Romani 12 – Vivere la Vita Cristiana
A. Il fondamento della vita cristiana.
J.B. Phillips fornisce una traduzione memorabile e notevole di Romani 12:1-2.
Con occhi rivolti alle compassioni di Dio, vi supplico, fratelli miei, a dare a Lui i vostri corpi come atto saggio di adorazione, quale sacrificio vivente, consacrato a Lui e accettato da Lui. Non permettete al mondo intorno a voi di plasmarvi nella sua immagine, ma lasciate che Dio modelli nuovamente le vostre menti, affinché possiate sperimentare concretamente che il Piano di Dio per voi è buono, che soddisfa le Sue richieste e che porta verso la vera maturità.
1. (1) Il sacrificio vivente.
Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio.
a. Vi esorto: Questo ci ricorda che paolo fa appello alla nostra volontà. Dio ci chiama a fare una scelta riguardo al modo in cui viviamo per Lui.
b. Dunque, fratelli: È usanza di Paolo iniziare le sue lettera con una forte sezione dottrinale, seguita da esortazioni per la vita cristiana. Paolo esorta i cristiani a vivere in un certo modo in virtù di quello che Dio ha fatto per loro.
i. “Con questa sua consuetudine Paolo sta dicendo che la vita cristiana dipende dalle grandi dottrine cristiane.” (Morris)
c. Per le compassioni di Dio ci ricorda che facciamo questo a motivo della misericordia mostrataci da Dio (ben descritta in Romani 1-11) e che siamo in grado di offrire noi stessi a Dio mentre Egli fa agire la Sua misericordia in noi. Dio ci ha comandato di farlo ed Egli ce lo rende possibile.
i. “Mentre i pagani si rivolgono al sacrificio per ottenere misericordia, la fede biblica insegna che la misericordia divina fornisce la base per il sacrificio come risposta adeguata.” (Harrison)
ii. Pensiamo a tutte le compassioni di Dio che Paolo ci ha illustrato finora:
·La giustificazione dalla colpa e dalla condanna del peccato.
·L’adozione in Gesù e l’identificazione con Cristo.
·Siamo stati posti sotto la grazia, non la legge.
·È stato dato lo Spirito Santo affinché dimori in noi.
·La promessa di aiuto in ogni afflizione.
·La sicurezza dell’elezione di Dio.
·La certezza della gloria futura.
·La certezza che non c’è alcuna separazione dall’amore di Dio.
·La certezza della continua fedeltà di Dio.
iii. Alla luce di tutta questa misericordia – passata, presente e futura – Paolo supplica a presentare i vostri corpi quale sacrificio vivente. “Dobbiamo credere che queste compassioni Divine abbiano capacità persuasive sulla nostra volontà.” (Newell)
d. A presentare i vostri corpi: Collegato al concetto di sacrificio vivente, viene richiamato alla mente il servizio sacerdotale. Spiritualmente parlando, i nostri corpi vengono portati all’altare di Dio.
i. L’interpretazione migliore qui è quella di vedere il corpo come un riferimento al nostro intero essere. Qualsiasi cosa diciamo riguardo al nostro spirito, anima, carne e mente, sappiamo che ognuno di questi si trova nei nostri corpi. Quando offriamo il corpo a Dio, l’anima e lo spirito sono inclusi. Presentare i vostri corpi significa che Dio vuole te, non soltanto il tuo lavoro. Puoi fare qualsiasi tipo di lavoro per Dio, senza mai dargli te stesso.
ii. Il precedente appello alla volontà (vi esorto) significa che la volontà deve essere padrona sul corpo. Il pensiero della nostra epoca dice che è il nostro corpo a doverci dire cosa fare, ma la Bibbia dichiara che è la nostra volontà a dover presentare il corpo come sacrificio vivente a Dio. Il corpo è un servo meraviglioso, ma un padrone orribile. Tenerlo lì sull’altare di Dio come sacrificio vivente è il luogo dove dovrebbe restare.
iii. Gli antichi greci non avrebbero mai pensato di presentare il proprio corpo a Dio. Credevano che il corpo non fosse per nulla spirituale e che, di conseguenza, Dio non se ne interessasse. Qui Paolo mostra che a Dio importa dei nostri corpi. 1 Corinzi 6:20 ci ricorda che Dio ha comprato i nostri corpi a caro prezzo.
e. Sacrificio vivente: Le persone del primo secolo, sia giudei che pagani, sapevano in prima persona come funzionava un sacrificio. Esortarli a diventare un sacrificio vivente era un’immagine di grande impatto.
·Il sacrificio è vivente perché viene portato in vita all’altare.
·Il sacrificio è vivente perché rimane invita sull’altare; è un sacrificio continuo.
f. Santo e accettevole a Dio: Quando offriamo il nostro corpo, Dio vuole che sia un sacrificio santo e accettevole. Lo standard per i sacrifici offerti a Dio sotto al Nuovo Patto non è affatto inferiore allo standard dell’Antico Patto.
i. Nell’Antico Testamento ogni sacrificio doveva essere santo e accettevole a Dio.
·Offra un maschio senza difetto (Levitico 1:10).
·Ma se l’animale ha qualche difetto, se è zoppo, cieco, o ha qualche altro grave difetto, non lo sacrificherai all’Eterno, il tuo DIO (Deuteronomio 15:21).
ii. Il concetto di odor soave al Signore è quasi sempre collegato all’idea di un’offerta fatta col fuoco. In questo sacrificio vivente c’è l’idea di qualcosa che “arde”. Mostra anche che Paolo aveva in mente l’olocausto, nel quale il sacrificio veniva offerto per intero al Signore. In alcuni sacrifici colui che offriva il sacrificio e il sacerdote condividevano parte della pietanza, ma mai nell’olocausto.
iii. La santità che portiamo all’altare è una decisione per la santità e un’arresa all’opera di santità nella nostra vita. Presentando i nostri corpi come un sacrificio vivente, Dio santifica le nostre vite bruciando vie le impurità.
g. Ragionevole servizio: La parola in greco antico per ragionevole (logikos) può anche essere tradotta “della parola” (come in 1 Pietro 2:2). Il ragionevole servizio consiste in una vita di adorazione in accordo alla Parola di Dio.
i. Il sacrificio di un animale era un ragionevole servizio, ma solamente per colui che portava il sacrificio – non per il sacrificio stesso. Con il Nuovo Patto abbiamo compassioni ben più grandi, ed è dunque ragionevole offrire un sacrificio di gran lunga migliore.
2. (2) Opporre resistenza al conformismo del mondo e abbracciare la trasformazione che avviene in Gesù Cristo.
E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio.
a. Non vi conformate a questo mondo: Questo ci mette in guardia contro il “sistema del mondo” – la cultura popolare e il modo di pensare che sono in ribellione contro Dio – che cercherà di conformarci al suo modello malvagio, un processo a cui è necessario opporre resistenza.
b. Ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente: È l’opposto dell’essere conformati a questo mondo. Il campo di battaglia su cui combattono l’essere conformati al mondo e l’essere trasformati si trova nella mente del credente. I cristiani devono pensare in maniera diversa.
i. “Non voglio essere conforme a questo mondo. Voglio essere trasformato. Come faccio ad esserlo?” Mediante il rinnovamento della vostra mente. Il problema di molti cristiani è che basano le proprie vite sulle emozioni o si preoccupano solamente delle loro azioni.
ii. La vita fondata sulle emozioni dice: “Come mi sento oggi? Come mi sento riguardo al mio lavoro? Cosa provo per mia moglie? Cosa penso dell’adorazione? Cosa penso del predicatore?” Chi vive in base alle emozioni non conoscerà mai la potenza trasformante di Dio, perché trascura il rinnovamento della mente.
iii. La vita fondata sulle azioni dice: “Non darmi la tua teologia, dimmi solo cosa devo fare. Dammi i quattro punti per questo e le sette chiavi per quello”. Chi vive in base alle azioni non conoscerà mai la potenza trasformante di Dio, perché trascura il rinnovamento della mente.
iv. Dio non è mai contro i sentimenti o le azioni. Egli è un Dio che prova emozioni potenti e ferventi. Eppure, le emozioni e le azioni sono fondamenta completamente insufficienti per la vita cristiana. Le prime domande che ci poniamo non possono essere “Come mi sento?” o “Cosa faccio?” Piuttosto, dovrebbero essere “Qual è la verità qui? Cosa dice la Parola di Dio?”
c. Trasformati: La parola in greco antico è metamorphoo, con cui si descrive una metamorfosi. Lo stesso termine è utilizzato per descrivere Gesù nella Sua trasfigurazione (Marco 9:2-3). Che trasformazione gloriosa!
i. L’unico altro passo in cui Paolo usa questa parola per trasformati è in 2 Corinzi 3:18: E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore. Secondo Paolo, questa trasformazione e il rinnovamento della nostra mente avvengono mentre contempliamo il volto di Dio, trascorrendo del tempo nella Sua gloria.
d. Conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio: Mentre veniamo trasformati nell’interiore, la prova sarà evidente esteriormente, dando ad altri la possibilità di vedere quale sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio attraverso la nostra vita.
i. Qui Paolo spiega come mettere in pratica la volontà di Dio:
·Non dimenticare la ricca misericordia di Dio verso di te – passata, presente e futura (per le compassioni di Dio).
·Decidi di arrendere tutto te stesso a Lui come atto ragionevole di adorazione (presentate i vostri corpi quale sacrificio vivente).
·Non conformarti ai pensieri e alle azioni di questo mondo (non vi conformate).
·Focalizzati sulla Parola di Dio e sulla comunione con Lui (siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente).
ii. La tua vita sarà così nella volontà di Dio e conoscerà per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio.
iii. Puoi conoscere qual è la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio, ma non la puoi conoscere per esperienza senza l’opera di trasformazione dello Spirito Santo.
B. Mettere in pratica i doni spirituali che Dio ha donato.
1. (3) Un avvertimento a vivere nell’umiltà.
Infatti, per la grazia che mi è stata data, dico a ciascuno che si trovi fra voi di non avere alcun concetto più alto di quello che conviene avere, ma di avere un concetto sobrio, secondo la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno.
a. Dico a ciascuno che si trovi fra voi: Paolo affronterà presto l’argomento riguardo al modo in cui dovrebbero essere esercitati i doni spirituali nel corpo di Cristo, ma è necessario, prima di tutto, un richiamo all’umiltà a motivo dell’orgoglio smisurato che spesse volte sorge in coloro che si considerano eccessivamente spirituali.
i. Dovremmo tenere a mente che possedere uno o più doni spirituali non è sinonimo di maturità spirituale. Solamente perché una persona ha molti doni non significa necessariamente che sia matura spiritualmente o che costituisca buon esempio.
b. Di non avere alcun concetto più alto di quello che conviene avere: Paolo non dice al credente di assumere un atteggiamento che prende piacere nell’umiliazione o nella degradazione. Piuttosto, il principio è che dovremmo conoscere la verità su noi stessi e vivere di conseguenza. Quando vediamo noi stessi per quello che siamo realmente, è impossibile cedere all’orgoglio.
c. Secondo la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno: Questo vuol dire che dovremmo considerare anche la nostra fede salvifica come un dono di Dio e che non abbiamo alcun presupposto per l’orgoglio o per avere un’opinione troppo alta di noi stessi.
2. (4-5) Unità e diversità nel corpo di Cristo.
Infatti, come in uno stesso corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno la medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un medesimo corpo in Cristo, e ciascuno siamo membra l’uno dell’altro.
a. In uno stesso corpo abbiamo molte membra: La chiesa è un tutt’uno (uno stesso corpo), eppure siamo tutti distinti in quel corpo (ciascuno siamo membra). Nel corpo di Cristo c’è unità ma non uniformità.
b. Ciascuno siamo membra l’uno dell’altro: Sbagliamo quando trascuriamo uno dei due aspetti; l’unità non dovrebbe mai essere promossa a discapito dell’individualità e l’individualità non dovrebbe mai sminuire l’unità fondamentale della chiesa in Cristo; Egli è ciò che ci accomuna, siamo un medesimo corpo in Cristo.
3. (6-8) Un’esortazione ad usare (e a come usare) i doni che Dio ha elargito ad ogni membro della chiesa.
Ora, avendo noi doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se abbiamo profezia, profetizziamo secondo la proporzione della fede; se di ministero, attendiamo al ministero; similmente il dottore attenda all’insegnamento; e colui che esorta, attenda all’esortare; colui che distribuisce, lo faccia con semplicità; colui che presiede, presieda con diligenza; colui che fa opere di pietà, le faccia con gioia.
a. Ora, avendo noi doni: La differenza e la distribuzione dei doni dipendono completamente dalla grazia che ci è stata data. I doni spirituali non vengono dati in base ai meriti, ma a come Dio sceglie di darli.
i. Questo concetto è collegato alla parola in greco antico per “doni spirituali”, charismata, che significa dono di grazia. Questo termine è stato apparentemente coniato da Paolo per enfatizzare che questi doni venivano dati solamente per grazia.
ii. I doni spirituali vengono elargiti a totale discrezione dello Spirito Santo. 1 Corinzi 12:11 dice: Or tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, che distribuisce i suoi doni a ciascuno in particolare come vuole.
iii. La conoscenza di queste cose dovrebbe costituire un’insormontabile barriera contro l’orgoglio nell’esercizio dei doni spirituali. Tuttavia, l’uomo, nella corruzione del suo cuore, trova comunque un modo per inorgoglirsi riguardo ai doni spirituali e insiste nell’esaltare gli uomini sulla base dei doni ricevuti da Dio.
b. Se abbiamo profezia: La profezia deve essere esercitata secondo la proporzione della fede. Dio potrebbe affidarci qualcosa da dire a un individuo o alla chiesa locale che fa crescere la nostra fede. Se non possiamo profetizzare in fede e nella certezza che Dio ci abbia veramente parlato, allora non dovremmo farlo affatto.
i. Ci viene ricordato che la profezia, biblicamente parlando, non è necessariamente una “predizione”, nel senso stretto di predire il futuro. È più accurato dire che fa riferimento alla “esposizione” del cuore e della mente di Dio, che potrebbe, come no, includere l’aspetto premonitore.
ii. Questo ci mette in guardia contro la profezia superficiale, il “flusso di coscienza” che non ha alcuna difficoltà nel dire: “Così dice il Signore” ad ogni occasione.
iii. Secondo la proporzione della fede: Nel testo in greco antico troviamo l’articolo “la” prima di fede. Paolo sta probabilmente suggerendo che la profezia deve essere secondo la fede, in accordo con la dottrina ritenuta dai credenti.
iv. Alcuni interpretano la proporzione della fede nel senso di proporzione della fede di chi riceve la profezia; anche questo ha del vero.
c. Ministero: Questo riguarda l’immagine generale del semplice servizio pratico. Paolo lo considera un ministero altrettanto importante proveniente dallo Spirito Santo.
d. Insegnamento: O istruzione, mentre l’esortazione incoraggia le persone a mettere in pratica ciò che è stato loro insegnato; sono entrambi necessari per una sana vita cristiana.
i. Coloro che vengono istruiti ma non esortati diventano “pecore grasse” che ingeriscono solamente, ma non mettono mai in pratica la vita cristiana. Coloro che vengono esortati ma non istruiti diventano entusiasti e attivi, ma non hanno alcuna profondità o comprensione di quello che fanno, e finiranno per esaurirsi o fare le cose nel modo sbagliato.
e. Colui che distribuisce: Fa riferimento a coloro di cui Dio si usa come canali attraverso cui provvedere le risorse per il Suo corpo. È un dono spirituale importante e deve essere esercitato con semplicità. Quando coloro che sono chiamati e che hanno il dono del dare smettono di farlo nella semplicità, spesse volte vedranno le proprie risorse esaurirsi – avendo dimenticato il motivo per cui Dio li ha benedetti.
f. Colui che presiede: Chi presiede deve farlo con diligenza. È facile per i leader scoraggiarsi e avere voglia di mollare tutto, ma devono perseverare se vogliono compiacere Dio con la loro leadership.
g. Colui che fa opere di pietà: Questo dono necessita di gioia. Può essere già abbastanza difficile mostrare misericordia, ma può essere ancora più difficile farlo con gioia. Questo ci ricorda che il dono di fare opere di pietà è un dono soprannaturale dello Spirito.
C. Un serie di brevi istruzioni su come un cristiano deve vivere con gli altri.
Questa sezione mostra chiaramente una cosa: Paolo conosceva gli insegnamenti di Gesù, soprattutto il Sermone sul Monte.
1. (9-13) Come relazionarsi con coloro che fanno parte della famiglia cristiana.
L’amore sia senza ipocrisia; detestate il male e attenetevi fermamente al bene. Nell’amore fraterno, amatevi teneramente gli uni gli altri; nell’onore usate riguardo gli uni verso gli altri. Non siate pigri nello zelo; siate ferventi nello spirito, servite il Signore, allegri nella speranza, costanti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera; provvedete ai bisogni dei santi, esercitate l’ospitalità.
a. L’amore sia senza ipocrisia: Ovviamente, l’amore con ipocrisia non è per niente vero amore, ma la maggior parte di quello che si maschera come “amore” nella comunità cristiana è avvelenato dall’ipocrisia e deve essere smascherato.
b. Detestate il male e attenetevi fermamente al bene: Per certi versi, spesse volte ci è più facile detestare il male o attenerci fermamente al bene, piuttosto che fare entrambe le cose. La persona spirituale sa come attuarle entrambe.
c. Nell’amore fraterno, amatevi teneramente gli uni gli altri: Questo è un ordine: i cristiani non dovrebbero avere un atteggiamento freddo o scontroso. Nell’onore usate riguardo gli uni verso gli altri mostra che le dimostrazioni di affetto devono essere sincere.
i. In questo dovremmo, più che altro, vedere una chiamata alle buone maniere tra cristiani.
d. Non siate pigri nello zelo; siate ferventi nello spirito, servite il Signore: Se siamo chiamati ad essere in buoni rapporti e ad avere buone maniere, sappiamo anche di essere chiamati a lavorare duramente. La chiesa non è un posto adatto alla pigrizia.
i. Ferventi nello spirito potrebbe essere tradotto come “in quanto allo spirito, bollenti”.
e. Allegri nella speranza: La chiamata alla speranza di solito implica Gesù come nostra più grande ricompensa. Paolo dice che dobbiamo servire Dio allegri nella speranza, non allegri nei risultati. Da questo comprendiamo che ci è stato ordinato di fare tutte queste cose con un occhio rivolto verso il cielo. È così che adempiamo il comandamento alla speranza, alla costanza e alla perseveranza descritto qui.
f. Costanti nell’afflizione: I tempi difficili non sono una giustificazione per abbandonare la speranza, la costanza o la perseveranza nella preghiera. Le prove non sono una scusa per la mancanza di amore nel corpo di Cristo o per la mancanza di volontà di compiere la Sua opera.
i. Leon Morris spiega queste due parole importanti. Costanti “non denota una sopportazione passiva delle situazioni, ma una pazienza attiva e costante”. Afflizione “non descrive una scocciatura insignificante, ma una grave e profonda difficoltà”.
g. Provvedete ai bisogni dei santi, esercitate l’ospitalità: La nostra cura e preoccupazione si dimostrano nelle azioni pratiche fatte per gli altri, recandoci da loro (provvedendo ai bisogni dei santi) o invitandoli a venire da noi (esercitate l’ospitalità).
i. La parola in greco antico per ospitalità si traduce letteralmente con “amore per gli estranei”. Inoltre, “esercitate” è un termine forte, a volte tradotto con “perseguitare” (come in Romani 12:14). L’idea è quella di “inseguire” le persone che non si conoscono mediante l’ospitalità. Questo è amore in azione, non solamente un sentimento.
2. (14) Come relazionarsi con coloro che non fanno parte della famiglia cristiana.
Benedite quelli che vi perseguitano; benedite e non maledite.
a. Benedite quelli che vi perseguitano: Non dobbiamo avere un atteggiamento di odio verso gli altri, nemmeno verso coloro che ci perseguitano.
b. Non maledite: Gesù ha parlato proprio di questa attitudine in Matteo 5:46: Perché, se amate coloro che vi amano, che premio ne avrete? Non fanno altrettanto anche i pubblicani? La grandezza incomparabile dell’amore di Gesù dentro di noi viene dimostrata nel fatto che può essere esteso ai nostri nemici.
c. Quelli che vi perseguitano: Ovviamente, non tutta la persecuzione viene dall’esterno della chiesa. Gesù ci ha detto che anzi l’ora viene che chiunque vi ucciderà penserà di rendere un servizio a Dio (Giovanni 16:2).
3. (15-21) Come andare d’accordo con coloro che sono all’interno della chiesa e coloro che non lo sono.
Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli che piangono. Abbiate gli stessi pensieri gli uni verso gli altri; non aspirate alle cose alte, ma attenetevi alle umili; non siate savi da voi stessi. Non rendete ad alcuno male per male; cercate di fare il bene davanti a tutti gli uomini. Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all’ira di Dio, perché sta scritto: «A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore».
«Se dunque il tuo nemico ha fame dagli da mangiare,
Se ha sete dagli da bere;
Perché, facendo questo, radunerai dei carboni accesi sul suo capo».
Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene.
a. Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli che piangono: È così che possiamo adempiere il comandamento ad avere gli stessi pensieri gli uni verso gli altri. È un comandamento semplice essere attenti ai sentimenti degli altri, piuttosto che aspettare che siano gli altri a farlo per i primi verso i nostri.
b. Attenetevi alle umili: Paolo ci esorta ad avere una mentalità umile. Rifiutandoci di aspirare alle cose alte per attenerci alle umili, imitiamo Gesù. Non siate savi da voi stessi ci ricorda di quanta strada dobbiamo ancora fare per essere veramente simili a Gesù.
c. Non rendete ad alcuno male per male richiama il comandamento di Gesù in Matteo 5:38-45. Dobbiamo amare i nostri nemici e trattare bene coloro che ci maltrattano.
d. Cercate di fare il bene davanti a tutti gli uomini è un modo per mettere in pratica il concetto di apprezzare ciò che è buono. Le persone dovrebbero essere in grado di vedere ciò che è buono e ciò che non lo è sulla base della nostra condotta.
e. Vivete in pace con tutti gli uomini ci ricorda che, sebbene siamo in contrasto con il mondo, non ricerchiamo la contesa. Se è possibile, vivremo in pace con tutti gli uomini.
i. “Se è possibile indica che non sempre può essere possibile.” (Murray)
f. Non fate le vostre vendette: Colui che confida in Dio non considera la vendetta una necessità. Lascerà, piuttosto, la vendetta a Dio e farà posto all’ira – non lasciando alcuno spazio alla propria ira, ma dandolo completamente all’ira di Dio.
g. Vinci il male con il bene: Con questa mentalità faremo del bene ai nostri nemici, ricercando i modi più pratici con cui poterli aiutare. È così che non siamo vinti dal male, ma vinciamo il male con il bene.
i. Radunare carboni accesi sul suo capo è qualcosa di buono agli occhi del nostro nemico o qualcosa di negativo? Si riferisce molto probabilmente a una “persuasione rovente” provocata dalla nostra bontà. Altri, invece, pensano alluda alla pratica con cui si prestavano i carboni ancora caldi al vicino per aiutarlo ad accendere il proprio fuoco – un apprezzato gesto di cortesia.
ii. Ad ogni modo, vediamo che possiamo distruggere il nostro nemico rendendolo nostro amico.
© 2021 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com