Matteo 17




Matteo 17 – Gesù Trasfigurato, Trionfante e Tassato

A. Trasfigurazione di Gesù.

1. (1-2) Trasformazione di Gesù davanti ai Suoi discepoli.

Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte; e fu trasfigurato alla loro presenza: la sua faccia risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.

a. Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni: Gesù non invitò tutti i discepoli ma solo questi tre. Egli lo fece probabilmente per evitare che l’avvenimento di un miracolo tanto sorprendente fosse raccontato prima del tempo opportuno (Matteo 17:9). Altri hanno ipotizzato che l’abbia fatto perché questi tre avevano bisogno di una supervisione più stretta degli altri.

i. Sei giorni dopo: “L’espressione di Luca ‘circa otto giorni dopo questi discorsi’ (Luca 9:28) si basa su un modo di parlare greco che significa ‘circa una settimana dopo’.” (Carson)

b. Li condusse sopra un alto monte: Sono state formulate molte ipotesi sulla posizione del Monte della Trasfigurazione.

·Il Monte Tabor (circa 1900 piedi, 580 metri), ma non è alto e non è sul tragitto che va da Cesarea di Filippo a Capernaum.

·Il Monte Hermon (circa 9300 piedi, 2835 metri) è alto, ma forse è troppo alto e troppo freddo in cima, dove sembra che abbiano trascorso la notte. Non sarebbe neanche vicino alla folla giudea che si fece incontro a Gesù non appena fu disceso dalla montagna (Matteo 17:14, Luca 9:37).

·Il Monte Miron (circa 3900 piedi, 1190 metri) era la montagna più alta nella zona ebraica e si trovava sulla strada tra Cesarea di Filippo e Capernaum. Carson predilige questa posizione.

i. “Il nome dell’‘alto monte’ non si potrà mai conoscere; dal momento che coloro che ne conoscevano la posizione non hanno lasciato informazioni. Tabor, se vuoi; Hermon, se preferisci. Nessuno ha l’ultima parola.” (Spurgeon)

c. Fu trasfigurato alla loro presenza: La parola trasfigurato parla di trasformazione, non soltanto di un cambiamento nell’apparenza esteriore. L’effetto fu estremamente sorprendente: Gesù divenne così luminoso nell’aspetto che era difficile persino da guardare (come il sole).

i. “Il verbo metamorphoo (‘trasfigurare’, ‘trasformare’, ‘cambiare di forma’) indica un cambiamento della natura interiore possibilmente visibile esteriormente.” (Carson) È probabile che questa gloria risplendesse nel Giardino del Getsemani, quando coloro che volevano arrestarlo caddero all’indietro nel momento in cui Gesù disse: “Io sono” (Giovanni 18:6).

ii. Sostanzialmente, non si trattava di un nuovo miracolo, ma dell’interruzione temporanea di uno già in corso. Il vero miracolo era che Gesù, per la maggior parte del tempo, fosse in grado di trattenere la manifestazione di questa gloria. Eppure, Giovanni disse: Noi abbiamo contemplato la Sua gloria. Pietro scrisse: Siamo stati testimoni oculari della Sua maestà.

iii. “Per Cristo, l’essere glorioso era quasi una faccenda di minore entità rispetto al trattenere o nascondere la Sua gloria. Sarà per sempre la Sua gloria l’aver celato la Sua gloria; e che, benché fosse ricco, per amor nostro si fece povero.” (Spurgeon)

iv. Ciò avvenne in adempimento della promessa di Gesù in Matteo 16:28. Dobbiamo ricordare che le divisioni in capitoli e versetti sicuramente non erano presenti negli scritti originali degli apostoli e non comparvero fino al XVI secolo.

d. La sua faccia risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce: Fu la sua faccia a brillare come il sole.Non fu trasformato in un altro essere con un altro corpo; fu la sua stessa faccia a brillare.

i. Gesù ha con sé i Suoi discepoli quando risplende nella Sua gloria. Egli non è glorificato senza di loro, perché essi partecipano alla Sua gloria. Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche coloro che tu mi hai dato, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai dato. (Giovanni 17:24)

ii. “Un altro aspetto che possiamo imparare dal fatto che il nostro Signore Gesù Cristo si è mostrato ai Suoi apostoli rivestito di un tale splendore è che abbiamo una scarsa consapevolezza della gloria di cui è capace il corpo umano.” (Spurgeon)

2. (3) Mosè ed Elia appaiono con Gesù.

Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

a. Mosè ed Elia: Sorprendentemente, questi due personaggi dell’Antico Testamento apparvero e conversavano con il Gesù trasfigurato. Mosè era vissuto circa 1400 anni prima; Elia, circa 900; eppure, erano vivi e si trovavano in una specie di stato di resurrezione e glorificazione.

i. È giusto pensare che queste due persone particolari dell’Antico Testamento siano apparse, dal momento che rappresentano la Legge (Mosè) e i Profeti (Elia). La somma della rivelazione dell’Antico Testamento venne a incontrare Gesù al Monte della Trasfigurazione.

ii. Possiamo altresì affermare che Mosè ed Elia rappresentano coloro che vengono presi e portati a Dio. (Mosè in Giuda 9 ed Elia in 2 Re 2:11). In maniera più specifica, Mosè rappresenta coloro che muoiono ed entrano nella gloria, mentre Elia rappresenta coloro che sono rapiti in cielo senza gustare la morte (come nel rapimento descritto in 1 Tessalonicesi 4:13-18).

iii. Da questo osserviamo: “I santi da lungo tempo dipartiti sono ancora in vita, vivono ritenendo la propria personalità, sono conosciuti per nome e godono di un accesso ravvicinato a Cristo.” (Spurgeon)

b. Conversavano con lui: Luca 9:31 ci rivela il tema della loro conversazione: parlavano della sua dipartita che stava per compiersi a Gerusalemme. Parlavano dell’opera imminente della croce e presumibilmente della resurrezione a seguire.

i. “E dove si sarebbero potuti trovare argomenti più elevati di questa meravigliosa morte e della Sua gloriosa resurrezione?” (Meyer)

ii. “Essi ‘apparvero loro’, ma ‘parlavano con lui’: l’obiettivo di questi due santi non era di conversare con gli apostoli, ma con il loro Maestro. Anche se i santi sono visibili agli uomini, la loro comunione è con Gesù.” (Spurgeon)

3. (4-5) Pietro equipara Gesù a Mosè ed Elia e viene ripreso platealmente da una voce proveniente dalla nuvola della gloria di Dio.

Pietro allora, prendendo la parola, disse a Gesù: «Signore, è bene che noi stiamo qui; se vuoi, faremo qui tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia». Mentre egli parlava ancora, ecco una nuvola luminosa li adombrò; e si udì una voce dalla nuvola che diceva: «Questi è il mio amato Figlio, in cui mi sono compiaciuto: ascoltatelo!».

a. Signore, è bene che noi stiamo qui; se vuoi, faremo qui tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia: Marco 9:6 e Luca 9:33 affermano che in quel momento Pietro non sapeva cosa stesse dicendo. Anche se dette senza un’attenta riflessione, le sue parole ebbero l’effetto di mettere Gesù sullo stesso livello di Mosè ed Elia, visto che volle costruire tra santuari uguali per ognuno di loro.

i. “Pietro ha suggerito il mantenimento dei tre in associazione: Mosè, il legislatore; Elia, il riformatore; e Gesù, il Messia.” (Morgan)

ii. “I tabernacoli (tende, questo è il suo significato classico) sarebbero stati dei ripari temporanei fatti di rami, simili a quelli costruiti per la Festa dei Tabernacoli.” (France)

iii. “Che pensiero egoista ‘è bene per noi!’ Che cosa si sarebbe dovuto fare per il resto dei dodici, per gli altri discepoli e per il vasto, vasto mondo?” (Spurgeon)

b. Una nuvola luminosa li adombrò: Questa è la nuvola della gloria di Dio, chiamata shekinah nell’Antico Testamento. Da questa nuvola di gloria Dio Padre parlò.

i. “Quando Dio si avvicina all’uomo, è assolutamente necessario che la Sua gloria sia velata. Nessuno può vedere la Sua faccia e vivere. Ecco il perché della nuvola in questa e in altre occasioni.” (Spurgeon)

c. Questi è il mio amato Figlio, in cui mi sono compiaciuto: ascoltatelo! Il Padre, dal cielo, rimproverò il tentativo di Pietro di mettere Gesù sullo stesso piano di Mosè ed Elia – e lo fece mentre egli parlava ancora. Fu importante interrompere Pietro affinché tutti sappiano che Gesù è unico ed è l’amato Figlio – Egli merita la nostra attenzione speciale; perciò, ascoltatelo!

i. Si può dire che tutto ciò che il Padre disse provenisse dalle Scritture.

·Nel Salmo 2:7 il Padre dice al Figlio: “Tu sei mio figlio”.

·In Isaia 42:1 il Padre dice al Figlio che Egli è colui in cui la mia anima si compiace. O come il passo viene citato in Matteo 12:18: “Nel quale mi sono compiaciuto!

·In Deuteronomio 18:15 Dio Padre dice attraverso il profeta Mosè a proposito del Gesù che sarebbe venuto: “A lui darete ascolto”.

ii. “L’occasione era tra le più solenni, eppure il Signore stesso non aveva bisogno di parole migliori riguardo a Suo Figlio di quelle riportate nelle età passate tra le pagine della Sacra Scrittura… E così la voce del Signore pronuncia tre parole bibliche; e sicuramente, se il Signore parla nella lingua della Scrittura, quanto più dovrebbero farlo i Suoi servi? Predichiamo al meglio quando predichiamo la Parola di Dio.” (Spurgeon)

iii. Si tratta di un ulteriore sviluppo del tema significativo di Matteo sul conflitto tra Gesù e i capi religiosi. Con queste parole dal cielo Dio Padre elevò Gesù chiaramente al di sopra della Legge e dei Profeti. Egli non è semplicemente un altro o addirittura un migliore legislatore o profeta. Gesù è l’unigenito Figlio.

iv. “Se il Padre dice: ‘Questo è mio Figlio’, nota la benevolenza della nostra adozione! Con un Figlio come Lui, il Signore non aveva alcun bisogno di altri figli. Non ci ha fatti Suoi figli perché ne aveva bisogno, ma perché noi avevamo bisogno di un Padre.” (Spurgeon)

d. Ascoltatelo! Se c’è qualcuno che dobbiamo ascoltare, questo è Gesù. Si potrebbe pensare che una voce dal cielo dicesse: “Ascoltate me!” Ma il Padre disse: “Ascoltatelo!” Ogni cosa ci indica Gesù.

i. “Le quali parole costituiscono Cristo quale unico Dottore e Insegnante della Sua chiesa, l’unico a cui i cristiani devono dare ascolto; questo non annulla i ministri della parola, i quali non sono altro che gli interpreti di ciò che Egli ha detto e non devono essere considerati altro se non come coloro attraverso cui sentiamo Cristo parlare a noi più chiaramente e frequentemente.” (Poole)

ii. “Se Pietro è il nostro maestro, chiamiamolo pure così; se Calvino è il nostro maestro, chiamiamolo pure così; e se Wesley è il nostro maestro, chiamiamolo pure così; ma, se siamo discepoli di Gesù, allora seguiamo Gesù e seguiamolo insieme ad altri uomini, solo se riteniamo che abbiano seguito Cristo.” (Spurgeon)

4. (6-8) I discepoli reagiscono con santo timore.

E i discepoli, udito ciò, caddero con la faccia a terra e furono presi da gran spavento. Ma Gesù, accostatosi, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete!». Ed essi, alzati gli occhi, non videro alcuno se non Gesù tutto solo.

a. Caddero con la faccia a terra e furono presi da gran spavento: Non caddero con la faccia a terra quando videro Gesù trasfigurato; né quando la Sua faccia brillò come il sole; né quando le Sue vesti divennero candide come la luce; né quando Mosè ed Elia apparvero con Lui; né quando Mosè ed Elia parlavano con Gesù; e nemmeno quando la nuvola della gloria apparve e li coprì con la sua gloria. Ma, udita la voce dal cielo, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da gran spavento.

i. “Si trovavano nella presenza immediata di Dio e ascoltavano la voce del Padre loro: hanno fatto bene a distendersi, prostrarsi e tremare. Una manifestazione di Dio troppo chiara, pur riguardando Gesù, ci sopraffarebbe piuttosto che rafforzarci.” (Spurgeon)

b. Alzatevi e non temete: Ancora una volta i discepoli rimasero straordinariamente meravigliati da Gesù. Ciò aiuta a spiegare lo scopo della Trasfigurazione: rassicurare i discepoli che Gesù era il Messia, anche se sarebbe stato crocifisso come aveva, con grande sorpresa, rivelato.

i. Nota il contesto: Gesù ha appena rivelato loro La Sua umiliazione e le Sue sofferenze. È logico che ricevano in questo momento un’altra testimonianza divina dello status di Gesù quale Figlio di Dio.

c. Ed essi, alzati gli occhi, non videro alcuno se non Gesù tutto solo: È significativo che tutta la loro attenzione sia stata forzata ancora una volta su Gesù. La nuvola non c’era più; Mosè se n’era andato ed Elia era scomparso.

i. Sarebbe potuto accadere che, dopo gli eventi della trasfigurazione, non fosse rimasto più nessuno per i discepoli. Teoricamente parlando, una volta passata l’esperienza, non ci sarebbero stati più nessun Mosè, nessun Elia e nessun Gesù. Questa è proprio come l’esperienza di molti. Hanno una qualche esperienza spirituale o ricevono qualche ministero da parte dello Spirito Santo di Dio; eppure, quando è finita, è finita – andata. Non rimane più nulla.

ii. Sarebbe potuto accadere che, dopo gli eventi della trasfigurazione, fosse rimasto solo Mosè per i discepoli. Teoricamente parlando, una volta passata l’esperienza, non ci sarebbero stati altri che Mosè. Pur essendo un grande uomo, se paragonato a Gesù, Mosè era come la luna con il sole. Sarebbe triste scambiare la grazia e la verità, che sono venute per mezzo di Gesù, con la legge che è venuta per mezzo di Mosè; ma questi sono quegli infelici che vedono solo Mosè e la sua legge.

iii. Sarebbe potuto accadere che, dopo gli eventi della trasfigurazione, fosse rimasto solo Elia per i discepoli. Teoricamente parlando, una volta passata l’esperienza, non ci sarebbero stati altri che Elia. Elia era un uomo grande per la potenza della sua parola e per l’audacia delle sue riforme nazionali. Eppure, tutto ciò non è paragonabile alla persona e all’opera di Gesù.

iv. Sarebbe potuto accadere che, dopo gli eventi della trasfigurazione, fossero rimasti tutti e tre. In un primo momento, ci sarebbe potuta sembrare la migliore alternativa – perché non tutti e tre insieme? Tuttavia, ora che Gesù è venuto, Mosè ed Elia possono indietreggiare nei loro ruoli di supporto e non essere più elevati allo stesso livello di Gesù.

v. “Anche se gli apostoli videro ‘Gesù tutto solo’, videro abbastanza, perché Gesù è sufficiente per il tempo e per l’eternità, sufficiente per vivere e sufficiente per morire… Oh, guardate a Lui, anche se ci fosse Gesù tutto solo, anche se Mosè dovesse condannarvi e anche se Elia dovesse allarmarvi; tuttavia, ‘Gesù tutto solo’ sarà sufficiente per consolarvi e sufficiente per salvarvi.” (Spurgeon)

vi. “In questo giorno, fratelli miei, non abbiamo altro Maestro che Cristo; non ci sottomettiamo a nessun vicario di Dio; non ci prostriamo a nessun grande leader di setta, né a Calvino, né ad Arminio, a Wesley o a Whitfield. ‘Solo uno è il nostro Maestro’ e quel Maestro è abbastanza, perché abbiamo imparato a vedere la sapienza di Dio e la potenza di Dio in Gesù solo.” (Spurgeon)

5. (9-13) La questione di Elia che deve venire prima.

Poi, mentre scendevano dal monte, Gesù diede loro quest’ordine dicendo: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risuscitato dai morti». Allora i suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: «Come mai, dunque, gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». E Gesù rispose loro, dicendo: «Elia veramente deve venire prima e ristabilire ogni cosa. Ma io vi dico che Elia è già venuto ed essi non l’hanno riconosciuto, anzi l’hanno trattato come hanno voluto; così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire da parte loro». Allora i discepoli compresero che aveva parlato loro di Giovanni Battista.

a. Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risuscitato dai morti: Sapientemente, Gesù disse ai discepoli di non fare parola a nessuno della trasfigurazione fino alla Sua resurrezione. La resurrezione di Gesù fu la conferma definitiva del Suo ministero e della Sua gloria; fino a quel momento, qualsiasi riferimento alla trasfigurazione avrebbe, con più probabilità, messo alla prova la fede di coloro che non l’avevano vista, invece che fortificarla.

b. Come mai, dunque, gli scribi dicono che prima deve venire Elia? I discepoli hanno sentito dire che Elia deve venire, secondo la promessa di Malachia 4:5:Ecco, io vi manderò Elia, il profeta, prima che venga il giorno grande e spaventevole dell’Eterno.

i. La loro domanda può essere parafrasata così: “Gesù, sappiamo che Elia deve venire prima del Messia. Sappiamo che Tu sei il Messia, eppure abbiamo appena visto Elia, che sembra essere venuto dopo di Te”.

c. Elia veramente deve venire prima e ristabilire ogni cosa: Gesù rassicurò i discepoli che Elia sarebbe davvero venuto prima. Ma la prima venuta di Gesù non portò con sé il giorno grande e spaventevole dell’Eterno. Al contrario, la venuta di Elia descritta in Malachia 4:5 si identifica probabilmente meglio con l’apparizione dei due testimoni di Apocalisse 11:3-13 e quindi con la Seconda Venuta di Gesù.

d. Ma io vi dico che Elia è già venuto: In un certo senso, Gesù poté comunque dire correttamente: “Elia è già venuto”. Elia era venuto nell’opera di Giovanni Battista, che ministrò nello spirito e potenza di Elia (Luca 1:17).

i. Ciò si evince da un paragone della vita e dell’opera sia di Elia che di Giovanni Battista.

·Elia era noto per essere pieno di zelo per Dio, così come Giovanni Battista.

·Elia riprese coraggiosamente il peccato in posti altolocati, così come Giovanni Battista.

·Elia chiamò i peccatori e coloro che erano scesi a compromessi a una decisione di ravvedimento, così come Giovanni Battista.

·Elia attrasse le moltitudini durante il suo ministero, così come Giovanni Battista.

·Elia attirò l’attenzione e l’ira del re e di sua moglie, così come Giovanni Battista.

·Elia era un uomo austero, così come Giovanni Battista.

·Elia fuggì nel deserto; anche Giovanni visse lì.

·Elia visse in un’epoca corrotta e fu usato per restaurare la vita spirituale in rovina; ciò fu vero anche per Giovanni Battista.

B. Gesù scaccia un demone difficile da un ragazzo.

1. (14-16) Un demone troppo difficile per i discepoli.

Quando giunsero presso la folla, un uomo gli si accostò e, inginocchiandosi davanti a lui, disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio, perché è epilettico e soffre grandemente; egli cade spesso nel fuoco ed anche nell’acqua. Or io l’ho presentato ai tuoi discepoli, ma essi non l’hanno potuto guarire».

a. Abbi pietà di mio figlio, perché è epilettico: I sintomi epilettici di questo ragazzo in particolare erano di origine demoniaca (Matteo 17:18), anche se questo certamente non si può dire di ogni caso di sintomi epilettici, sia allora che oggi. Il resoconto di Marco 9:14-29 ci dice che il ragazzo era stato reso sordo e muto da questo demone.

i. “Matteo descrive il ragazzo con il verbo seleniazesthai, che letteralmente significa lunatico.” (Barclay)

ii. “Quando Mosè discese dal monte, si trovò di fronte all’apostasia di Israele (Esodo 32); allo stesso modo, una volta sceso dal monte, Gesù entra in uno scenario di conflitto spirituale e incredulità.” (France)

iii. “Lì il monte, ora la valle. Lì i santi glorificati, qui il lunatico. Lì il Re nella Sua gloria celeste; qui i rappresentanti di una fede confusa e sconfitta.” (Morgan)

iv. “È facile sentirsi cristiani nel momento della preghiera e della meditazione; è facile sentirsi vicini a Dio quando il mondo è tagliato fuori. Ma quella non è religione – è evasione. La vera religione è rialzarsi dalle proprie ginocchia davanti a Dio per andare incontro agli uomini e ai problemi della condizione umana.” (Barclay)

b. Or io l’ho presentato ai tuoi discepoli, ma essi non l’hanno potuto guarire: A volte i seguaci di Gesù falliscono, ma Gesù mai. L’uomo fu saggio ad andare dritto da Gesù al momento del fallimento dei Suoi seguaci.

i. In occasioni precedenti, i discepoli erano riusciti a scacciare i demoni (Luca 10:17). Eppure, qui non l’hanno potuto guarire. Questo perché le potenze demoniache sono suddivise in ranghi (Efesini 6:12) ed evidentemente alcuni demoni sono più forti (più testardi, resistenti) di altri. Dal momento che ai discepoli era già stata data l’autorità di scacciare i demoni (Matteo 10:8), sembra che questo demone fosse più ostico di tanti altri.

ii. In effetti, il loro fallimento fu per loro un bene. Il loro fallimento fu per loro di insegnamento.

·Insegnò loro a non finire nella routine di un ministero meccanico.

·Insegnò loro la grande superiorità di Gesù.

·Insegnò loro a desiderare la presenza di Gesù.

·Insegnò loro ad accostarsi a Gesù insieme al problema.

iii. “Rimasero sconcertati per la loro mancanza di successo, ma non per la loro mancanza di fede, che era la causa del loro fallimento!” (Clarke)

2. (17-21) Gesù scaccia il demone facilmente.

E Gesù, rispondendo, disse: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo qui da me». Gesù allora sgridò il demone, che uscì da lui; e da quell’istante il fanciullo fu guarito. Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, dissero: «Perché non siamo stati capaci di scacciarlo?». E Gesù disse loro: «Per la vostra incredulità; perché io vi dico in verità che, se avete fede quanto un granel di senape, direte a questo monte: “Spostati da qui a là”, ed esso si sposterà; e niente vi sarà impossibile. Ora questa specie di demoni non esce se non mediante la preghiera e il digiuno».

a. O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Si ha la sensazione che Gesù sia frustrato con i Suoi discepoli. La stagione del Suo ministero precedente alla croce stava volgendo al termine, facendogli provare probabilmente frustrazione per il fatto che i Suoi discepoli non avevano maggior fede.

b. Gesù allora sgridò il demone, che uscì da lui: Gesù liberò istantaneamente il fanciullo posseduto. Ciò che era stato troppo difficile per i discepoli non fu troppo difficile per Gesù.

c. Per la vostra incredulità: Gesù attribuì l’incapacità dei discepoli di scacciare il demone alla loro incredulità. Per avere successo in una battaglia contro i demoni, c’è bisogno di fiducia nel Signore Dio, che ha completa autorità sui demoni.

i. “Esistono alcune cose che si ottengono con una fede più forte e con preghiere più ferventi e importune di altre. Un atto di misericordia sembra a volte procedere dalla mano di Dio con maggiore difficoltà e dopo aver combattuto per esso.” (Poole)

ii. Non c’era alcun motivo di incolpare il fanciullo, suo padre o il demone, sebbene il demone fosse forte e fosse lì da molto tempo. La colpa era nei discepoli. “Quando i ministri del Vangelo scoprono che i loro sforzi, per quanto riguarda alcuni luoghi o persone, sono inefficaci, dovrebbero accostarsi a Cristo mediante la preghiera privata, umiliarsi davanti a Lui e supplicare che venga loro rivelato se c’è della malvagità in loro stessi che abbia portato all’infruttuosità delle loro fatiche.” (Clarke)

d. Se avete fede quanto un granel di senape: La fede che dobbiamo avere ha a che fare più con la qualità della fede che con la quantità. Una piccola quantità di fede, piccola quanto un granel di senape (un seme molto piccolo), può compiere grandi cose se quella piccola quantità di fede è posta nel grande e potente Dio.

i. Una piccola fede può compiere grandi cose, ma una grande fede può compiere cose ancora più grandi. Ciò che conta di più è in cosa riponiamo la nostra fede, l’oggetto della nostra fede. “L’occhio non può vedere sé stesso. Hai mai visto i tuoi propri occhi? In uno specchio magari, ma non era che un riflesso. E, similmente, puoi vedere l’evidenza della tua fede, ma non puoi guardare alla fede in sé. La fede distoglie lo sguardo da sé e lo rivolge all’oggetto della fede, cioè Cristo.” (Spurgeon)

ii. Direte a questo monte: “Spostati da qui a là”: “Gesù qui, in effetti, chiama la fede uno ‘sradicatore di monti’, un’espressione in voga nelle scuole giudaiche che indicava un rabbino che si distingueva per le sue conoscenze giuridiche o per la sua esperienza personale.” (Bruce)

e. Questa specie di demoni non esce se non mediante la preghiera e il digiuno: Mostriamo la nostra fede in Dio e il nostro affidarci a Lui attraverso la preghiera e il digiuno. Mostra che siamo coinvolti con Gesù e che dipendiamo da Lui.

i. Grande preghiera e digiuno mostrano anche serietà davanti a Dio, la quale porta all’esaudimento della preghiera. Spesso preghiamo senza passione, quasi chiedendo a Dio di prendersi cura di cose che a noi importano poco o niente.

ii. La preghiera e il digiuno sono dimostrazioni di:

·Grande volontà di identificarsi con la persona afflitta.

·Grande consapevolezza della forza del mondo demoniaco.

·Grande dipendenza da Dio.

·Grande desiderio di combattere e sacrificarsi per la liberazione.

iii. “Colui che vuole vincere il diavolo in certe situazioni deve prima conquistare il cielo mediante la preghiera e vincere sé stesso mediante l’abnegazione.” (Spurgeon)

C. In attesa della morte e della resurrezione di Gesù.

1. (22-23) Gesù ricorda ai Suoi discepoli le Sue sofferenze future.

Ora, mentre essi s’intrattenevano nella Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell’uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini, ed essi l’uccideranno; ma il terzo giorno egli risusciterà». Ed essi ne furono grandemente contristati.

a. Il Figlio dell’uomo sta per essere dato: Per quanto frequenti, questi richiami alla sofferenza e alla resurrezione di Gesù venivano messi in dubbio e dimenticati dai discepoli fino a dopo la Sua resurrezione (Luca 24:6-8).

b. Ma il terzo giorno Egli risusciterà: Raramente Gesù parlava ai Suoi discepoli della Sua morte incombente senza menzionare anche la Sua resurrezione. Sappiamo che i discepoli non compresero il trionfo glorioso della resurrezione, perché ne furono grandemente contristati.

2. (24-26) È ora di pagare la tassa del tempio.

Quando giunsero a Capernaum, gli esattori di didramme si accostarono a Pietro e dissero: «Il vostro maestro, non paga le didramme?». Egli disse: «Sì». Quando fu entrato in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che ti pare Simone? Da chi prendono i re della terra i tributi, o le tasse? Dai propri figli o dagli estranei?». Pietro gli disse: «Dagli estranei». Gesù disse: «I figli dunque sono esenti».

a. Il vostro maestro, non paga le didramme? Si trattava di una tassa o di una tariffa imposta ad ogni uomo giudeo. Gli uomini giudei fedeli rispettavano questo impegno, mentre altri cercavano il modo per esimersi dalla responsabilità.

i. “Si trattava, tuttavia, di una questione controversa, visto che i sadducei disapprovavano la tassa e i gli uomini di Qumran la pagavano soltanto una volta nella vita.” (France)

ii. “Era possibile eseguire il pagamento di persona durante la festa della Pasqua a Gerusalemme… ma la tassa veniva riscossa in altre aree della Palestina e all’estero già un mese prima. Questa vicenda, dunque, ebbe luogo circa un mese prima della Pasqua ebraica.” (France)

iii. “Dopo il 70 d.C., quando il tempio fu distrutto, i Romani dirottarono la tassa verso il tempio di Giove a Roma, cessando così di essere una questione di patriottismo e divenendo un simbolo della loro sottomissione a una potenza pagana; il fatto che la storia sia comunque registrata indica indirettamente che il Vangelo di Matteo debba datarsi prima del 70 d.C.” (France)

b. Da chi prendono i re della terra i tributi, o le tasse? Dai propri figli o dagli estranei? Pietro diede la risposta rapida e naturale a questa domanda. Poi, però, Gesù spiegò di non essere tenuto a pagare la tassa, dal momento che il Padre non la esigeva dal Suo stesso Figlio.

i. “I rabbini erano esenti dal pagamento della tassa, così come i sacerdoti a Gerusalemme; Gesù stava reclamando un’esenzione simile? La domanda fa presumere che Egli la pagasse regolarmente e che Pietro fosse d’accordo.” (France)

3. (27) Gesù paga comunque la tassa, provveduta miracolosamente.

«Tuttavia per non scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che verrà su; aprigli la bocca e vi troverai uno statere; prendilo e dallo loro per te e per me».

a. Tuttavia per non scandalizzarli: Gesù non era obbligato a pagare questa tassa per il principio appena discusso con Pietro; essendo figlio e non servo, non era tenuto a pagare la tassa del tempio. Eppure, Gesù si rendeva conto dell’importanza di evitare controversie inutili ed era perciò disposto a pagare la tassa, in modo da non scandalizzare quelli che avevano posto la domanda.

i. L’uso della parola greca skandalizein ha portato Barclay a scrivere: “Gesù sta perciò dicendo: ‘Dobbiamo pagare per non dare un cattivo esempio agli altri. Non dobbiamo fare soltanto il nostro dovere, ma dobbiamo andarvi oltre, così da mostrare agli altri ciò che dovrebbero fare.

b. Getta l’amo: Pietro era un pescatore professionista che utilizzava reti, non amo e lenza. Dev’essere stata un’umiliazione per Pietro pescare in quella maniera; possiamo immaginare che sperasse di non essere visto da nessun altro dei suoi amici pescatori, mentre tentava di prendere un pesce alla volta.

i. “Come quel denaro fosse finito nella bocca del pesce è una disputa decisamente oziosa, considerato che colui che parla è il Creatore di tutte le cose.” (Poole)

c. Prendilo e dallo loro per te e per me: Gesù confidava nella provvidenza miracolosa di Dio. Non succede spesso – o meglio mai – che qualcuno prenda un pesce e tiri fuori una moneta dalla sua bocca. Ma Gesù usò la provvidenza di Dio per pagare le Sue tasse.

i. “Così il sommo Figlio paga la tassa riscossa per la casa di Suo padre; tuttavia, nel farlo esercita la Sua prerogativa reale e prende il denaro dal tesoro del re. In qualità di uomo, Egli paga, ma prima, in qualità di Dio, fa sì che il pesce Gli porti la moneta che ha nella bocca.” (Spurgeon)

ii. Non sappiamo perché Gesù non abbia detto a Pietro di provvedere abbastanza denaro così da pagare per tutti i discepoli. Magari era sottinteso o chiaro. Matthew Poole sosteneva che il tributo in questo frangente era richiesto solo a Gesù e a Pietro, trattandosi della riscossione per la città di Capernaum, dove a quel tempo risiedevano solo Pietro e Gesù.

iii. Eppure, pagò anche per Pietro; come un’ombra dell’opera di redenzione per tutti gli uomini. Gesù, che in effetti non doveva nulla, pagò comunque il prezzo – e allo stesso tempo, allo stesso prezzo, pagò anche per Pietro.

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