Marco 1 – Il Principio del Vangelo
A. Introduzione: Il carattere unico del Vangelo di Marco
1. Apocalisse 4:7 descrive i cherubini radunati attorno al trono di Dio come quattro esseri viventi, ciascuno con un volto diverso: un leone, un vitello, un uomo e un’aquila. Seguendo una lunga tradizione, la Chiesa ha attribuito ciascuno di questi volti ai quattro Vangeli, secondo il rispettivo carattere e messaggio. Nelle cattedrali europee, il tema è rappresentato ripetutamente nelle sculture e nei dipinti di queste creature, le quali tipicamente reggono un libro. Nel corso dei secoli, diverse tradizioni hanno collegato in modi diversi i volti di questi quattro cherubini a diversi Vangeli. Una di queste ha collegato il Vangelo di Marco al vitello/bue, perché il Vangelo di Marco ritrae Gesù come un servo, così come il bue è un animale dedito al lavoro e al servizio. Il Vangelo di Marco mostra Gesù come il Servo di Dio, l’Operaio di Dio.
a. Per questo motivo, il Vangelo di Marco è un vangelo per così dire “fitto”. In questo vangelo, Gesù appare sempre impegnato, e sembra passare velocemente da un evento all’altro. Una delle parole chiavi di questo vangelo è immediatamente, tanto da ricorrere più di 40 volte nel Vangelo di Marco. Vediamo Gesù rappresentato come un servo – impegnato a sovvenire ai bisogni, e impegnato ad essere il Messia di Dio.
b. Nel Vangelo di Marco, l’enfasi è sulle opere di Gesù più che sulle Sue parole. “Il Vangelo di Marco ritrae Cristo in azione. Ci sono poche parole e molti fatti.” (Robertson)
2. Secondo una forte tradizione ecclesiastica, la fonte principale del Vangelo di Marco è costituita dall’apostolo Pietro. Alcuni credono che il Vangelo di Marco sia una sorta di “Vangelo secondo Pietro”.
a. Un’indicazione dell’influenza di Pietro è che questi parlò di Marco in modo molto affettuoso, chiamandolo Marco, mio figlio in 1 Pietro 5:13. Nello stesso passaggio scrisse anche di essere con lui.
i. Marco (che è anche chiamato “Giovanni, soprannominato Marco” in passaggi come Atti 12:25) non ebbe successo nel ministero con Paolo, come illustrato nel libro degli Atti (Atti 15:36-41). Alla fine, comunque, la sua relazione con Paolo fu restaurata (2 Timoteo 4:11).
ii. Come Marco, anche Pietro sapeva che cosa significasse fallire nel seguire Gesù, dopo averlo rinnegato tre volte. Anche lui alla fine riuscì a rialzarsi dalla sua caduta.
b. Un’altra indicazione dell’influenza di Pietro è la descrizione vivida dei dettagli, tipica di un testimone oculare, che troviamo in questo vangelo. È il vangelo “più ricco di dettagli incredibili che, a quanto pare, Marco aveva sentito nei discorsi di Pietro; si faccia riferimento, per esempio, a dettagli quali ‘l’erba verde’ (Marco 6:39), ‘duemila porci’ (Marco 5:13), ‘guardatili tutt’intorno’ e ‘guardando in giro’ (Marco 3:5,34)”. (Robertson)
i. “Il Vangelo di Marco è vivo ed è pieno di vividi dettagli. Riusciamo a vedere con gli occhi di Pietro e riusciamo quasi a catturare lo sguardo stesso e i gesti stessi di Gesù, mentre si muoveva tra gli uomini guarendo i loro corpi e salvando le loro anime.” (Robertson)
c. Una terza indicazione dell’influenza di Pietro è che “Pietro di solito parlava in aramaico e Marco ha più espressioni aramaiche degli altri, come Boanerges (Marco 3:17), Talitha cumi (Marco 5:41), Corban (Marco 7:11), Effata (Marco 7:34), Abba (Marco 14:36).” (Robertson)
3. Molti credono che quello di Marco fu il primo dei quattro Vangeli ad essere scritto e che fu scritto a Roma.
a. La maggior parte degli studiosi è d’accordo sul fatto che il Vangelo di Marco sia stato il primo dei quattro, anche se alcuni credono che in realtà il primo sia stato quello di Matteo.
i. “Uno dei risultati più chiari dello studio dei Vangeli da parte della critica moderna è la datazione attribuita al Vangelo di Marco. Non si sa con precisione quando sia stato scritto, ma ci sono studiosi di spicco che ritengono che sia abbastanza probabile che sia stato scritto nel 50 d.C.” (Robertson)
b. Marco non era uno dei Dodici. Forse l’unico cenno sul suo conto nel vangelo è un riferimento poco chiaro in Marco 14:51-52. Quando era giovane forse faceva parte del gruppo più numeroso dei seguaci di Gesù.
c. La Chiesa primitiva si incontrava a casa della madre di Marco, Maria, a Gerusalemme (Atti 12:12).
d. Marco scrisse un vangelo indirizzato ai Romani, gente diligente e determinata, che enfatizzava Gesù come servo di Dio. Dal momento che a nessuno interessa l’albero genealogico di un servo, il Vangelo di Marco non racconta la genealogia di Gesù.
i. Un’altra indicazione che Marco scrisse il suo vangelo per i Romani è il fatto che usa più parole latine di qualsiasi altro vangelo. “Ci sono anche più espressioni e modi di dire latini – quali centurio (Marco 15:39), quadrans (Marco 12:42), flagellare (Marco 15:15), speculator (Marco 6:27), census (Marco 12:14), sextarius (Marco 7:4), praetorium (Marco 15:6) – che negli altri Vangeli.” (Robertson)
ii. Quando un traduttore vuole rivolgersi a un popolo che non ha mai avuto la Bibbia tradotta nella propria lingua, di solito comincia dal Vangelo di Marco. Marco è il libro più tradotto al mondo. Ci sono due motivi principali: uno è che si tratta del vangelo più breve, l’altro è che era indirizzato a gente che non aveva familiarità con l’ebraismo del primo secolo. Marco, infatti, lo scrisse per i Romani.
B. Giovanni Battista e la preparazione per la venuta di Gesù, il Messia.
1. (1-5) La posizione e il ministero di Giovanni Battista.
Il principio dell’evangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Come sta scritto nei profeti:
«Ecco, io mando il mio messaggero davanti alla tua faccia,
il quale preparerà la Tua via davanti a Te.
Vi è una voce di uno che grida nel deserto:
“Preparate la via del Signore, raddrizzate i Suoi sentieri”».
Giovanni comparve nel deserto, battezzando e predicando un battesimo di ravvedimento, per il perdono dei peccati. E tutto il paese della Giudea e quelli di Gerusalemme andavano a lui, ed erano tutti battezzati da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
a. Il principio dell’evangelo, il Figlio di Dio: Ogni storia straordinaria ha un principio e Marco ci porta dritti al principio dell’evangelo. L’antica parola greca che traduciamo in “evangelo” significa “buona notizia”, quindi questo libro è la buona notizia di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. È la buona notizia che riguarda Gesù.
i. Ogni parola che Marco usa per descrivere Gesù è importante. Innanzitutto, questa è la buona notizia di Gesù, una persona reale e storica che ha camminato su questa terra come qualunque altro uomo. È la buona notizia del Cristo (che significa semplicemente: “Messia”), il Salvatore degli uomini, promesso e unto. Ed è la buona notizia del Figlio di Dio – Figlio non nel senso che tutti gli uomini provengono da Dio. Gesù è l’unico Figlio di Dio, ed è anche Dio Figlio.
ii. Lane ha commentato così la parola evangelo: “Tra i Romani significava ‘lieta novella’ ed era associata al culto dell’imperatore, la cui nascita, il raggiungimento della maggiore età e l’ascesa al potere erano celebrati come motivo di festa per il mondo intero. Nelle iscrizioni e nei papiri dell’età imperiale, i resoconti di queste feste erano chiamati “evangeli”. Un’iscrizione di un calendario del 9 a.C. circa, rinvenuta a Priene, in Asia Minore, dice dell’imperatore Ottaviano (Augusto): “La nascita del dio è stata per il mondo il principio di lieti novelle, le quali sono state proclamate per questo motivo.” Questa iscrizione è decisamente simile all’inizio del libro di Marco e chiarisce il contenuto essenziale di un evangelo nel mondo antico: un evento storico che introduce il mondo a nuovi avvenimenti.”
b. Come sta scritto nei profeti: La prima cosa che Marco dice riguardo al ministero di Giovanni Battista è che era stato profetizzato nell’Antico Testamento (Malachia 3:1 e Isaia 40:3). Questi passaggi preannunciavano Giovanni Battista come precursore che avrebbe preparato la via del Signore; un precursore che Dio chiamava il mio messaggero.
i. Il messaggero è importante perché è il primo vero profeta dato a Israele (con le piccole eccezioni di Anna e Simeone in Luca 2) dopo 300 anni. Alcuni pensavano che Dio avesse smesso di inviare profeti perché non aveva nient’altro da dire, ma Giovanni mostra che non era affatto così.
ii. Se ci domandiamo che cosa intendesse Marco quando chiamò Gesù Figlio di Dio, troviamo la risposta proprio in questo passaggio. Marco dice che il ministero di Giovanni Battista era quello di preparare la via del Signore, e dal momento che Giovanni preparò la via di Gesù, nella mente di Marco, Gesù è il Signore.
c. Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri: Il passaggio citato da Marco (Isaia 40:3) si riferisce alla costruzione di una grande strada per l’arrivo di un re maestoso. L’obiettivo era quello di riempire le buche e spianare i rilievi che intralciavano la realizzazione del progetto.
i. Preparare la via del Signore è un’immagine verbale, perché la vera preparazione deve avvenire nei nostri cuori. Costruire una strada è un lavoro molto simile alla preparazione che Dio deve fare nei nostri cuori. Sono entrambi lavori costosi, entrambi devono far fronte a molti problemi e ambienti diversi ed entrambi hanno bisogno di un ingegnere esperto.
ii. Gesù era il Messia e il Re che doveva venire, e Giovanni Battista era colui che gridava nel deserto. Con il suo messaggio volto al ravvedimento, egli si adoperò per preparare la via del Signore. Spesso non riusciamo a capire quanto sia importante il lavoro preliminare del Signore. Ogni grande opera di Dio comincia con una grande preparazione. Giovanni compì questo importante ministero in modo meraviglioso. “Giovanni era l’escavatore di Dio nella costruzione di quell’autostrada.” (Steadman)
d. Giovanni comparve nel deserto, battezzando e predicando un battesimo di ravvedimento, per il perdono dei peccati: questo verso descrive come Giovanni preparò la via. Egli venne a battezzare, offrendo un lavaggio cerimoniale che stava ad indicare la confessione dei peccati, un atto vòlto a dimostrare ravvedimento.
i. Battesimo significa semplicemente “immersione”. Il battesimo di Giovanni non era una spruzzatina. Come era consuetudine negli altri lavaggi cerimoniali ebraici, Giovanni immerse completamente coloro che volevano essere battezzati. “Naturalmente, quindi, il battesimo non era una semplice aspersione con acqua, ma un bagno in cui tutto il corpo veniva immerso nell’acqua.” (Barclay)
ii. Il battesimo era già praticato nella comunità ebraica sotto forma di immersioni cerimoniali, ma generalmente era praticato solo tra i Gentili che desideravano diventare ebrei. Un ebreo che ai tempi di Giovanni si sottometteva al battesimo, stava dicendo sostanzialmente: “Confesso di essere lontano da Dio in quanto Gentile e ho bisogno di riavvicinarmi a Lui.” Questa era una vera opera dello Spirito Santo.
iii. È possibile che il battesimo di Giovanni fosse correlato alla pratica ebraica di battezzare i Gentili che si convertivano o che fosse correlato ad alcuni dei lavaggi cerimoniali praticati dagli ebrei di quei tempi. Sebbene ci possa essere un collegamento, si trattava di qualcosa di unico – così unico che Giovanni divenne semplicemente noto come “il Battezzatore” [Battista]. Se ci fossero state molte persone a fare quello che faceva Giovanni, il suo soprannome non sarebbe stato unico.
iv. Il battesimo cristiano è come quello di Giovanni, nel senso che è una dimostrazione di ravvedimento, ma c’è di più. Vuol dire essere battezzati in Cristo, cioè nella Sua morte e risurrezione (Romani 6:3).
e. E tutto il paese della Giudea e quelli di Gerusalemme: Il ministero di Giovanni ebbe un riscontro meraviglioso. Molte persone riconobbero la propria natura peccaminosa e il bisogno di prepararsi per l’arrivo del Messia, e furono anche disposte a fare quello che era necessario.
i. Il messaggio principale di Giovanni non era: “Sei un peccatore, devi ravvederti”, ma: “Il Messia sta per arrivare”. Il pentimento era la risposta alla notizia della venuta del Messia.
2. (6-8) Giovanni Battista: l’uomo e il suo messaggio.
Or Giovanni era vestito di peli di cammello, aveva una cintura di cuoio intorno ai lombi e mangiava locuste e miele selvatico. E predicava, dicendo: «Dopo di me viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno neppure di chinarmi a sciogliere il legaccio dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
a. Vestito di peli di cammello, aveva una cintura di cuoio: Sia nella personalità che nel ministero, Giovanni Battista era simile al coraggioso Elia (2 Re 1:8), che senza paura richiamò Israele al ravvedimento.
b. Dopo di me viene uno che è più forte di me: Il messaggio di Giovanni Battista era semplice. Giovanni annunziava Gesù, non sé stesso. L’attenzione di Giovanni era su Gesù, non su sé stesso.
c. Al quale io non sono degno neppure di chinarmi a sciogliere il legaccio dei suoi sandali: Questa potrebbe sembrare un’esagerazione spirituale da parte di Giovanni. Ma Giovanni disse questa frase perché, ai suoi tempi, i rabbini insegnavano che un maestro poteva richiedere praticamente di tutto ai suoi seguaci, tranne che farsi togliere i sandali. Era considerato eccessivo. Eppure, Giovanni disse di non essere degno nemmeno di togliere i sandali a Gesù.
i. Il Talmud babilonese, Ketuboth 96° dice: “Tutti i servizi che uno schiavo offre al suo padrone, un allievo dovrebbe offrire al suo maestro, ad eccezione di slacciargli le scarpe.” (Citato in Lane)
d. Vi battezzerà con lo Spirito Santo: Giovanni riconobbe che il suo battesimo era solo un preludio a ciò che Gesù stava per fare. Il Messia avrebbe introdotto un’immersione nello Spirito Santo, superiore all’immersione nell’acqua, che era un segno di ravvedimento.
i. Il battesimo di Giovanni poteva mostrare il ravvedimento, ma non poteva concretamente purificare dal peccato, né poteva impartire lo Spirito Santo nel modo in cui Gesù l’avrebbe fatto una volta completata la Sua opera sulla croce.
3. (9-11) Il battesimo di Gesù.
E avvenne in quei giorni, che Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano. E subito, come usciva dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito scendere su di Lui come una colomba. E venne dal cielo una voce: «Tu sei il mio amato Figlio nel quale mi sono compiaciuto».
a. Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano: Gesù non fu battezzato perché aveva bisogno di essere purificato dal peccato; Egli era senza peccato, e Giovanni stesso l’aveva capito (Matteo 3:14). Ma Gesù si fece battezzare conformemente alla Sua missione sulla terra, che era quella di compiere la volontà del Padre e identificarsi con l’uomo peccatore.
i. Gesù non aveva bisogno di essere battezzato. Inoltre, non aveva bisogno di morire su una croce al posto nostro. Ma lo fece per esprimere la sua solidarietà all’uomo decaduto.
b. Immediatamente: La parola greca antica è euthus, e viene usata più di 40 volte nel Vangelo di Marco.
c. Tu sei il Mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto: Quando Dio Padre proclamò queste parole dal cielo, tutti sapevano che Gesù non era un uomo qualunque che era stato battezzato. Sapevano che Gesù era il Figlio perfetto di Dio (nel quale mi sono compiaciuto), che si identificava con l’uomo peccatore. Dopo questo episodio, tutti sapevano che Gesù era diverso dagli altri. Gesù fu battezzato per identificarsi con i peccatori, ma fu battezzato anche affinché i peccatori potessero identificarLo come Messia.
i. Questo strano episodio marcò un umile inizio:
· Gesù: Un nome comune, irrilevante.
· Da Nazareth: Un villaggio poco importante e disprezzato.
· Di Galilea: La regione non spirituale, che non faceva parte del fondamentalismo religioso di quel periodo.
· Fu battezzato: Identificato come un peccatore.
· Nel Giordano: Un fiume ordinario, spesso anche sgradevole. “La prima tradizione rabbinica squalifica esplicitamente il fiume Giordano per la purificazione, [secondo] la Mishnah, Parah VIII. 10.” (Lane)
ii. L’evento esibì, inoltre, una grande gloria:
· Aprirsi i cieli: Il cielo si aprì per questa occasione. La frase in greco antico è particolarmente forte. Descrive un cielo che si squarcia in due, “lacerato, un evento improvviso”. (Bruce)
· Lo Spirito scendere: Lo Spirito di Dio era presente e in un certo senso la Sua presenza era riconoscibile.
· Come una colomba: Luca 3:22 lo descrive così: Elo Spirito Santo scese sopra di Lui, in forma corporea come di colomba. In un certo modo lo Spirito era presente e “volò giù” su Gesù come una colomba.
· E venne dal cielo una voce: Nella Bibbia è raro che Dio parli in modo udibile dal cielo, ma questa è una di quelle gloriose occasioni.
· Tu sei il mio amato Figlio nel quale mi sono compiaciuto: Che cosa può essere più glorioso di Dio Padre che ti loda e ti appoggia pubblicamente?
d. E lo Spirito scendere su di lui come una colomba: Non si trattava di una nuvoletta che fluttuava sopra Gesù; aveva l’aspetto reale di una colomba. Luca 3:22 dice: lo Spirito Santo scese sopra di lui, in forma corporea come di colomba. Non significa che lo Spirito Santo fosse una colomba, ma apparve sotto forma di una colomba. Sappiamo anche che Giovanni Battista vide lo Spirito Santo scendere su Gesù (Giovanni 1:32).
i. Lo Spirito Santo è associato a una colomba per via di Genesi 1:2, dove l’aleggiare dello Spirito sulle acque durante la creazione ricordava ad alcuni rabbini antichi l’azione di una colomba. Inoltre, le colombe sono volatili gentili e non minacciosi, non pongono resistenza e non contrattaccano. Rappresentano l’opera gentile e fedele dello Spirito Santo.
ii. Questo è uno dei passaggi più noti del Nuovo Testamento nel quale compaiono tutte e tre le Persone della Trinità in azione. Dio Figlio viene battezzato, Dio Padre parla dal Cielo, e Dio Spirito Santo discende sotto forma di una colomba.
iii. Fino a questo punto del Vangelo di Marco, abbiamo incontrato quattro testimoni, ciascuno dei quali attesta l’identità di Gesù. Di quali altre prove abbiamo bisogno?
· Marco dice che Gesù è il Figlio di Dio (Marco 1:1).
· I profeti dicono che Gesù è il Signore (Marco 1:2-3).
· Giovanni il Battista dice che Gesù è uno che è più forte di me (Marco 1:7-8).
· Dio Padre dice che Gesù è l’amato Figlio di Dio (Marco 1:10-11)
4. (12-13) La tentazione di Gesù nel deserto, tra le bestie selvagge.
Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto; e rimase nel deserto quaranta giorni, tentato da Satana. Era con le fiere e gli angeli lo servivano.
a. Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto: Dopo la straordinaria apparizione dello Spirito Santo al Suo battesimo, il compito dello Spirito in Gesù era di guidarLo, o meglio, di sospingerLo nel deserto.
i. “Marco usa una parola strana. ‘Lo Spirito Lo sospinse’; letteralmente, ‘lo Spirito Lo spinse”. È lo stesso verbo utilizzato successivamente quando Cristo scacciò i demoni.” (Morgan)
b. E rimase nel deserto quaranta giorni, tentato da Satana: Con il Suo battesimo, Gesù viene identificato con i peccatori. Qui viene identificato con i peccatori anche nelle loro tentazioni. Ebrei 4:15 ci ricorda che noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato.
i. Quaranta – come i quaranta giorni di Gesù nel deserto – è un numero che spesso indica un periodo di prova o giudizio. Durante il diluvio universale, piovve per 40 giorni e 40 notti. Israele era nel deserto per 40 anni. Mosè custodì le pecore nel deserto per 40 anni. Per Gesù, questo era il momento della prova.
c. Quaranta giorni, tentato da Satana: Matteo e Luca descrivono dettagliatamente tre tentazioni specifiche che Gesù ha patito in questi quaranta giorni e raccontano come Gesù ha resistito a Satana ogni volta, appoggiandosi alla Parola di Dio. Marco ci dice che Gesù affrontò altre tentazioni, al di là delle tre descritte da Matteo e Luca. L’intero periodo fu un tempo di prova.
d. Era con le fiere: Matteo e Luca non ne fanno menzione, ma è un fatto significativo. La grammatica greca antica di questo passo mette l’accento su con. In altre parole, Gesù era in pace con le fiere. Questo mostra due cose:
· Gesù è il Secondo Adamo e, in qualità di Adamo non decaduto, gode di una relazione pacifica con tutti gli animali.
· Gesù mantiene il Suo stato di non decaduto, senza peccato, nonostante tutte le tentazioni, e ha autorità sulle fiere.
i. “Queste creature decadute videro in Cristo l’immagine perfetta di Dio, e quindi lo venerarono come loro Signore, come fecero con Adamo prima della caduta.” (Trapp)
e. E gli angeli Lo servivano: Marco intende dire che gli angeli Lo servirono alla fine di questo periodo di intensa tentazione. Questo mostra l’autorità di Gesù, non solo sulle fiere, ma anche sugli angeli, che sono Suoi servi.
i. “Moralmente vittorioso, Egli era il Maestro della creazione che era a Lui sottoposta, e gli angeli erano indaffarati nel prendersi cura di ciò di cui aveva bisogno, poiché è proprio ciò che questo termine suggerisce. Pertanto, Egli viene visto come l’Uomo di Dio, perfetto, nonostante la tentazione!” (Morgan)
C. Vengono chiamati quattro discepoli.
1. (14a) L’inizio del ministero di Gesù in Galilea.
Ora, dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù venne in Galilea
a. Dopo che Giovanni fu messo in prigione: In Marco 6:17-28 troviamo una descrizione dettagliata del destino di Giovanni.
b. Gesù venne in Galilea: Gesù trascorse la maggior parte del tempo nella regione della Galilea; andava di solito a Gerusalemme solo per le feste stabilite. La Galilea era una vasta area abitata a Nord della Giudea e di Gerusalemme, dove ebrei e Gentili vivevano insieme, sebbene di solito in città distinte.
i. La Galilea non era una piccola regione sperduta. Secondo l’antico storico ebreo Giuseppe, la Galilea era un’area di circa 60 x 30 miglia ed era composta da 204 villaggi, e nessuno di questi contava meno di 15.000 persone. Quindi c’erano più di 3 milioni di persone in questa regione.
2. (14b-15) Ciò che Gesù fece durante il Suo ministero.
Predicando l’evangelo del regno di Dio, e dicendo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Ravvedetevi e credete all’evangelo».
a. Predicando l’evangelo del regno di Dio: Gesù era un predicatore e portò il messaggio del regno di Dio sulla terra, anche se non nel modo in cui la gente se l’aspettava o avrebbe preferito. La maggior parte della gente voleva un regno politico, che avrebbe sostituito l’oppressiva occupazione romana.
i. Contrariamente alle aspettative della maggior parte dei Suoi contemporanei, Gesù portò un regno di amore, non di soggiogamento; di grazia, non di legge; di umiltà, non di orgoglio; per tutti gli uomini, non soltanto gli ebrei; da essere ricevuto spontaneamente dagli uomini e non imposto con la forza.
ii. Il Vangelo di Marco – e il resto di questo capitolo – metterà in risalto l’opera di Gesù e i Suoi straordinari miracoli. Ma con questa dichiarazione introduttiva, Marco ci ricorda che il fulcro del ministero di Gesù era predicare l’evangelo del regno di Dio. Gesù era un predicatore che compì miracoli straordinari, non un operatore di miracoli che qualche volta predicava.
b. Dicendo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino»: Nel predicare l’evangelo del regno di Dio, Gesù voleva che le persone sapessero che era vicino. Non era così distante o surreale come immaginavano. Era arrivato il momento di incontrare il regno di Dio.
i. Il tempo è compiuto: Ci sono due parole in greco antico che possono essere tradotte in tempo. Uno è chronos, che indica il semplice tempo cronologico. L’altro è kairos, e significa “opportunità strategica”, “momento decisivo”. Gesù usò questo secondo termine quando disse: “il tempo è compiuto”. Stava dicendo: “Il momento strategico per il regno di Dio è adesso. Questo è il momento opportuno. Non lasciartelo sfuggire.”
c. Dicendo […] Ravvedetevi»: Quando Gesù predicava l’evangelo del regno di Dio, voleva che le persone sapessero che cosa avrebbero dovuto fare per entrarvi. Non potevano entrare nel regno continuando sulla stessa strada che stavano percorrendo. Dovevano cambiare direzione per conoscere il regno di Dio.
i. Alcuni pensano che il ravvedimento sia principalmente una questione di sentimenti, in particolare sentirsi dispiaciuti per il proprio peccato. Dispiacersi per il proprio peccato è un’ottima cosa, ma ravvedetevi non è una parola legata ai “sentimenti”. È una parola che indica azione. Gesù ci ha detto di cambiare la nostra mentalità, non solo di dispiacerci per quello che abbiamo fatto. Il ravvedimento è un cambio di direzione, non un dolore emotivo.
ii. Il ravvedimento non è qualcosa che dobbiamo fare prima di raggiungere Dio; esso descrive il processo di avvicinamento a Dio. Se sei a New York e ti dico di venire a Los Angeles, non c’è bisogno che ti dica “Lascia New York e vieni a Los Angeles”. Venire a Los Angeles implica lasciare New York, e se io non ho ancora lasciato New York, di certo non posso venire a Los Angeles. Non possiamo entrare nel regno di Dio se non lasciamo il nostro peccato e il nostro ego.
d. Dicendo […] «Credete»: Quando Gesù predicava l’evangelo del regno di Dio, Egli voleva che la gente sapesse come sarebbe stato vivere nel regno. Il regno predicato da Gesù non riguardava solo un rinnovamento morale. Si trattava di fidarsi di Dio, credere alla Sua parola e vivere una relazione di dipendenza da Lui.
i. La parola in greco antico usata da Gesù per Credete (pisteuo) rappresenta molto di più che conoscenza o un consenso della mente. Indica un rapporto di fiducia e dipendenza.
ii. “Ci sono molte persone che credono al Vangelo, ma non credono nel Vangelo. Era un appello non solo ad accettarlo come un’affermazione intellettualmente accurata, ma a fermarsi in esso, a riposare in esso. Era una chiamata a lasciare che il cuore trovasse in esso conforto.” (Morgan)
3. (16-20) Vengono chiamati quattro discepoli.
Camminando poi lungo il mare della Galilea, Egli vide Simone e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. E Gesù disse loro: «Seguitemi, e io vi farò diventare pescatori di uomini». Ed essi, lasciate subito le loro reti, lo seguirono. Poi, andando un po’ oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, i quali riparavano le loro reti nella barca. E subito li chiamò; ed essi, lasciato Zebedeo loro padre nella barca con gli operai, lo seguirono.
a. Vide Simone e Andrea: Non era la prima volta che Gesù incontrava questi uomini. Giovanni 1:35-4:54 descrive il loro incontro precedente.
b. Perché erano pescatori: Questi erano uomini comuni, senza credenziali teologiche e senza una posizione nel mondo. Gesù li incontrò mentre lavoravano come uomini ordinari. Gesù scelse questi discepoli non per ciò che erano, ma per ciò che Lui avrebbe potuto fare tramite loro.
i. “Senza dubbio le buone qualità di pescatori di successo li avrebbero portati al successo nel difficile ministero della conquista delle anime perdute: il coraggio, la capacità di lavorare insieme, la pazienza, l’energia, la resistenza, la fede e la tenacia. Era semplice: chi faceva il pescatore di mestiere non poteva permettersi di arrendersi o lamentarsi!” (Wiersbe)
c. Seguitemi: Con questo invito, Gesù mostra in cosa consiste il cristianesimo: seguire Gesù. Fondamentalmente, il cristianesimo non riguarda sistemi teologici, regole né persino aiutare gli altri: si tratta di seguire Gesù.
i. “Tuttavia è vero, ai tempi del Nuovo Testamento, il verbo ‘seguire’ aveva acquisito un aspetto etico, perché è sempre il superiore che cammina avanti, e l’inferiore che segue: quindi suggeriva quanto meno una relazione rabbino-discepolo.” (Cole)
d. Vi farò diventare pescatori di uomini: Gesù disse che sarebbe stato Lui a renderli pescatori di uomini. Visto che questi uomini ricevettero qualcosa di meraviglioso nel seguire Gesù, era giusto che lo condividessero con gli altri, che “pescassero” uomini per il regno di Dio.
i. Quando Gesù li chiamò a diventare pescatori di uomini, li chiamò a fare quello che fece Lui stesso. Gesù fu il più grande pescatore di uomini che ci sia mai stato. Ma voleva che anche altri facessero lo stesso; prima questi quattro, poi dodici, poi centinaia, poi migliaia e migliaia di migliaia nel corso dei secoli.
ii. Vi farò diventare: “Implica un processo di formazione graduale”. (Bruce)
e. Riparavano le loro reti: “Il termine usato da Marco vuol dire propriamente ‘mettere in ordine’, o ‘preparare’; [queste azioni] includono quindi: pulire, rammendare e piegare le reti in preparazione per la pesca della sera successiva.” (Lane) È significativo che un derivato di questa stessa parola sia usato in Efesini 4:12, dove Paolo descrive il lavoro di perfezionamento dei santi. Come riporta la definizione di Strong, equipaggiare significa quindi ‘completare a fondo’, ‘riparare’ o ‘aggiustare’, ‘adattare’, ‘montare’, ‘rammendare’, ‘perfezionare’, ‘unire perfettamente’, ‘preparare’ o ‘restaurare’.
D. Una giornata impegnativa in Galilea.
1. (21-22) Gesù insegna nella sinagoga.
Poi entrarono in Capernaum, e subito, in giorno di sabato, Egli entrò nella sinagoga e insegnava. E la gente stupiva della sua dottrina perché Egli li ammaestrava come uno che ha autorità e non come gli scribi.
a. Entrarono in Capernaum: Al giorno d’oggi si può andare a Capernaum e vedere i resti di un’antica sinagoga ebraica, che ha ancora le fondamenta di questo stesso edificio nel quale Gesù insegnava.
b. Subito, in giorno di sabato, Egli entrò nella sinagoga e insegnava: Di solito la sinagoga non aveva insegnanti fissi. Era invece comune la “libertà della sinagoga”, grazie alla quale ospiti dotti erano invitati a spiegare la lettura giornaliera tratta dalle Scritture. Fu proprio questa usanza che diede a Gesù l’opportunità di predicare.
c. E la gente stupiva della sua dottrina: Non ci viene detto ciò che Gesù insegnò quel giorno, ma ci viene raccontato l’effetto che il Suo insegnamento ebbe su quelli che Lo ascoltarono. Non avevano mai sentito nessuno insegnare così prima di allora.
d. Perché Egli li ammaestrava come uno che ha autorità e non come gli scribi: Ai tempi di Gesù, raramente gli scribi insegnavano in modo franco. Spesso si limitavano semplicemente a citare le interpretazioni di diversi rabbini. Gesù, invece, insegnava con franchezza.
i. Gesù insegnava con autorità perché Egli aveva autorità. Egli portava un messaggio divino e sapeva che proveniva da Dio. Non stava citando uomini: stava citando Dio.
ii. Gesù insegnava con autorità perché Egli sapeva di cosa stava parlando. Non puoi insegnare con autorità se non hai familiarità con l’argomento.
iii. Gesù insegnava con autorità perché credeva ciò che insegnava. Quando credi ciò che insegni, il messaggio raggiunge con autorità chi ti ascolta.
iv. Prima, abbiamo visto Gesù sottomesso: sottomesso a Suo Padre nel battesimo, sottomesso allo Spirito Santo nell’andare nel deserto. Ora, vediamo l’autorità di Gesù. L’autorità scaturisce dalla sottomissione. Avere in noi la vera autorità di Dio da sola non ci rende affidabili, a meno che non siamo anche sottomessi a Dio.
· Gesù mostrò autorità quando era con le fiere.
· Gesù mostrò autorità quando gli angeli Lo servirono.
· Gesù mostrò autorità quando annunciò la venuta del regno di Dio e comandò agli uomini di ravvedersi e credere.
· Gesù mostrò autorità quando chiamò i discepoli a seguirlo.
· Gesù offrirà molte altre dimostrazioni sorprendenti di autorità.
2. (23-24) La sfuriata di uno spirito immondo.
Ora nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito immondo, il quale si mise a gridare, dicendo: «Che vi è fra noi e Te, Gesù Nazareno? Sei Tu venuto per distruggerci? Io so chi Tu sei: Il Santo di Dio».
a. Un uomo posseduto da uno spirito immondo: Nel descrivere l’uomo che era posseduto da un demone, Marco usa lo stesso costrutto grammaticale usato da Paolo per spiegare come il cristiano è “in Cristo” (1 Corinzi 1:30). Questo spirito immondo era il padrone malvagio della vita di questo pover’uomo.
i. La somiglianza grammaticale tra il cristiano che è in Gesù e quest’uomo posseduto dimostra che Lui è in noi e noi siamo in Lui. Siamo “posseduti da Gesù” nel senso positivo, perché la Sua influenza e il Suo Spirito in noi sono un’ottima cosa.
ii. Proprio come Gesù può vivere in noi, una persona che non ha in sé Gesù può essere “abitata” da un demone, qualora questi venga invitato, consciamente o inconsciamente. Esporsi a spiritismo, astrologia, pratiche occulte, droghe e cose simili è pericoloso. Queste aprono le porte al mondo demoniaco, porte che è meglio lasciare chiuse.
b. Io so chi Tu sei: il Santo di Dio: Il demone stesso testimonia che Gesù è santo e puro. I demoni hanno ammesso che le tentazioni rivolte a Gesù nel deserto hanno fallito nell’intento.
3. (25-28) Gesù rimprovera lo spirito immondo e la Sua fama si diffonde
Ma Gesù lo sgridò, dicendo: «Ammutolisci ed esci da costui!». E lo spirito immondo, straziandolo e mandando un gran grido, uscì da lui. E tutti furono sbalorditi, tanto che si domandavano fra loro dicendo: «Che è mai questo? Quale nuova dottrina è mai questa? Egli comanda con autorità persino agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono». E la Sua fama si diffuse subito per tutta la regione intorno alla Galilea.
a. Gesù lo sgridò: Gesù non aveva bisogno di fare incantesimi o giochi di prestigio. Gli bastò usare l’autorità di Dio.
b. Ammutolisci: Gesù spesse volte diceva ai demoni di stare zitti. Oggi, molti sedicenti esorcisti incoraggiano i demoni a parlare, o addirittura a credere a ciò che dicono i demoni. Gesù evitò tali teatralità e si limitò a liberare coloro che ne erano afflitti.
c. Ammutolisci ed esci da costui! C’erano altri esorcisti ai giorni di Gesù che cercavano di scacciare i demoni. Ma c’era un’enorme differenza tra Gesù e gli altri esorcisti. Gli altri usavano cerimonie lunghe, stravaganti, elaborate e superstiziose e spesso fallivano. Gesù non ha mai fallito nello scacciare un demone e non ha mai usato una cerimonia elaborata.
i. Lane riporta un antico racconto di Giuseppe Flavio, riguardante il lavoro di un antico esorcista di nome Eleazaro, che visse ai tempi di Gesù: “Mise sotto il naso dell’uomo posseduto un anello che sotto il suo sigillo aveva una delle radici prescritte da Salomone; mentre l’uomo lo annusava, estrasse il demone dalle narici e, quando l’uomo improvvisamente cadde a terra, [Eleazaro] scongiurò il demone di non tornare mai più dentro di lui, pronunciando il nome di Salomone e recitando gli incantesimi che aveva composto. Poi, volendo convincere gli spettatori e dimostrare loro di avere questo potere, Eleazaro mise un po’ più in là un contenitore o un catino pieno d’acqua e comandò al demone, nell’uscire dall’uomo, di capovolgerlo e rendere noto agli spettatori che aveva lasciato l’uomo prima posseduto.”
ii. “La gente era abituata all’uso di riti magici da parte degli esorcisti ebrei (Matteo 12:27; Atti 19:13), ma con Gesù la situazione era completamente diversa.” (Robertson)
4. (29-31) La suocera di Pietro viene guarita.
Appena furono usciti dalla sinagoga, vennero nella casa di Simone e di Andrea, con Giacomo e Giovanni. Or la suocera di Simone giaceva a letto con la febbre ed essi subito gli parlarono di lei. Allora Egli si avvicinò, la prese per la mano e l’alzò, e immediatamente la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.
a. Vennero nella casa di Simone e di Andrea: Gesù entrò in questa umile casa a Capernaum e incontrò una donna ammalata. Gesù non si limitò a “esibirsi davanti alle folle”. Qui, Egli ministrò ad una persona in una casa privata. A Gesù non interessava promuovere Sé stesso, ma soddisfare i bisogni degli individui. Egli non aveva bisogno del consenso e dell’acclamazione da parte della folla per compiere il Suo ministero.
b. Allora Egli si avvicinò, la prese per la mano e l’alzò, e immediatamente la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli: Nella guarigione della suocera di Pietro, Gesù mostrò semplicità e potenza. Gesù guarì con la stessa autorità con la quale scacciava i demoni.
i. “La suocera di Pietro soffriva di quella che il Talmud chiamava ‘una febbre ardente’. Era, ed è ancora, molto diffusa in quella particolare parte della Galilea. Il Talmud specifica proprio i metodi per curarla. Un coltello fatto interamente di ferro doveva essere legato da una treccia di capelli a un cespuglio spinoso. Nei giorni successivi bisognava ripetere [versi dell’Antico Testamento;] prima, Esodo 3:2-3; poi, Esodo 3:4; infine, Esodo 3:5. Poi veniva pronunciata una certa formula magica, al termine della quale, in teoria, la cura sarebbe stata completata. Gesù ignorò completamente tutto l’armamentario della magia popolare e con un gesto e una parola di autorità e potere unici, guarì la donna.” (Barclay)
c. Ed essa si mise a servirli: La suocera di Pietro rispose come dovremmo fare tutti quando Gesù ci benedice: essa immediatamente servì Gesù con gratitudine.
5. (32-34) Guarigione tra la moltitudine.
Poi, fattosi sera, dopo il tramonto del sole, gli portarono tutti i malati e gli indemoniati. E tutta la città era affollata davanti alla porta. Egli ne guarì molti, colpiti da varie malattie, e scacciò molti demoni; e non permetteva ai demoni di parlare perché sapevano chi Egli fosse.
a. Dopo il tramonto del sole: Gesù stava ministrando dopo il tramonto, che marcava ufficialmente la fine del sabato (Marco 1:21). Liberi dalle restrizioni del sabato su viaggi e attività, la gente andava da Gesù per essere guarita.
b. Ne guarì molti: Era stata una giornata intensa, e poi, dopo il tramonto, Gesù ministrò ai i bisogni di tutta la città che era affollata davanti alla porta. Gesù lavorò duramente per servire gli altri e mise sempre i loro bisogni prima dei Propri.
E. Gesù predica e guarisce i malati in Galilea.
1. (35) Gesù prega in un posto solitario.
Poi il mattino seguente, essendo ancora molto buio, Gesù si alzò, uscì e se ne andò in un luogo solitario e là pregava.
a. Poi il mattino seguente: Dopo una lunga giornata, non ci stupiremmo di certo se Gesù avesse dormito fino a tardi. Invece, essendo ancora molto buio, dedicò meno tempo al sonno e più tempo alla preghiera.
i. “Non guardare in faccia nessun uomo finché non hai visto il volto di Dio. Non parlare con nessuno finché non hai parlato con l’Altissimo.” (Spurgeon)
b. Pregava: Gesù non aveva bisogno di pregare perché era debole, ma perché era forte, e la fonte della Sua forza era il Suo rapporto con Dio, Suo Padre. Gesù sapeva che gli impegni e la pressione dovrebbero spingerci verso la preghiera, non lontano dalla preghiera.
i. Non sappiamo esattamente per che cosa avesse pregato Gesù, ma più di ogni altra cosa, Gesù usava questo tempo di preghiera per quella comunione intima con Dio Padre che desiderava, che nutriva e rafforzava la Sua anima. Possiamo anche ipotizzare che Gesù pregasse per Sé stesso, per i Suoi discepoli, per coloro che aveva incontrato e servito la notte precedente e per coloro che avrebbe incontrato e servito quel giorno.
c. Un luogo solitario: Gesù sapeva quanto è importante passare del tempo da soli con Dio. Per quanto la nostra vita di comunità cristiana sia importante e sia una cosa buona unirci con i nostri fratelli alla presenza di Dio, una grande parte della nostra vita cristiana può essere compresa e sperimentata solo in un luogo solitario con Dio.
i. “Guai a quell’uomo la cui devozione è osservata da tutti ma che non prega mai in segreto. La preghiera segreta è il segreto della preghiera, l’anima della preghiera, il sigillo della preghiera, la forza della preghiera. Se non preghi da solo, non preghi affatto. Non m’importa se preghi per strada, o in chiesa, o nel dormitorio, o nella cattedrale; ma il tuo cuore deve parlare con Dio in segreto, altrimenti non hai pregato.” (Spurgeon)
ii. “Nella preghiera pubblica e privata ci sono una forza e un interesse più uniti, ma nella preghiera segreta il vantaggio è una comunicazione più libera e ricca tra le nostre anime e Dio. Per questo motivo, Cristo sceglie il mattino, come il tempo in cui si può trovare un po’ di solitudine e si è più liberi da distrazioni; e un luogo solitario, più adatto a un impegno segreto.” (Poole)
iii. Questo passaggio ci mostra molti aspetti della vita di preghiera di Gesù.
· Per Gesù, la comunione con Dio era qualcosa di più della semplice osservanza del sabato.
· Gesù voleva restare da solo per pregare.
· Gesù voleva restare da solo, così da poter esprimere quanto era nel Suo cuore a Suo Padre.
2. (36-39) Il viaggio in Galilea.
E Simone e quelli che erano con Lui lo cercarono. E, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». Ed egli disse loro: «Andiamo nei villaggi vicini affinché io predichi anche là, perché è per questo che io sono venuto». Ed Egli andò predicando nelle loro sinagoghe per tutta la Galilea e scacciando demoni.
a. Lo cercarono: Questo accadde all’inizio della relazione tra Gesù e i Suoi discepoli. Una volta che cominciarono a conoscerlo, impararono che quando non riuscivano trovarlo, probabilmente era fuori a pregare in un posto solitario.
b. Tutti ti cercano! Probabilmente, i discepoli pensavano che Gesù fosse contento della Sua popolarità e che avrebbe voluto trascorrere più tempo con la folla che aveva radunato e sulla quale aveva fatto colpo il giorno prima.
c. Andiamo nei villaggi vicini: Gesù non rimase in quella città per approfittare della popolarità che aveva ricevuto. Sapeva che il Suo ministero consisteva nel predicare in tutta la Galilea e non nell’essere celebre o godersi la fama.
i. La chiara enfasi del ministero di Gesù è la predicazione: è per questo che io sono venuto. Le guarigioni e i miracoli di Gesù erano straordinari e gloriosi, ma non furono mai la Sua priorità.
3. (40) Un lebbroso va da Gesù.
E venne da Lui un lebbroso il quale, supplicandolo, cadde in ginocchio davanti a Lui, e gli disse: «Se vuoi, Tu puoi mondarmi».
a. E venne da Lui un lebbroso: La lebbra era una delle orribili malattie del mondo antico. Oggi, la lebbra affligge 15 milioni di persone in tutto il mondo, principalmente nei Paesi del Terzo Mondo.
i. La lebbra comincia a manifestarsi con piccole macchie rosse sulla pelle. In poco tempo le macchie si ingrandiscono e iniziano a diventare bianche, dall’aspetto lucido o squamoso. Le macchie si diffondono presto sul resto del corpo; prima iniziano a cadere i capelli, poi cadono anche i peli delle sopracciglia. Man mano che le cose peggiorano, le unghie delle mani e dei piedi perdono aderenza; iniziano a marcire e alla fine si staccano completamente. Successivamente le articolazioni delle dita (mani e piedi) iniziano a marcire e cadere, pezzo per pezzo. Le gengive iniziano a recedere e non riescono più a trattenere i denti, per cui cadono tutti. La lebbra continua a divorare il viso fino a quando il naso, il palato e persino gli occhi marciscono e il lebbroso si consuma fino a che non muore.
ii. Per quanto orribile fosse la sofferenza fisica, la parte peggiore dell’essere afflitto dalla lebbra era probabilmente il modo in cui la gente trattava il malato. Nell’Antico Testamento, Dio disse che qualora ci fossero lebbrosi tra il popolo d’Israele, bisognava scrupolosamente metterli in quarantena ed esaminarli (Levitico 13-14). I lebbrosi dovevano vestirsi come persone in lutto, perché erano considerati morti viventi. Dovevano avvertire chiunque potesse essere nei paraggi, gridando: “Impuro! Impuro!” ogni volta che qualcuno gli si avvicinava. Non perché la lebbra fosse altamente contagiosa; Dio usò questa malattia come una metafora efficace del peccato e dei suoi effetti su di noi.
iii. La gente ai tempi di Gesù non si limitò a quanto Dio aveva detto nell’Antico Testamento. All’epoca, questo era ciò che pensavano di un lebbroso: che fosse un morto ambulante e che se lo meritasse perché quella era la punizione di Dio contro di lui. Secondo l’usanza ebraica, non avresti nemmeno dovuto salutare un lebbroso. Sempre secondo l’usanza, avresti dovuto mantenere una distanza di due metri da un lebbroso. Un rabbino si vantò dicendo che non avrebbe nemmeno comprato un uovo in una strada dove avesse visto un lebbroso, e un altro si vantò dicendo di aver lanciato pietre contro i lebbrosi per tenerli lontani da sé. Un altro rabbino non permise nemmeno che un lebbroso si lavasse la faccia.
b. Supplicandolo, cadde in ginocchio davanti a Lui: Sapendo quanto fosse terribile la malattia, non ci sorprende che il lebbroso fosse così disperato quando si avvicinò a Gesù.
c. Tu puoi mondarmi: Il lebbroso credeva realmente nella potenza di Gesù e confidava nel fatto che Egli poteva guarirlo. Costui aveva dunque una grande fede perché, per quanto ne sappiamo, Gesù non aveva ancora guarito nessun lebbroso durante il Suo ministero.
i. A quei tempi, tutti sapevano che solo Dio poteva guarire un lebbroso. Non c’era alcuna cura e nessuno era guarito dalla malattia spontaneamente. Un lebbroso non sarebbe potuto guarire senza un tocco diretto da parte di Dio.
d. Mondarmi: Il lebbroso sapeva di che cosa aveva bisogno da parte di Gesù. Non Gli chiese di essere guarito, ma purificato. Ciò di cui il lebbroso aveva bisogno era ben più della guarigione.
i. Qualunque sia la cosa che credi di aver bisogno di ricevere da Dio, ciò di cui hai più bisogno è la purificazione: essere purificato dal peccato e da una vita vissuta solo per te stesso.
4. (41-45) Gesù purifica il lebbroso.
E Gesù, mosso a pietà, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Sì, lo voglio, sii mondato!». E, come ebbe detto questo, subito la lebbra lo lasciò e fu guarito. Poi, dopo averlo severamente ammonito, lo mandò via subito, dicendogli: «Guardati dal farne parola ad alcuno, ma va’, mostrati al sacerdote e offri per la tua purificazione quanto ha prescritto Mosè, come testimonianza per loro». Ma egli, andandosene, cominciò a proclamare e a divulgare grandemente il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in città, ma se ne stava fuori in luoghi solitari; e da ogni parte venivano a Lui.
a. Gesù, mosso a pietà: Veniamo spesso mossi a compassione quando incontriamo persone malate, ma normalmente i lebbrosi non suscitavano compassione. Il loro aspetto era troppo ripugnante e di solito la gente provava disgusto anziché compassione.
i. Luca racconta che quest’uomo era coperto di lebbra (Luca 5:12), il che significa che la malattia era agli stadi avanzati. Tutto il corpo e la vita di quest’uomo stavano marcendo.
b. Stese la mano, lo toccò: Gesù guarì molte persone e in molti modi diversi, ma in questa occasione scelse di guarire quest’uomo toccandolo. Avrebbe potuto dire una parola o anche solo pensarlo e l’uomo sarebbe stato guarito, ma Gesù scelse di toccarlo.
i. Questo è un fatto importante perché non era permesso alla gente toccare quest’uomo a causa della lebbra. Dal momento che la sua malattia era in fase avanzata, si deduce che fosse lebbroso da molto tempo. Era quindi passato molto tempo dall’ultima volta che era stato toccato con amore.
ii. Toccare un lebbroso andava contro la legge cerimoniale ebraica. Ma Gesù non infranse quella legge, perché non appena ebbe toccato l’uomo, quest’ultimo non era più lebbroso.
c. Mostrati al sacerdote: Gesù disse all’ex lebbroso di andare dai sacerdoti per svolgere la cerimonia richiesta dalla legge nel caso in cui un lebbroso veniva guarito. Gesù disse di farlo, innanzitutto, per onorare la Legge di Dio, ma anche come testimonianza ai sacerdoti che una malattia incurabile era stata curata.
i. Gli elementi usati nella cerimonia levitica per la purificazione di un lebbroso (legno di cedro, issopo e scarlatto) sono gli stessi elementi usati per la purificazione di qualcuno che è stato contaminato da un cadavere (Numeri 19:6, 13, 18 e Levitico 14:4-7).
ii. Dal momento che i lebbrosi non erano mai guariti, i sacerdoti non avevano mai eseguito questa cerimonia. Dover cercare la procedura per questa cerimonia ed eseguirla per la prima volta, sarebbe stata una forte testimonianza che il Messia era giunto tra loro.
d. Guardati dal farne parola ad alcuno […] Ma egli, andandosene, cominciò a proclamare e a divulgare grandemente il fatto: Probabilmente l’uomo aveva le migliori intenzioni e forse aveva pensato che raccontare a tutti quanto successo potesse aiutare Gesù, ma la sua disobbedienza ostacolò il ministero di Gesù. Gesù non poteva più entrare pubblicamente in città. È sempre meglio obbedire a Gesù: non dovremmo mai pensare di avere un piano migliore del Suo.
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