Romani 6 – Resi Idonei per la Grazia
A. Il credente sotto la grazia e il problema del peccato abituale.
1. (1) Dovremmo vivere una vita di peccato così da poter ricevere più grazia?
Che diremo dunque? Rimarremo nel peccato, affinché abbondi la grazia?
a. Rimarremo nel peccato, affinché abbondi la grazia? Paolo ha già affermato che, dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata (Romani 5:20). Ora si chiede se qualcuno possa usare questa verità per suggerire che non importa se un cristiano vive una vita di peccato, visto che Dio vincerà sempre sul peccato con una grazia maggiore.
i. Dopotutto, se Dio ama i peccatori, perché allora preoccuparsi del peccato? Se Dio dà grazia ai peccatori, perché allora non pecchiamo di più per ricevere ancora più grazia? Alcune persone credono che il loro compito sia quello di peccare e quello di Dio di perdonare, così loro fanno il loro dovere e Dio fa il Suo!
ii. All’inizio del XX secolo il monaco russo Gregory Rasputin insegnava e viveva secondo il concetto di una salvezza che si ottiene attraverso molteplici esperienze di peccato e ravvedimento. Egli credeva che, poiché coloro che peccano di più hanno bisogno di più perdono, un peccatore che continua a peccare senza alcun freno possa godere della grazia di Dio (quando si ravvede in quel momento) più di un comune peccatore. Perciò, Rasputin viveva apertamente nel peccato e insegnava che questa era la via per la salvezza. Si tratta di un esempio estremo dell’idea alla base della domanda di Paolo: “Rimarremo nel peccato, affinché abbondi la grazia?”
iii. Tuttavia, in maniera meno estrema, continuiamo a trovarci di fronte a questa domanda. Il piano della grazia è “sicuro”? Le persone non abuseranno della grazia? Se la salvezza e l’approvazione di Dio vengono date sulla base della fede e non delle opere, non potremmo dire: “Io credo” e poi vivere a nostro piacimento?
iv. Da un punto di vita puramente naturale o secolare, la grazia è pericolosa. Questo è il motivo per cui molte persone non insegnano o non credono davvero nella grazia, enfatizzando piuttosto il vivere secondo la legge. Credono che, se dici alle persone che Dio salva e le accetta a prescindere di quello che meritano, allora non avranno alcun motivo per ubbidire. Secondo la loro opinione, non si può semplicemente tenere la gente sulla via retta e stretta senza una minaccia da parte di Dio che penda sulle loro teste. Se le persone credono che la loro posizione in Gesù sia stabile a causa di ciò che Gesù ha fatto, allora la motivazione per una vita santa sparisce.
b. Rimarremo nel peccato: Il tempo verbale della frase rimarremo nel peccato (presente attivo) ci fa capire che Paolo fa riferimento alla pratica del peccato abituale. In questa prima parte di Romani 6, Paolo scrive a proposito di coloro che rimangono in uno stile di vita peccaminoso, pensando che ciò sia accettabile affinché abbondi la grazia.
2. (2) Una vita di peccato è inaccettabile perché la nostra morte al peccato trasforma la nostra relazione con il peccato.
Niente affatto! Noi che siamo morti al peccato, come vivremo ancora in esso?
a. Niente affatto! Per Paolo l’idea che qualcuno possa rimanere nel peccato affinché abbondi la grazia è inconcepibile. Niente affatto è una frase forte. Potrebbe essere tradotta anche con “Che muoia questa idea!” o “Lungi l’idea!”
b. Noi che siamo morti al peccato, come vivremo ancora in esso? Paolo stabilisce un principio importante. Quando siamo nati di nuovo, quando abbiamo creduto in Gesù per la nostra salvezza, la nostra relazione con il peccato è stata trasformata per sempre. Siamo morti al peccato. Dunque, se siamo morti al peccato, allora non dovremmo più vivere ancora in esso. Semplicemente non ha alcun senso vivere ancora in qualcosa verso cui siamo morti.
c. Noi che siamo morti al peccato: A questo punto, Paolo ha molto da spiegare riguardo a quello che intende dire con morti al peccato, ma il punto generale è chiaro – i cristiani sono morti al peccato e non dovrebbero più vivere ancora in esso. Prima eravamo morti nel peccato (Efesini 2:1); ora siamo morti al peccato.
3. (3-4) L’illustrazione della morte del credente al peccato: il battesimo.
Ignorate voi, che noi tutti che siamo stati battezzati in Gesù Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte? Noi dunque siamo stati sepolti con lui per mezzo del battesimo nella morte, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti per la gloria del Padre, così anche noi similmente camminiamo in novità di vita.
a. Ignorate voi: Si deduce che Paolo sta trattando concetti fondamentali che ogni cristiano dovrebbe conoscere.
b. Noi tutti che siamo stati battezzati in Gesù Cristo: L’idea dietro la parola battezzati in greco antico è “immergere o travolgere qualcosa”. La Bibbia usa l’idea dell’essere “battezzati in qualcosa” in svariati modi. Quando una persona viene battezzata in acqua, viene immersa o ricoperta dall’acqua. Quando viene battezzata con lo Spirito Santo (Matteo 3:11, Atti 1:5), viene “immersa” o “ricoperta” dallo Spirito Santo. Quando è battezzata nella sofferenza (Marco 10:39), questa persona viene “immersa” o “ricoperta” dalla sofferenza. Qui Paolo parla del battesimo – essere “immersi” o “ricoperti” – in Gesù Cristo.
c. Noi dunque siamo stati sepolti con lui per mezzo del battesimo nella morte, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti: Il battesimo in acqua (essere battezzati in Gesù Cristo) è una rappresentazione o un “inscenamento” dell’“immersione” o dell’identificazione con Gesù nella Sua morte e resurrezione.
i. “Da questo riferimento al battesimo e da altri che troviamo negli scritti di Paolo è chiaro che egli non considerava il battesimo come un ‘optional’ per la vita cristiana.” (Bruce)
d. Siamo stati sepolti con lui… come Cristo è risuscitato dai morti per la gloria del Padre, così anche noi similmente camminiamo in novità di vita: Paolo, inoltre, aggiunge che l’immersione in acqua è un’immagine dell’essere stati sepolti e che l’uscire dall’acqua sia figura della resurrezione dai morti.
i. Ovviamente, il battesimo si associa anche l’idea di purificazione, ma non è particolarmente attinente al discorso che Paolo fa qui.
ii. A questo proposito, il battesimo è importante come illustrazione della realtà spirituale, ma non fa avverare quella realtà. Se qualcuno non è prima morto e poi risorto con Gesù, nessun battesimo al mondo potrà farlo per loro.
iii. Tuttavia, il punto di Paolo è chiaro: qualcosa di sensazionale e sconvolgente avviene nella vita del credente. Non puoi morire e risorgere senza che questo cambi la tua vita. Il credente sperimenta (sebbene spiritualmente) una vera morte e una vera resurrezione con Gesù Cristo.
4. (5-10) Considerazioni riguardanti le implicazioni della nostra morte e resurrezione con Gesù.
Poiché, se siamo stati uniti a Cristo per una morte simile alla sua, saremo anche partecipi della sua risurrezione, sapendo questo: che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, perché il corpo del peccato possa essere annullato e affinché noi non serviamo più al peccato. Infatti colui che è morto è libero dal peccato. Ora se siamo morti con Cristo, noi crediamo pure che vivremo con lui, sapendo che Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più alcun potere su di lui. Perché, in quanto egli è morto, è morto al peccato una volta per sempre; ma in quanto egli vive, vive a Dio.
a. Uniti: Esprime un’unione profonda. La frase “esprime esattamente il processo attraverso cui un innesto diviene parte integrante della vita di un albero… L’unione è la più stretta possibile e la vita fluisce da Cristo verso di lui” (Morris). Ciò si sposa con l’immagine in Giovanni 15 che Gesù dà riguardo al dimorare.
i. Questa stretta unione è sia nella sua morte che nella sua resurrezione. Dio le ha sperimentate entrambe per noi. Paolo ha espresso un’idea simile riguardante la sua stessa vita in Filippesi 3:10-11: Per conoscere lui, Cristo, la potenza della sua risurrezione e la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme alla sua morte, se in qualche modo possa giungere alla risurrezione dai morti. Molti sono troppo pronti ad essere uniti alla gloria della resurrezione, ma non sono disposti ad essere uniti a Lui nella sua morte.
b. Saremo anche partecipi della sua risurrezione: La nostra partecipazione nella morte di Gesù rende certa la nostra partecipazione nella Sua resurrezione.
i. È troppo facile per alcuni cristiani focalizzarsi solamente sulla “vita crocifissa”, non vedendo che essa è parte (una parte essenziale) di un quadro più grande: la preparazione per la vita di resurrezione.
c. Sapendo questo: che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui: La morte del vecchio uomo è un fatto certo. È avvenuta spiritualmente quando, al momento della nostra salvezza, siamo stati identificati con la morte di Gesù.
i. Il vecchio uomo è il nostro essere che segue il modello di Adamo, la parte di noi radicata profondamente nella ribellione a Dio e ai Suoi comandamenti. Il sistema della legge non è in grado di occuparsi del vecchio uomo, perché l’unica cosa che può fare è mostrargli il giusto standard di Dio. La legge cerca di riformare il vecchio uomo, di fargli “voltare pagina”. Tuttavia, il sistema della grazia comprende che il vecchio uomo non potrà mai essere riformato. Deve essere messo a morte, e per il credente il vecchio uomo muore con Gesù sulla croce.
ii. La crocifissione del vecchio uomo è qualcosa che Dio ha fatto in noi. Nessuno di noi ha inchiodato il vecchio uomo sulla croce. Gesù l’ha fatto, e ci viene detto di considerarlo un evento compiuto. “In noi non c’era nulla che poteva far ammalare o indebolire il nostro vecchio uomo, tanto meno crocifiggerlo; doveva essere Dio a farlo.” (Lenski)
iii. Al posto del vecchio uomo Dio dà al credente un uomo nuovo – una parte di noi che è istintivamente ubbidiente e che vuole piacere a Dio; questo aspetto della nostra persona è la parte che è risorta con Cristo nella Sua resurrezione. Il Nuovo Testamento ci descrive l’uomo nuovo.
·E per essere rivestiti dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità (Efesini 4:24).
·E vi siete rivestiti dell’uomo nuovo, che si va rinnovando nella conoscenza ad immagine di colui che l’ha creato (Colossesi 3:10).
d. Perché il corpo del peccato possa essere annullato: Dio usa la nostra morte al vecchio uomo, alla natura di peccato, per liberarci dal peccato. Un uomo morto non può più avere autorità su di noi; quindi, dobbiamo ricordare e considerare il vecchio uomo crocifisso con lui.
i. Gli altri due passi nel Nuovo Testamento che menzionano il vecchio uomo ci ricordano di considerarlo tolto di mezzo, dicendoci di spogliarci del vecchio uomo come qualcosa di morto e andato (Efesini 4:22 e Colossesi 3:9). Per la precisione, noi non combattiamo il vecchio uomo. Lo consideriamo semplicemente morto.
ii. “Adesso il male entra in noi come un intruso e uno straniero, e provoca un caos deprimente, ma non dimora in noi sul trono; è uno straniero, disprezzato, non più onorato né gradito. Siamo morti alla potenza dominatrice del peccato.” (Spurgeon)
e. Annullato: Se il vecchio uomo è morto, perché sento dentro di me un’attrazione verso il peccato? Deriva dalla carne, che è diversa dal vecchio uomo. È difficile descrivere precisamente la carne; alcuni l’hanno definita “lo schermo su cui viene mostrato l’uomo interiore”. Il nostro essere interiore ha desideri, impulsi e passioni; questi si sviluppano nella nostra mente, nella nostra volontà e nelle nostre emozioni. La carne agisce secondo l’uomo interiore.
i. La carne è un problema nella battaglia contro il peccato perché è stata addestrata per bene in abitudini peccaminose da tre fonti. La prima è il vecchio uomo, il quale, prima di essere crocifisso con Cristo, ha addestrato la carne, lasciando il suo “marchio”. La seconda è il sistema del mondo che, nel suo spirito di ribellione contro Dio, può avere un’influenza continua sulla carne. L’ultima fonte è il diavolo, che cerca di tentare e influenzare la carne, attirandola verso il peccato.
ii. Ora che il vecchio uomo è morto, che ne facciamo della carne? Dio ci chiama, insieme a Lui, a fare alla carne giorno dopo giorno ciò che Lui ha già fatto al vecchio uomo – ovvero crocifiggerla, renderla morta al peccato (Galati 5:24). Quando però permettiamo alla carne di essere influenzata continuamente dalle abitudini passate del vecchio uomo, dal mondo e dal diavolo, essa spingerà ancora più forte verso il peccato. Se permettiamo all’uomo nuovo dentro di noi di influenzare la mente, la volontà e le emozioni, allora vedremo che la battaglia sarà meno intensa.
f. Affinché noi non serviamo più al peccato. Infatti, colui che è morto è libero dal peccato: La nostra schiavitù al peccato può essere distrutta solamente tramite la morte. Nel film Spartaco del 1960, Kirk Douglas impersonò la parte dello schiavo fuggitivo Spartaco, il quale condusse una breve ma vasta ribellione degli schiavi nell’antica Roma. Ad un certo punto del film Spartaco dice: “La morte è l’unica libertà che uno schiavo conosce. È per questo che egli non ne ha paura”. Siamo liberi dal peccato perché il vecchio uomo è morto con Gesù sulla croce. Ora un nuovo uomo, un uomo libero, vive.
g. Essendo risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più alcun potere su di lui: Essendo già morti al peccato con Gesù, la morte non ha più alcun potere su di noi. L’uomo nuovo non solo ha vita, ma ha la vita eterna.
h. In quanto egli vive, vive a Dio: La nuova vita che ci viene concessa non è data affinché la viviamo per noi stessi. Con la nuova vita, viviamo a Dio. Siamo morti al peccato, liberi dal peccato e abbiamo ricevuto la vita eterna non per vivere come ci pare e piace, ma per vivere compiacendo Dio.
i. “Se Dio ha dato a me e a te una vita completamente nuova in Cristo, come si può trascorrere questa nuova vita seguendo le abitudini della vecchia vita? Lo spirituale dovrebbe vivere come il carnale? Come potete voi, che eravate servi del peccato, ma che siete stati liberati per mezzo di sangue prezioso, tornare alla vostra vecchia schiavitù?” (Spurgeon)
ii. Questa trasformazione che avviene nella vita di colui che nasce di nuovo era stata compresa e profetizzata come caratteristica del Nuovo Patto di Dio, dove, a causa dei nuovi cuori, il nostro io più profondo vuole fare la volontà di Dio ed essere servo della giustizia (Ezechiele 36:26-27).
iii. L’undicesimo articolo dei 42 originali della Chiesa d’Inghilterra dichiara questa verità con una bellezza tale che la lingua inglese del XVI secolo esprime egregiamente: “La grazia di Cristo, o lo Spirito Santo da Lui dato, toglie via il cuore di pietra e dà un cuore di carne”. Dio toglie via il nostro cuore roccioso e ci dà un cuore tenero fatto di carne.
5. (11-12) Applicazione pratica del principio della nostra morte e resurrezione con Gesù.
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Gesù Cristo, nostro Signore. Non regni quindi il peccato nel vostro corpo mortale, per ubbidirgli nelle sue concupiscenze.
a. Consideratevi morti al peccato: Consideratevi è una parola utilizzata nella contabilità. Paolo ci dice di conteggiare o di considerare il vecchio uomo come morto per sempre. Dio non ci chiama mai a “crocifiggere” il vecchio uomo, bensì a considerarlo già morto a motivo della nostra identificazione con la morte di Gesù sulla croce.
b. Consideratevi… viventi a Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore: La morte al peccato è solamente una parte dell’equazione. Il vecchio uomo non c’è più, ma l’uomo nuovo vive (come descritto in Romani 6:4-5).
c. Non regni quindi il peccato nel vostro corpo mortale: È una frase che può essere detta solamente al credente, a colui il cui vecchio uomo è stato crocifisso con Cristo e che ha ricevuto un uomo nuovo in Gesù. Solamente a chi è stato liberato dal peccato può essere detto: “Non regni quindi il peccato”.
i. Il cristiano è colui che è veramente libero. L’uomo o la donna che ancora non sono convertiti sono liberi di peccare, ma non sono liberi di smettere di peccare e vivere rettamente a causa della tirannia del vecchio uomo.
ii. In Gesù siamo veramente liberi e ci viene offerta l’opportunità di ubbidire all’inclinazione naturale dell’uomo nuovo – il quale vuole compiacere e onorare Dio.
d. Non regni dunque il peccato: Il vecchio uomo è morto e c’è nuova vita – liberi dal peccato – in Gesù. Eppure, molti cristiani non sperimentano mai questa libertà. Molti cristiani, per l’incredulità, per l’ignoranza o perché fanno affidamento su sé stessi, non vivono mai nella libertà che Gesù ha acquistato sulla croce.
i. D. L. Moody era solito raccontare di una donna anziana di colore del Sud nel periodo successivo alla Guerra Civile. Essendo stata una schiava, era confusa riguardo al suo status e chiese: “Sono libera oppure no? Quando vado dal mio vecchio padrone, lui mi dice che non lo sono, ma quando vado dalla mia gente mi dicono che lo sono, e non so se sono libera oppure no. Alcune persone mi hanno detto che Abraham Lincoln ha firmato una proclamazione, ma il padrone dice di no, che non aveva il diritto di farlo”.
ii. Questa è esattamente la condizione di molti cristiani. Essi sono, e sono stati, legalmente liberati dalla loro schiavitù al peccato, ma non sono certi che questo sia vero. I versetti successivi forniscono un aiuto pratico riguardo al vivere nella libertà che Gesù ci ha dato.
6. (13-14) Come camminare nella libertà che Gesù ci ha dato.
Non prestate le vostre membra al peccato come strumenti d’iniquità, ma presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia. Infatti il peccato non avrà più potere su di voi, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia.
a. Non prestate le vostre membra al peccato come strumenti d’iniquità, ma presentate voi stessi a Dio: Una persona può essere libera “ufficialmente”, ma essere ancora imprigionata. Se una persona vive in prigione per anni e viene poi liberata, spesse volte continua a pensare e a comportarsi come se fosse ancora un prigioniero. Le abitudini della libertà non si sono ancora radicate nella sua vita. Qui Paolo mostra come costruire queste abitudini nella vita cristiana.
i. Nel XIV secolo due fratelli litigarono per il diritto di regnare su un ducato nell’odierno Belgio. Il fratello maggiore si chiamava Raynald, ma era comunemente conosciuto con il nome di “Crasso”, un soprannome latino che significa “grasso”, essendo terribilmente obeso. Dopo una feroce battaglia, il fratello minore di Raynald, Edward, condusse con successo una rivolta contro di lui, assumendo il titolo di Duca sulla sua terra. Però, invece di uccidere Raynald, Edward ideò una prigionia singolare. Raynald aveva una stanza nel castello ispirata a “Crasso”, una stanza con solo una porta. La porta non era chiusa a chiave e le finestre non erano sbarrate, ed Edward promise a Raynald che avrebbe potuto riprendersi la sua terra e il suo titolo in qualsiasi momento avesse voluto. Tutto ciò che doveva fare era lasciare la stanza. L’ostacolo alla libertà non era nelle porte o nelle finestre, ma era in Raynald stesso. Essendo gravemente in sovrappeso, non riusciva a passare attraverso la porta, sebbene quest’ultima avesse dimensioni normali. Tutto ciò che Raynald doveva fare era dimagrire e uscire dalla stanza da uomo libero, con tutto ciò che possedeva prima della sua caduta. Tuttavia, suo fratello minore continuava a mandargli una varietà di cibi squisiti e il desiderio di libertà di Raynald non prevalse mai sul suo desiderio di mangiare. Alcuni accusarono il Duca Edward di crudeltà verso suo fratello, ma la sua risposta fu semplicemente questa: “Mio fratello non è un prigioniero. Può andarsene quando vuole”. Raynald però rimase in quella stanza per dieci anni, fino a quando Edward stesso non fu ucciso in battaglia.
ii. Questa storia illustra accuratamente l’esperienza di molti cristiani. Gesù li ha legalmente liberati per sempre e possono camminare in quella libertà dal peccato nel momento in cui decidono di farlo. Tuttavia, dato che continuano a prestare i propri desideri carnali al servizio del peccato, vivono una vita di sconfitta, scoraggiamento e prigionia.
b. Non prestate le vostre membra al peccato come strumenti d’iniquità: Questa è la prima chiave per camminare nella libertà che Gesù ha conquistato per noi. Non dobbiamo presentare le parti del nostro corpo al servizio del peccato. La versione New Living Translation comunica bene il concetto: Non lasciate che nessuna parte del vostro corpo diventi uno strumento di malvagità, usato per peccare.
i. Le tue membra sono le parti del tuo corpo – le tue orecchie, labbra, occhi, mani, mente e così via. L’idea è molto pratica: “Hai occhi, non prestarli al servizio del peccato. Hai orecchie, non metterle al servizio del peccato”.
ii. Strumenti potrebbe essere meglio tradotto con armi. Le parti del nostro corpo sono delle armi nella battaglia per vivere rettamente. Quando le parti del nostro corpo sono presentate alla giustizia, esse sono armi per il bene. Quando vengono presentate al peccato, sono armi per la malvagità.
iii. Un esempio di questo è il modo in cui Dio usò le mani di Davide per uccidere Golia per la giustizia. Più avanti, il peccato usò gli occhi di Davide per l’iniquità quando posò lo sguardo su Bath-Sceba.
c. Ma presentate voi stessi a Dio: Questa è la seconda chiave per camminare nella libertà che Gesù ha conquistato per noi. Non è sufficiente togliere le armi dal servizio al peccato. Esse devono essere arruolate per il servizio alla giustizia – e, come in ogni guerra, di solito vince chi ha le armi migliori.
i. L’idea è simile al modo in cui i sacerdoti nell’Antico Testamento consacravano i loro corpi a Dio. Il sangue del sacrificio veniva applicato sull’orecchio, sul pollice e sull’alluce, mostrando che quelle parti del loro corpo (così come tutte le altre) appartenevano a Dio e dovevano essere usate per la Sua gloria (Esodo 29:20).
ii. Noi ci presentiamo a Dio come dei morti fatti viventi. In primo luogo, ciò significa che ogni collegamento con la vita precedente – il vecchio uomo – deve essere annullato. Quella vita è morta e non c’è più. In secondo luogo, parla di un debito, perché dobbiamo tutto a Colui che ci ha dato nuova vita.
d. Infatti, il peccato non avrà più potere su di voi: Spurgeon disse che queste parole ci danno una prova, una promessa e un incoraggiamento.
i. È una prova della nostra dichiarazione di essere cristiani. La rabbia ti domina? E il mormorare e il lamentarsi? La concupiscenza ha potere su di te? E l’orgoglio? La pigrizia ti domina? Se il peccato ha potere su di noi, dovremmo chiederci seriamente se siamo veramente convertiti.
ii. È una promessa di vittoria. Non dice che “il peccato non sarà presente in noi”, perché questo avverrà solo quando saremo risorti in gloria. Tuttavia, ci promette che il peccato non avrà più potere su di noi a motivo della grande opera che Gesù ha compiuto quando siamo nati di nuovo.
iii. È un incoraggiamento di speranza e forza nella battaglia contro il peccato. Dio non ti ha condannato sotto il dominio del peccato – Egli ti ha liberato in Gesù. Questo è l’incoraggiamento per il cristiano che combatte contro il peccato, per il nuovo credente e per lo sviato.
e. Poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia: Questo è il sentiero, il mezzo per il quale possiamo vivere in questa libertà. Non accadrà mai in una vita cristiana legalista basata sulla performance. Accadrà se non viviamo sotto la legge, ma sotto la grazia.
i. La legge definisce chiaramente lo standard di Dio e ci mostra dove veniamo meno. Tuttavia, non può darci la libertà dal peccato che la grazia provvede. Ricorda che la grazia regna per la giustizia (Romani 5:21). La grazia, non la legge, dà la libertà e la potenza necessarie per vivere in vittoria sul peccato.
ii. Questo mostra ancora una volta che una vita vissuta veramente nella grazia sarà una vita retta. La grazia non è mai un’autorizzazione a peccare. “Considerare l’essere sotto la grazia come una scusa per peccare è un segno che non si è affatto sotto la grazia.” (Bruce)
f. Non siete sotto la legge, ma sotto la grazia: Questo è un altro modo per descrivere il cambiamento radicale che avviene nella vita di colui che è nato di nuovo. Ai giorni di Paolo, per un giudeo vivere sotto la legge era tutto. La legge era il modo attraverso cui ricevere l’approvazione di Dio e la vita eterna. Ora Paolo ci mostra che, alla luce del Nuovo Patto, non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia. La Sua opera nella nostra vita ha cambiato ogni cosa.
i. Paolo risponde alla propria domanda in Romani 6:1. Perché non continuiamo a peccare affinché la grazia abbondi? Perché quando siamo salvati, quando i nostri peccati vengono perdonati e la grazia di Dio ci viene estesa, veniamo radicalmente trasformati. Il vecchio uomo è morto e l’uomo nuovo vive.
ii. Alla luce di questi cambiamenti importanti, è assolutamente incompatibile per una nuova creatura essere a proprio agio nel peccato abituale. Uno stato di peccato può essere solamente temporaneo per un cristiano. Come disse Spurgeon: “La grazia che non cambia la mia vita non salverà la mia anima”.
iii. Giovanni fa la stessa dichiarazione in maniera diversa: Chiunque dimora in Lui non pecca [abitualmente]; chiunque pecca [abitualmente] non l’ha visto né l’ha conosciuto… Chiunque è nato da Dio non commette peccato [abitualmente], perché il seme di Dio dimora in lui e non può peccare [abitualmente] perché è nato da Dio (1 Giovanni 3:6 e 3:9).
iv. I cambiamenti potrebbero avvenire non tutti in una volta e potrebbero aver luogo non allo stesso momento in ciascuna area della vita di qualcuno, ma avverranno e saranno reali, incrementando col tempo.
g. Sotto la grazia: Dio ci rende “idonei” per la grazia trasformandoci mentre riceviamo la Sua grazia; ci rende liberi e ci equipaggia per vivere una vita retta davanti a Lui. Una volta morti al peccato, è impensabile continuare nella vecchia vita di peccato. Una volta che il bruco si trasforma in farfalla, quest’ultima non ha alcun interesse a brulicare tra gli alberi e le foglie come un bruco.
i. “Dio ha talmente cambiato la tua natura per mezzo della sua grazia che quando pecchi dovresti sentirti come un pesce fuor d’acqua, fuori dal tuo elemento naturale e desiderare di ritornare di nuovo nella giusta condizione. Non puoi peccare, perché ami Dio. Il peccatore può anche abbeverarsi del peccato così come il vitello beve acqua, ma per te dovrebbe essere come bere acqua salata del mare. Potresti anche diventare talmente sciocco da provare i piaceri del mondo, ma non ti porteranno alcun piacere.” (Spurgeon)
B. Il credente sotto la grazia e la questione del peccato occasionale.
1. (15) Viene posta una nuova domanda: peccheremo (occasionalmente) perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia?
Che dunque? Peccheremo noi, perché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia? Così non sia.
a. Peccheremo noi, perché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia? Paolo ci ha convinti del fatto che uno stile di vita nel peccato abituale non è compatibile con colui la cui vita è stata trasformata per grazia. E per quanto riguarda il peccato occasionale invece? Se siamo sotto la grazia e non sotto la legge, dovremmo preoccuparci di un piccolo peccato commesso qua e là?
b. Peccheremo noi: Ancora una volta, il tempo verbale in greco antico di peccheremo è importante (il tempo aoristo attivo). Indica il peccato occasionale e non quello abituale descritto nella domanda di Romani 6:1.
i. “Il verbo nel versetto uno è al congiuntivo presente, alludendo a un’azione abituale e continua. Il verbo nel versetto quindici è congiuntivo aoristo e si riferisce ad un singolo atto.” (Wuest)
2. (16-17) I principi spirituali da comprendere per poter rispondere alla domanda.
Non sapete voi che a chiunque vi offrite come servi per ubbidirgli, siete servi di colui al quale ubbidite, o del peccato per la morte, o dell’ubbidienza per la giustizia? Ora sia ringraziato Dio, perché eravate servi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quell’insegnamento che vi è stato trasmesso.
a. A chiunque vi offrite come servi per ubbidirgli, siete servi di colui al quale ubbidite: A qualsiasi cosa ti offri come servo, diventi suo schiavo. Per esempio, se ubbidisco costantemente al mio appetito, vuol dire che ne sono schiavo. Perciò, abbiamo una scelta nella nostra schiavitù: il peccato per la morte o l’ubbidienza per la giustizia.
i. In un modo o nell’altro serviremo qualcuno. L’opzione di vivere la nostra vita né al servizio del peccato né al servizio dell’ubbidienza non è a nostra disposizione.
b. Eravate servi del peccato: Paolo usa il tempo passato perché siamo stati liberati dalla nostra schiavitù del peccato. Dice, inoltre, che siamo stati liberati per fede, descritta con avete ubbidito di cuore. La fede viene riposta nella Parola di Dio, che egli descrive come insegnamento. Nel complesso, il punto è chiaro: “Hai posto la tua fede in Dio e nella Sua Parola e ora sei libero. Adesso vivi ogni giorno in maniera coerente con quella libertà”.
i. Come già visto precedentemente in Romani 6, possiamo essere legalmente liberi e tuttavia scegliere di vivere da prigionieri. Paolo ha un semplice comandamento e incoraggiamento per il cristiano: sii ciò che sei.
ii. Ubbidito di cuore è una descrizione meravigliosa della fede. Mostra che la fede proviene dal cuore, non solo dalla mente. Ci fa vedere che la fede produce ubbidienza perché, se crediamo veramente in qualcosa, allora agiremo secondo ciò in cui crediamo.
c. Quell’insegnamento: Questa frase fa parte di una bellissima immagine. Alcune traduzioni riportano quella forma di insegnamento. La parola forma descrive uno stampo utilizzato per modellare il metallo fuso. L’idea è che Dio vuole modellarci – prima di tutto ci fonde per mezzo dell’opera dello Spirito Santo e la Parola di Dio. Poi, ci versa nel suo stampo della verità – quella forma di insegnamento – e ci modella a Sua immagine.
i. Adam Clarke su quell’insegnamento: “Il cristianesimo viene rappresentato qui da uno stampo o una matrice in cui venivano posti e da cui prendevano l’impronta della sua eccellenza. La figura su questa matrice è l’immagine di Dio, giustizia e vera santità, che fu impressa sulle loro anime credendo all’Evangelo e ricevendo lo Spirito Santo. Le parole… si riferiscono alla fusione del metallo, il quale, una volta liquefatto, viene versato nello stampo affinché prenda la forma intagliata nella matrice; perciò, la frase potrebbe essere tradotta letteralmente così: nella matrice dell’insegnamento in cui siete stati gettati. Erano stati fusi sotto l’insegnamento della Parola e, successivamente, furono in grado di ricevere la forma della sua purezza”.
3. (18) Perché, dunque, non peccare occasionalmente? Perché il peccato non è il nostro padrone e noi non lo serviamo più.
E, essendo stati liberati dal peccato, siete stati fatti servi della giustizia.
a. Essendo stati liberati dal peccato: Cosa significa essere liberati dal peccato e diventare servi della giustizia? Vuol dire che il peccato non è più il tuo capo o il tuo padrone. La giustizia è il tuo capo adesso, quindi servi la giustizia invece del peccato. Non ha senso pensare di compiacere il tuo vecchio capo quando hai cambiato lavoro.
b. Servi della giustizia: Cosa vuol dire essere un servo? Un servo era molto più di un semplice dipendente. Il famoso studioso di lingua greca Kenneth Wuest definì il termine tradotto con servo in questi termini:
·Qualcuno nato in condizioni di schiavitù.
·Qualcuno la cui volontà è totalmente assoggettata alla volontà di un altro.
·Qualcuno legato a un padrone con legami che solo la morte può recidere.
·Qualcuno che serve il proprio padrone a discapito dei propri interessi.
i. I seguenti punti erano veri un tempo per quanto riguarda la nostra schiavitù al peccato:
·Siamo nati come schiavi del peccato.
·La nostra volontà era completamente assoggettata e prigioniera del peccato dentro di noi.
·Il nostro legame con il peccato era così forte che solamente la morte – la morte spirituale con Gesù sulla croce – avrebbe potuto spezzarlo.
·Eravamo così asserviti al peccato che lo servivamo trascurando il nostro bene, anche quando il peccato ci distruggeva.
ii. I seguenti punti sono ora veri per quanto riguarda la nostra schiavitù alla giustizia.
·Siamo nati di nuovo e siamo ora servi della giustizia.
·La nostra volontà ora è racchiusa nella volontà di Dio. È la Sua volontà quella che ora conta, non la nostra.
·Siamo legati a Gesù con legami che solo la morte può spezzare, ma avendo Egli trionfato sulla morta e avendoci dato vita eterna, quei legami non verranno mai spezzati!
·Ora scegliamo volontariamente di servire Gesù, non tenendo conto dei nostri stessi interessi (egoistici).
c. Liberati dal peccato: Questo vuol dire che non dobbiamo mai più peccare. Sebbene peccare sia inevitabile finché la nostra carne non risorgerà in gloria, Dio non ha stabilito un sistema in cui non possiamo fare a meno di peccare.
i. La perfezione senza peccato in questo corpo è un’illusione. 1 Giovanni 1:8 lo dice chiaramente: Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Tuttavia, sappiamo che nella potenza di Gesù possiamo resistere alla tentazione che verrà – che è ciò di cui Gesù vuole che ci preoccupiamo.
ii. “A causa della fragilità dell’uomo, il cristiano cede sporadicamente alla natura malvagia e al peccato. Il punto però è questo: Dio lo ha creato in maniera tale che non ne sente il bisogno.” (Wuest)
iii. È una presa in giro dire a uno schiavo: “Non comportarti da schiavo” – ma lo si può dire a qualcuno che è stato liberato. Gesù Cristo ci dice di non comportarci più come se fossimo ancora schiavi del peccato. Siamo stati liberati; ora dobbiamo pensare e vivere da persone libere.
4. (19-23) Come evitare di ridurre noi stessi in schiavitù.
Io parlo in termini umani per la debolezza della vostra carne. Perché, come un tempo prestaste le vostre membra per essere serve dell’impurità e dell’iniquità per commettere l’iniquità, così ora prestate le vostre membra per essere serve della giustizia, per la santificazione. Perché, quando eravate servi del peccato, eravate liberi in rapporto alla giustizia. Quale frutto dunque avevate allora dalle cose delle quali ora vi vergognate? Poiché la loro fine è la morte. Ora invece, essendo stati liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi avete per vostro frutto la santificazione e per fine la vita eterna. Infatti il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.
a. Io parlo in termini umani per la debolezza della vostra carne: L’apostolo Paolo si scusa per aver usato la schiavitù come illustrazione, perché era umiliante e dilagante, e soprattutto perché molti dei suoi lettori Romani erano schiavi. Nondimeno, sapeva che l’illustrazione era accurata e significativa.
b. Un tempo prestaste le vostre membra… ora prestate: Paolo ripete un punto già dimostrato precedentemente. Prima di tutto, prestate le vostre membra per essere serve della giustizia. Questo significa che non ci presentiamo al lavoro dal nostro vecchio capo.
i. Riesci ad immaginarlo? Hai un nuovo lavoro e il primo giorno vai via durante la pausa pranzo e ti dirigi al vecchio posto di lavoro per chiedere al tuo vecchio capo cosa vuole che tu faccia. Non ha alcun senso!
c. Dell’iniquità per commettere l’iniquità: Paolo descrive un principio radicato nella natura umana. L’iniquità porta a commettere più iniquità. La giustizia porta alla santificazione – ovvero a più giustizia. Questo descrive la forza dinamica delle nostre abitudini e il modo in cui ci dirigiamo verso la direzione nella quale veniamo indirizzati.
i. Pensate a quattro alberi in fila: il primo ad un anno di vita, il secondo a cinque anni, il terzo a 10 anni e l’ultimo a 15 anni. Quale albero sarà più difficile da sradicare? Ovviamente, più a lungo siamo radicati in un dato comportamento, più sarà difficile sradicarlo – un principio applicabile sia per il bene che per il male.
d. Perché, quando eravate servi del peccato, eravate liberi in rapporto alla giustizia: Il ragionamento di Paolo è quasi ironico. Quando eravamo servi del peccato, eravamo liberi – liberi in rapporto alla giustizia. Che libertà!
e. Quale frutto dunque avevate allora: Per camminare in vittoria sul peccato, dobbiamo aver ben chiaro quello che è il frutto del peccato. Dire: “La loro fine è la morte” significa che il prodotto finale del peccato è la morte – non il divertimento. Il prodotto finale della giustizia, però, è la vita eterna.
i. In tempo di tentazione queste verità possono sembrare surreali – quindi dobbiamo affidarci alla Parola di Dio. Quando siamo tentati, la fede ci ricorda di quel frutto amaro del peccato, quando i nostri sentimenti invece se ne dimenticano.
f. Infatti, il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore: Quando lavori per il peccato, il tuo salario è la morte. Quando serviamo Dio non riceviamo nessun salario – ma Egli ci dà gratuitamente il miglior pacchetto di vantaggi immaginabile.
i. Il salario del peccato: “Ogni peccatore se lo guadagna dopo un servizio lungo, doloroso e difficile. Oh! Quali sofferenze gli uomini sopportano per andare all’inferno! Si affannano a peccare a qualsiasi ora, e non sarebbe la giustizia Divina in debito con loro, se non gli rendesse il loro meritato salario?” (Clarke)
ii. Rispondendo alla sua domanda in Romani 6:15, Paolo rende chiaro che, come credenti, la nostra appartenenza è cambiata. Il cristiano deve combattere contro ogni peccato occasionale perché dobbiamo lavorare per il nostro Padrone, sottoposti a Lui. Non è opportuno che lavoriamo per il nostro vecchio padrone.
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