, e in quei giorni non raccontarono nulla a nessuno di ciò che avevano visto.
a. E una voce venne dalla nuvola dicendo: «Questi è il mio amato Figlio; ascoltatelo»: La voce che si udì dalla nuvola della gloria disse chiaramente che Gesù non era allo stesso livello di Elia e Mosè. Lui è l’amato Figlio; perciò, ascoltatelo!
i. Mosè ed Elia erano grandi uomini e rivestono un ruolo importante nel piano di Dio attraverso i secoli. Tuttavia, in confronto a Gesù il Messia, a Dio Figlio, erano insignificanti; tutta l’attenzione era posta su Gesù. Nessun nobile servitore può essere paragonato all’amato Figlio; perciò, ascoltatelo!
ii. Magari Pietro non si rese conto di ciò che disse, ma non poté sbagliarsi su ciò che udì – la voce dal cielo era reale e lui era ben sveglio quando la sentì.
b. Mentre quella voce parlava, Gesù si trovò tutto solo: Dio fece sì che fosse impossibile concentrarsi ancora su di loro. Gesù meritava tutta l’attenzione.
c. Or essi tacquero, e in quei giorni non raccontarono nulla a nessuno di ciò che avevano visto: Dopo che fu tutto finito, Pietro, Giovanni e Giacomo non raccontarono nulla a nessuno; dopotutto, chi avrebbe creduto alle loro parole?
i. In quei giorni non raccontarono nulla a nessuno, ma non avrebbero potuto tacere per sempre. Pietro ricorda chiaramente l’evento e vi fa riferimento in 2 Pietro 1:16-18. Giovanni vi fa cenno probabilmente in Giovanni 1:14. Nessuno dei due poteva dimenticare la potente esperienza in cui Gesù si manifestò nella Sua gloria e nel Suo ruolo unico di Messia, più grande persino di Mosè ed Elia.
ii. L’esperienza, per quanto impressionante, di per sé non cambiò la vita dei discepoli, come invece fece la nuova nascita. Nascere di nuovo per mezzo dello Spirito di Dio è il grande miracolo, la più grande manifestazione della gloria di Dio in assoluto.
D. La gloria di Dio in azione.
1. (37-40) La richiesta del padre di un ragazzino posseduto.
Or il giorno seguente, quando discesero dal monte, avvenne che una gran folla venne incontro a Gesù. Ed ecco, un uomo fra la folla si mise a gridare, dicendo: «Maestro, ti prego, volgi lo sguardo su mio figlio perché è l’unico che ho. Ed ecco, uno spirito lo prende e subito egli grida; poi lo contorce e lo fa schiumare, e se ne va da lui a fatica, dopo averlo straziato. Io ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non hanno potuto».
a. Quando discesero dal monte: Subito dopo la gloria sfolgorante della trasfigurazione, Gesù e i discepoli scesero dal monte e furono accolti da problemi e opposizioni demoniache.
i. “Prima il monte; ora la valle. Là i santi nella gloria; qui il lunatico. Là il Re nella Sua gloria celeste; qui i rappresentanti di una fede sconcertata e sconfitta.” (Morgan)
b. Maestro, ti prego, volgi lo sguardo su mio figlio: Il padre credeva (giustamente) che tutto quello che Gesù doveva fare era volgere lo sguardo su suo figlio e il Salvatore, mosso a compassione, avrebbe aiutato il ragazzo afflitto.
c. Uno spirito lo prende e subito egli grida; poi lo contorce e lo fa schiumare, e se ne va da lui a fatica, dopo averlo straziato: La descrizione corrisponde a quello che noi chiameremmo un attacco epilettico. In questo caso, Gesù sapeva (e dimostrò) che l’attacco era provocato da una forza demoniaca e non semplicemente da un fattore fisiologico.
d. Io ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non hanno potuto: I discepoli avevano già scacciato i demoni con un certo successo (Luca 9:1). Questa volta si trattava probabilmente di un caso più forte o più ostinato di possessione demoniaca.
i. Le potenze demoniache si suddividono in gradi (Efesini 6:12) e sembra che alcuni demoni siano più forti (più ostinati, resistenti) di altri. In Matteo 17:21, Gesù dichiara che il loro fallimento era dovuto alla mancanza di preghiera e di digiuno. Non voleva dire che la preghiera e il digiuno ci rendono più degni di scacciare i demoni, ma che questi ci avvicinano al cuore di Dio e ci mettono più in linea con la Sua potenza.
ii. Il loro fallimento fu in effetti un bene per loro, perché insegnò loro diverse cose.
·A non approcciarsi al ministero come ad una routine, meccanicamente.
·Che la superiorità di Gesù è senza eguali.
·A desiderare la presenza di Gesù.
·A prendere il problema e a portarlo a Gesù.
iii. “Erano confusi a causa della loro mancanza di successo, ma non per la loro mancanza di fede, la vera causa del loro fallimento!”. (Clarke)
2. (41-42) Gesù scaccia un demone che i Suoi discepoli non erano stati in grado di scacciare.
E Gesù, rispondendo, disse: «O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Porta qui tuo figlio». E mentre il fanciullo si avvicinava, il demone lo contorse e lo straziò. Ma Gesù sgridò lo spirito immondo, guarì il fanciullo e lo rese a suo padre.
a. O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? La sensazione è che Gesù fosse frustrato con i Suoi discepoli. Il Suo ministero prima della croce stava volgendo al termine e forse provava frustrazione per il fatto che i discepoli non avessero maggior fede.
b. E mentre il fanciullo si avvicinava, il demone lo contorse e lo straziò: Nonostante il padre avesse portato il ragazzo da Gesù, inizialmente non sembrava migliorare, anzi i problemi persistevano. Questo però non era altro che l’ultimo, disperato tentativo del demone di aggrapparsi al ragazzo e di portare alla disperazione il padre, i discepoli e tutti gli altri.
i. Il demone lo contorse: “Mentre si avvicinava a Gesù, il demone lo gettò a terra”. L’espressione fa riferimento a un pugile che mette al tappeto il suo avversario o a un lottatore di wrestling che lancia qualcuno per aria.” (Barclay)
ii. In un sermone intitolato L’ultimo atterramento del diavolo, Spurgeon considerò come il diavolo spesso colpisca duramente una persona proprio quando comincia ad avvicinarsi al Salvatore. “Ho visto uomini, proprio quando cominciavano a sentire e a pensare, presi all’improvviso da una tale violenza del peccato e trascinati da esso in maniera così spaventosa che, se non l’avessi già visto accadere, avrei temuto per loro”.
iii. Spurgeon elencò alcune delle menzogne che Satana usa per buttare giù gli uomini proprio mentre si avvicinano a Gesù:
·“Non sei eletto”.
·“Sei un peccatore troppo grande”.
·“È troppo tardi”.
·“È inutile provare – rinuncia”.
·“Non fa per te”.
c. Gesù sgridò lo spirito immondo, guarì il fanciullo: Gesù non si fece intimidire dall’ultimo tentativo di dimostrazione di potenza da parte dello spirito immondo e liberò il ragazzo. Ciò che era troppo difficile per i discepoli non lo era per Gesù.
3. (43-45) Gesù ricorda ai discepoli la Sua missione.
E tutti rimasero sbalorditi della magnificenza di Dio. Ora, mentre tutti si meravigliavano per tutte le cose che Gesù faceva, egli disse ai suoi discepoli: «Voi, riponete queste parole nei vostri orecchi, perché il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani degli uomini». Ma essi non compresero questo parlare; ed era loro velato per cui non lo potevano intendere, e temevano di interrogarlo in merito a ciò che aveva detto.
a. E tutti rimasero sbalorditi della magnificenza di Dio: Gesù, sebbene avesse appena rivelato la Sua gloria in due modi spettacolari (la trasfigurazione e la liberazione da un demone ostinato), ricordò ai Suoi discepoli che la Sua missione non era cambiata – che era venuto a morire sulla croce per i nostri peccati e che il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani degli uomini.
i. Voi, riponete queste parole nei vostri orecchi: “Ad altre parole potete prestare attenzione di tanto in tanto, ma dovete sempre ascoltare ciò che riguarda le mie sofferenze e la mia morte. Che siano costantemente oggetto delle vostre meditazioni e riflessioni più profonde.” (Clarke)
b. Ma essi non compresero questo parlare: Ai discepoli veniva spesso ricordato che Gesù avrebbe dovuto soffrire e poi risorgere, ma puntualmente lo dimenticavano. L’avrebbero ricordato solo dopo la Sua resurrezione (Luca 24:6-8).
i. Essi non compresero: “Erano troppo infatuati da quella concezione carnale di un regno terreno.” (Trapp)
E. La vera grandezza nel Regno di Dio.
1. (46-48) La vera grandezza si manifesta nell’essere come un bambino, nell’essere il minimo tra tutti, non nella concezione popolare di grandezza.
Poi sorse fra loro una disputa: chi di loro fosse il maggiore. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un piccolo fanciullo e se lo pose accanto, e disse loro: «Chi riceve questo piccolo fanciullo nel nome mio, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato, perché chi è il più piccolo di tutti voi, questi sarà grande».
a. Chi di loro fosse il maggiore: I discepoli si fissavano spesso sulla questione della grandezza. Sembrano parlarne come se Gesù avesse già deciso chi fra loro fosse il maggiore o sperando che Gesù lo stabilisse una volta per tutte.
i. “Molto tempo fa Beda il Venerabile suggerì che questa lite in particolare sorse per gelosia, perché Gesù aveva portato con sé Pietro, Giovanni e Giacomo in cima alla montagna e gli altri no.” (Barclay)
ii. Immaginiamo i discepoli che discutono tra loro su chi sia il più grande (come vedremo più avanti in Luca 22:24 e in altri passi) e poi dicono: “Lasciamo che sia Gesù a deciderlo”.
iii. Probabilmente pensavano in termini di posizione e avanzamento nella gloriosa amministrazione del Re Messia. “Lui parlava della Sua umiliazione, loro pensavano al proprio successo; e tutto ciò ‘nello stesso momento’.” (Spurgeon)
b. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un piccolo fanciullo e se lo pose accanto: Gesù avrebbe potuto rispondere alla domanda: “Chi è il maggiore?” indicando sé stesso. Invece, Gesù spostò la loro attenzione sul Suo carattere, facendoli concentrare su un piccolo fanciullo come esempio.
i. Gesù ascoltò la loro conversazione, ma soprattutto capì il pensiero del loro cuore, che era alla base della conversazione. Capiva le loro motivazioni e i loro impulsi.
ii. Il piccolo fanciullo era modello grandezza. Con quel gesto, Gesù disse ai discepoli: “Se volete essere grandi, imparate qualcosa da questo piccolo fanciullo”. Soprattutto in quella cultura, i bambini avevano poca importanza, non erano pericolosi, non si preoccupavano dello status sociale e non erano ossessionati dal successo e dall’ambizione. Quando riusciamo a realizzare l’umile posizione che aveva un bambino in quella cultura, siamo sulla strada della grandezza. Nessuno deve pensare che un piccolo fanciullo ci mostri tutto sulla grandezza e sul regno, ma certamente alcune cose, cose importanti.
iii. “Il principio stabilito da Gesù affermava che nel regno di Dio c’è un’inversione di valori. Gli ultimi saranno i primi; i più piccoli saranno i più grandi.” (Pate)
iv. Gesù indicò un piccolo fanciullo, non Pietro. Se si volesse davvero considerare Pietro come il primo papa nel modo in cui i papi sono considerati dalla teologia e dalla storia del cattolicesimo romano, allora Gesù avrebbe dovuto dichiarare che Pietro era il maggiore tra loro.
c. Chi riceve questo piccolo fanciullo nel nome mio, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato: Gesù affermò che il bambino era una rappresentazione o un riflesso di sé e, a Sua volta, di essere Lui stesso il riflesso del Suo Padre celeste. Usando quel bambino come esempio, Gesù indirettamente indicò sé stesso come il più grande nel regno.
i. Sappiamo che Uno fra loro e fra tutti era effettivamente il maggiore: Gesù Cristo. Ciò significa che lo stesso Gesù era umile come un piccolo bambino. Non era interessato al proprio status sociale, né doveva essere al centro dell’attenzione. Non poteva ingannare e la Sua presenza non intimidiva.
ii. Poiché la natura di Gesù è come uno di questi bambini, il modo in cui trattiamo coloro che sono umili come bambini (chi riceve questo piccolo fanciullo nel nome mio, riceve me) mostra cosa pensiamo realmente della natura di Gesù.
iii. “Una tradizione racconta che quel bambino crebbe fino a diventare Ignazio di Antiochia, che in seguito divenne un grande servitore della Chiesa, un grande scrittore e infine un martire per Cristo.” (Barclay) Clarke attribuisce la tradizione all’autore cristiano Niceforo, che scrisse dell’uccisione di Ignazio da parte di Traiano nel 107 d.C. Tuttavia, Clarke scrive di Niceforo anche che “non è molto affidabile, essendo debole e credulone”.
iv. Possiamo vedere il contrasto tra ciò che il diavolo fa con i bambini (Luca 9:39) e quello che Gesù fa con loro.
d. Perché chi è il più piccolo di tutti voi, questi sarà grande: Poi Gesù sfidò ognuno dei Suoi seguaci a essere il più piccolo. Il desiderio di ottenere la lode e il riconoscimento dagli uomini non dovrebbe trovarsi in un seguace di Gesù. Gesù vuole che chi Lo segue accetti di essere il più piccolo per scelta, dando preferenza agli altri, e non per costrizione.
i. È facile disprezzare gli umili. Sono considerati dei falliti, persone che non riusciranno mai a farsi strada in un mondo competitivo, aggressivo e arrivista. Ma quando disprezziamo le persone umili, in realtà disprezziamo Gesù.
ii. Questo aspetto dell’umiltà e del dare la preferenza agli altri, caratteristico della fede cristiana, è stato spesso deriso e disprezzato. Nietzsche e altri hanno glorificato la volontà di potenza e hanno etichettato Gesù e i Suoi seguaci come deboli e degni di disprezzo. Eppure, Nietzsche è scomparso ed è stato ampiamente screditato; Gesù e i Suoi seguaci vivono e trasformano vite e culture attraverso il potere esemplificato (in alcuni tratti) da un bambino.
2. (49-50) La vera grandezza non è solo per alcuni.
Or Giovanni prese la parola e gli disse: «Maestro, noi abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo proibito, perché non ti segue con noi». Ma Gesù gli disse: «Non glielo proibite, perché chi non è contro di noi è per noi».
a. Maestro, noi abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo proibito, perché non ti segue con noi: Sarà stato frustrante per i discepoli che altri seguaci di Gesù scacciassero con successo i demoni, soprattutto quando loro avevano appena fallito (Luca 9:40). Non c’è da stupirsi che Giovanni volesse farli smettere.
b. Non glielo proibite, perché chi non è contro di noi è per noi: Gesù insegnò loro ad avere un atteggiamento più generoso. Sono molti i predicatori che possono sbagliare in qualche aspetto della loro esposizione o del loro insegnamento, eppure in un modo o nell’altro presentano ancora Gesù. Lasciamo che Dio si occupi di loro. Chi non è contro un Gesù biblico è ancora per Lui, almeno in una certa misura.
i. Paolo notava che molti uomini predicavano il messaggio di Gesù per motivi diversi, alcuni malvagi, eppure si rallegrava che Cristo venisse annunciato (Filippesi 1:15-18).
3. (51-53) La vera grandezza è caratterizzata da una determinazione costante.
Or avvenne che, mentre si stava compiendo il tempo in cui egli doveva essere portato in cielo, egli diresse risolutamente la sua faccia per andare a Gerusalemme, e mandò dei messaggeri davanti a sé. Ed essi, partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani, per preparargli un alloggio. Ma quelli del villaggio non lo vollero ricevere, perché egli camminava con la faccia rivolta a Gerusalemme.
a. Mentre si stava compiendo il tempo in cui egli doveva essere portato in cielo: Qui inizia una nuova sezione del Vangelo di Luca. Gesù era in viaggio verso Gerusalemme per essere portato in cielo.
·Sarebbe stato portato nella parte più alta della città di Gerusalemme.
·Sarebbe stato portato su una croce.
·Sarebbe stato portato in cielo mediante una gloriosa ascensione.
b. Egli diresse risolutamente la sua faccia per andare a Gerusalemme: Gesù intraprese il viaggio finale verso Gerusalemme con fermezza, consapevole della difficoltà del compito che Lo attendeva.
i. Isaia 50:7 parla profeticamente del Messia, il Gran Servo: Ma il Signore, l’Eterno, mi ha soccorso, per cui non sono stato confuso; per questo ho reso la mia faccia come una selce e so che non sarò svergognato. Questo è Gesù, che diresse risolutamente la sua faccia –come una selce, come scrisse Isaia – incamminandosi verso Gerusalemme per soffrire e morire.
ii. Gesù irrigidì il Suo volto; non nel senso di diventare un uomo dal cuore duro o arrabbiato, ma nel senso di rimanere focalizzato, soprattutto durante un tempo di tale difficoltà.
iii. Ci sono due tipi di coraggio: il coraggio del momento, che non richiede premeditazione, e un coraggio pianificato, che vede la difficoltà davanti a sé e marcia risolutamente verso di essa. Gesù aveva questo tipo di coraggio: pur scorgendo la croce all’orizzonte, diresse risolutamente la sua faccia per andare a Gerusalemme.
iv. Spurgeon predicò un sermone meraviglioso sul testo di Isaia 50:7, intitolato Il volto del redentore reso come una selce, in cui considerava quanto duramente fosse stata messa alla prova la risolutezza di Gesù.
·Dalle offerte da parte del mondo.
·Dalle persuasioni dei Suoi amici.
·Dalla pochezza di coloro che Lo circondavano.
·Dalla facilità con cui avrebbe potuto tirarsi indietro, se avesse voluto.
·Dagli scherni di chi Lo derideva.
·Dallo stress e dall’agonia della croce.
v. Mandò dei messaggeri davanti a sé: “Angeli, letteralmente; questo dimostra che la parola angelo indica un messaggero di qualsiasi tipo, sia divino che umano. I messaggeri in questo caso erano probabilmente Giacomo e Giovanni.” (Clarke)
c. Ed essi, partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani, per preparargli un alloggio. Ma quelli del villaggio non lo vollero ricevere: Poiché Gesù era in viaggio verso Gerusalemme, i Samaritani non vollero accoglierlo. I Samaritani non intrattenevano buoni rapporti con i Giudei ed erano prevenuti nei loro confronti. Possiamo anche vedere questo come l’opposizione (consapevole o meno) che incontrano tutti coloro che decidono risolutamente di fare la volontà di Dio.
i. “Le origini del popolo samaritano sembrano risalire all’unione tra gli Israeliti del Regno del Nord e i coloni non ebrei arrivati dopo la conquista del 722 a.C. (2 Re 17:24). Questi Ebrei misti a Gentili svilupparono una propria traduzione del Pentateuco (il Pentateuco samaritano), costruirono un proprio tempio di culto sul monte Gherizim (v. Giovanni 4:20), che fu poi distrutto da Giovanni Ircano (128 a.C.), e celebravano una propria Pasqua.” (Pate)
ii. “Era insolito che Gesù prendesse quella strada per andare a Gerusalemme ed era ancora più insolito tentare di trovare ospitalità in un villaggio samaritano.” (Barclay)
4. (54-56) La vera grandezza è caratterizzata dalla misericordia, non dal giudizio.
Visto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi, come fece anche Elia?». Ma egli si voltò verso di loro e li sgridò, dicendo: «Voi non sapete di quale spirito siete; poiché il Figlio dell’uomo non è venuto per distruggere le anime degli uomini, ma per salvarle». Poi andarono in un altro villaggio.
a. Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi, come fece anche Elia? Giacomo e Giovanni, indignati per la scarsa accoglienza dei Samaritani nei confronti di Gesù, si offrirono, per amore di Gesù, come volontari per distruggere la città con un giudizio spettacolare.
i. È interessante, e forse esilarante, che Giacomo e Giovanni fossero così sicuri di riuscirci, visto soprattutto il loro recente fallimento con il ragazzo indemoniato. La loro reazione di rabbia ci fa capire perché Gesù a volte li chiamava Boanerges, cioè Figli del tuono (Marco 3:17).
ii. “Sarebbe auspicabile che ci consultassimo prima con Cristo nella Sua parola, prima di fare qualsiasi cosa motivati dalla vendetta.” (Trapp)
b. Egli si voltò verso di loro e li sgridò: Il loro atteggiamento – anche in nome di Gesù – non fu apprezzato. La determinazione di Gesù vista nei versetti precedenti non significava che Egli fosse severo o arrabbiato.
i. Videro lo sguardo determinato di Gesù e pensavano che ciò facesse di Lui un cattivo o un duro. Non capirono che, in realtà, Egli era focalizzato più che mai sull’amore. Quel “volto di selce” sarebbe finito sulla croce come somma dimostrazione d’amore, non come somma dimostrazione d’ira.
ii. “Ho deciso di usare ogni metodo possibile per prevenire… una ristrettezza di spirito, uno zelo di parte… quel miserabile bigottismo che porta molti a credere che Dio operi solo in mezzo a loro.” (Wesley, citato in Barclay)
c. Voi non sapete di quale spirito siete; poiché il Figlio dell’uomo non è venuto per distruggere le anime degli uomini, ma per salvarle: Gesù spiegò che il loro fallimento a questo punto era avvenuto per due ragioni.
i. Non conoscevano sé stessi. Forse pensavano di essere come Gesù o di mostrare il carattere di Dio. Si sbagliavano, perché non rappresentavano né Dio né il Suo cuore. Egli amava i Samaritani e voleva che si ravvedessero e fossero salvati.
ii. Non conoscevano né Gesù né la Sua missione. Egli è venuto per salvare i perduti, non per bruciarli con il fuoco dal cielo.
iii. Seguire Gesù significa essere misericordiosi verso gli altri, invece di essere inflessibili con loro. In particolare, dovremmo ricordare che Dio dice: A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore (Romani 12:19). “I discepoli di quel Cristo che è morto per i Suoi nemici non dovrebbero mai pensare di vendicarsi dei loro persecutori.” (Clarke)
5. (57-58) La vera grandezza si manifesta nel sacrificio.
Or avvenne che, mentre camminavano per la via, qualcuno gli disse: «Signore, io ti seguirò dovunque andrai». Ma Gesù gli disse: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi; ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
a. Signore, io ti seguirò dovunque andrai: A motivo dei miracoli associati al ministero di Gesù, seguirlo poteva sembrare più affascinante di quanto non fosse in realtà. Gesù probabilmente ricevette molte offerte spontanee simili a questa.
b. Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi; ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo: Gesù non disse all’uomo: “No, non puoi seguirmi”, però gli disse la verità, senza dipingere una versione glamour di come sarebbe stato seguirlo. È l’opposto di quello che molti evangelisti fanno oggi; Gesù voleva che l’uomo sapesse la verità.
i. “Nel contesto immediato del ministero di Gesù, questa frase non significa che Gesù era senza soldi, ma che era senza dimora; a motivo della natura della Sua missione, Egli era sempre in viaggio e sarebbe stato lo stesso per i Suoi seguaci.” (Carson)
ii. La ragione per cui l’uomo si allontanò da Gesù era perché Gesù viveva una vita molto semplice per fede, confidando nel Padre per ogni necessità e senza affidarsi alle risorse materiali. Questo è proprio il genere di cose che rende Gesù più interessante per un uomo veramente spirituale. “Ecco un uomo che vive completamente per fede e si accontenta di poche cose materiali; dovrei seguirlo e imparare da Lui”.
iii. “Abbiamo qui la prova che Egli sapeva sia chiudere la porta che aprirla. Sapeva sia ammonire i pretenziosi che accettare i penitenti.” (Spurgeon)
6. (59-60) La vera grandezza significa dare a Gesù la massima priorità nella propria vita.
Poi disse ad un altro: «Seguimi!». Ma quello rispose: «Signore, permettimi prima di andare a seppellire mio padre». Gesù gli disse: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunziare il regno di Dio».
a. Disse ad un altro: «Seguimi!»: L’uomo descritto in Luca 9:57-58 si offrì di seguire Gesù. A quest’uomo, invece, fu Gesù a chiedere di seguirlo (seguimi!).
b. Signore, permettimi prima di andare a seppellire mio padre: In realtà, l’uomo non stava chiedendo il permesso di preparare la tomba per il suo defunto padre, ma voleva rimanere nella casa del padre e prendersi cura di lui fino alla sua morte. Si trattava ovviamente di un periodo indefinito, che poteva protrarsi a lungo.
i. “Non era combattuto tra il bene e il male. Era combattuto tra il giusto e il giusto. Esitava tra due dichiarazioni rivali, entrambe timbrate con il sigillo del divino.” (Morrison)
ii. L’uomo voleva seguire Gesù, ma non ancora. Sapeva che era un bene e che avrebbe dovuto farlo, ma sentiva che c’era una buona ragione per cui non era possibile in quel momento. L’uomo precedente era stato troppo precipitoso a voler seguire Gesù; questo, troppo lento.
c. Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunziare il regno di Dio: Gesù incoraggiò l’uomo a seguirlo in quell’istante, affermando chiaramente il principio che gli obblighi familiari – o qualsiasi altro obbligo – non devono anteporsi al seguire Gesù. Gesù viene prima di tutto.
i. Gesù non aveva paura di scoraggiare i potenziali discepoli. A differenza di molti evangelisti moderni, Egli era interessato più alla qualità che alla quantità. Inoltre, Gesù non faceva altro che essere onesto; voleva che la gente sapesse fin dall’inizio ciò che voleva dire seguirlo.
7. (61-62) La vera grandezza significa seguire Gesù con tutto il cuore, senza indugio.
Ancora un altro gli disse: «Signore, io ti seguirò, ma permettimi prima di congedarmi da quelli di casa mia». Gesù gli disse: «Nessuno che ha messo la mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
a. Signore, io ti seguirò, ma permettimi prima di congedarmi da quelli di casa mia: L’uomo di prima si è offerto di seguire Gesù, rimandando però la sua partenza a un momento indefinito. Quest’uomo, invece, si offre di seguire Gesù con la promessa di un ritardo relativamente breve.
i. “O giovane, quando pensi di lasciare il mondo, abbi paura di questi addii! Sono stati la rovina di centinaia di persone promettenti. Si erano quasi decisi, ma, dopo essere tornati dai loro vecchi compagni per dare loro un ultimo bacio e un’ultima stretta di mano, non li abbiamo più visti.” (Spurgeon)
b. Nessuno che ha messo la mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio: Gesù fece notare a quell’uomo la dedizione necessaria per seguirlo. Bisogna avere una determinazione simile a quella di un contadino che ara un campo e lavora con tutte le sue forze, guardando sempre avanti.
i. Quando in quei giorni un contadino arava un campo, teneva il raccolto in file dritte concentrandosi su un oggetto di fronte e in lontananza (come un albero). Un contadino che iniziava ad arare con lo sguardo rivolto alle spalle non avrebbe mai fatto file diritte né un buon lavoro di aratura. Nel seguire Gesù, dobbiamo tenere gli occhi su di Lui senza mai voltarci. “Nessun contadino ha mai arato un solco dritto guardandosi alle spalle.” (Barclay)
ii. Gli aratori fanno anche un’altra cosa di grande importanza: tengono duro. Un aratore che si lascia andare non è affatto un aratore. “Gli aratori non sono di solito persone colte, né sono spesso poeti sotto mentite spoglie. Ma c’è una virtù che possiedono in modo preminente, ossia la virtù di tenere duro in silenzio.” (Morrison)
iii. Gesù ne è l’esempio più di chiunque altro: diresse risolutamente la sua faccia per andare a Gerusalemme (Luca 9:51).
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