Matteo 21 – L’Inizio dell’Ultima Settimana di Gesù
A. L’ingresso trionfale.
1. (1-6) Gesù dà istruzioni ai Suoi discepoli riguardo alla preparazione del Suo ingresso trionfale a Gerusalemme.
Quando furono vicini a Gerusalemme, giunti a Betfage, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio che si trova davanti a voi; e subito troverete un’asina legata e un puledro con essa; scioglieteli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dice qualcosa, ditegli che il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà presto». Or questo accadde, affinché si adempisse ciò che fu detto dal profeta, che dice:
«Dite alla figlia di Sion:
Ecco il tuo re viene a te mansueto,
cavalcando un asino,
anzi un puledro, figlio di una bestia da soma».
I discepoli andarono e fecero come Gesù aveva loro comandato.
a. Quando furono vicini a Gerusalemme: Gesù sapeva che i capi religiosi Lo avrebbero arrestato, condannato, schernito, flagellato e consegnato ai Romani per essere crocifisso (Matteo 20:19). Ciononostante, ebbe il coraggio non solo di entrare a Gerusalemme, ma di entrarvi nel modo più evidente possibile. Ciò si contrappone alla Sua consuetudine precedente di sopprimere qualsiasi pubblicità.
i. Se Gesù non avesse soffocato volutamente l’entusiasmo popolare che circondava sia Lui che le Sue credenziali messianiche – se Gesù avesse voluto, tutto questo sarebbe accaduto molto prima e molte volte.
ii. “Gesù non avrebbe potuto scegliere un momento più cruciale; giunse in una città piena di persone cariche di aspettative religiose.” (Barclay)
iii. “Gli applausi e le folle non furono manipolati; ci sarebbero stati in ogni caso. Ma la cavalcata di un puledro, essendo stata pianificata, non poteva che trattarsi di una parabola recitata, un atto deliberato di auto-rivelazione… La segretezza stava per essere revocata.” (Carson)
b. Troverete un’asina legata e un puledro con essa: Gesù stava per cavalcare il più giovane di questi animali, il puledro. Disse ai discepoli in che modo avrebbero trovato gli animali e ordinò loro di portarli entrambi.
i. Il testo ebraico di Zaccaria 9 menziona un solo animale, non due. “Supponendo che Matteo capisse l’ebraico, l’intera citazione afferma che Gesù cavalcò il ‘puledro’, non la madre. Marco e Luca dicono che l’animale era così giovane da non essere mai stato cavalcato. Nel mezzo di questa folla concitata, un animale incontaminato rimase calmo nelle mani del Messia che controlla la natura.” (Carson)
ii. “Marco ci dice che il puledro non era mai stato cavalcato prima d’allora (Marco 11:2), perciò sarebbe stato prudente portare anche la madre in modo da rassicurarlo in mezzo alla folla chiassosa.” (France)
iii. “Ne ha bisogno, ma non per affaticamento; Colui che aveva viaggiato a piedi dalla Galilea fino a Betania avrebbe potuto proseguire per altre due miglia. Ciò avvenne affinché entrasse a Gerusalemme così com’era stato profetizzato di Lui, Zaccaria 9:9.” (Poole)
iv. “Che singolare abbinamento di parole abbiamo qui: ‘il Signore’ e ‘ha bisogno’! Gesù, senza mettere da parte la propria sovranità, si era rivestito di una natura piena di bisogni; tuttavia, pur essendo nel bisogno, continuava ad essere il Signore e poteva comandare ai Suoi sudditi e requisire i loro averi.” (Spurgeon)
c. Or questo accadde, affinché si adempisse ciò che fu detto dal profeta: Qui Gesù agisce intenzionalmente per adempiere le profezie, soprattutto quella delle Settanta Settimane di Daniele, che molti ritengono che Gesù abbia adempiuto il giorno esatto del Suo ingresso trionfale (Daniele 9:24-27).
i. “È possibile che Matteo presenti questi versi come se fossero stati pronunciati da Gesù.” (Carson)
d. Il tuo re viene a te mansueto, cavalcando un asino: Gesù arrivò a Gerusalemme in umiltà, seppur con la giusta dignità. Invece di arrivare in sella a un cavallo come un generale conquistatore, giunse su di un puledro, com’era usanza dei reali. Arrivò a Gerusalemme come il Principe della Pace.
i. “Gli asini erano in antichità degli animali che i grandi solevano cavalcare, Giudici 10:4; 12:14. Ma dopo il periodo di Salomone, i Giudei acquisirono una razza di cavalli; di conseguenza, solo i poveri finirono per usare gli asini, dedicati soprattutto al trasporto di carichi.” (Poole)
ii. “Pertanto, per coloro che avevano occhi per vedere, Gesù non solo proclamava di essere il Messia e di adempiere le Scritture, ma mostrava il tipo di approccio pacifico che ora stava attuando verso la città.” (Carson)
iii. “L’ingresso a Gerusalemme è stato chiamato il trionfo di Cristo. Era infatti il trionfo dell’umiltà sull’orgoglio e sulla superbia del mondo; della povertà sull’opulenza; della mansuetudine e della gentilezza sulla rabbia e sulla malizia.” (Clarke)
2. (7-11) Gesù riceve e incoraggia l’adorazione come il Messia.
Condussero l’asina e il puledro, posero su questo i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. E una grandissima folla stendeva i suoi mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li spargevano sulla via. Le folle che precedevano come quelle che seguivano gridavano, dicendo:
«Osanna al Figlio di Davide!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Osanna nei luoghi altissimi!».
E, quando egli entrò in Gerusalemme, tutta la città fu messa in agitazione, e diceva: «Chi è costui?». E le folle dicevano: «Costui è Gesù, il profeta che viene da Nazaret di Galilea».
a. Posero su questo i loro mantelli… stendeva i suoi mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li spargevano sulla via: Tutto ciò fu fatto per onorare Gesù come una persona grande e trionfante, che entrava a Gerusalemme durante la stagione della Pasqua.
i. Wiseman dice riguardo all’atto di stendere la veste per Jehu in 2 Re 9:13: “Stendere la veste era un atto di riconoscimento, lealtà e promessa di sostegno.” (Wiseman)
ii. “Portare dei rami di palma e di altri alberi era un emblema di vittoria e di successo. Vedi 1 Maccabei 13:51; 2 Maccabei 10:7; e Apocalisse 7:9.” (Clarke) Fecero ingresso in quel luogo il ventitré del secondo mese dell’anno centosettantuno, con canti di lode e con palme, con suoni di cetre, cembali e arpe e con inni e canti, perché era stato eliminato un grande nemico da Israele. (1 Maccabei 13:51, C.E.I.)
iii. Da un lato, era una folla gloriosa. “È un segno della presenza di Cristo quando la chiesa si entusiasma. A volte sentiamo lamentele sul fatto che i risvegli sono troppo esaltanti. Forse la critica è meritata, ma vorrei considerare un po’ della colpa. Quest’epoca solitamente non pecca di eccesso di entusiasmo per le cose divine. Abbiamo errato così a lungo verso la parte opposta che, magari, un po’ di eccesso tendente al fervore non sarebbe la peggiore delle calamità; ad ogni modo, non avrei paura di provarlo.” (Spurgeon)
iv. Dall’altro lato, era una folla ridicola – agli occhi del mondo. “Perché, se Pilato stesso ne fosse stato informato, avrebbe detto: ‘Ah! Non c’è nulla da temere. Non c’è pericolo che quell’uomo possa mai irritare Cesare; non c’è pericolo che possa mai rovesciare un esercito. Che fine hanno fatto le loro spade? Non se ne trova una in mezzo a loro! Non urlano parole che sanno di ribellione; i loro canti sono solo alcuni versi religiosi presi dai Salmi’. ‘Oh!’, direbbe lui, ‘tutto ciò è spregevole e ridicolo’.” (Spurgeon)
b. Osanna al Figlio di Davide! Questa era una chiara adorazione messianica rivolta a Gesù. Guardavano a Gesù per la salvezza (Osanna significa “salva ora!” e veniva rivolto ai re, come in 2 Samuele 14:4 e 2 Re 6:26).Stavano dando apertamente a Gesù i titoli propri del Messia (Figlio di Davide… Colui che viene nel nome del Signore).
i. Gesù ricevette e, in effetti, incoraggiò tale adorazione. Inoltre, ciò accadde perché questo è il giorno che l’Eterno ha fatto (Salmo 118:24), il giorno in cui il Messia entrò come Salvatore a Gerusalemme in adempimento della profezia di Daniele.
ii. “‘Osanna’ è la traslitterazione dell’espressione ebraica che in origine corrispondeva a un grido d’aiuto: ‘Salva!’… Col tempo divenne un’invocazione di benedizione e persino di acclamazione… Il popolo loda Dio nell’alto dei cieli per aver mandato il Messia e, se ‘Osanna’ mantiene anche un po’ del suo significato originale, esso grida a Lui per ottenere liberazione.” (Carson)
iii. “In sostanza, è il grido di un popolo che necessita di liberazione e di aiuto nel giorno dell’avversità; è il grido di un popolo oppresso rivolto al suo salvatore e al suo re.” (Barclay)
iv. “‘Vox populi, vox Dei’ dicevano; il detto però è falso. La voce del popolo può sembrare la voce di Dio quando grida: ‘Osanna nei luoghi altissimi’; tuttavia, di chi è la voce quando urla: ‘Crocifiggilo, crocifiggilo’?” (Spurgeon)
c. Quando Egli entrò in Gerusalemme, tutta la città fu messa in agitazione: Gesù mostrò anche di non aver paura dei capi dei sacerdoti e dei farisei. Pur sapendo che tramavano di ucciderlo, entrò in città apertamente come Messia.
i. “Quando i Magi vennero a cercare il Re dei Giudei, ‘tutta Gerusalemme’ fu turbata (Matteo 2:3). Ora, quando il re arriva, tutta la città è messa in agitazione.” (France)
ii. “Quant’è strano che queste stesse persone… circa cinque giorni dopo avrebbero trasformato i loro osanna con, Via, via! Crocifiggilo! Crocifiggilo! Com’è volubile la moltitudine! Anche quando ha ragione, c’è poca speranza che continui tanto a lungo.” (Clarke)
iii. Fu lì, prima di entrare nella città, dove posò lo sguardo sulla città e pianse, consapevole che il giudizio sarebbe arrivato su Gerusalemme (Luca 19:41-44).
iv. “Nostro Signore ama che il Suo popolo sia contento. Le Sue lacrime le tenne per sé, mentre piangeva per Gerusalemme; ma la gioia la sparse tutt’intorno, così che persino i bambini e le bambine per le strade di Gerusalemme fecero risuonare i cortili del tempio con i loro piedi allegri e i loro canti gioiosi.” (Spurgeon)
d. Costui è Gesù, il profeta che viene da Nazaret di Galilea: Qui continua la precedente identificazione di Gesù con Nazaret (Matteo 2:23). A molti sembrava strano – soprattutto all’istituzione religiosa – che un profeta provenisse dall’oscura e sconosciuta città di Nazaret.
i. “Quando nostro Signore concede dei risvegli alla Sua chiesa, le congregazioni e la moltitudine fuori cominciano a chiedersi: ‘Perché questa agitazione? Che significa tutto questo? Chi è questo Cristo e che cos’è la Sua salvezza?’ Questo spirito di indagine è decisamente auspicabile. Ora si tratta solo di una questione da ricercare mediante preghiere importune.” (Spurgeon)
ii. “Non avevano realizzato così tanto, o fatto così tanti progressi nel mistero di Cristo, da arrivare a sapere che era nato a Betlemme.” (Trapp)
B. Gesù purifica il tempio.
1. (12-13) Gesù arresta vigorosamente la dissacrazione commerciale del tempio.
Poi Gesù entrò nel tempio di Dio, ne scacciò tutti coloro che nel tempio vendevano e compravano, e rovesciò le tavole dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombi. E disse loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di orazione”, ma voi ne avete fatto un covo di ladroni».
a. Scacciò tutti coloro che nel tempio vendevano e compravano: Sembra trattarsi di un episodio diverso dalla purificazione del tempio menzionata in Giovanni 2:13-22, che ebbe luogo agli inizi del ministero terreno di Gesù. Ciononostante, il proposito era lo stesso: scacciare i venditori, che in combutta con i sacerdoti imbrogliavano i visitatori a Gerusalemme obbligandoli ad acquistare degli animali sacrificali approvati e moneta a prezzi elevati.
i. Barclay osserva: “Un paio di colombi poteva costare anche solo 4 centesimi all’esterno del tempio e fino a 75 centesimi al suo interno”. È quasi 20 volte più costoso.
ii. Eppure, la rabbia di Gesù era rivolta sia a coloro che compravano sia a coloro che vendevano. “I venditori e i compratori erano visti come un’unica compagnia – affini nello spirito, da liquidare in blocco… Il traffico era necessario e magari pure innocente; tuttavia, lo spirito commerciale non perde tempo a sviluppare degli abusi, che a quell’epoca erano senza dubbio dilaganti.” (Bruce)
iii. Il gesto di Gesù era importante più in qualità di parabola recitata che per il risultato che ottenne in sé e per sé. “Non c’è nessuna indicazione, né è probabile, che si fosse giunti a una riforma duratura; senza dubbio, i tavoli tornarono al proprio posto per il resto della settimana, e Gesù non fece più nulla.” (France)
iv. France dice che c’era l’aspettativa contemporanea che il Messia avrebbe purificato il tempio, tanto per riabilitarlo dopo i conquistatori pagani (come Antioco Epifane e Pompeo), quanto per ripulirlo dal falso culto del popolo stesso di Dio.
v. “Non credo che riusciremo a purificare a fondo alcuna chiesa con atti del Parlamento, con associazioni di riforma, con l’agitazione, o con il semplice intervento umano. Nessuna mano può afferrare la frusta che scacciò i compratori e i venditori, se non la mano che un tempo fu inchiodata alla croce. Lasciate che lo faccia il Signore e l’opera sarà compiuta, perché non è un’opera d’uomo, né dall’uomo potrà essere realizzata.” (Spurgeon)
b. La mia casa sarà chiamata casa di orazione: I mercanti svolgevano la propria attività nel cortile esterno del tempio, l’unica area in cui i gentili potevano entrare e pregare. Per questa ragione, quella zona di preghiera fu trasformata in un mercato, ed anche disonesto (un covo di ladroni).
i. Il resoconto di Marco contiene la citazione più completa del riferimento di Gesù a Isaia 56:7: Non è scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti”? (Marco 11:17). Il punto era che Isaia profetizzò e Gesù pretendeva che il tempio fosse un luogo di preghiera per tutte le genti. L’attività di coloro che vendevano e compravano nel cortile esterno rendeva impossibile a qualsiasi gentile desideroso entrarvi e pregare.
ii. “Nella confusione della compravendita, della contrattazione e della vendita all’asta la preghiera era impossibile. Coloro che cercavano la presenza di Dio ne venivano estromessi dal popolo stesso della Casa di Dio.” (Barclay)
2. (14) Gesù continua l’opera compassionevole di Dio nei cortili del tempio.
Allora vennero da lui nel tempio ciechi e zoppi, ed egli li guarì.
a. Vennero da Lui nel tempio ciechi e zoppi: L’azione coraggiosa di Gesù di scacciare i venditori e i cambiavalute dai cortili del tempio non scoraggiò i bisognosi dall’andare a Lui.
i. I ciechi e gli zoppi non potevano andare oltre il cortile dei gentili; non era loro concesso di avvicinarsi ulteriormente al tempio né di recarsi all’altare per presentare la propria offerta. Dopo aver purificato il cortile dei gentili dai mercanti e dai ladri, Gesù quindi ministrò agli emarginati che si erano raccolti lì.
b. Ed Egli li guarì: Dopo aver scacciato i cambiavalute e i venditori dai cortili del tempio, Gesù non istituì “La Società per la Purificazione del Tempio”. Tornò ad occuparsi degli affari del Messia, di cui una parte significativa era mostrare la potenza di Dio nel contesto della compassione e della misericordia.
3. (15-17) L’indignazione dei capi dei Giudei.
Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, viste le meraviglie che egli aveva fatto e i fanciulli che gridavano nel tempio dicendo: «Osanna al Figlio di Davide!», ne furono indignati, e gli dissero: «Senti tu ciò che questi dicono?». Gesù disse loro: «Sì! Non avete mai letto: “Dalla bocca dei bambini e dei lattanti, tu ti sei procurato lode”?». E lasciatili, uscì dalla città verso Betania, e là passò la notte.
a. Ne furono indignati: Questa fu la loro reazione alle meraviglie che Egli aveva fatto e alla lode che i fanciulli rivolgevano a Gesù nei cortili del tempio. L’ipocrisia dei capi religiosi è palese. L’avidità e i furti nel tempio non li infastidivano, ma la lode a Gesù, sì.
i. “Era cosa comune tra i Giudei che i bambini fossero impiegati nelle acclamazioni pubbliche; erano perciò abituati a salutare i loro illustri rabbini. Il gridare dei fanciulli non era quindi una stranezza nel paese: erano però esasperati, perché si celebrava una persona contro la quale provavano un odio profondo.” (Clarke)
ii. Ciò ci ricorda che i fanciulli possono avere una vera relazione con Dio e una vera vita spirituale, pur rimanendo comunque fanciulli. “Che un ragazzo assuma l’apparenza e le maniere di un uomo non è santificazione; è rovinarlo, non santificarlo. E che una ragazza non si comporti da ragazza, ma abbia l’aria e il tono della sua attenta madre, dovrebbe essere assai sconveniente. Dio non santifica i fanciulli trasformandoli in uomini, ma li santifica nei loro modi infantili.” (Spurgeon)
b. Senti tu ciò che questi dicono? Gesù rispose a questa domanda, posta dai capi dei sacerdoti e gli scribi. La risposta era chiara: Sì, Egli aveva sentito ciò che questi dicono – ed era una lode resa perfetta (NKJV) alle orecchie di Dio.
i. “Lutero fu grandemente incoraggiato quando scoprì che i bambini si riunivano per pregare. Disse: ‘Dio li ascolterà. Il diavolo stesso non può sconfiggerci ora che i bambini cominciano a pregare’.” (Spurgeon)
c. Lasciatili, uscì dalla città verso Betania, e là passò la notte: Durante il periodo della Pasqua, migliaia e migliaia di pellegrini si accalcavano a Gerusalemme. In genere alcuni si fermavano nei villaggi circostanti, tra cui Betania, che si trovava nelle vicinanze.
i. “Al tempo della Pasqua non era facile trovare alloggio in città, ma la casa di Marta e Maria sarebbe rimasta aperta a ospitare Gesù (cfr. Luca 21:37).” (Bruce)
C. La lezione del fico.
1. (18-19) Gesù sgrida un fico.
La mattina, ritornando in città, ebbe fame. E vedendo un fico lungo la strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò nulla se non delle foglie; e gli disse: «Non nasca mai più frutto da te in eterno!». E subito il fico si seccò.
a. Ebbe fame: Alcuni si chiedono come mai Gesù avesse fame al mattino, dopo aver lasciato la casa di Marta e Maria. Spurgeon ipotizza che si fosse svegliato presto per trascorrere del tempo con il Padre Suo celeste, senza prendersi un po’ di tempo per mangiare.
i. “Era perfettamente umano e perciò fisicamente affamato, essendo la fame un segno di salute.” (Morgan)
b. Non nasca mai più frutto da te in eterno: In modo drastico, Gesù operò uno dei Suoi pochi miracoli distruttivi. La Sua maledizione fece seccare il fico.
i. Vale la pena notare che i due miracoli distruttivi di Gesù (questo e gli eventi che portarono all’annegamento del branco di porci, Matteo 8:30-32) non erano diretti alle persone.
c. Non vi trovò nulla se non delle foglie: Ciò spiega perché Gesù compì questo miracolo distruttivo. Sostanzialmente, l’albero era un’immagine di pubblicità ingannevole, perché aveva foglie ma non fichi. Ciò non sarebbe dovuto accedere con questi particolari alberi di fico, le cui foglie solitamente spuntavano insieme ai fichi.
i. “Il primo Adamo si avvicinò al fico per le sue foglie, ma il Secondo Adamo in cerca dei fichi.” (Spurgeon)
ii. In questa parabola recitata, Gesù avvertì del giudizio imminente su un Israele infruttuoso. Mostrava la disapprovazione nei confronti del popolo, che erano tutti foglie e non frutti. “La storia dice in maniera chiara e semplice, e il suo messaggio è ovvio, che ciò che conta non è la promessa ma la resa.” (France)
2. (20-22) Come ci riuscì Gesù?
E, vedendo ciò, i discepoli si meravigliarono e dissero: «Come mai il fico si è seccato all’istante?». E Gesù, rispondendo, disse loro: «In verità vi dico che se avete fede e non dubitate, non solo farete ciò che io ho fatto al fico, ma se anche diceste a questo monte: “Levati di lì e gettati nel mare”, ciò avverrà. E tutto ciò che chiederete in preghiera, avendo fede, lo otterrete».
a. Come mai il fico si è seccato all’istante? Gesù spiegò che tale miracolo fu in realtà il risultato di una preghiera fatta con fede (se avete fede e non dubitate). Poi incoraggiò i Suoi discepoli meravigliati ad avere lo stesso tipo di fede, avendo la fiducia che Dio avrebbe ascoltato anche loro.
b. E tutto ciò che chiederete in preghiera, avendo fede, lo otterrete: La promessa della risposta di Dio alla preghiera di fede era rivolta ai discepoli e non alla moltitudine. È una promessa rivolta a quelli che seguono Gesù.
i. “Non c’è nulla di troppo grande che la vera fede non possa ottenere, ma questa fede deve avere una promessa su cui poggiare.” (Poole)
ii. “Possiamo esercitare la nostra fede solo quando abbiamo una tale unione con Dio che i Suoi pensieri e i Suoi propositi possono fluire liberamente in noi, suggerendoci ciò per cui dovremmo pregare e conducendoci a quel punto in cui vengono a crearsi una sintonia e una comprensione perfette tra noi e la mente divina. La fede è sempre il prodotto di una tale condizione.” (Meyer)
D. Gesù risponde ai capi dei Giudei.
1. (23-27) Gesù, tornato al tempio, viene interrogato dai capi religiosi.
Quando entrò nel tempio, i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si accostarono a lui, mentre insegnava, e dissero: «Con quale autorità fai tu queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?». E Gesù, rispondendo, disse loro: «Anch’io vi farò una domanda, e se voi mi risponderete, io pure vi dirò con quale autorità faccio queste cose. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Ed essi ragionavano tra loro dicendo: «Se diciamo dal cielo, ci dirà: “Perché, dunque, non gli credeste?”. Se invece diciamo dagli uomini, temiamo la folla, perché tutti ritengono Giovanni un profeta». E risposero a Gesù dicendo: «Non lo sappiamo». Allora egli disse loro: «Neanch’io vi dirò con quale autorità faccio queste cose».
a. I capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si accostarono a Lui, mentre insegnava: Durante la Sua visita il giorno precedente, Gesù aveva scacciato i cambiavalute e i venditori dai cortili del tempio. Ora vi era ritornato per insegnare, non intimorito dai capi religiosi.
i. “Considerando le cose straordinarie fatte da Gesù, non c’è da sorprendersi che le autorità ebraiche gli chiedessero con quale diritto le facesse.” (Barclay)
b. Con quale autorità fai tu queste cose? I capi religiosi sollevarono la questione dell’autorità di Gesù, il quale rispose sollevando la questione della loro competenza a giudicare una faccenda del genere. La loro capacità di giudicare Giovanni Battista e il suo ministero era il metro con cui si poteva misurare anche la loro capacità di giudicare Gesù (il battesimo di Giovanni da dove veniva?).
i. “La Sua domanda è molto più profonda. Se le autorità religiose daranno la risposta giusta, avranno già ottenuto la risposta corretta alla loro stessa domanda.” (Carson)
ii. Da qui, oggigiorno, le domande papiste a coloro che professano la verità: Con quale autorità fai tu queste cose? Dove hai ricevuto la tua chiamata, la tua ordinazione? Dov’era la tua religione prima di Lutero? Alle quali una volta qualcuno ha dato una buona risposta: ‘Nella Bibbia, dove la vostra non è mai stata’.” (Trapp)
c. Non lo sappiamo: Risposero soltanto dopo avere valutato attentamente le conseguenze politiche di ciascuna delle due risposte. Non sembravano interessati a rispondere alla domanda con onestà, ma solo con astuzia. Ciò mostrava che si curavano più delle opinioni della folla che della volontà di Dio; perciò, Gesù non rispose alla domanda che gli avevano rivolto.
i. “Non potevano dire: ‘Dagli uomini’, perché erano dei codardi. “Non avrebbero detto: ‘Dal cielo’, perché erano degli ipocriti.” (Morgan)
ii. Gesù, con gentilezza e compassione, venne incontro ai bisogni della folla sofferente, come dimostrato in Matteo 21:14. Tuttavia, Gesù non mostrava molta pazienza nei confronti di coloro che lo interrogavano arrogantemente e speravano di incastrarlo con le Sue stesse parole. Gesù non cadde mai nella loro trappola.
2. (28-32) La parabola dei due figli.
«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli e rivolgendosi al primo disse: “Figlio, va’ oggi a lavorare nella mia vigna”; ma egli rispose e disse: “Non voglio”; più tardi però, pentitosi, vi andò. Poi, rivoltosi al secondo gli disse la stessa cosa. Ed egli rispose e disse: “Sì, lo farò signore”, ma non vi andò. Chi dei due ha fatto la volontà del padre?». Essi gli dissero: «Il primo». Gesù disse loro: «In verità vi dico che i pubblicani e le meretrici vi precedono nel regno dei cieli. Poiché Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto, mentre i pubblicani e le meretrici gli hanno creduto; e voi, nemmeno dopo aver visto queste cose, vi siete ravveduti per credergli».
a. Un uomo aveva due figli: Questa parabola ci mostra due diversi tipi di figli. Erano nella stessa casa e si può dire che il padre aveva il diritto di usufruire dei servizi di entrambi. Forse speravano che il padre li avrebbe semplicemente lasciati in pace, ma non lo fece. Era buono e giusto che il padre si aspettasse che i figli lavorassero per lui.
i. Secondo un principio biblico generale, si può dire che non è nostro dovere separarli, se non mediante esortazione e appello alla coscienza. La loro separazione definitiva deve attendere la fine dell’età presente; fino ad allora, la zizzania e il grano cresceranno insieme.
b. Figlio, va’ oggi a lavorare nella mia vigna: C’è molto da vedere nelle semplici parole del padre verso il figlio.
·Il padre parlò individualmente a questo figlio; non parlò ad entrambi insieme. Sebbene lo stesso invito sia stato fatto a entrambi i figli (rivoltosi al secondo gli disse la stessa cosa), si trattava di una chiamata personale al lavoro.
·Il padre si rivolse a lui prima di tutto come figlio. Sapere di essere il figlio di suo padre avrebbe dovuto renderlo disposto a compiere la sua volontà.
·Il padre chiese al figlio di lavorare, di prendere parte insieme a lui agli affari di famiglia.Riguardava comunque il lavorare e non il giocare.
·Il padre chiese al figlio di lavorare oggi, non in un futuro lontano.
·Il padre chiese al figlio di lavorare “nella mia vigna”. Dal momento che apparteneva al padre, avrebbe dovuto essere importante per il figlio.
c. Ma egli rispose e disse: “Non voglio”; più tardi però, pentitosi, vi andò: Il primo figlio si rifiutò di lavorare per suo padre e non voleva piegarsi alla sua volontà. Tuttavia, più tardi, pentitosi, vi andò. Parlò male, ma agì bene.
d. Ed egli rispose e disse: “Sì, lo farò signore”, ma non vi andò: Il secondo figlio disse la cosa giusta e la disse con rispetto (signore), ma non fece ciò che disse che avrebbe fatto.
i. Ci sono molti frequentatori di chiese che imitano il secondo figlio.
·Ammettono che la Parola di Dio è vera.
·Hanno l’intenzione di fare sul serio un giorno.
·Parlano di svolgere l’opera del Padre.
·Hanno un’apparenza esteriore di religiosità, ma il loro cuore non è a posto con Dio.
·Pensano che le parole e le promesse siano abbastanza.
ii. “Il secondo figlio disse: ‘Lo farò, signore’, ma non vi andò; e nemmeno queste persone vanno. Parlano di ravvedimento, ma non si ravvedono. Parlano di fede, ma non credono mai. Pensano a sottomettersi a Dio, ma ancora non si sono sottomesse a Lui. Dicono che è tempo di dissodare il terreno incolto e di cercare il Signore, ma non Lo cercano. Tutto si riduce a nient’altro che una promessa.” (Spurgeon)
iii. Peccano contro la luce, perché sanno che possono fare di meglio. È pericoloso, perché è mentire allo Spirito Santo; è pericoloso, perché indurisce la coscienza.
e. Chi dei due ha fatto la volontà del padre? Il punto di questa parabola è chiaro. Ciò che importa è vivere per Dio e non dire le parole giuste. I capi religiosi erano bravi a fare discorsi di rettitudine, ma i loro cuori ostinati e impenitenti mostravano che i peccatori ravveduti li avrebbero preceduti nel regno dei cieli.
i. “L’impatto dell’affermazione di Gesù si può apprezzare solo se si tiene conto della bassa stima in cui erano tenuti i pubblicani, per non parlare delle prostitute.” (Carson)
f. Nemmeno dopo aver visto queste cose, vi siete ravveduti per credergli: Quei religiosi arroganti, a maggior ragione, si sarebbero dovuti ravvedere vedendo il pentimento di famigerati peccatori, ma non lo fecero.
3. (33-41) La parabola dei malvagi vignaioli.
«Ascoltate un’altra parabola: Vi era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, la cinse di una siepe, vi scavò un luogo dove pigiare l’uva, vi costruì una torre e, dopo averla affidata a certi vignaioli, partì. Ora, giunto il tempo della raccolta, egli mandò i suoi servi dai vignaioli, per riceverne i frutti, ma i vignaioli, presi i suoi servi, uno lo bastonarono, un altro lo uccisero e un altro lo lapidarono. Di nuovo egli mandò altri servi, in maggior numero dei primi; e quei vignaioli li trattarono allo stesso modo. In ultimo egli mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno almeno rispetto di mio figlio!”. Ma i vignaioli, visto il figlio, dissero fra loro: “Costui è l’erede; venite uccidiamolo e impadroniamoci della sua eredità”. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Ora, quando verrà il padrone della vigna, che cosa farà a quei vignaioli?». Essi gli dissero: «Egli farà perire miseramente quegli scellerati, e affiderà la vigna ad altri vignaioli, i quali gli renderanno i frutti a suo tempo».
a. Vi era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, la cinse di una siepe: Gesù raccontava di un padrone di casa che, dopo aver preparato attentamente la propria vigna, la affidò alla gestione di alcuni uomini (i vignaioli). Gli uomini che avrebbero dovuto prendersi cura della sua vigna maltrattarono e uccisero i messaggeri inviati dal padrone. Infine, mandò suo figlio, che venne altresì ucciso – pensando stoltamente che così avrebbero ottenuto il controllo della vigna. Tuttavia, la reazione del padrone non fu quella di cedere ai vignaioli, ma di giudicarli e farli perire.
i. L’Antico Testamento spesso usa l’immagine della vigna per parlare di Israele (Deuteronomio 32:32, Salmo 80:8, Geremia 2:21 e soprattutto Isaia 5:1-7).
b. Avranno almeno rispetto di mio figlio… Costui è l’erede; venite uccidiamolo e impadroniamoci della sua eredità: Gesù ritrasse la follia dei capi dei sacerdoti e degli anziani, che tramavano di uccidere il Figlio del Padre, inviato ai capi ribelli d’Israele.
i. “Gli agricoltori trattano i messaggeri nella maniera più barbara e brutale: bastonano, uccidono, lapidano a morte; è altamente improbabile che ciò avvenga nella sfera naturale, ma è un altro esempio in cui le parabole devono violare la probabilità naturale al fine di descrivere la vera condotta degli uomini nella sfera spirituale.” (Bruce)
ii. “Qui i servitori inviati ai vignaioli sono da intendersi senza dubbio quei profeti straordinari.” (Poole)
iii. “Lopresero nel giardino del Getsemani; Locacciarono nel loro Consiglio nella sala di Caiafa e, quando fu condotto fuori dalle porte di Gerusalemme, Lo uccisero al Calvario.” (Spurgeon)
c. Egli farà perire miseramente quegli scellerati: Il messaggio di questa parabola è sufficientemente chiaro. Con questa risposta, i capi dei sacerdoti e gli anziani mostravano di aver compreso ciò che quei servitori malvagi si meritavano. In verità, coloro che si ribellano al loro padrone in questo modo meritano il giudizio.
i. Sapevano che il padrone della vigna aveva il diritto di aspettarsi i frutti a suo tempo. Similmente, Dio cercava dei frutti dalla leadership d’Israele, ma ne trovò pochi (come mostrato nella vicenda del fico).
ii. “Oh, possa il Signore suscitare una razza di uomini ‘i quali gli renderanno i frutti a suo tempo’! Il segno caratteristico di un ministro fedele è il dare a Dio tutta la gloria di qualsiasi opera che è in grado di compiere. Ciò che non magnifica il Signore non benedirà gli uomini.” (Spurgeon)
d. E affiderà la vigna ad altri vignaioli, i quali gli renderanno i frutti a suo tempo: I capi d’Israele erano talmente corrotti che Dio stava trasferendo la leadership ad altri – nello specifico agli apostoli e successivamente alla chiesa giudeo-gentile che avrebbero guidato.
4. (42-46) Gesù avverte i capi religiosi delle conseguenze del loro rifiuto.
Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che gli edificatori hanno rigettata
È divenuta la testata d’angolo.
Questa è opera del Signore,
Ed è meravigliosa agli occhi nostri”?
Perciò io vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una gente che lo farà fruttificare. E chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; e colui sul quale essa cadrà sarà stritolato». I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, si avvidero che parlava di loro. E cercavano di prenderlo, ma temettero le folle, perché lo ritenevano un profeta.
a. Non avete mai letto nelle Scritture: Questo modo di parlare ai capi dei sacerdoti e agli anziani di Israele deve averli mandati in collera. Gesù, rivolto ai principali teologi d’Israele, chiese loro se avessero mai letto le loro Scritture.
b. La pietra che gli edificatori hanno rigettata è divenuta la testata d’angolo: Gesù citava questo passo dal Salmo 118 per ricordar loro che il loro rifiuto di Lui diceva di più sulla loro colpa e sul giudizio imminente che su Gesù stesso. Benché l’abbiano respinto, Egli rimane la testata d’angolo, adempiendo il grande e messianico Salmo 118.
i. Come un dipinto di un grande artista, non è Gesù ad essere sotto processo – lo sono coloro che guardano Lui. I capi che respingevano Gesù dovevano essere messi al corrente delle conseguenze finali del loro rifiuto.
ii. Chiaramente, Gesù dichiarò di essere la pietra rigettata di Salmo 118:22-24, che Dio aveva stabilito affinché diventasse la testata d’angolo. Egli è anche la pietra di Isaia 8:13-15, su cui le persone inciampano, il fondamento e la preziosa testata d’angolo di Isaia 28:16, e la pietra di Daniele 2:34, 44-45, che distrugge il mondo in ribellione a Dio.
c. Il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una gente che lo farà fruttificare: Gesù avvisò i capi religiosi che, se avessero persistito nel loro rifiuto di Dio e del Suo Messia, avrebbero dovuto aspettarsi che Dio trasferisse ad altri la leadership della Sua opera sulla terra.
i. “La sorte è la perdita del privilegio, il regno è tolto loro e dato ad altri.” (Bruce)
ii. “L’ambito in cui dobbiamo cercare Dio all’opera nella salvezza non è più la nazione d’Israele, bensì un’altra nazione. Non si tratta dei gentili in quanto tali (ciò richiederebbe il plurale ethnesin, non il singolare ethnei), ma un popolo di Dio tratto da tutte le nazioni, Giudei e gentili.” (France)
iii. Quale avvertimento è questo per la nostra nazione! Anche noi stiamo vedendo che il sacrificio e la deità di nostro Signore vengono messi in discussione e che la Sua Sacra Parola viene attaccata da coloro che avrebbero dovuto esserne i difensori. Se non ci sarà un cambiamento repentino, il Signore potrà rimuovere il candelabro e trovare un’altra razza che si dimostrerà più fedele a Lui e al Suo Vangelo di quanto lo sia stata la nostra.” (Spurgeon)
d. Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; e colui sul quale essa cadrà sarà stritolato: La scelta che i capi religiosi avevano davanti è la scelta che sta davanti a ogni persona. Possiamo essere spezzati in umile arresa davanti a Dio o essere completamente sfracellati nel giudizio.
e. Cercavano di prenderlo: Invece di ravvedersi, i capi religiosi risposero con rabbia, incrementando ulteriormente la grandezza del loro peccato di rifiuto di Gesù.
i. Si avvidero che parlava di loro: “Chi glielo aveva fatto notare, se non le loro stesse colpevoli coscienze?” (Trapp)
© 2023 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com